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Autore: Jiulia Duchannes    24/06/2014    6 recensioni
PARINGS: LEONETTA-MARCESCA-DIECESCA-NAXI-FEDEMILLA-DIEGHETTA accenni PANGIE
Introduzione modificata.
C'era Diego, che voleva solo l'amore di suo padre e la gloria.
C'era Violetta che si mascherava da puttana, e non lo era.
C'era Leon che aveva gli occhi spenti.
C'era Francesca che con la sua dolcezza si faceva amare da tutti.
C'era Marco che era troppo perfetto.
C'era Maxi che sorrideva per finta.
C'era Ludmilla con le gambe troppo magre.
C'era Federico che faceva lo stronzo.
C'era Nata con le felpe larghe.
C'era Camilla con il rossetto nero.
Una setta di cacciatori di streghe, un padre che non sa amare, un collegio, dieci ragazzi, tre streghe, potere, gloria, onore, amore amicizia, odio, segreti, demoni, occhi spenti, cuori chiusi e sorrisi finti.
WITCHES HUNTER.
Dal testo.
-Non mi importa più, di lui, della setta, della gloria. Siete la mia famiglia, combatterò, con voi-Disse Diego con decisione.
-E lo uccideresti, se fosse necessario?-Chiese sospettosa Camilla, fissandolo negli occhi, che sembravano bruciare di una nuova energia, di un nuovo fuoco, di vendetta.
-Morirei, se fosse necessario-
E tutti lo sapevano in quella stanza, che sarebbe potuto succedere.
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Angie abbracciò Pablo da dietro.
La tensione e la preoccupazione del suo migliore amico erano ben visibili, anche se lei non ne capiva la ragione.

-Che hai?-Chiese Angie dolcemente carezzando i capelli dell’uomo il quale, nel frattempo, si sentì scuotere da un brivido provocato dal tocco della sua collega.
-Nulla- Rispose lui chiudendo gli occhi beandosi del contatto, per lui  tutt’altro che amichevole, di Angie.
-Ti conosco come le mie tasche Pablo, se c’è qualcosa che ti turba me ne rendo conto. Sei preoccupato per qualche cosa e vorrei sapere di cosa si tratta- Controbatté la donna posando il capo sulla spalla di Pablo. Altri brividi.

-Quei ragazzi, i nuovi, mi preoccupano. Abbiamo già avuto con noi ragazzi..strani, ma mai tanti tutti insieme- Spiegò l’uomo con voce leggermente tremante, cercando di concentrare la propria attenzione su qualche cosa che non fossero le mani di Angie sulla sua nuca  o il suo capo sulla sua spalle.
-Cosa ti fa pensare che siano strani? Avranno i loro piccoli problemi e tanta voglia di sentirsi grandi, come ogni adolescente. Vedrai che non saranno così male, inoltre hanno tutti un enorme potenziale- Lo rassicurò la bionda.

Pablo si staccò da lei e la fissò negli occhi verdi che  sin dai primi anni della sua adolescenza aveva amato incondizionatamente.
-Angie temo che i loro problemi non siano piccoli. Basta guardare i loro occhi. Quei ragazzi sono molto diversi tra loro, ma se c’è una cosa che hanno in comune sono gli occhi, non brillano. I loro occhi sembrano morti, come quelli di qualcuno che ha sofferto. Temo che aver a che fare con loro sarà più difficile del previsto-
-Vedrai che ce la faremo. Ogni ragazzo che abbia mai messo piede qui è riuscito a diventare ciò che voleva e risolvere i suoi problemi, ed è stato merito tuo Pablo- Angie lo prese per le spalle e gli sorrise, come Pablo adorava.

Quando i ragazzi arrivarono alla scuola Pablo ed Angie li accolsero sorridenti, accompagnandoli nella struttura in cui avrebbero vissuto.

