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Autore: rupertinasora    19/08/2008    0 recensioni
Fred, stanco di Hogwarts, fa un concorso interno alla scuola per uno scambio culturale. Riuscirà a passare? Se sì, dove andrà? E soprattutto, chi incontrerà? Gli intighi, i sotterfugi, e altri fattori inspiegabili avvolgeranno il ragazzo in un alone di mistero, tutto da dissipare.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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scambio culturale

-cap 10-

Scoperta

 

 

Fred avrebbe tanto voluto capire cosa gli succedeva. Da un po' di tempo sembrava che avesse delle allucinazioni ovunque. Anna e Richard gli erano sempre vicini quando potevano. Naturalmente Richard indossava sempre il suo mantello con cappuccio, mostrando macabramente gli occhi gelidi e i canini sanguinosi. Anna invece se non studiava, pensava a tenere in ordine le mani, preoccupandosi di non avere le unghie lunghe, altrimenti non avrebbe potuto suonare.

Ma anche loro sentiva che gli stessero nascondendo qualcosa.

Anna aveva una voce stupenda, davvero melodiosa, come, si dice, quella delle sirene. Richard era sempre sulle sue e scompariva di tanto in tanto.

E da qualche tempo poi Silence non si faceva vedere.

L'ironia della sorte era quella, tra l'altro, che ogni giorno gli succedevano cose a cui non sapeva dare un senso.

Era un mago, e faceva parte del mondo del soprannaturale, quindi vampiri, licantropi, sirene e tutte le altre creature non gli facevano nulla, anzi lo divertivano, ma c'era qualcosa che aleggiava in quella scuola che non era normale neanche per i maghi.

Espresse questi pensieri sul suo diario personale, quello di viaggio, aggiungendo di voler capire qual era lo scopo per essere stato mandato lì.

Mentre scriveva, steso a pancia sotto sul letto, comparve nella stanza Richard.

- Ciao Fred - disse da dietro, facendolo saltare vistosamente.

- Richard! Che paura che mi hai fatto prendere!- disse, mettendosi a sedere. Nascose il diario sotto al cuscino e afferrò la bacchetta, mettendosela in tasca.

- Andiamo?-

- L'hai finalmente trovata?-

- Sì-

Fred si scambiò un sorriso complice col vampiro e scese dal letto.

Si avviarono lungo il percorso.

Era sera inoltrata, e i corridoi bui erano illuminati dalla pallida e tenue luce della luna.

Il rosso guardò il vampiro. Camminava tranquillo e sereno, senza il suo mantello perché era sera, con i capelli che gli ricadevano sulla nuca e sulla fronte.

Aveva finalmente trovato Silence Duncan nella sua stanza, dove c'era anche suo fratello Charlie.

Sorrise.

Aveva sempre saputo che qualcosa in quella ragazza non andava, e allora bisognava vederci chiaro.

 

Qualche giorno prima, Fred l’aveva vista aggirarsi sospetta da sola per la scuola e così decise di chiedere a Richard e ad Anna di fare una ricerca per lui.

Richard accettò senza troppe storie, ma fu Anna quella da pregare.

- No, no e poi no, Fred - continuava a dire – non è possibile pedinare una ragazza solo perché ti sta antipatica!-

Fred sbuffò.

- E’ perché ho dei sospetti- si difese.

- Beh, se hai dei sospetti, perché non lo fai tu?- sbottò.

- Ma perché voi conoscete meglio il castello,  conoscete tutte le scorciatoie e tutti i passaggi segreti-

Anna lo guardò incerta.

- Sì, Fred, ma non pensa che potremmo riuscirci. Ti credi che se scopriamo il suo “segreto” non cercherà di fermarci? E se ci proverà, non ci riuscirà?-

- No Anna - fece lui posandole sulle spalle le mani – siete forti. Voi ve la cavate sempre-

Anna lo guardò incerta, poi volse lo sguardo a Richard, il quale le mostrò il suo sorriso più bello, con i denti bianchi che si intravedevano. Aveva in tutto questo un’aria da volpe.

