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Autore: Hitsuki    25/06/2014    2 recensioni
{ introspettivo; avventura; malinconico/nostalgico; angst }
Delle stelle bianche si rincorrevano sulle note di un vento gelido, mentre alcune di esse le sferzarono il viso con veemenza; ricordavano molto gli schiaffi che si danno ai bambini irrequieti, sebbene era le neve in subbuglio e non lei - a dir la verità negava l'altalenante caleidoscopio di emozioni al suo interno: preoccupazione, curiosità, rabbia, meraviglia ma soprattutto tanta malinconia. La neve era prepotente, impetuosa, libera si librava come una piuma fra l'aria rarefatta e continuava la sua scalata verso il Cielo alla ricerca di onore e maggiore potenza. Gaia pensò rapidamente a una plausibile allegoria della neve, ma non riuscì a delinearne né i lineamenti né tantomeno il sesso; su una cosa però non aveva dubbi, se la neve fosse stata una persona di sicuro sarebbe stata molto nostalgica. ×
Si aprano le danze dei mortali rinchiusi in gabbie dorate, che inciampano nei propri Destini intrecciandosi in quelli altrui.
[ • Barocco!AU ]
[ • possibile innalzamento del rating ad arancione | iscrizioni ad OC chiuse. Grazie a tutti per aver partecipato! ]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando il sol la neve indora, neve. Neve e neve ancora.

Eccomi qui con il secondo capitolo, stavolta incentrato su Anemone Cybo di Lunetta 12! Angelo invece è un personaggio che più che ai fini della trama - lascio questo ai vostri OCs - "aiuterà" Anemone… comunque. È più un'introduzione della sua personalità: mentre nel primo capitolo su Margherita si lasciava spazio anche alle azioni, cosicché si approfondisca a poco a poco la sua personalità, qui ho già dato un'idea più chiara - è difficile da spiegare, ma più o meno il concetto è questo. Naturalmente s'approfondirà in futuro anche il carattere di Anemone. L'ambientazione la lascio avvolta nel mistero e la svelerò in seguito; inoltre, nella prima parte del capitolo (dall'inizio fino a quando all'OC di Lunetta girerà la testa) Anemone ha diciassette anni, poco prima di una sua plausibile incoronazione che l'avrebbe portata a diventare Principessa dei Cybo - stessa cosa per Piko e Miki, ove quest'ultima ha perciò la stessa età di Anemone. A proposito, la famiglia Cybo è invece molto religiosa e credente, Anemone soprattutto, che dà anche importanza ai beni materiali; chissà quando incontrerà Margherita, atea - e anche questo suo ateismo lo analizzerò poi - e che dà poco peso alle cose materiali! Eheh, ho già qualche idea. Nulla, cambierò grafica - ma con l'html sull'iPad ho già fatto passi avanti, per fortuna - e ci vediamo di sotto con un commentino più soggettivo. Non ce la faccio più, ho cambiato connessione sul PC ma va lentissimo e non me ne capacito! Credo sia perché abito in periferia, grrrr. Ah, e il titolo del capitolo (la parte da "la conchiglia" a "del mare") è ispirata alla Venere del Botticelli (uhuh, sono soddisfatta di quest'accostamento ~) e si comprenderà di più quando tratterò, appunto, del mare. E naturalmente, buona lettura.

Edits alla fine.
La morte tinge di scarlatto la neve immacolata.
Atto II —  La conchiglia trasportata dalla schiuma del mare e l'angelo della neve dalle ali spezzate { Illusione }

L'odore delle salsedine s'insediava nelle narici della giovane, mentre i ciuffi biondi le schiaffeggiavano il viso incitati dalla brezza altalenante della tramontana. Ammirava tranquillamente il mare che rincorreva la schiuma inumidendo la sabbia sottostante e si beò di trovarsi sul ponte in legno a rappresentare la sua supremazia sulla natura e la sottomissione al Signore.1
"Nostro Signore ci ha creato per guidare la Natura" pensò compiaciuta, trattenendo dai sospiri del vento - che s'erano fatti via via più potenti ed incalzanti - il suo ventaglio. Pareva d'acciaio, ma al contempo composto da innumerevoli petali dorati; una rosa cremisi irta di spine aguzze, uguali alla punta dell'arcolaio che fece cadere la Bella Addormentata in un sonno profondo.