La struttura consisteva in 3 casette separate, una per  i ragazzi di ogni anno.
La loro era la prima, dalle mura gialline e il tetto spiovente. Non era grande e dall’esterno non lasciava sbalorditi, ma l’interno era bello da mozzare il fiato.
Era composto da una sala relax con tanto di tv al plasma, due corridoi in cui erano situate le stanza da letto, la cucina equipaggiata e due bagni.

-Qui il nostro principale obiettivo è quello di formarvi come star, sfruttare al massimo ogni vostra qualità, voce, coordinazione, bellezza o  determinazione che sia. Abbiamo intenzione di modellarvi come creta per rendervi adatti al mercato musicale internazionale- Spiegò Pablo mostrando ai ragazzi la sala di canto dove avrebbero seguito le lezioni della professoressa Angie.

-Ma ora basta. Propongo di presentarci come si deve visto che convivremo per tre anni- Disse Angie facendo segno ai ragazzi di accomodarsi sulle sedie verdi messe in circolo.
-Oddio che cosa stupida- Sbuffò Ludmilla  buttandosi a peso morto sulla sedia.
-Non è stupido Ludmilla . E’ importante che voi vi conosciate e socializzate- La riprese la professoressa lanciando un occhiata a Pablo.
-Anche io trovo che sia stupido- Concordò Federico passando una mano tra la cresta
-Non abbiamo 5 anni nel caso voi non lo abbiate notato- aggiunse Camilla
-Lo farete ragazzi, lo fanno tutti i nuovi arrivati, serve anche a noi per conoscervi meglio- Tentò di convincerli Pablo.

Camilla masticò rumorosamente la gomma, mentre se ne stava sbracata sulla seggiola.
-Cominciamo allora, prima lo facciamo prima finisce questo supplizio- Disse la Torres scoppiando il palloncino fatto con la big babol.
-Bene comincerai tu Camilla. Dovrai dirci il tuo nome, l’età,  cosa ti piace, cosa odi e perché canti- Le spiegò Angie.

-Oddio come se vi importasse veramente- La rossa si aggiusto il berretto che teneva in testa e con grande riluttanza iniziò a parlare.
-mi chiamo Camilla Torres, ho 17 anni. Mi piace tutto ciò che è nero, o tendente al nero, amo spaventare la gente e non ho bisogno di Hallowen per farlo. Odio il rosa, il fucizia e le ragazze bionde o finte bionde, tipo miss Supernova Ferro-Camilla indicò Ludmilla la quale incrociò le braccia risentita.- Ho iniziato a cantare dopo aver ascoltato una canzone metal, Dio me ne sono innamorata subito, ho provato a farne una cover e mi sono detta “ Wow spacco i culi con la mia voce” ed ora eccomi qui- Camilla si alzò dalla sedia, fece un piccolo inchino, e si risedette.

Sapeva di aver fatto una cattiva impressione, come sempre le era piaciuto, e di aver detto più bugie che in tutta la sua vita, ma di certo  non poteva dire la verità, soprattutto con quel Diego nei paraggi. Lo aveva capito subito chi era, il suo cognome era alquanto conosciuto, e disprezzato, tra le ragazze come lei.
Vivere con lui era un rischio inutile, per una missione che a suo parere non sarebbe servita a molto, eppure il brivido del pericolo e del rischio la affascinavano terribilmente, come un frutto proibito.

-Bene molto…Particolare Cami.Violetta parlaci di te-  Angie sorrise alla giovane dai capelli blu, che intanto si fissava con un esagerata attenzione le unghie dipinte di bordeaux.
-Passo- Rispose semplicemente la giovane senza nemmeno guardare i due adulti che si scambiavano occhiate preoccupate.
-Sentite non ce l’abbiamo con voi, davvero, ma penso di parlare a nome di tutti se vi dico che siamo esausti e non ce la facciamo più a rimanere qui, soprattutto se per una cosa inutile come questa- Cercò di giustificare Leon.