- Già, noi ce la caviamo sempre, Anna- aveva detto lui.

Si era così convinta.

Fred li guardò soddisfatto. E aspettò che si fossero preparati.

 

Richard quella sera stessa entrò nella stanza di Anna.

- Allora, mia piccola vipera, sei pronta ad andare?-

Lei lo guardò con aria superiore.

- mia piccola vipera?- ripeté accigliata – e da quando lo sono?-

- Da sempre- rispose lui avvicinandolesi.

Si mosse con grazia semplice e movimenti apparentemente lenti. In un attimo le fu accanto, sfiorandola con il suo corpo.

Con un movimento fluido, le portò una mano tra i capelli, sfiorandola.

Lei rabbrividì, e lui sorrise tristemente.

Era un ragazzo freddo e immortale, sedicenne per l’eternità, dannato e senza la possibilità di amare chi non era della sua razza. E con una voglia enorme di sangue.

Aveva gli occhi di lei inchiodati nei suoi. Sentiva sotto la pelle le vene pulsare per riportare il sangue al cuore, dove veniva poi ripompato in tutto il corpo. Vedeva le sue guance rosse e sentiva come il cuore pulsava più veloce del solito.

Schiuse le labbra e si avvicinò alla sua guancia. La sfiorò con le labbra. Portò una mano fredda sulla sua spalla, e la sentì rabbrividire. Lì, vicino al collo c’era un odore misto tra il suo profumo di pulito e di sangue.

Lei rimaneva in silenzio, nonostante Richard sapesse che aveva voglia di allontanarlo perché era troppo freddo.

Aveva proprio voglia di morderla e succhiare il suo sangue, ma doveva resisterle. Era una tentazione per cui non era ancora giunto il tempo.

A meno che…

Leccò il suo collo.

Fu come se la ragazza si risvegliasse. Con uno scatto fulmineo lo allontanò.

- Non ti permettere di farlo più, vampiro. Ok?-

Richard rise divertito.

- D’accordo pianista- rispose.

- Muoviti- aggiunse.

Scese le scale, ma non aspettò tanto tempo perché la ragazza subito scese, portando sulle spalle uno zainetto molto piccolo.

- Che hai lì dentro?- chiese Richard.

- Nulla che possa interessarti- fece lei scorbuticamente.

Richard mise il broncio, e la guardò enigmaticamente.

Lei non si fece pregare, lo sorpassò e si incamminò.

Richard le fu subito accanto e la sentì sbuffare.

- Non capisco come ci siamo fatti mettere in questo pasticcio - si lamentò lei.

- Come, scusa?- rispose Richard, che non era attento a quello che gli succedeva attorno.

- Non sappiamo come è fatta quella tizia, sappiamo solo che si chiama Silence Duncan, e che sta con suo fratello. Poi nient’altro! Non abbiamo neanche un indizio!-

Richard rise, per poi avvicinarsi un po’ a lei.

- Non trovi che questa sia una bella sfida, pianista?-

Lei lo guardò ferita.

- Per niente, anzi la trovo una cosa davvero sciocca-

Ghignò.

- Non ti fa piacere stare con un bel ragazzo una notte intera?-

La vide arrossire alla luce della luna.

- No, per niente- rispose timidamente.

Camminarono tra i corridoi, senza vedere nulla.

Il corpo della ragazza profumava come una merendina al cioccolato davanti ad un bambino ghiotto. Lo tentava come non mai. Sentiva il sangue salirgli nei canini e la sete ardergli la gola. La saliva mancava e aveva le labbra secche.

Voleva bere, e lo desiderava subito.

Se avesse, però, bevuto dalla ragazza proprio ora, sarebbe stato un problema. Sarebbe riuscito a trattenersi quel tanto che bastava da non ucciderla? E sarebbe riuscito, una volta sentita la sua vitalità fuoriuscirle dalle vene, a non trasformarla in vampiro?

