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Autore: Ornyl    24/06/2014    1 recensioni
Per il giovane Martin Stevens è ormai giunto il tempo di sistemarsi,e la grande casa in campagna dei Prynne sembra un ottimo posto per farlo. La villa si trova tra la città e la campagna,perfetta per la vita mondana e per un ritiro intellettuale,e il piccolo paradiso viene venduto ad un prezzo decisamente basso. Stevens coglie l'occasione e si innamora di quella casa,con ottimo personale e stanze ricche,ma ciò che lo colpisce già da subito è il ritratto della giovane e defunta primogenita Prynne,Ophelia,un quadro talmente ben fatto da sembrare quasi vivo,quasi piangere. Ecco,nemmeno la tela ne è esente: i morti sanno tutto e,chi muore triste e nel dolore,si fa sentire anche dopo tanto tempo,anche dopo tanto sangue,e al sangue si mescolano le lacrime.
Forse Villa Prynne non è un paradiso di tranquillità come vuole mostrarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E così in effetti fu.
Ci dividemmo il numero di inviti da compilare e la "direzione"della preparazione di cibo e decorazioni: io scrissi a pochi amici stretti con l'intenzione di inaugurare la casa,il mio coinquilino continuò a scrivere inviti per la sua lunga lista di ospiti con la più chiara ma mai dichiarata intenzione di tornare in società in grande stile;io preferivo uno stile più semplice e rustico,adatto all'ambiente in cui la villa si trovava,ma ovviamente Alexander pensava ad una festa maestosa ed esotica,lo stesso per quanto riguardava cibo e bevande. Alla fine decidemmo una festa maestosamente semplice,più tradizionale di quanto ci aspettavamo,e per essa si scelse un martedì sera.  Alexander fece chiamare dalla città una piccola orchestra di archi e una piccola squadra di giardinieri che avrebbe aiutato i domestici della villa a curare l'esterno;fece poi mandare Farrah e Manon ad acquistare in particolari e raffinati negozi i drappeggi da mettere alle finestre e alla tappezzeria,mentre il cuoco e i due fattori vennero spronati a cercare i prodotti e le ricette migliori da offrire alla festa.
Il risultato era splendido e tradizionale allo stesso tempo: il viale d'ingresso era stato decorato da tante piccole lanterne che avrebbero guidato le carrozze fino alla scalinata d'ingresso,decorata da drappeggi bianchi ed oro e degli stessi colori erano le livree dei lacchè-ormai necessari; tutte le finestre del salone e della sala da pranzo vennero decorate dagli stessi drappeggi,mentre lo scalone venne semplicemente adornato da due grossi vasi contenenti rose bianche; il giardino sul retro venne anch'esso illuminato da leggere lanterne dal sapore orientale-consigliate da Anne-,le statue vennero lucidate e ai piedi dell'angelo venne deposto un cuscino di rose bianche. Vennero lucidati tutti i lampadari,l'argenteria e i servizi di piatti e boccali e la sala da pranzo venne apparecchiata con tutte le ricche cibarie preparate per l'occasione- champagne,sorbetti,dolci alla crema,polli e tacchini arrosto e chissà quant'altro- mentre la piccola orchestra della città venne posizionata in un angolo nel salone. Quando la sera della festa arrivò il risultato fu ancora più bello e luminoso,e per la prima volta fui fiero del mio mondano coinquilino.
Io vestii molto semplicemente: calzoni neri,una camicia pulita e giacca carminio. Alexander invece scelse un lucido e costoso completo nero,si coprì le grosse dita di anelli e scelse due grossi gemelli a forma di serpente che morde la coda. Quando lo raggiunsi nella sua stanza era già bell'e vestito,profumato di colonia e talco,e non faceva altro che specchiarsi
-Meraviglioso,meraviglioso .. Non trovate meraviglioso questo completo,Martin? E' poco patriottico lo so,ma viene direttamente da Parigi!-
Forse era l'ansia per quella festa maestosa,forse era stanchezza repressa, nonostante facesse qualsiasi movimento possibile per esprimere la propria vanità non riuscii a vedere il suo riflesso.