-Bene, dividetevi nelle stanze e andate a dormire. Le lezioni iniziano domani alle otto, qui in aula canto, dove Angie vi darà l’orario settimanale. Buonanotte ragazzi- Pablo li lasciò andare con una pacca amichevole sulla spalla.
Appena chiusa la porta in mogano i giovani si buttarono con non poca delicatezza sui divanetti rossi e arancioni.

-Siamo esausti. Sul serio? Sei un genio amico- Disse Maxi rivolgendosi a Leon.
-Già..sarà che io sono stanco veramente- Affermò il ragazzo dagli occhi verdi chinando il capo all’indietro.
-E’ stata una giornata lunga, il viaggio per arrivare qui dalle nostre città, il tour del collegio, le regole, le presentazioni…Siamo tutti stanchi sicuramente. Penso che ora ci mettiamo qui, ci presentiamo come si deve perché voglio essere sicura di non convivere con maniaci, e poi andiamo a dormire che ne dite?- Propose Francesca
-Per me è ok, basta che non facciamo quei giochetti della serie “ho 5 anni e sto conoscendo gli amichetti delle elementari”. Non mi piace per niente, inoltre niente domande personali. Ognuno di noi dirà quello che vuole dire e stop, non cercheremo di entrare nella vita altrui- Ludmilla si passò una mano tra i capelli d’oro, gesto che fece notare a Federico quanto fosse sexy quella ragazza dalle gambe troppo magre e l’atteggiamento troppo snob. Gli piaceva, forse per quel suo modo di fare e doveva ammettere che lo attirava fisicamente, si insomma con lei avrebbe fatto qualsiasi cosa che includesse un letto e un preservativo. No, non gli piaceva come persona, solo come bel viso dal fisico troppo asciutto ma incredibilmente attraente.
-Chi comincia?-Domandò Camilla- Io ho già dato prima, non mi ripeterò-Aggiunse poi mordendosi per una ragione ignota le labbra viola.

-Bene allora inizio io visto che non c’è nessuno volontario. Mi chiamo Leon Vergas, ho 16 anni e in questo momento mi sento molto ridicolo a presentarmi così. Non sono un maniaco ne uno stupratore, tantomeno un serial killer, anche se penso di avere dei forti istinti omicidi verso i ragazzi egocentrici e troppo sicuri di se- Si presentò Leon
-Quindi hai dei forti istinti omicidi contro te stesso?-Chiese Diego ridacchiando.
-No, solo contro quelli come te Dominguez. A Proposito, presentati- Rispose Vergas lanciando un occhiataccia allo spagnolo.
-Bene. Mi chiamo Diego Dominguez e ho 17 anni, non sono un maniaco ma potrei essere uno stupratore, forse, in futuro, non lo so preferirei fare il serial killer per ammazzare tutti quelli come Vergas, che, a proposito, già non sopporto. L’idea di dover passare tre anni qui mi da la nausea, ma l’unica salvezza è che fortunatamente le ragazze non sono affatto male, e qualcuno dei ragazzi è salvabile. Tu no Leon- Diego ridacchiò, seguito da Leon.


Inizialmente, proprio così, di vista , già dalle prime audizioni,  quel ragazzo dall’aria tristemente pericolosa che era Diego non gli andava a genio ma doveva ammettere che aveva un senso dell’umorismo particolare. Stava al gioco ed offendeva contemporaneamente, le sue battute erano armi a doppio taglio.

 Diego pensò che forse Leon non era tanto male, in fondo. Si aspettava una reazione rabbiosa ed eccessivamente permalosa da parte sua, che sembrava essere più egocentrico di quanto Diego non lo fosse mai stato, e Diego, doveva ammetterlo, era alquanto pieno di se. Il motivo era semplice, eppure complesso da capire per chi lo vedeva da fuori.

Compensava la mancanza di un amore paterno con un eccessivo amore nei propri confronti.

Si presentarono uno ad uno, senza aggiungere troppi dettagli su di se e la propria vita. Tutti loro avevano i loro segreti, tutti loro erano stati additati per una vita a causa di essi, tutti loro non desideravano altro che sentirsi normali per una  volta in vita loro.