Quel sangue che le scorreva era davvero profumato.

Si leccò con la punta della lingua le labbra, si morse il labbro inferiore.

Doveva resistere.

Non poteva venire meno alla promessa che aveva fatto a se stesso. Non poteva tornare indietro. Non poteva eliminare quella vita debole al suo tocco. Aveva detto basta dopo quell’incidente, e ora non poteva ricadere di nuovo nella tentazione.

Ringhiò tra i denti, l’afferrò per le spalle e la sbatté contro il muro.

La guardava, con il petto che si alzava e si abbassava freneticamente.

In fondo, che problema ci sarebbe stato se ne avesse assaggiato giusto un po’? E poi era sicuro che fosse riuscito a resistere alla tentazione di prosciugarla.

Aprì la bocca, mostrandole i canini che brillavano alla luce lunare.

Lei cercò di dimenarsi, non facendo rumore.

Velocemente avvicinò i denti al suo collo.

- NO!- urlò lei.

Quel grido fu per lui come uno schiaffo in pieno viso.

Si ritirò prima di poter premere i canini e squarciarle la pelle.

La guardò e fu stupita di vederla impaurita, con gli occhi sbarrati e le labbra aperte, che sembravano ancora urlare il monosillabo di prima. Il suo respiro era affannato, lo sentiva sulla sua pelle. Era appiattita al muro, lungo il quale scivolò poi.

Richard si vergognò per quello che aveva fatto. Stava cedendo alla tentazione, e si era ripromesso di non farlo.

Con mani tremanti, Anne cercò disperatamente la sua borsa, che le era caduta di lato, e vi infilò metà braccio. Cercò rapidamente qualcosa, poi estrasse una vaschetta di plastica e la porse tremante al ragazzo.

Lui era atterrito.

Vide quel sangue rosso scuro che danzava nella busta in una danza macabra. Afferrò la busta con forza, la squarciò e bevve voracemente.

Sentiva il sangue scorrergli in gola, e disperdersi in tutto il corpo, appagandolo a poco a poco.

Beveva senza sosta. Si rendeva conto che mai avrebbe potuto salvare la ragazza. Con il sangue beveva la sua forza. La gola non gli ardeva, e il sangue della ragazza odorava sempre, ma riusciva a opporsi.

Un rivolo di sangue gli scorse dalle labbra e scivolò lungo il mento e il collo diafano.

Smise di bere solo quando ebbe svuotato tutta la vaschetta. Si pulì con il polsino bianco, sporcandolo di rosso.

Vide la ragazza che mangiava aria avidamente e si sentì un mostro.

Aprì la bocca per parlare, ma sentì dei passi in lontananza.

Si mosse così velocemente e afferrò tra le braccia Anna e si nascose dietro una porta, socchiudendola.

Se vi fosse stato qualcuno, non avrebbe visto niente, solo l’aria che si spostava rapidamente.

Premette la mano sulle labbra della ragazza, per non farla urlare. Si appiattì con lei al muro, coprendole il corpo con il suo.

Tese le orecchie e ogni muscolo del suo corpo.

I passi passarono oltre la porta socchiusa senza arrestarsi o rallentare. Richard sfilò via e scivolò oltre la porta con silenzio incredibile. Sembrava che non camminasse.

Guardò Anna e le sorrise.

- Chi era?- chiese la ragazza, scossa dagli ultimi avvenimenti.

- Il nostro agnellino, pronto per essere sacrificato- rispose soddisfatto prendendola in braccio dopo averle fatto segno di tacere.

Insieme, stretti in quell’abbraccio, si diedero alla corsa dietro la ragazza che era passata.

Nonostante corresse così velocemente da non vedere nulla se fosse stato un essere umano, riusciva a distinguere chiaramente la forma della ragazza brunetta.

Il suo passo era teso, quasi impaurito.

Che li avesse percepiti?

Impossibile, si disse Richard, era stato silenzioso come un’ombra al buio. In sostanza inesistente per lei. Si augurava solo che Anna non dicesse nulla.

