-cap 10-
Scoperta
Fred avrebbe tanto voluto capire
cosa gli succedeva. Da un po' di tempo sembrava che avesse delle allucinazioni
ovunque. Anna e Richard gli erano sempre vicini quando potevano. Naturalmente
Richard indossava sempre il suo mantello con cappuccio, mostrando macabramente
gli occhi gelidi e i canini sanguinosi. Anna invece se non studiava, pensava a
tenere in ordine le mani, preoccupandosi di non avere le unghie lunghe,
altrimenti non avrebbe potuto suonare.
Ma anche loro sentiva che gli
stessero nascondendo qualcosa.
Anna aveva una voce stupenda,
davvero melodiosa, come, si dice, quella delle sirene. Richard era sempre sulle
sue e scompariva di tanto in tanto.
E da qualche tempo poi Silence non
si faceva vedere.
L'ironia della sorte era quella, tra
l'altro, che ogni giorno gli succedevano cose a cui non sapeva dare un
senso.
Era un mago, e faceva parte del
mondo del soprannaturale, quindi vampiri, licantropi, sirene e tutte le altre
creature non gli facevano nulla, anzi lo divertivano, ma c'era qualcosa che
aleggiava in quella scuola che non era normale neanche per i
maghi.
Espresse questi pensieri sul suo
diario personale, quello di viaggio, aggiungendo di voler capire qual era lo
scopo per essere stato mandato lì.
Mentre scriveva, steso a pancia
sotto sul letto, comparve nella stanza Richard.
- Ciao Fred - disse da dietro,
facendolo saltare vistosamente.
- Richard! Che paura che mi hai
fatto prendere!- disse, mettendosi a sedere. Nascose il diario sotto al cuscino
e afferrò la bacchetta, mettendosela in tasca.
- Andiamo?-
- L'hai finalmente
trovata?-
- Sì-
Fred si scambiò un sorriso complice
col vampiro e scese dal letto.
Si avviarono lungo il
percorso.
Era sera inoltrata, e i corridoi bui
erano illuminati dalla pallida e tenue luce della luna.
Il rosso guardò il vampiro.
Camminava tranquillo e sereno, senza il suo mantello perché era sera, con i
capelli che gli ricadevano sulla nuca e sulla fronte.
Aveva finalmente trovato Silence
Duncan nella sua stanza, dove c'era anche suo fratello
Charlie.
Sorrise.
Aveva sempre saputo che qualcosa in
quella ragazza non andava, e allora bisognava vederci
chiaro.
Qualche giorno prima, Fred l’aveva
vista aggirarsi sospetta da sola per la scuola e così decise di chiedere a
Richard e ad Anna di fare una ricerca per lui.
Richard accettò senza troppe storie,
ma fu Anna quella da pregare.
- No, no e poi no, Fred - continuava
a dire – non è possibile pedinare una ragazza solo perché ti sta antipatica!-
Fred sbuffò.
- E’ perché ho dei sospetti- si
difese.
- Beh, se hai dei sospetti, perché
non lo fai tu?- sbottò.
- Ma perché voi conoscete meglio il
castello, conoscete tutte le
scorciatoie e tutti i passaggi segreti-
Anna lo guardò
incerta.
- Sì, Fred, ma non pensa che
potremmo riuscirci. Ti credi che se scopriamo il suo “segreto” non cercherà di
fermarci? E se ci proverà, non ci riuscirà?-
- No Anna - fece lui posandole sulle
spalle le mani – siete forti. Voi ve la cavate sempre-
Anna lo guardò incerta, poi volse lo
sguardo a Richard, il quale le mostrò il suo sorriso più bello, con i denti
bianchi che si intravedevano. Aveva in tutto questo un’aria da
volpe.
- Già, noi ce la caviamo sempre,
Anna- aveva detto lui.
Si era così
convinta.
Fred li guardò soddisfatto. E
aspettò che si fossero preparati.
Richard quella sera stessa entrò
nella stanza di Anna.
- Allora, mia piccola vipera, sei
pronta ad andare?-
Lei lo guardò con aria
superiore.
