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Autore: FrancyBorsari99    25/06/2014    1 recensioni
Amber ha vissuto i quindici anni della sua vita cercando un posto adatto a lei, ma ovunque sia stata non si è mai sentita a casa, ben accetta, è una reietta respinta da entrambe le ali della sua famiglia: da parte paterna è uno Shinigami, un Dio della Morte, da parte della madre sarebbe stata l'ente di una setta di Alchimisti, se il capocongrega non l'avesse cacciata.
Finchè un giorno, dal mondo degli Shinigami, non intravede sulla terra un posto strano, che sembra ospitare gente dal sangue misto e semidivino: il Campo Mezzosangue.
Forse, questa è l'unica possibilità che le resta per riscattare un passato da esiliata e annientare i fantasmi che la tormentano. E poi c'è Leo.
Lo strano meccanico sempre sorridente, ma nei cui occhi Amber riesce a vedere le ombre.
Chissà che non le sconfiggano insieme...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Spoler La casa di Ade

AMBER
Me ne vado dall'Olimpo nello stesso modo in cui ci sono arrivata: senza sapere né come, né quando.
L'unica cosa che so è che mi sono immischiata in qualcosa di pericoloso, e probabilmente non ne uscirò viva, ma ormai l'importante è che ne esca vivo Leo.
Riprendo i sensi in piena caduta libera, il vento mi frusta la faccia e i capelli mi svolazzano intorno al capo. Ho le ali accartocciate e ripiegate sulla schiena, i muscoli raggrinziti e pressati dall'aria mi impediscono di aprirle. Butto fuori un urlo lungo, finchè l'impatto con l'acqua non mi provoca un'ondata di dolore a tutto il lato sinistro del corpo. Credo che cadere sull'asfalto sarebbe stato meno doloroso, in più apro stupidamente la bocca per gridare di nuovo dal dolore e ingoio il contenuto intero di una piscina olimpionica.
Le ali appesantite mi trascinano in basso, cerco do risalire in superficie ma ogni tentativo è una probabilità in più di morire affogata.
Ormai sono rassegnata. L'acqua è più fredda mano mano che scendo in profondità, i raggi del sole si affievoliscono, e ormai sono pronta ad accettare la mia morte...
e l'aria mi aggredisce come una raffica di proiettili, sento l'acqua cristallizzarsi sul mio viso, ma l'ossigeno ha un sapore talmente buono che boccheggio ed annaspo scalciando con i piedi per salire e prenderne ancora. Qualcosa mi ha presa e spinta su, qualcosa che continua a tenermi saldamente stretta e a trainarmi a peso morto verso la riva.
Percy.
-Coraggio, Amber, ci siamo quasi...- dice, ma sta mentendo: il bianco della sabbia è lontano, e nella sua voce si sente lo sforzo di trascinare ottanta chili ulteriormente appesantiti dall'acqua. Sento le onde spingermi all'altezza dellla schiena, ma il figlio di Poseidone sta facendo fatica ugualmente a causa dell'ingombro di trentasette chili e cinque metri quadrati di membrana. Vorrei davvero aiutarlo, ma ho a malapena la forza di respirare. Sulla battigia sabbiosa intravedo Annabeth che si sbraccia nella nostra direzione.
Cerco di nuotare, ma le mie ali sono troppo pesanti. È la prima volta in vita mia che le maledico con ogni osso del mio corpo. Come se non bastasse, i muscoli mi fanno male per l'impatto con l'acqua, e ho la vista ridotta per l'albedo prodotto dall'acqua.
Vedo Jason raggiungere la costa seguito a ruota da Frank, il primo si butta in acqua ordinando al vento di spingerlo verso di noi, mentre il secondo si trasforma in un delfino e ci raggiunge.
Dopo dieci minuti di tira e molla contro l'ingombro delle ali, riesco a strisciare sulla spiaggia. A dire il vero, quello che faccio non può essere considerato un vero e proprio strisciare, dal momento che ho perso la funzionalità della parte sinistra del corpo. Mi abbandono sulla sabbia morbida e ne stringo un pugno fra le mani.
-Gra... Grazie. - riesco a dire, sputando un altro po' d'acqua. Annabeth si materializza di fianco a me e mi solleva la testa, appoggiandosela sulle gambe.