«Signorina!». Anemone si voltò leggermente infastidita, il ventaglio fra le mani pronto a scagliarsi sul capo di colui che aveva parlato. Si ricredette però quando davanti a lei apparve un povero ragazzino dagli abiti sgualciti e martoriati, un fanciullo disgraziato che in fondo le provocava tanta pena. Egli fermò la sua corsa per poi poggiare le mani lattee sulle ginocchia, mentre ad ampie boccate inspirava ossigeno ed elargiva anidride carbonica.
L'altra intanto tentò un approccio gentile, abbassandosi dolcemente per arrivare all'altezza del ragazzino, che intanto alzava lentamente il capo per arrivare allo sguardo di Anemone - tentavano entrambi di incontrare il volto del loro futuro interlocutore, in silenzio.
«Hai bisogno di qualcosa?» chiese, tentando di apparire il più disponibile possibile.
«E-ecco…» farfugliò lui, mentre le mani andavano sulla sacca marroncina - che si posava pesantemente sopra la sua spalla - in cerca di qualcosa. Estrasse poi un giornale dalle tonalità rosate che parevano quelle dell'alba, per poi usarlo come barriera fra lui ed Anemone. «Vorreste comprare il mensile?». Alla fanciulla dispiaceva dirgli che la sua ricca famiglia l'aveva già comprato e volle tanto premiare la laboriosità del ragazzino che, nonostante la sua quasi sicura orribile situazione, lottava continuando a credere nel Signore. Così accennò scuotendo la testa di volerlo comprare, con il palmo già provvisto di una monetina da donargli come compenso. Lui inizialmente ritrasse il giornale stupito di fronte a quella moneta che per la sua condizione molto povera era di immenso valore, ma poi timidamente la prese ritirandola velocemente in tasca e porgendo alla giovane donna il giornale; poi fece per andarsene, sempre correndo, ma le sue esili braccia vennero bloccate dalla mano decisa dell'altra.
«Anemone» disse.
Il ragazzino sbattè leggermente palpebre, senza comprendere perché mai ella avrebbe detto semplicemente un nome di un fiore, perlopiù ad una persona di basso rango come lui. Ella lo comprese e quindi - ritraendo la mano che si poggiava sul ventaglio - spostò lo sguardo.
«Il mio nome, intendo». L'altro fece un veloce cenno del capo, volenteroso di fuggire da quel dialogo per evitare la verga che poi lo avrebbe aspettato a casa e il suo padrone che l'avrebbe fustigato. Anemone invece, placidamente, sospirò e fece un sorriso nervoso.
«Certo che devo proprio strapparti le parole di bocca… come ti chiami?».  Il ragazzino rimase ancora una volta leggermente sorpreso e i suoi capelli bruni vennero mossi dal vento che intanto avvolgeva lui ed Anemone. Mosse tremante le labbra, rabbrividendo più dall'imbarazzo che dal freddo, mentre il mare lo incitava provocando alte onde che si schiantavano sugli scogli. Deglutì, prese fiato - mentre l'altra continuava a sospirare, domandandosi come avrebbe fatto a stabilire un buon dialogo con lui - e poi finalmente rispose e le parole si persero inesorabilmente sulla scia di quel vento prepotente che incorniciava l'atmosfera quasi onirica.
«Angelo». Di nuovo silenzio, poi la piccola figura indietreggiò nervosa continuando ad osservare Anemone - che intanto s'era alzata e pareva anch'ella persa per via di quell'ambiente evanescente. In un microscopico lasso di tempo le voltò le spalle e riprese a correre con i piedi fiacchi, mentre il corpicino candido come la neve pareva sfidare la forza agghiacciante della tramontana.