-Non hai caldo?-Chiese Maxi indicando la felpa a maniche lunghe che indossava la spagnola Natalia, prima di ritirarsi nella stanza che divideva con Leon e Federico.
-No, sto bene così- Rispose Nata cercando di controllare l’ansia che le veniva ogni volta che qualcuno notava le sue felpe, che non toglieva mai.
-Sicura? Fa molto caldo- Continuò Maximiliano
-Senti, se ho caldo o meno non sono fatti tuoi ok? Lasciami perdere- Disse bruscamente Nata lasciando sbigottito Maxi, ma anche se stessa.

Maxi pensava di aver inquadrato i suoi nuovi compagni e Nata era a suo parere la più dolce del gruppo, timida e meno aggressiva. Era la meno spaventosa, nonostante indossasse anche lei abiti neri e pantaloni strappati.

Da parte sua Natalia era sempre stata timida, sottomessa. Lasciava che gli altri la insultassero, ci era abituata ,e non capiva il perché di quella sua reazione eccessiva ad una domanda motivata dalla semplice curiosità di un ragazzo con cui avrebbe abitato per tre anni.

-Va bene, scusa. Certo che se qui siete tutti così nervosi non sarà facile- Commentò Maxi sorridendo
leggermente prima di dirigersi verso il suo corridoio.
Nata si chiuse la porta alle spalle sospirando pesantemente.
-Che è successo?-Chiese Ludmilla voltandosi verso l’amica
-Succede che già cominciano con le domande sconvenienti. Quello con il berretto come diamine di chiama Maximo, Maximiliano si insomma lui, mi ha chiesto della felpa. Dio non voglio che mi guardino come una pazza suicida, come facevano prima tutti i miei compagni di scuola- Rispose la riccia buttandosi a peso morto sul letto.
-Tranquilla, non saresti comunque costretta a rispondere e poi qui nessuno mi sembra normale sinceramente- Commentò Ludmilla
 
-Bene per convivere con me ci sono tre semplici regole. 1) non toccate la mia roba 2) Non guardate la mia roba 3)  Non mi svegliate o vi ucciderò nel sonno- Camilla si mosse velocemente nella stanza per prendere il letto singolo, mentre a Violetta e Francesca rimaneva solo il letto al castello.
-Io vado sopra-Urlò Vilu salendo velocemente la scaletta e buttandosi sul letto felice come una bimba.
-Suppongo che a me resti solo il letto sotto- Francesca si sedé delicatamente sul materasso osservando la stanza che avrebbe condiviso con la punk e quell’altra ragazza che si vestiva peggio di una prostituta.
-Wow sei perspicace bimba- La prese in giro  la punk
-Non mi chiamare bimba, punk-Replicò offesa Francesca
-Oddio se no che mi fai? Sentiamo, sto tremando- Camilla fece una risatina di scherno
- Ti sgozziamo nel sonno- Si intromise Violetta sorridendo
-Cominciamo bene la convivenza- Osservò Francesca
-Penso che mi divertirò con voi due- Affermò Camilla legando i capelli rossi in una coda di cavallo.
 
Maxi rientrò in camera, per scoprire che Leon e Federico si stavano litigando il letto singolo della stanza.
-Oddio sono l’unico maggiorenne qui, è mio di diritto- Federico indicò il letto dalle coperte verdi.
-Hey io ho quasi 17 anni, tu nei hai appena 18, non abbiamo tanta differenza. E poi che significa, io sono più bello quindi è mio- Leon si passò con vanità una mano tra i capelli
-Scusate- Si intromise Maxi
-Che vuoi Ponte?-Domandarono all’unisono i due litiganti
-Se faceste pari e dispari- Propose intimorito da quei due, che riteneva essere i più inquietanti assieme a Diego e Camilla.