- mia piccola vipera?- ripeté
accigliata – e da quando lo sono?-
- Da sempre- rispose lui
avvicinandolesi.
Si mosse con grazia semplice e
movimenti apparentemente lenti. In un attimo le fu accanto, sfiorandola con il
suo corpo.
Con un movimento fluido, le portò
una mano tra i capelli, sfiorandola.
Lei rabbrividì, e lui sorrise
tristemente.
Era un ragazzo freddo e immortale,
sedicenne per l’eternità, dannato e senza la possibilità di amare chi non era
della sua razza. E con una voglia enorme di sangue.
Aveva gli occhi di lei inchiodati
nei suoi. Sentiva sotto la pelle le vene pulsare per riportare il sangue al
cuore, dove veniva poi ripompato in tutto il corpo. Vedeva le sue guance rosse e
sentiva come il cuore pulsava più veloce del solito.
Schiuse le labbra e si avvicinò alla
sua guancia. La sfiorò con le labbra. Portò una mano fredda sulla sua spalla, e
la sentì rabbrividire. Lì, vicino al collo c’era un odore misto tra il suo
profumo di pulito e di sangue.
Lei rimaneva in silenzio, nonostante
Richard sapesse che aveva voglia di allontanarlo perché era troppo
freddo.
Aveva proprio voglia di morderla e
succhiare il suo sangue, ma doveva resisterle. Era una tentazione per cui non
era ancora giunto il tempo.
A meno che…
Leccò il suo
collo.
Fu come se la ragazza si
risvegliasse. Con uno scatto fulmineo lo allontanò.
- Non ti permettere di farlo più,
vampiro. Ok?-
Richard rise
divertito.
- D’accordo pianista- rispose.
- Muoviti-
aggiunse.
Scese le scale, ma non aspettò tanto
tempo perché la ragazza subito scese, portando sulle spalle uno zainetto molto
piccolo.
- Che hai lì dentro?- chiese
Richard.
- Nulla che possa interessarti- fece
lei scorbuticamente.
Richard mise il broncio, e la guardò
enigmaticamente.
Lei non si fece pregare, lo sorpassò
e si incamminò.
Richard le fu subito accanto e la
sentì sbuffare.
- Non capisco come ci siamo fatti
mettere in questo pasticcio - si lamentò lei.
- Come, scusa?- rispose Richard, che
non era attento a quello che gli succedeva attorno.
- Non sappiamo come è fatta quella
tizia, sappiamo solo che si chiama Silence Duncan, e che sta con suo fratello.
Poi nient’altro! Non abbiamo neanche un indizio!-
Richard rise, per poi avvicinarsi un
po’ a lei.
- Non trovi che questa sia una bella
sfida, pianista?-
Lei lo guardò
ferita.
- Per niente, anzi la trovo una cosa
davvero sciocca-
Ghignò.
- Non ti fa piacere stare con un bel
ragazzo una notte intera?-
La vide arrossire alla luce della
luna.
- No, per niente- rispose
timidamente.
Camminarono tra i corridoi, senza
vedere nulla.
Il corpo della ragazza profumava
come una merendina al cioccolato davanti ad un bambino ghiotto. Lo tentava come
non mai. Sentiva il sangue salirgli nei canini e la sete ardergli la gola. La
saliva mancava e aveva le labbra secche.
Voleva bere, e lo desiderava
subito.
Se avesse, però, bevuto dalla
ragazza proprio ora, sarebbe stato un problema. Sarebbe riuscito a trattenersi
quel tanto che bastava da non ucciderla? E sarebbe riuscito, una volta sentita
la sua vitalità fuoriuscirle dalle vene, a non trasformarla in
vampiro?
Quel sangue che le scorreva era
davvero profumato.
Si leccò con la punta della lingua
le labbra, si morse il labbro inferiore.
Doveva
resistere.
Non poteva venire meno alla promessa
che aveva fatto a se stesso. Non poteva tornare indietro. Non poteva eliminare
quella vita debole al suo tocco. Aveva detto basta dopo quell’incidente, e ora
non poteva ricadere di nuovo nella tentazione.