Abbassò lo sguardo e la vide rannicchiata al suo petto, con gli occhi chiusi.

Sorrise divertito un po’ soddisfatto, e prestò tutta l’attenzione alla ragazza.

Ad un certo punto sparì oltre un muro e rallentò. Posò a terra Anna, accarezzandole i capelli.

- Stai bene?- si preoccupò, guardando la parete, quasi avesse paura che scomparisse.

- S-sì – sentì balbettare la ragazza.

Si alzò e toccò il muro.

- Che fai?- sentì da dietro.

Anna si era alzata e gli si era avvicinato.

- Duncan è passata per di qua-

La ragazza italiana si fece largo e tastò la parete.

- Questa è magia- decretò.

- Ma va!- constatò lui – a questo non c’ero arrivata-

Lei lo ignorò.

- Caccia la tua bacchetta, Richard, abbiamo una magia da fare-

Richard sbuffò.

- Guarda che l’avevo capito, ma vorrei scoprire di che si tratta-

- Ok, sta’ a guardare- rispose semplicemente lei e fece un movimento con la bacchetta davvero complicato. Sussurrò qualche parola in latino perfetto. La parete rimase dov’era.

- Entra- disse.

Lui la guardò incredula.

- Cosa?-

- Vai. Il passaggio si richiude dopo una sola persona. Se passo io, tu non passeresti, non saresti in grado di farlo- spiegò.

Lui stava per replicare, ma lei lo afferrò per un braccio e lo fece passare.

Lei lo seguì poco dopo.

Di fronte a loro si estendeva una stanza alta e spaziosa, piena di specchi.

- Non sono specchi normali- fece lei, assottigliando lo sguardo.

Lui annuì.

- Sono specchi d’acqua-

In effetti quegli specchi non erano specchi normali. Sulle loro superfici c’erano dei cerchi concentrici che si formavano al loro passaggio.

- Mai visto nulla del genere- esclamò stupita lei, attenta a dove camminava.

- Non cadere in questi specchi, non toccarli e non sfiorarli- la mise in guardia lui – non mi convincono per niente.-

- Non c’eri bisogno che me lo dicessi tu di stare attenta- battibeccò lei.

Sbuffò, Richard, e pensò che fosse meglio non risponderle.

- Chissà però…-

La vide allungare una mano.

- No!- la bloccò appena in tempo.

Si guardarono con uno sguardo indecifrabile.

Lui le fece un sorriso sghembo.

- Non costringermi a salvarti, ti innamoreresti di me-

Lei gli toccò il petto, tentando di farlo arretrare.

- Non farmi ridere!- rispose – Non potrei innamorarmi di un pallone gonfiato come te-

- Ah no? Eppure…- le fece scivolare una mano dietro la schiena e l’avvicinò – mi sembra che tu ti fossi già innamorata abbastanza di me-

Stava per replicare quando udirono un urlo sovrumano, e uno strappo tremendo.

Corsero, seguendo l’eco dell’urlo che avevano appena ascoltato.

Quegli specchi di certo non aiutavano. Stavano per cadere un paio di volte. Guardarono in cielo, ma non era un soffitto normale.

Vedevano ovunque la loro immagine, senza che fosse reale. Spesso si chiedevano se loro stessi erano reali.

Finalmente notarono una strisciolina dorata sulla base degli specchi, e la seguirono.

Arrivarono di fronte ad una porta.

Nel frattempo non si udiva più nulla.

Anna allungò presto la mano verso la maniglia, ma la ritrasse velocemente. Vi soffiò sopra e la agitò più volte.

- Scotta!- si lamentò.

- Aguamenti- recitò il vampiro con la sua bacchetta, e forzò la porta.

Con la sua forza sovrumana riuscì a forzarla.

Spalancata, dava ad una stanza. Su un letto era steso un ragazzo rosso. Apparentemente dormiva.

Richard prese una mano ad Anna e si intrufolarono nella stanza.

