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Autore: Samidare    24/06/2014    2 recensioni
L'Artiglio Rosso è un fiore dalle mille proprietà: da esso si può perfino ricavare una potentissima pozione d'amore. Cosa succede, però, quando questa pozione viene assunta da un certo principe di Camelot? Un certo valletto sta per scoprirlo a sue spese.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Drago, Gaius, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Atti sesto e settimo


Wine of Love



ATTO SESTO, di come il principe cerca di rimediare alle sue colpe.


Camminava a passo sostenuto, spinto dall'ansia di scoprire dove Gwen avesse ritrovato Arthur e soprattutto la ragione di quella fuga. Si ripromise di ordinare sempre espressamente al principe, in futuro, di restare accanto a lui salvo diversi ordini; nel frattempo pregava che l'eventuale danno non fosse irreparabile.

Rimuginò ancora una volta sulle parole del drago: a che pro costringerlo ad una simile promessa? Quella lucertola era strana, c'era da sospettare che in quelle grotte crescesse qualche strana pianta allucinogena e che Kilgharrah prendesse i trip per visioni mistiche sul futuro.

« Ti stavo cercando! »

La voce cristallina di Morgana risuonò per il corridoio che portava alle stanze di Arthur, proiettandosi tra le pareti e amplificandosi.

« Lo abbiamo trovato! » comunicò sollevata, raggiungendolo veloce. Agguantò una delle maniche del valletto, troppo lunghe per quelle gracili braccia, e lo trascinò di peso verso la loro meta, trattandolo come un sacco di patate.

« Una fortuna inaspettata, che Lance... » cominciò a spiegare, per essere subito interrotta: « Lancelot? » Merlin non nascose la sorpresa.

« Si è fatto in quattro, per aiutare Gwen. » sussurrò Morgana per non essere udita da altri, e poi provvedette a lanciare al ragazzo un'occhiata complice e una gomitata eloquente.

Ma Merlin era davvero poco interessato alle tresche di palazzo, in quel frangente.

« Morgana! » esplose. « Avevi detto: solo Gwen! »

« Beh, » sbuffò con aria colpevole « tecnicamente è stata Gwen a dirlo a Lance. »

Merlin si portò una mano alla fronte, esasperato. Non sono destinato a morire decapitato per una ragione simile, ricordò a se stesso per calmarsi.

« Va bene, va bene. » si arrese. « Ma spero per te che non lo sappia nessun altro! »

« Nessuno. » confermò l'altra con un occhiolino. « Beh, a parte quelli delle cucine, certo... »

Ormai avevano raggiunto l'ingresso della camera da letto di Arthur.

« Che c'entrano quelli delle cucine!? » domandò Merlin con voce isterica, proprio nel secondo in cui le porte della stanza si spalancavano rivelando i suoi tre amici: Lancelot e Gwen erano in piedi ad osservare divertiti il principe, Arthur seduto sulla scrivania dondolava la testa ritmicamente. I suoi occhi si illuminarono e divenne radioso nel momento in cui Merlin varcò la soglia entrando nel suo campo visivo.

« Amor mio! » trillò, alzandosi in piedi. Poi, senza volerlo, rispose alla domanda lasciata in sospesa da Morgana. « Ti ho cucinato la cena! »

Merlin non poté impedire alla propria mandibola di crollare per la sorpresa, ma cercò di ricomporsi velocemente e richiuse la bocca. « Tu hai... cosa? »

Le cucine sarebbero spettate a lui, avrebbe dovuto controllarle. Maledizione.

« Gwen mi ha detto quanto ti sei preoccupato! » cinguettò, assumendo un aria colpevole « Mi dispiace tanto. » concluse fissandosi i piedi.

Okay, questo non aiutava granché Merlin a ricomporsi.

« Oddio, ha detto che gli dispiace! Arthur ha appena detto di essere dispiaciuto per qualcosa che ha fatto! » anche Morgana sembrava piuttosto sorpresa. « Non vedo l'ora di rinfacciargli ogni s-i-n-g-o-l-a cosa non appena rinsavirà! »

Gwen rise. Arthur si guardava intorno senza capire, allegro. Nell'arco di una sola giornata aveva dato fondo al suo miglior repertorio di espressioni idiote, considerò Merlin.

« Dovresti assaggiarla, quella cena. » suggerì Lancelot alzando le spalle.