Quando poi il bimbo scomparve, l'anima del vento s'acquietò ed i capelli biondi di Anemone le ricaddero sulla schiena - alcune ciocche però andarono disperdendosi sul busto - e lei rimase ancora con le braccia sui fianchi a contemplare il suo cuore in cerca di qualche risposta.

Ritornata alla sua splendida reggia, ad accoglierla ci fu il suo servo - il suo amico - più caro. Capelli d'acciaio, occhi acquamarina e pelle di porcellana.
«Signorina, è in ritardo per il pranzo» la rimproverò tentando di mantenersi serio, con il capo chino per far notare la sua sottomissione e nascondere il suo leggero divertimento.
«Paolo2, smettila» osservò furtiva il corridoio per essere sicura che solo loro due si trovassero lì e, assicuratosi che non c'era nessun altro, diede una piccola pacca amichevolmente col ventaglio sul capo ancora abbassato del servo e poi - essendo Paolo piuttosto basso e fragile, proprio come la neve anch'egli - si mise in posizione eretta dirigendosi alla sala da pranzo. Lei e Paolo erano amici, le frasi di uno animavano l'altro di incontenibile affetto ma era un rapporto che dovevano mantenere segreto per il bene loro e della Corte dei Cybo stessa. Come quando i raggi di luna traspariscono timidamente dalla massa scura del cielo bucherellandolo di puntini luminosi, così loro con piccoli e lenti gesti coltivavano la loro amicizia; con cautela, ma ostinati a renderla sempre più rigogliosa.
Camminarono per un breve lasso di tempo, la serenità che bastava a riempire il forzato silenzio, mentre le scarpe sfioravano delicate il pavimento marmoreo - e nel caso di Anemone l'ampia gonna si trascinava lentamente trasportata dal movimento dei piedi. Alla fanciulla il corridoio pareva un'enorme illusione composta da specchi e bugie e non fece in tempo a comprendere se anche Paolo pensasse la medesima cosa che giunsero alla fine. L'amico allungò un braccio estendendolo verso la gigantesca sala da pranzo, così sfarzosa che era ricca solo di vuoto e sedie di velluto pesca che s'ergevano verso il soffitto alla ricerca di un Signore che in quel periodo cominciava a mancare nel sale della vita. Anemone strinse a sé il giornale, che per lei era già come una reliquia da custodire; sospirò chiudendo le palpebre per poi sbuffare ironicamente volgendosi verso Paolo - che accennò un timido sorriso -, si riavviò i capelli dorati ed infine decise di sporgersi dalla porta per entrare nella stanza.
«Signorina Cybo, è in ritardo» il padre, austero, era eretto proprio come la sedia ove poggiava, in un vano tentativo di assomigliare al suo Creatore. Anemone questa cosa proprio non la sopportava - essere un altro, in particolare se quella persona è troppo in alto ed onnipresente nella sua evanescenza, era disgustoso. S'irrigidì e si mosse velocemente nella direzione della sua sedia, senza rispondere, quasi a non spezzare nuovamente il silenzio che accoglieva il Signore in quella stanza buia ed altrettanto luminosa. Si sedette confusa, le gambe che ancora dopo anni non riuscivano a tastare il pavimento se poggiati su una sedia - la sedia, quella maledettissima sedia, aveva le gambe troppo alte. Posò le mani ad imitare l'austerità del padre sulle ginocchia ricoperte da un pesante tessuto giallo cenere e spento, per poi alzare decisa lo sguardo che contrastava con la veste ed incontrare quello del genitore - perfino il bambino che aveva incontrato prima non aveva paura di scrutare dentro l'animo di qualcuno, ma in quel momento ad ella pareva che il padre fosse diventato un tutt'uno con la stanza, colmo del nulla più totale. Socchiuse le palpebre un poco; si sentiva assonnata. Vedeva le labbra del padre muoversi velocemente ma con calma, le mani che si muovevano nell'aria che sì, rimaneva sempre vuota, ma dall'atmosfera sempre più pesante. Non riusciva a sentire. Stupita si concentrò per tentare di ascoltare o comprendere le frasi tramite il labiale, ma le provocò solo un maggiore stato di confusione. A poco a poco gli occhi si spensero e persero la loro luce sicura e leggermente ribelle, abbandonandosi a loro stessi insieme al resto del corpo. Venne trasportata come in un moto centrifugo tale e quale a quello che ostentavano Copernico e Galileo Galilei, mentre i colori si mescolavano in un girotondo di pittura e tavolozze - le tinte che utilizzava il pittore s'erano mischiate e tutto diventava sempre più astratto. Appoggiò con forza la testa sul tavolo e il bianco prese possesso dei suoi pensieri cominciando a manipolarli proprio da quel momento.