Alla fine Leon occupò il letto singolo, Maxi la parte superiore del letto a castello e Federico quella inferiore.
A Federico era sempre piaciuto dormire sopra, da piccolo immaginava di volare come Peter Pan quando era lassù, eppure sapeva che se avesse avuto una crisi, la mobilità lì era limitata e avrebbe fatto tanto rumore da svegliare i  suoi coinquilini, che avrebbero poi posto domande alle quali non voleva rispondere.
 
 
Diego si tolse la  maglia nera e la buttò sul letto, rimanendo a petto nudo davanti a Marco, il quale si sentiva in soggezione a condividere la stanza con il ragazzo a suo parere più pericoloso.
-Che hai da guardare?- Chiese Diego
-Niente- Balbettò Marco
-O Dio non mi dire che sei una checca e ti stai eccitando. No, ti prego- Sbottò Dominguez
-No, non sono gay amico, solo metti a dir poco paura- Si giustificò Marco sperando che Diego non si arrabbiasse.
-Bene, ne sono felice. Certo che sei veramente un macho se ti spaventi di un bulletto come me- Lo schernì Diego
-No solo…-Marco non sapeva che dire
-Ti insegnerò io come funziona la vita- Diego passò un braccio attorno alle spalle di Ponce de Leon.

Due settimane dopo i ragazzi avevano imparato a conoscersi e convivere era sempre più facile e divertente. Ma era allo stesso tempo sempre più arduo, perché ognuno s’era accorto delle stranezze degli altri. Le amicizie, i legami, le tensioni, le antipatie già si erano venute a creare nella piccola casa di adolescenti.
Il primo giorno di lezioni , come sia Pablo che Angie avevano previsto, i ragazzi arrivarono con un’ ora circa di ritardo.

Angie consegnò loro l’orario settimanale, che consisteva in 3 ore di canto, 2 di ballo e una di spettacolo generale al giorno.

Quello era il loro terzo  lunedì di lezione, ma poteva anche essere considerato il primo vero giorno di lezioni, visto che in quelle settimane  avevano fatto poco e niente, più che altro test per valutare il livello di partenza.
-Allora come primo giorno reale di lezioni penso che…-Angie venne interrotta da Ludmilla.
-No. Niente presentazioni, ti prego-
-No, tranquilli, niente presentazioni da bambini, inoltre  sono due settimane che siete qui, vi conoscerete abbastanza bene credo. Cominciamo a lavorare. Allora ci rimangono due ore quindi io direi di fare un esercizio- Propose Angie
-Bello. Cosa dobbiamo fare?-Domandò Marco desideroso di accontentare quella ragazza tanto dolce che era la loro insegnante.
-Allora sceglierete la canzone che meglio vi rappresenta, non vostri inediti,  la proverete per un oretta e poi vi esibirete- Spiegò Angie
-Non è poco un ora?-Chiese Natalia
-No. Voglio sentirvi così a freddo. Potete lavorare massimo in coppia. Cominciate ragazzi- Rispose la professoressa osservando  i  suoi alunni.
 

Hand clapping
Hip shaking
Heartbreaking
There's no faking
What you feel when your riding home
Yeah, yeah

Music's in my soul
I can hear it everyday, everynight
It's the one thing on my mind
Music's got control
And I'm never letting go, no no
I just want to play my music


Cantava Marco con una sicurezza e una passione inaspettata per uno come lui, che fino al quel momento era sembrato essere il più debole del gruppo, quello meno capace.
 Stava dimostrando il suo valore con tenacia, semplicità e spontaneità invidiabili. Si muoveva sul palco controllando ogni movimento, mentre i suoi compagni lo osservavano a bocca aperta per la sorpresa ed Angie sorrideva annuendo.

Dal primo momento in cui lo aveva visto aveva capito che quel ragazzo aveva qualcosa di sbalorditivo, di speciale. Che la timidezza e la compostezza con cui si presentava sparivano completamente quando era sul palco e si lasciava andare alla passione.