-Brava, respira, va tutto bene.- dice. Non ho bisogno di essere rassicurata, ho bisogno di dire ciò che ho scoperto... peccato che il mio corpo sia di tutt'altro avviso, e svengo dopo qualche minuto.


Il braccio sinistro fa malissimo, e così il fianco, la coscia, il polpaccio e la spalla.
Quando apro gli occhi mi pento di averlo fatto. Tutte le zone che mi fanno male sono color prugna, un viola nauseante che sfuma nel verde ai bordi. Solo vederlo mi fa salire i conati di vomito, e tutto solo a causa di un tuffo in acqua.
Non senza un notevole sforzo mi isso a sedere. Emetto un mugolio di dolore e mi massaggio il braccio.
Il mio orecchio sinistro potrebbe essere danneggiato. È la parte che mi fa più male, e all'interno sento come se lo avessi pieno di azoto liquido che mi inonda di un male lancinante solo a deglutire. Non una bella sensazione, credetemi. vi schiocco le dita di fianco, ma non sento assolutamente nulla, e subito il morale sprofonda ancora più in basso, se è possibile.
Per questo non sento i passi frettolosi che si fanno via via più forti ogni attimo che passa, e l'abbraccio travolgente di Leo mi fa trasalire visibilmente.
-DOVEDIAVOLOSEISTATAMIHAIFATTOPREOCCUPAREDAMORIRE!- urla, ma tanto non posso sentirlo e lascio che mi stritoli.
-Leo... Mi stai facendo malissimo... - borbotto, stringendo i denti e cercando di ignorare le pulsazioni costanti ai lividi.
-Oh, scusami.- dice, mortificato. Gli chiedo di fare il giro del letto e andare dall'altra parte perchè non sento assolutamente nulla dall'orecchio sinistro, così si sposta delicatamente ed esegue. Mi accarezza il viso, sistemandomi una ciocca dietro all'orecchio, si avvicina un altro po' e mi bacia piano, come se avesse paura di bruciarmi.
Una volta seduto sul bordo del materasso mi prende una mano. -Ho preso un colpo. Credevo che fosse stato qualcosa dal tuo mondo, che ne so, un altro Re che vuole ridurti a un frullato.- dice, stringendo le mie dita fra le sue.
Cerco di sdrammatizzare: -fa lo stesso, mi piacevano un sacco i frullati.-
mi appoggio al cuscino e lascio che esamini gli ematomi violacei sul braccio.
-A pensarci bene, l'eredità del titolo passa quando un Re viene spodestato, quindi...- rifletto ad alta voce, picchiettandomi un dito sul mento.
Alza lo sguardo sbigottito su di me e mi sorride. I suoi occhi scuri scintillano della solita luce birichina, che lo fa sembrare un monello. -Devo chiamarti Vostra Maestà?- si inchina esageratamente e ci mettiamo entrambi a ridere, arrivo quasi a dimenticarmi che ho un male pazzesco dove la macchie deturpano la mia pelle.
-Spiacente, Leo, ma credo proprio che ti stia sbagliando.- dico. -Sei tu che l'hai ucciso. Quindi sei tu il nuovo Re in carica.- il suo sorriso sembra sgonfiarsi.
L'incredulità si allarga sul suo volto e sbarra gli occhi fissandomi come se avessi appena parlato in una lingua sconosciuta.
-Come? No, insomma, non può essere!
-Invece è così.
Leo distoglie lo sguardo e si passa una mano fra i capelli, riprendendo a picchiettare freneticamente le dita sul ginocchio. Non deve essere stato in officina ultimamente, perchè ha la camicia bianca pulita, i pantaloni senza nemmeno uno strappo e le bretelle ancora intere ed elastiche. Mi viene da chiedermi quanto tempo sono stata via. Probabilmente il triplo di quello credevo che fosse passato, quindi un giorno e mezzo? Più o meno.
Mi dispiace per lui perchè questa è una carica di grande responsabilità. Non dubito che lui possa riuscire a fare una cosa del genere, ma un re umano non verrebbe visto di buon occhio, e il mondo degli Shinigami è già abbastanza in declino senza che scoppino altre rivolte. Inoltre, adesso ha altre cose a cui pensare.