I raggi di sole filtravano dalle serrande dorate circondando di luce il volto sudato di Anemone. Infastidita, la giovane donna sbuffò voltandosi di lato mentre la coperta di seta ricadeva senza ritegno sul pavimento. Poco dopo però aprì gli occhi e si corrucciò con una nota di spavento; quello non era il vero sole. S'accorse infatti che i raggi che poco prima le baciavano il viso erano freddi, vuoti e privi di materia come il sogno che aveva appena fatto. Infastidita, sbuffò nuovamente; stava ragionando su un mistero e già se ne faceva strada un altro. Quel sogno era stato premonitore e voluto dal Signore, o un incubo? L'unica cosa reale in esso erano il suo servo Paolo - che ormai era stato sostituito da una ragazza di nome Mina3 - e il padre in tutta la sua impeccabile - insopportabile, a sua detta - aristocrazia. Scosse la testa con forza per poi prendere velocemente la coperta scivolata di lato e poggiarla sul letto per facilitare il lavoro alla governante e s'avvicinò alla finestra per risolvere il primo quesito che s'era posta appena sveglia; il più pratico e veloce. Scostò la tenda vermiglia con una mano e oltre al vetro che la separava dall'esterno dei punti bianchi l'accolsero. I suoi occhi s'illuminarono di stupore, uno stupore freddo come il sole che l'aveva svegliata, senza reagire né in modo entusiasta né con ira o tristezza. Semplicemente portò le dita sul vetro, solo un poco, con i polpastrelli che imprimevano una forza microscopica per non appannare troppo la finestra ed osservò. Gli occhi né vuoti, né ricolmi di emozioni; si limitò a compiere l'azione come mossa dal bianco che ora pervadeva la sua mente in stato confusionale, senza pensare a ciò che ne avrebbe comportato - se avessero fatto tutti così, se tutti fossero stati comandati dal bianco, allora sì che il mondo sarebbe realmente degenerato.4
Un rumore cupo vibrò per la stanza, entrando velocemente nelle orecchie di Anemone che però ci mise un po' a realizzare che qualcuno aveva bussato alla porta. Non fece in tempo ad avvicinarsi per girare la maniglia che già la sua serva era entrata timidamente e poi sempre più decisa, spostando lo sguardo per l'intera stanza. Sussultò quando vide il letto non tanto per le lenzuola arrotolate e ricche di brutte pieghe, piuttosto per la scomparsa della padrona; ma quando arrivò ad esaminare con le iridi la finestra ed un'Anemone che s'era scostata da essa con un gesto lesto della mano sorrise e ripuntò gli occhi sul pavimento in parquet.  «Principessa, è già sveglia?». Se Mina era arrivata al posto della governante, e senza colazione per lei, non era buon segno.
«Sì, sì». Tese le labbra all'insù: per lei Mina in fondo era una buona amica, che le faceva ricordare inoltre Paolo - e da come aveva capito la sua nuova serva l'aveva già visto o conosciuto ma era restia dal trattare l'argomento, anche solo sfiorarlo. Le dispiaceva molto vederla con i capelli corti e arruffati tagliati per rendere il colore rosso meno vivido, così come il fatto che doveva sempre frenare il suo sguardo ribelle dalle iridi rosse per evitare di essere ritenuta "figlia del Diavolo". A quanto pare tutti i suoi servi almeno una volta avevano avuto un segreto, condiviso con Anemone - come nel caso della sua amicizia con qualche suo sottoposto - oppure sventato dalla Principessa, che con fare malizioso riusciva sempre ad ottenere parole su parole mentre mille vite le si affannavano in testa. E lei di segreti ne aveva molti, così numerosi che non faceva altro che destare ancor più la sua curiosità. Mina puntò dolcemente il braccio oltre alla porta. «Vostro padre vuole vedervi direttamente in sala».