Love it or hate.
I can’t help the way  I am
I hope you don’t misunderstand
Cause I’m too cool, yeah too cool, to know you


Ludmilla muoveva le lunghe gambe da una parte all’altra della sala. Diego la osservò con attenzione, soppesando ogni pregio e difetto della giovane che sventolava  i boccoli d’oro da una parte all’altra e incantava tutti con le sue movenze femminili.

Federico fischiava e applaudiva, fin troppo gasato per una ragazzina che a parere di Diego era  troppo magra, snob e piena di se. Che fosse bella non lo metteva in dubbio, ma sicuramente le altre ragazze non erano da meno, alcune, secondo lo spagnolo, erano anche più belle.

Ludmilla si avvicinò a Federico tirandolo a se prendendolo per la canotta che indossava e pronunciando le parole della canzone con un ghigno di superiorità “im too cool to know you” per poi rilasciarlo  andare e terminare il pezzo con una posa.

-Dici così ora bambola, tra un po’ ti piacerò talmente tanto che la notte  i nostri compagni si lamenteranno per rumori molesti- Le gridò Fede, mentre lei faceva una smorfia di disgusto. Non lo sopportava quel ragazzo, in una settimana di convivenza aveva desiderato di ucciderlo 100, forse 1000 volte. Il solo pensiero di doverlo sopportare per tre anni le deva il voltastomaco, le faceva realmente schifo il suo atteggiamento.  Leon e Diego erano dannatamente egocentrici,  Marco era troppo perfetto,  Maxi era perpetuamente allegro come se la vita fosse tutta rose e fiori, e probabilmente la sua lo era stata. Nonostante questi difetti degli altri ragazzi Federico Pasquarelli rimaneva il peggiore.

When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
 It’s where my demons hide
Don’t get you close it’s dark inside.
It’s where my demons hide, it’s were my demons hide.


Qualcosa nello sguardo del giovane Vergas, qualcosa nei suoi spenti occhi verdi, qualcosa di simile al luccichio delle lacrime, fece preoccupare Angie.

L’intensità con la quale Leon cantava era impressionante, quasi eccessiva, trasmetteva  dolore, tanto, troppo per un ragazzino che stava realizzando i suoi sogni.

Violetta lo osservò incuriosita. Non aveva mai visto nessuno sentire così tanto un pezzo, pronunciare le parole sforzandosi di non piangere, mantenendo un tono saldo eppure dannatamente malinconico che ti faceva venir voglia di andare lì e stringere tra le braccia quel ragazzo. Si fermò a fissarlo per la prima volta  da quando lo conosceva, notando quanto fosse bello, bello veramente. Aveva dei grandi occhi verdi, che in quel momento anche solo vederli ti faceva star male per la loro tristezza, il naso piccolo e diritto, la bocca perfetta e il fisico tonico. Le piaceva l’accenno di  ciuffo che portava, lo rendeva più interessante in qualche modo.

Diego che duettava con lui sembrava invece arrabbiato mentre cantava, sembrava che quelle parole così semplici avessero tirato fuori strani sentimenti, forse ricordi dolorosi. Nessuno avrebbe saputo dire il perché di quella rabbia disperata, il perché dei muscoli tesi, del volto rosso, della voce rauca e delle parole gridate con furia contro nessuno e contro tutti.

Francesca ne rimase scossa. Non aveva mai visto un concentrato simile di ira tutta assieme, e la spaventava.
Diego la spaventava, terribilmente. C’era qualcosa nel suo sguardo, qualcosa si indefinibile, come un velo che non lasciava trasparire il vero Diego Dominguez, ma solo la sua parte peggiore. Quel velo Francesca avrebbe voluto superarlo, passarci dentro, per conoscere il vero Diego, non quello strafottente ed egoista che aveva conosciuto in quella settimana, eppure c’ era qualche cosa che non le permetteva di superare il confine con Diego, aveva paura di superare il confine, di oltrepassare il velo. Aveva paura, in realtà di conoscere quello che si nascondeva dentro Dominguez, aveva paura di scoprire che non c’era nulla di diverso da ciò che vedeva, che Diego era così, un bastardo egocentrico, e non c’era nulla da cercare, nessun animo buono segnato da eventi passati.