-Già,è davvero molto bello. Costa un occhio della testa soltanto guardarlo!-
 
Alle nove e mezza l'orchestra iniziò a riscaldarsi e,mezz'ora dopo,arrivarono le prime carrozze. I proprietari erano più che altro miei conoscenti o parenti: i coniugi Stevens,alias mio fratello William e la piccola mogliettina Dianne accompagnati da mia madre,naturalmente MacKenzie e Davis con due signorine di cui non ricordavo il nome e poi i miei cugini Claudius ed Ernestine Bennet. Le loro carrozze erano piccoli cocchi di legno verniciato di nero o di marrone scuro,senza decorazioni pompose e con le tende rosse o bianche. Ad accoglierli fui solo io e,appena mi videro,corsero ad abbracciarmi e a farmi le congratulazioni per la casa.
-Martin,bambino mio!-mia madre mi correva incontro nonostante mio fratello cercasse di non farla affaticare,fiera e dignitosamente elegante nel suo abito nero. Appena la vidi le baciai la guancia ed ella ricambiò carezzandomi i capelli.
-Ma guarda,guarda che castello ti sei procurato! Tuo padre sarebbe tanto fiero di te!-
-Mamma,William e Dianne entrate pure .. Siete i primi che accolgo in casa!-da lontano scorsi anche MacKenzie e Davis con le loro damine,ma mi salutarono facendomi l'occhiolino e dissi loro di dirigersi nella sala pranzo dove avrebbero potuto accomodarsi e bere qualcosa.
-Salve,cugino!-mi si fecero incontro i gemelli Bennet,due biondini dai vispi occhi azzurri vestiti di azzurro e bianco,con la giovane e bella Ernestine ormai in età da marito-Non potevamo mancare a questa occasione, non ci vedevamo ormai da tempo immemore .. E poi per Ernestine è giunto il tempo di far nuove conoscenze,non trovate?-e la fanciulla rise in maniera giuliva,profumata come una bambina pronta per battezzarsi.
I miei ospiti vennero ricevuti anche da Alexander,che li trattò con fredda cortesia,e Ernestine non smise un attimo di guardarlo. L'orchestra aveva iniziato a suonare una mazurka quando iniziarono ad arrivare gli ospiti di Alexander: carrozze lucide e ben illuminate,dalle grandi ruote rumorose e feroci,e da esse fiumi di organza bianca per le donne più giovani,velluto per le sposate,mantelle di colori sgargianti e piume e tiare di diamanti sulle teste bionde,brune e rosse,e stivali di pelle ben lucidi,calzoni bianchi e neri e blu e rossi di velluto e giacche decorate da orologi da taschino e poi camicie bianche ben allacciate e capelli lucidi. Alexander si precipitò fuori e osservò la prima carrozza sul viale,lucida e nera: da essa scese Anne Hughes, vestita stranamente di bianco ma con una spessa pelliccia di volpe sulle spalle,con una fanciulla magra e pallida,con piccoli occhi vispi e capelli scuri,vestita d'azzurro e accompagnata da un cavaliere biondino in uniforme. Alexander ovviamente corse ad accoglierli con ansia,baciando appena la manina della fanciulla in azzurro,stringendo la mano al ragazzo in uniforme e afferrando e baciando la mano di Anne; poi si diresse verso una seconda vettura,da cui scesero tre uomini,uno biondo e due bruni e tutti e tre vestiti in maniera simile:anche qui le strette di mano e le pacche sulle spalle furono vigorose e,insieme al precedente gruppetto,vennero introdotti nel salone.
-Oh,Martin!-la voce di Anne mi chiamò dall'ingresso e fece sobbalzare mia madre-Venite qui,dovete fare assolutamente conoscenza con la nostra piccola compagnia ..-mi prese con la mano l'indice e il medio, facendomi ovviamente avvampare-era bellissima quella sera,forse più bella della cara e innocente Ernestine che la guardava mangiandosi le mani. Anne mi condusse dalla fanciulla in azzurro e dal giovane in uniforme.
-Laureen,Daniel cari .. Questo è il padrone di casa,Martin Stevens. Non fidatevi mai del caro barone, sapete quanto son bugiardi codesti aristocratici!- e i tre si misero a ridere gaiamente,poi mi sorrisero facendo un piccolo inchino. La fanciulla si chiamava Laureen Holmes e il ragazzo Daniel Robinson,entrambi dal viso più semplice e intelligente di quello di Anne. Subito dopo entrarono nel salone i tre uomini del secondo cocchio,anch'essi introdotti da Anne.