Ringhiò tra i denti, l’afferrò per
le spalle e la sbatté contro il muro.
La guardava, con il petto che si
alzava e si abbassava freneticamente.
In fondo, che problema ci sarebbe
stato se ne avesse assaggiato giusto un po’? E poi era sicuro che fosse riuscito
a resistere alla tentazione di prosciugarla.
Aprì la bocca, mostrandole i canini
che brillavano alla luce lunare.
Lei cercò di dimenarsi, non facendo
rumore.
Velocemente avvicinò i denti al suo
collo.
- NO!- urlò
lei.
Quel grido fu per lui come uno
schiaffo in pieno viso.
Si ritirò prima di poter premere i
canini e squarciarle la pelle.
La guardò e fu stupita di vederla
impaurita, con gli occhi sbarrati e le labbra aperte, che sembravano ancora
urlare il monosillabo di prima. Il suo respiro era affannato, lo sentiva sulla
sua pelle. Era appiattita al muro, lungo il quale scivolò
poi.
Richard si vergognò per quello che
aveva fatto. Stava cedendo alla tentazione, e si era ripromesso di non
farlo.
Con mani tremanti, Anne cercò
disperatamente la sua borsa, che le era caduta di lato, e vi infilò metà
braccio. Cercò rapidamente qualcosa, poi estrasse una vaschetta di plastica e la
porse tremante al ragazzo.
Lui era
atterrito.
Vide quel sangue rosso scuro che
danzava nella busta in una danza macabra. Afferrò la busta con forza, la
squarciò e bevve voracemente.
Sentiva il sangue scorrergli in
gola, e disperdersi in tutto il corpo, appagandolo a poco a
poco.
Beveva senza sosta. Si rendeva conto
che mai avrebbe potuto salvare la ragazza. Con il sangue beveva la sua forza. La
gola non gli ardeva, e il sangue della ragazza odorava sempre, ma riusciva a
opporsi.
Un rivolo di sangue gli scorse dalle
labbra e scivolò lungo il mento e il collo diafano.
Smise di bere solo quando ebbe
svuotato tutta la vaschetta. Si pulì con il polsino bianco, sporcandolo di
rosso.
Vide la ragazza che mangiava aria
avidamente e si sentì un mostro.
Aprì la bocca per parlare, ma sentì
dei passi in lontananza.
Si mosse così velocemente e afferrò
tra le braccia Anna e si nascose dietro una porta,
socchiudendola.
Se vi fosse stato qualcuno, non
avrebbe visto niente, solo l’aria che si spostava
rapidamente.
Premette la mano sulle labbra della
ragazza, per non farla urlare. Si appiattì con lei al muro, coprendole il corpo
con il suo.
Tese le orecchie e ogni muscolo del
suo corpo.
I passi passarono oltre la porta
socchiusa senza arrestarsi o rallentare. Richard sfilò via e scivolò oltre la
porta con silenzio incredibile. Sembrava che non
camminasse.
Guardò Anna e le
sorrise.
- Chi era?- chiese la ragazza,
scossa dagli ultimi avvenimenti.
- Il nostro agnellino, pronto per
essere sacrificato- rispose soddisfatto prendendola in braccio dopo averle fatto
segno di tacere.
Insieme, stretti in quell’abbraccio,
si diedero alla corsa dietro la ragazza che era passata.
Nonostante corresse così velocemente
da non vedere nulla se fosse stato un essere umano, riusciva a distinguere
chiaramente la forma della ragazza brunetta.
Il suo passo era teso, quasi
impaurito.
Che li avesse
percepiti?
Impossibile, si disse Richard, era
stato silenzioso come un’ombra al buio. In sostanza inesistente per lei. Si
augurava solo che Anna non dicesse nulla.
Abbassò lo sguardo e la vide
rannicchiata al suo petto, con gli occhi chiusi.
Sorrise divertito un po’
soddisfatto, e prestò tutta l’attenzione alla ragazza.