Uno per uno si esibirono, lasciando trasparire un po’ della propria anima, un po’ dei propri dolori, un po’ del proprio passato. Si esibirono tutti, tutti raccontando una storia, tutti facendo sorgere domande ai loro, oramai amici.

Federico se ne stava in piedi davanti la finestra, a fissare il mondo fuori dal collegio.

-Stai bene amico?-Chiese Leon dandogli una pacca sulla schiena.
Erano molto uniti lui e Federico. Sembrava strano costruire un rapporto con qualcuno in due settimane  ed arrivare a considerarlo una specie di fratello. Si conoscevano da poco eppure Leon sentiva una strana, indescrivibile, empatia verso di lui, di cui sapeva poco e niente, di cui conosceva solo il lato superficiale, rumoroso, bambinesco e  divertente, ma che sapeva nascondere qualche cosa di più.

Lo vedeva nei suoi occhi marroni, che somigliavano ai suoi verdi, per quella stessa perpetua ombra che li offuscava e che quel giorno sembrava essersi scurita negli occhi di Federico.

-Sto bene- Rispose l’italiano forzando un sorriso. Leon, non volendo insistere, lasciò perdere. Sapeva quanto ricevere domande in momenti in cui non si verrebbe far altro che soffrire in silenzio fosse brutto. Eppure voleva capire cosa stava accadendo al suo amico, voleva sapere cosa gli era accaduto, ma era presto, lo sapeva. Lo sapeva perché lui, nonostante provasse quella specie di amore fraterno verso Pasquarelli, non era pronto a fargli conoscere i suoi segreti.

Quella sera, rannicchiato nel suo letto, Federico pianse, in silenzio però, come mai in vita sua. Le lacrime salate scivolavano sulle guance e bagnavano il cuscino. Il sorriso sempre presente davanti ai suoi amici era sparito, sostituito da una smorfia di dolore. Era un dolore strano quello di Federico, non era fisico e faceva più male. Era un dolore, il suo, dettato dalla vergogna, dalla rabbia, dalla frustrazione e dalla consapevolezza di essere un debole.

Perché Federico lo sapeva, solo i deboli possono ricascarci dopo esserne usciti.

Quella settimana era andato in diverse farmacie a comprare diverse scatole di morfina “Frequento un collegio musicale , non so se lo conosce, si chiama Studio Onbeat, mi hanno mandato a fare rifornimento per quando ci facciamo male ballando” diceva per giustificarsi con i farmacisti. Non aveva i soldi per comprare la droga, ma la morfina non costava troppo, non quanto l’estasi almeno, se la poteva permettere.

Per due settimane non aveva fatto altro che farsi, sballarsi, ed ora che aveva finito le scorte di morfina stava veramente male. Federico sapeva che stava per avere una crisi d’astinenza, ci era già passato. Cominciava tutto con la depressione e lui quella fase la stava attraversando. Si era reso conto tardi dell’errore, della stupidaggine che aveva combinato. La cosa che lo mandava più in bestia era che lui aveva un fottuto bisogno di morfina.


Ludmilla camminò silenziosamente verso il bagno, accese la luce e si guardò allo specchio. Sentì le lacrime pungerle negli occhi. Aveva preso qualche chilo di troppo, ne era sicura, se lo sentiva addosso. Non poteva, non ora che aveva l’occasione di diventare famosa, non ora che stava realizzando i suoi sogni.
Sapeva di non avere più nulla nello stomaco oramai, ma valeva la pena provare. Si ficcò due dita in gola e vomitò quel poco che poteva.
“Non è grave. Mi fermerò appena tornerò in forma” Pensò.