Merlin gli lanciò un'occhiata di puro odio. Arthur non aveva mai cucinato in vita sua, quindi sperò profondamente che quella strana zuppa fosse stata rubata dalle cucine, e non preparata. Altro che destino di guidare il futuro re di Albion... Sarebbe morto avvelenato quel giorno stesso! Da qualche parte nei sotterranei di sicuro Kilgharrah si stava divertendo molto!
Raggiunse lentamente la sedia alla scrivania di Arthur, che il principe aveva prontamente liberato dal proprio regale peso per offrirla a lui scodinzolante. Merlin si fece coraggio e afferrò un cucchiaio d'argento, affondandola nella zuppa fangosa che gli era stata posizionata davanti.

« Buona fortuna. » ridacchiò Gwen.

Quando quella storia era diventata un maledetto show di intrattenimento? Merlin maledisse il suo pubblico e infilò il cucchiaio in gola. Deglutì. Poteva sentire lo sguardo pieno d'ansia da prestazione di Arthur perforargli il cranio.

« È buonissima. » cercò di suonare convincente, mentre soffocava un conato.

Le labbra di Arthur si arcuarono in un sorriso che scopriva i denti bianchi, e Merlin sentì qualcosa muoversi dentro di sé, all'altezza del petto. E, se non si trattava della zuppa che aveva improvvisamente acquistato vita propria – cosa che Merlin non si sentiva di escludere –, probabilmente quella cosa che premeva sul suo stomaco era senso di colpa.

« Grazie Arthur. » sussurrò , pieno di effettiva gratitudine.

« Come sono carini! » squittì Morgana. Gli altri due ridacchiarono.

Merlin lanciò la testa indietro ed emise un lungo sospiro.

« Dovresti finire la zuppa. » lo incalzò lei. Il mago tornò ad affondare il cucchiaio nella melma appiccicosa che il suo principe gli aveva propinato.

« Grazie, Morgana. Sarebbe stato un terribile errore, dimenticarsene. » cercò di imprimere in quella frase tutto l'odio di cui era capace, sperando che la donna cogliesse la – non tanto – velata minaccia.

« Morgana? » sussultò Arthur, dietro di lui.

Oh, no.

Il principe di Camelot, sotto lo sguardo esterrefatto dei presenti, si parò con la spada sguainata tra il suo amato e il resto dei presenti.

« Ti sconfiggerò, strega! Non ti lascerò toccare il mio prezioso innamorato. »

Merlin era certo che Morgana continuasse a trovare divertente la vicenda, nonostante avesse una spada puntata al collo, ma decise di intervenire lo stesso.

« Su, Arthur. In fondo Morgana non è così cattiva. » Beh, insomma. « Sono certo che non cercherà di separarci. » lo tranquillizzò. Oh, di questo era proprio sicuro.

Gli poggiò una mano sulla spalla, cautamente, ma Arthur non si voltò.

« Perché difendi la strega, Merlin? » mormorò. Sembrava... ferito?

« Beh, lei, diciamo... Non merita di essere infilzata, credo. »

Gli altri trattenevano il fiato. Lancelot, ad ogni buon conto, aveva lentamente portato una mano all'elsa.

« Dimmi la verità, per favore. Tu mi hai... »

« Ti ho? »

« Mi hai tradito con questa strega, Merlin? » Arthur evitò il suo sguardo. « Non mi arrabbierò, te lo prometto. » continuò, mordendosi le labbra. « Ma vorrei che il nostro rapporto fosse sincero. Se non mi ami più, se... » tirò sul col naso. « Vorrei che me lo dicessi. »

La mano di Merlin strinse la spalla di Arthur, costringendolo a voltarsi nella propria direzione.

« Non ti ho tradito, okay? » chiarì fissandolo negli occhi.

Arthur ricacciò indietro le lacrime e annuì. « Okay, ti credo. »

« Ora calmati. » sussurrò dolcemente Merlin.

Arthur gli si buttò tra le braccia lasciandolo di stucco, e cominciò a piangere disperato borbottando qualcosa sul fatto che si scusava per non essersi fidato di lui. Merlin gli diedi qualche timida pacca sulle spalle sperando che si staccasse il prima possibile. Incrociò lo sguardo esausto con quello degli altri, di fronte a lui.