Ad un certo punto sparì oltre un
muro e rallentò. Posò a terra Anna, accarezzandole i
capelli.
- Stai bene?- si preoccupò,
guardando la parete, quasi avesse paura che scomparisse.
- S-sì – sentì balbettare la
ragazza.
Si alzò e toccò il
muro.
- Che fai?- sentì da
dietro.
Anna si era alzata e gli si era
avvicinato.
- Duncan è passata per di qua-
La ragazza italiana si fece largo e
tastò la parete.
- Questa è magia-
decretò.
- Ma va!- constatò lui – a questo
non c’ero arrivata-
Lei lo ignorò.
- Caccia la tua bacchetta, Richard,
abbiamo una magia da fare-
Richard
sbuffò.
- Guarda che l’avevo capito, ma
vorrei scoprire di che si tratta-
- Ok, sta’ a guardare- rispose
semplicemente lei e fece un movimento con la bacchetta davvero complicato.
Sussurrò qualche parola in latino perfetto. La parete rimase
dov’era.
- Entra-
disse.
Lui la guardò
incredula.
- Cosa?-
- Vai. Il passaggio si richiude dopo
una sola persona. Se passo io, tu non passeresti, non saresti in grado di farlo-
spiegò.
Lui stava per replicare, ma lei lo
afferrò per un braccio e lo fece passare.
Lei lo seguì poco
dopo.
Di fronte a loro si estendeva una
stanza alta e spaziosa, piena di specchi.
- Non sono specchi normali- fece
lei, assottigliando lo sguardo.
Lui annuì.
- Sono specchi
d’acqua-
In effetti quegli specchi non erano
specchi normali. Sulle loro superfici c’erano dei cerchi concentrici che si
formavano al loro passaggio.
- Mai visto nulla del genere-
esclamò stupita lei, attenta a dove camminava.
- Non cadere in questi specchi, non
toccarli e non sfiorarli- la mise in guardia lui – non mi convincono per
niente.-
- Non c’eri bisogno che me lo
dicessi tu di stare attenta- battibeccò lei.
Sbuffò, Richard, e pensò che fosse
meglio non risponderle.
- Chissà
però…-
La vide allungare una
mano.
- No!- la bloccò appena in tempo.
Si guardarono con uno sguardo
indecifrabile.
Lui le fece un sorriso
sghembo.
- Non costringermi a salvarti, ti
innamoreresti di me-
Lei gli toccò il petto, tentando di
farlo arretrare.
- Non farmi ridere!- rispose – Non
potrei innamorarmi di un pallone gonfiato come te-
- Ah no? Eppure…- le fece scivolare
una mano dietro la schiena e l’avvicinò – mi sembra che tu ti fossi già
innamorata abbastanza di me-
Stava per replicare quando udirono
un urlo sovrumano, e uno strappo tremendo.
Corsero, seguendo l’eco dell’urlo
che avevano appena ascoltato.
Quegli specchi di certo non
aiutavano. Stavano per cadere un paio di volte. Guardarono in cielo, ma non era
un soffitto normale.
Vedevano ovunque la loro immagine,
senza che fosse reale. Spesso si chiedevano se loro stessi erano
reali.
Finalmente notarono una strisciolina
dorata sulla base degli specchi, e la seguirono.
Arrivarono di fronte ad una
porta.
Nel frattempo non si udiva più
nulla.
Anna allungò presto la mano verso la
maniglia, ma la ritrasse velocemente. Vi soffiò sopra e la agitò più
volte.
- Scotta!- si
lamentò.
- Aguamenti- recitò il vampiro con la sua
bacchetta, e forzò la porta.
Con la sua forza sovrumana riuscì a
forzarla.
Spalancata, dava ad una stanza. Su
un letto era steso un ragazzo rosso. Apparentemente
dormiva.
Richard prese una mano ad Anna e si
intrufolarono nella stanza.
Tutto quello che c’era, era
tappezzato da stoffa nera. I mobili erano scuri, e le candele, che galleggiavano
a mezz’aria, illuminavano la stanza con la loro fiamma
tremolante.