Diego chiuse gli occhi cercando di dormire. Non riusciva, troppi pensieri gli frullavano per la testa. Lui era andato lì per uno scopo, catturare streghe, ed ora frequentava un collegio di musica, dove sarebbe dovuto rimanere per tre anni e in cuor suo amava stare lì. Non aveva senso. La missione era la cosa più importante, doveva dimostrare di essere un Dominguez. Doveva catturare tutte le streghe della città, a partire da quelle che frequentavano lo Studio e che vivevano con lui, di cui lui avvertiva l’inconfondibile dolciastro odore, ma che non riusciva ad identificare.

Francesca si portò una mano alla bocca, cercando di non gridare quando lesse il messaggio che suo padre adottivo le aveva mandato. “Abbiamo portato Luca in un centro di recupero, ma si sa che tuo fratello è un caso irrecuperabile. Starà lì per un bel po’, senza visite. Ciao”
Francesca sentì il senso di colpa crollarle addosso. Se lei fosse rimasta con Luca, con lui per anni aveva fatto con lei, non sarebbe successo. Sapeva quanto Luca odiasse l’idea di stare in un posto pieno di alcolisti, sapeva che era il suo peggior incubo e, per colpa sua, era reale.
 
E quella notte le lacrime scesero degli occhi spenti degli inquilini della casa gialla dello Studio Onbeat, scesero lente scevando nel cuore con pugnali, scesero corrodenti come acido, dolorose come frecce nel cuore.

C’era chi piangeva per i ricordi dei propri cari, morti, come Violetta che si sentiva impura e sbagliata nelle vesti della ragazza facile e come Maxi, che non riusciva a smettere di odiarsi perché il suo cuore batteva forte, e lui respirava, e suo padre non poteva più farlo da tanti anni.

C’era chi piangeva per le sensazioni che provava dormendo, come Nata che sentiva la lama  fredda   e confortante del coltello sui suoi polsi e  come Leon che si dimenava nel  letto cercando di scacciare le mani di sua madre che sentiva ovunque e che non erano da nessuna parte.

C’era chi piangeva per il rimorso come Federico, Ludmilla e Frencesca.

Chi come Camilla piangeva per la nostalgia di chi ha dovuto lasciare tutto per venire a cercare streghe come lei in una scuola con pochissimi alunni  in una città che brulica di magia.  

C’era chi come Marco piangeva per le bugie dette e la paura di essere scoperto, di dover lasciare tutto.

Infine c’era chi come Diego piangeva per l’indecisione di un cuore diviso tra la voglia di rifarsi dei torti subiti e la voglia di essere felice per una volta nella vita.

Angolo Autrice
Allora inanzi tutto vi ringrazio per le 9 recensioni dello scorso capitolo. Non me ne aspettavo così tante! Che dire? questo capitolo è un po' triste lo so, ma ci saranno capitoli allegri, tranquilli. Sicuramente non potevo far risolvere ogni problema entrando nella scuola, sarebe stato irreale, quello che vivono i nostri protagonisti credo traumatizzi molto e pensare che passi da un giorno all'altro è un illusione.
Qui iniziano e delinearsi i primi rapporti.
1 Quello tra Fede e Ludmi, il primo sembra essere più preso dall'aspetto fisico della biondina che da lei come persona e fa il cretino con lei  ogni qualvolta gli sia possibile, lei per tutta risposta non lo sopporta e fino ad ora non ne è nemmeno attratta fisicamente
2 Violetta e Leon. qui parliamo solo della curiosità di Violetta nei confronti di Leon ma poi col tempo vedrete....
3 Francesca e Diego ( FAN DELLA MARCESCA NON TEMETE TROPPO)  come ho scritto nella trama questa sarà una delle coppie ma ci sarà anche la marcesca quindi tranquilli. allora Fran è attratta e allo stesso tempo impaurita dai misteri di Diego, il quale però non espireme alcun parerere su Fran
4 Nata e maxi si parlano ( oddio lo so che non è molto ma considerate che non posso mettere tutti in un capitolo)
Baci
 
  
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