« Credo che dovreste andare. » sussurrò. « Non è abbastanza stabile per reggere tutta questa compagnia. Resterò io con lui. »

Persino Morgana sembrava aver messo da parte il suo eccessivo entusiasmo e annuì prima degli altri.

« Prenditi cura di lui fino a domani, okay? » chiese materna: per una volta non c'era traccia di malizia nelle sue parole. Merlin acconsentì, e i tre lasciarono la stanza.



ATTO SETTIMO, di come il principe scopre la verità.


In seguito Merlin poté dire onestamente che la cena non fu un completo disastro, perché dalle cucine venne mandato uno sguattero con il resto delle pietanze: un incredibile stufato fatto con il cinghiale che Arthur aveva cacciato per lui. Gli fu però difficile ignorare le strane occhiate che il garzone gli riservò, e dovette prendere mentalmente nota di chiedere maggiori spiegazioni a Gwen e Lance su quello che fosse successo nelle cucine quel pomeriggio.

Sia lui che Arthur mangiarono di gusto lo stufato – beh, più lui che Arthur: era un piatto raro sul tavolo di un servitore. Merlin sorrise tra sé, pensando che non tutto il male veniva per nuocere.
Quando ebbe terminato si concesse qualche minuto di riposo sulla sedia, massaggiandosi la pancia. Al di là dei vetri della finestra, il cielo si stava facendo scuro: segno che era ora di prepararsi per la notte. Controvoglia, decise dunque di alzarsi da quella comoda sedia costosa, si stiracchiò teatralmente e iniziò a radunare le stoviglie sporche: aveva promesso al garzone di riportarle in cucina.

Avvertì la mano calda e asciutta di Arthur scorrere sulla sua, e poi stringere. Si voltò, con un sopracciglio alzato e la bocca socchiusa che stava per dire qualcosa, ma l'altro lo prevenne.

« Lascia che sistemi io i piatti. » gli chiese Arthur.

Merlin deglutì a vuoto un paio di volte e poi si liberò della stretta, mugugnando un incerto « Ok... Ma poi dovrò comunque riportarli nelle cucine. »

Arthur sorrise imperturbabile e, sotto lo sguardo stupito di dell'altro, impilo i piatti e raccolse le posate. Quello sì che era uno sviluppo inaspettato, penso il mago sedendo di nuovo e riprendendo a godersi il suo momento di relax: Morgana aveva avuto ragione... Una volta che Arthur fosse guarito sarebbe di sicuro stato divertente, molto divertente, rinfacciargli tutte le cose che aveva fatto mentre non era in sé. Anche se, forse, non sarebbe stato saggio. Se il principe avesse immaginato di aver sparecchiato la cena mentre Merlin restava stravaccato su una sedia, probabilmente avrebbe reagito con una serie di esemplari e poco piacevoli punizioni. Ora iniziava a capire cosa intendeva Kilgharrah! Era difficile pensare di dover tornare all'Arthur despota. Che un po' gli mancava, in realtà, ma non voleva ammetterlo neppure con se stesso.

« Sei davvero diverso da lui, » ridacchiò « in senso buono, intendo. »

Si era lasciato sfuggire quella frase con troppa leggerezza, neanche ci fece caso. Arthur sedette lentamente accanto a lui, senza avere il coraggio di incrociare il suo sguardo. Era tutto il giorno che quel pensiero lo torturava, e quella frase buttata lì senza pensare gli forniva finalmente la scusa per fare chiarezza.

« Diresti che sono intelligente, Merlin? Onestamente. »

Merlin non ebbe la prontezza di rispondere immediatamente. Per quanto non facesse altro che considerarlo un'idiota e trattarlo come tale, in qualche modo sapeva che era uno scherzo tra loro. Arthur era un po' lento a volte, ma sapeva anche elaborare brillanti strategie militari. Onestamente, Merlin riteneva che la risposta alla quella domanda fosse un sì.

Ma non fu abbastanza veloce nel rispondere, e Arthur interpreto il suo silenzio in tutt'altro modo. « Forse non sono una cima, hai ragione. Però io ti amo, Merlin. E capisco se in te c'è qualcosa che non va. »

Parlò fissando il mago intensamente, e l'altro avvertì dei brividi gelati corrergli sulla pelle. Era così reale.

Merlin scosse la testa, scacciando quel pensiero. Non era affatto reale.