Non c’era nessuno oltre al ragazzo
che dormiva.
- Dev’essere il fratello di Fred -
ipotizzò lei.
- Sicuro- rispose lui andandogli
vicino così velocemente che Anna non lo vide camminare.
Richard si piegò su di lui, sentì
l’odore del sangue che pulsava.
- E’ vivo-
Anna annuì. Si accovacciò e prese la
sua borsa. Vi tuffò il braccio e ne estrasse un flauto.
Iniziò a
suonare.
Una melodia dolce e solitaria si
diffuse per la stanza.
Richard tese i muscoli e vide
Charlie aprire gli occhi e mettersi a sedere.
Guardò Anna, che guardava il rosso
negli occhi.
- Sono Charlie Weasley - rispose lui
ad una domanda muta.
- Il mio lavoro è allevare draghi in
Romania. Incontrai Silence Duncan. Non so chi sia.-
Il rosso chiuse gli occhi e tornò
steso.
Richard la guardò e le
sorrise.
Attese che finisse di suonare e poi
le volse una domanda.
- Hai impiegato più tempo del
solito, Anna, come mai?-
Lei gli fece una
linguaccia.
Ripose il flauto nella bisaccia e si
volse al vampiro.
- Era già sotto imperius.-
- Scherzi?- fece lui, avvicinandosi
a lei.
- Per nulla- rispose irritata
lei.
- Sei stata brava- si
complimentò.
Anna arrossì e le sorrise
dolcemente.
- Grazie, ma non è merito mio. Senza
di te non saremmo arrivati qua-
Lui le accarezzò il collo, e la vide
tremare e irrigidirsi al tempo stesso. Abbassò la testa, e fece sfiorare le loro
labbra. Gliele leccò con la lingua, e si allontanò.
Lei era rimasta con gli occhi chiusi
e le labbra semiaperte. Alzò piano le palpebre e ingoiò la
saliva.
Lo guardò con
lussuria.
Richard era divertito. In fondo la
ragazza non era male.
- Piuttosto- fece lei, interrompendo
quel momento, in cui si era creata della tensione – di chi era quella
voce?-
- Di Silence- rispose il
vampiro.
- E tu che ne
sai?-
- Era chiaramente una voce di
donna.-
Si guardarono attorno, ma non videro
nessuno.
- Forse sarà andata via- azzardò
lei.
Lui annuì.
- Forse. E’ meglio cercare Fred,
però.-
- Vai tu, ti
aspetto-
Lui scosse la
testa.
Non se ne sarebbe parlato neanche.
Non poteva lasciare la ragazza in quel posto angusto. Inoltre da qualche parte
si nascondeva quella tipa, e avrebbe potuto farle del male. Inoltre non
bisognava dimenticarsi che in quella stanza c’era anche un ragazzo. Chi gli
assicurava che quando si svegliava non era più sotto imperius, e l’avrebbe assalita senza
mezzi termini?
- Non se ne parla. Per uscire di qui
c’è quella parete, ricordi? Io non so con quale incantesimo si passa.- disse,
ricordandosi anche della parete.
Anna sbuffò.
- D’accordo, però ti aspetto lì
fuori, così vedo se torna.-
Richard le mostrò un sorriso
sghembo, annuendo con il capo.
Ripercorsero il sentiero
all’indietro, e finalmente uscirono.
L’aria che respiravano era più
pulita e leggera rispetto a quella che avevano respirato in quel
covo.
Lui la guardò e le sfiorò una
mano.
Era liscia e calda, sotto la pelle
poteva sentire le vene pulsare la sua vita. Sorrise triste. Anche lui avrebbe
voluto una vita che poteva finire.
- Non ti far male, altrimenti non
saprei come fare…- la mise in guardia, facendole l’occhiolino e scomparendo
subito dopo.
Anna arrossì molto forte e poi si
incamminò, cercando un nascondiglio non troppo lontano, per tenere d’occhio la
parete.