Si fece avanti il biondo,alto e dall'intelligente viso illuminato da grandi occhi verdi,il cui nome era Isaac Russel; dopo vennero i due bruni,piccoli e tondi e anch'essi dal volto intelligente,i cui nomi erano Deshawn Owen e Egbert Dixon. Mi fecero complimenti per l'abbigliamento e per le decorazioni e,subito dopo,entrò Alexander circondato da un altro folto gruppo di persone,più donne che uomini,tra cui sicuramente due coppie sposate. Alexander mi introdusse per primi costoro,i coniugi Parker: il marito,giovane e massiccio,con folti capelli rossicci e il naso aquilino,aveva come nome David e la moglie,robusta e rosea,con ricci capelli biondi che scappavano sotto la tiara,si chiamava Cornelia;poi si fecero avanti sorelle,l'una  diversa dall'altra,una alta,bruna e pallida-così tanto,tanto simile ad Ophelia che Alexander me la presentò ridendo- dal nome Leonore e l'altra bassa,biondina e rosea,dal nome Charlene,e queste erano le sorelle Mitchell;poi seguirono un certo Dean Cook,alto e scuro,con folti capelli corvini,i coniugi Elsdon e Francine Powell- egli gigantesco e occhialuto,dai capelli corvini,per certi versi molto simile ad Alexander ed ella piccola e rossiccia,con grandi occhi verdi e bocca sottile.
Da quel momento la festa fu gaia e splendida,col salone colmo di gente elegante e impomatata,tutta presa a chiacchierare sullo scalone con una coppa di champagne,a cantare vicino al piano- Leonore teneva un piccolo concerto privato e l'orchestra s'era addirittura fermata per farla cantare- o a discutere seduta sui divani o in giardino .. In giardino! Chissà se qualcuno avrebbe notato il triste letto di marmo di Ophelia in mezzo alla gaiezza della sera,chissà cosa avrebbe detto davanti a quel povero angelo,chissà se avrebbero calpestato,vinti dall'alcool o dalla stanchezza,quei poveri resti .. Alexander stava per allontanarsi in giardino insieme a Charlene Mitchell e ad Anne,ma la piccola orchestra iniziò subito la prima danza della serata e tutti vollero ballare,me compreso. Quella sera avevo notato con particolare piacere mia cugina Ernestine, malinconica in un angolo mentre osservava la bellezza delle altre dame ma,chiamata da me alla danza,subi to splendente di felicità e gaiezza. Mia madre lontana osservava tutto e sorrideva.
Gli uomini da un lato,le donne dall'altro: ogni marito ballò soprattutto con la propria moglie,Alexander era indeciso tra Cherlene e Anne ed io scelsi la cara cugina,che tutta avvampava nel suo abito color cielo. Appena misi gli occhi su di lei dimenticai per tutta la sera la bellezza prorompente di Anne o il carisma di Leonore e per un attimo dimenticai anche Ophelia.
-Ballate con me,dunque?-
-Sì,cugina. Ma vi avverto che non sono il ballerino migliore e temo per i vostri piedi-
Ridacchiò arrossendo tutta,mentre da lontano MacKenzie,Davis e anche Alleyn stesso mi davano segni d'approvazione.
-Ed io per i vostri,cugino Stevens-
Iniziava la danza e per i cinque,dieci minuti che seguirono fui preso da quegli occhi azzurro cielo,da quel candore umano,vivo,tangibile che riuscivo a percepire da quella manina guantata. Da lontano scorgevo il ritratto di Ophelia lasciato nella penombra,illuminato ai lati da due candelabri,e vicino ad esso la figura di Farrah: non m'ero accorto di lei per tutta la sera,nè mi era sembrato di averla vista salire le scale.  Dava un occhio al ritratto e poi al ballo,dunque svuotava il vaso e cambiava le rose secche con fresche rose bianche. Un altro giro,un'altra giravolta,ed ella era sparita. E tornavo a guardare la cara Ernestine sorridente e arrossata,con le labbra lucide e profumate di champagne tanto erano vicine alle mie.
La danza finiva.
 
Scoccava la mezzanotte quando vennero sparati i fuochi d'artificio: girandole e fiori rossi,verdi,oro e blu fiorivano nel cielo e si dissolvevano nel cielo notturno,terso di stelle.
-Grande festa,non trovate?-
Alexander mi si avvicinava: occhi lucidi alla luce dei fuochi d'artificio,volto arrossato,collo sporco di rosso e bicchiere alla mano. Tra un lampo e un altro notai che la sua camicia era abbottonata male,e lo fissai a lungo.
-Già,grande festa davvero.- 
Cercavo con gli occhi Ernestine e la trovai poco distante,con un viso non suo,col viso di Ophelia.
   
 
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