« Credo di aver capito, sai? Cosa c'è che non va. Sono io che non vado. »

« No Arthur, tu... »

« Non ti preoccupare, non sto per farti un'altra scenata di gelosia. » sospirò, per poi aggiungere con un sorriso amaro « Non è quel tipo di “non vado”. No, si tratta di me perché c'è davvero una pozione d'amore, non è così? Stamattina, quando mi hai portato da quel guaritore... Parlavate di questo, giusto? »

Merlin lo guardò, senza parlare. Riusciva a percepire la paura nelle parole dell'altro; appena accennata, ma lui poteva riconoscerla. Gli era stato al fianco così tante volte, durante le battaglie: il valoroso principe Arthur, tutto coraggio e onore. Ma lui sapeva, lui aveva imparato a riconoscere anche l'altro Arthur, quello che prima dei tornei provava della poco onorevole paura per la propria vita, che serviva a renderlo umano almeno agli occhi del suo servitore. Riconosceva la mascella contratta, l'angolo strano del suo sorriso nervoso, il respiro più veloce: cose che sembrava essere l'unico in grado di vedere – e le vedeva adesso, nell'uomo di fronte a lui che, se non era il vero Arthur, ne aveva conservato le abitudini.

Era difficile accettare di essere la causa della sua paura, faceva male.

« È colpa mia. » disse infine. « Quella pozione... sono stato io a- »

« Mi hai somministrato tu quella pozione? » domandò Arthur, molto sorpreso.

« Oh no. No. Non sono stato io. » mentì, mordendosi la lingua. « Però è colpa mia, voglio dire, se non fosse stato per me non sareste in queste condizioni, Voi... »

« Non darti colpe che non hai, Merlin. »

Il tono di Arthur sembrava seccato.

« Non c'entri nulla, è evidente. Cosa guadagneresti dallo stregarmi in questo modo? Non posso pensare a nessun altro, qualsiasi cosa io faccia. È quasi doloroso, non immaginavo che l'amore potesse essere così: ti riempe la testa di dubbi. Continuò a chiedermi se sono abbastanza per te, se un giorno fuggirai con qualcuno più interessante di me, se mi ami davvero... Ogni momento. E tu ovviamente non mi ami – per la Dea, come potresti!? Ti sei ritrovato in questa situazione tuo malgrado, e mi sei comunque stato accanto. Hai cercato di nascondermi la storia della pozione, per non farmi soffrire... Per me. »

Merlin iniziava ad avvertire uno strano bruciore agli occhi.

« Rispondi con la verità, per favore. Ti ho mai cucinato la cena, prima di oggi? »

« No. »

« Ho mai sparecchiato al tuo posto? »

« No. »

« Riordinato? »

« No, Arthur. Ma Voi... »

« Ti ho mai chiesto di tenermi compagnia per cena? »

Merlin scosse la testa. Arthur si concesse un lungo sospiro.

« Insomma, ti ho sempre trattato come un semplice servo? »

Merlin scosse la testa di nuovo, con vigore.

« No, sire. Sono il vostro servo, sì. Ma non è solo quello. Vi siete sempre preoccupato per me: avete persino rischiato la vostra vita per salvare la mia. Nessun altro si comporterebbe in tale modo verso il proprio servo. »

Arthur si stava torturando le labbra, mordicchiandole per scaricare la tensione. Un altro segno che Merlin aveva imparato a riconoscere.

« L'altro me... Ti piace? » domandò.

« È un maledetto idiota ma... Sì, mi piace. »

« E... Ti manca? »

Il mago spalancò gli occhi, interdetto. Cosa doveva rispondere, in una simile situazione? E poi, cosa provava, in effetti? Questo Arthur era più piacevole dell'altro, in fondo. Lo trattava meglio. Perché mai avrebbe dovuto mancargli quella testa d'asino?

« Sì. » ammise a denti stretti, senza riuscire a guardarlo.

Arthur incassò.

« È così difficile immaginarmi... Beh, non innamorato di te. » sussurrò.

« Fidatevi, non sono così fantastico. » disse Merlin con un'alzata di spalle. « Quel filtro era davvero potente. »

« Probabilmente hai ragione. » convenne il principe con tono monocorde e sguardo perso vuoto, mentre si domandava dolorosamente in quale momento della conversazione Merlin fosse passato a dargli del Voi.

   
 
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