Prima di spiegare l'accaduto lascio che la ninfa infermiera mi metta in bocca un quadratino di ambrosia -sapore di mele, mhmm...- ed il dolore comincia a sparire poco a poco.
-Immagino voglia sapere dove sono stata.- dico, improvvisamente seria.
Leo annuisce, senza perdere il sorriso. Alle sue spalle ci sono Percy, Annabeth, Frank, Hazel, Jason e Piper. Creo abbiano visto tutto, bacio incluso, ma non mi interessa più.
Sorrido mestamente. -Sono stata sull'Olimpo.- mi “godo” per qualche secondo le loro espressioni stupite, poi continuo.
-Come ci sei arrivata? Qualcuno ti avrebbe vista uscire!- esclama Annabeth interdetta.
-Non ho mai voluto andare lassù. In un qualche modo mi ci hanno portata con la magia. Non ricordo nemmeno di essere svenuta, semplicemente, mi sono svegliata lì.
C'erano solo quattro Dei: Efesto, Ecate, Estia ed Afrodite, e hanno bisogno del mio aiuto.- dico, abbassando lo sguardo sulle coperte bianche.
Aspetto a continuare. Non sono certa che gli altri sappiano della promessa, e devo fare le cose con cautela.
-Leo, sei in grave pericolo.


LEO
Ormai non mi si dovrebbe piú dire che sono in pericolo. Io ci sono nato in pericolo. Anzi, io stesso sono un pericolo. È un dato di fatto.
-Cosa? Perchè?- mi volto verso i miei amici, che sono tutti sbiancati e si fissano l'un l'altro sbigottiti, mentre le mie mani cominciano a fumare.
-Per via di una promessa che facesti tempo fa e che non ti sei impegnato a mantenere.- dice Amber, abbassando lo sguardo.
Sento come se stessi per mettermi ad urlare. 
-Cazzo...- mi prendo la testa fra le mani e stringo le dita, nella remota speranza che si spacchi a metà. Quelle di Amber peró, me le spostano dolcemente e accarezza i miei ricci. Va già un pochettino meglio. 
-Leo, di che cosa sta parlando?- Sento gli occhi elettrici di Jason puntati sulla schiena, e vorrei che non fosse qui. È come se mi stesse trasmettendo una scarica piena, ed il mio corpo fozse bloccato come pietra.
-Vi ricordate quando, durante la ricerca della casa di Ade, quella pazza isterica di Chione mi ha fatto volare in aria e non sono mai riatterrato sull'Argo II?- Piper alza lo sguardo. Lei ha capito, era presente quando accadde. Deve ricordarsi molto bene di come ha sconfitto i figli di Borea tutta da sola.
-Ecco, ehm... Onestamente non ve ne avevo mai parlato perchè non ne avevo voglia, ma sono caduto su Ogygia, l'isola di Calypso.- 
Annabeth sembra sul punto di lanciarsi in una delle sue dettagliate lezioni di storia greca, ma Percy la ferma prima che cominci e mi guarda con la fronte aggrottata. 
-Anche io ci sono finito... E non guardarmi così, tu, tanto lo sospettavi già, no?- dice, rivolgendosi poi ad Annabeth che lo squadra con uno sguardo stupito ed incavolato.
-Si è innamorata di te, vero?-
Annuisco.
-E tu ti sei innamorato di lei.-
Prendo tempo.
Annuisco. 
-Leo, di preciso, che cosa hai promesso?- 
Il mio cuore salta un battito. Non mi piace dover revocare quella notte in cui, guardando le stelle ed attendendo che Ogygia sparisse all'orizzonte, promisi ciò che probabilmente l'unica cosa che sarei riuscito a mantenere.
-Giurai sullo Stige che sarei tornato indietro per lei.-
Un silenzio teso e pesante piomba fra di noi, non ho il coraggio di dire nulla, tanto non c'è granchè da specificare. 
Accidenti, da quando è arrivata Amber al campo, questo impegno che mi sono preso ha cominciato a perdere importanza e ad essere seppellito nei recessi più profondi della mia mente.
-Ma non devi preoccuparti: abbiamo un piano.- dice lei, mettendomi una mano sulla spalla.
E mi spiega il complotto più strano e rischioso a cui mi sia mai successo di prendere parte.
  
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