Tutto quello che c’era, era tappezzato da stoffa nera. I mobili erano scuri, e le candele, che galleggiavano a mezz’aria, illuminavano la stanza con la loro fiamma tremolante.

Non c’era nessuno oltre al ragazzo che dormiva.

- Dev’essere il fratello di Fred - ipotizzò lei.

- Sicuro- rispose lui andandogli vicino così velocemente che Anna non lo vide camminare.

Richard si piegò su di lui, sentì l’odore del sangue che pulsava.

- E’ vivo-

Anna annuì. Si accovacciò e prese la sua borsa. Vi tuffò il braccio e ne estrasse un flauto.

Iniziò a suonare.

Una melodia dolce e solitaria si diffuse per la stanza.

Richard tese i muscoli e vide Charlie aprire gli occhi e mettersi a sedere.

Guardò Anna, che guardava il rosso negli occhi.

- Sono Charlie Weasley - rispose lui ad una domanda muta.

- Il mio lavoro è allevare draghi in Romania. Incontrai Silence Duncan. Non so chi sia.-

Il rosso chiuse gli occhi e tornò steso.

Richard la guardò e le sorrise.

Attese che finisse di suonare e poi le volse una domanda.

- Hai impiegato più tempo del solito, Anna, come mai?-

Lei gli fece una linguaccia.

Ripose il flauto nella bisaccia e si volse al vampiro.

- Era già sotto imperius.-

- Scherzi?- fece lui, avvicinandosi a lei.

- Per nulla- rispose irritata lei.

- Sei stata brava- si complimentò.

Anna arrossì e le sorrise dolcemente.

- Grazie, ma non è merito mio. Senza di te non saremmo arrivati qua-

Lui le accarezzò il collo, e la vide tremare e irrigidirsi al tempo stesso. Abbassò la testa, e fece sfiorare le loro labbra. Gliele leccò con la lingua, e si allontanò.

Lei era rimasta con gli occhi chiusi e le labbra semiaperte. Alzò piano le palpebre e ingoiò la saliva.

Lo guardò con lussuria.

Richard era divertito. In fondo la ragazza non era male.

- Piuttosto- fece lei, interrompendo quel momento, in cui si era creata della tensione – di chi era quella voce?-

- Di Silence- rispose il vampiro.

- E tu che ne sai?-

- Era chiaramente una voce di donna.-

Si guardarono attorno, ma non videro nessuno.

- Forse sarà andata via- azzardò lei.

Lui annuì.

- Forse. E’ meglio cercare Fred, però.-

- Vai tu, ti aspetto-

Lui scosse la testa.

Non se ne sarebbe parlato neanche. Non poteva lasciare la ragazza in quel posto angusto. Inoltre da qualche parte si nascondeva quella tipa, e avrebbe potuto farle del male. Inoltre non bisognava dimenticarsi che in quella stanza c’era anche un ragazzo. Chi gli assicurava che quando si svegliava non era più sotto imperius, e l’avrebbe assalita senza mezzi termini?

- Non se ne parla. Per uscire di qui c’è quella parete, ricordi? Io non so con quale incantesimo si passa.- disse, ricordandosi anche della parete.

Anna sbuffò.

- D’accordo, però ti aspetto lì fuori, così vedo se torna.-

Richard le mostrò un sorriso sghembo, annuendo con il capo.

Ripercorsero il sentiero all’indietro, e finalmente uscirono.

L’aria che respiravano era più pulita e leggera rispetto a quella che avevano respirato in quel covo.

Lui la guardò e le sfiorò una mano.

Era liscia e calda, sotto la pelle poteva sentire le vene pulsare la sua vita. Sorrise triste. Anche lui avrebbe voluto una vita che poteva finire.

- Non ti far male, altrimenti non saprei come fare…- la mise in guardia, facendole l’occhiolino e scomparendo subito dopo.

Anna arrossì molto forte e poi si incamminò, cercando un nascondiglio non troppo lontano, per tenere d’occhio la parete.

 

   
 
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