«Ah, ma davvero?» rispose la Principessa sull'orlo della rabbia, trattenendo l'impulso di dirigersi direttamente da Teo5 per protestare. «Allora dica a mio padre che non ho voglia di servire le sue sciocche esigen—».
«Anemone». Mina s'avvicinò ad ella, poggiando le mani sulle sue spalle. I suoi occhi rossi risplendevano ed ormai non si nascondevano più; fieri osservavano l'interpellata scrutandola dentro, leggendola nel pensiero ma al contempo tentando di modificare i suoi pensieri stessi con altri più ritegni per una giovane Cybo. «Comprendo che Lei sia… stanca di sentirsi dire che deve cominciare a cercare un marito, ma deve comprendere anche suo padre Teo. Lo fa solo per il tuo bene» e lì si bloccò «ed il suo e dell'intera Corte, non lo nego». Anemone non reagì né positivamente né negativamente, rimanendo ad ascoltare Mina con attenzione. «Certo non è un affetto enorme nei tuoi confronti, ma comunque tiene al tuo futuro». Non aveva ancora finito, dato che riprese fiato e scrutò in modo ancora più profondo Anemone. «Ma comprendo di più te, che vuoi essere libera da questa cella dorata, senza ali tarpate o quant'altro. Quindi dialoga con tuo padre senza essere troppo aggressiva, o peggiorerai la situazione. Almeno» riabbassò con estrema velocità il capo e le sue iridi rosso fuoco scomparirono fra la massa di capelli, ma di poco «tu delle possibilità ce le hai. Non fare l'egoista e approfittane». Ancora una volta inspirò ed espirò lentamente, nascondendo completamente lo sguardo e ritornando la serva apocrifa6 di prima. «È tutto».
Anemone era ancora in silenzio, ma rilassò i muscoli e anche lei sospirò. Mentre s'incamminava con la serva verso la sala della colazione, si limitò a chiedere una sola cosa. «Dove hai imparato? Non intendo solo il tuo lessico, ma anche…».
«I valori?» chiese dolcemente Mina. I capelli le erano cresciuti di poco, presto glieli avrebbero dovuti tagliare nuovamente. «Me li hanno insegnati i libri» rispose e prontamente preparò una risposta più soddisfacente «e a leggere mi ha insegnato Paolo».
Anemone non chiese null'altro. Si limitò ad osservare per un attimo la serva, per poi contemplare il bianco che rendeva il mare sempre più misterioso. Sperò vivamente che non sarebbe accaduto nulla, ma a quanto pare - per la seconda volta nella sua vita - le sue preghiere furono vane.
… O forse, era proprio quello l'avvenimento che attendeva da ben venti anni?

I fiocchi erano aspri solo se a contatto con il corpo vivido di sentimenti delle persone. E lui ne ebbe la prova, quasi piovesse acido dal cielo plumbeo ma al contempo limpido, mentre lo scroscio delle onde era una nenia che a differenza delle altre lo teneva sveglio e attento.

***
Notes ;
1 — "Signore"; Dio verrà chiamato così per tutta la durata del capitolo; essendo una bestemmia nominare il suo nome nel periodo Medievale e verso l'epoca di Dante ho pensato che - entrando nella mente di una persona fortemente religiosa - non era certo rispettoso secondo tale personaggio.
2 — "Paolo"; altro nome tutto meno che deducibile, è Piko. Il più giusto sarebbe stato "Pino" - o anche "Puccio", perché Piko è la pucciosità scesa in terra -, ma non m'allettava molto.
3 — "Mina"; SF-A2 Miki. Era l'unico che ho scovato un po' vicino al nome Miki.
4 — "se avessero […] degenerato"; sì, è un riferimento a quelli che istintivamente non riescono a reprimere i loro impulsi primari e compiono atti orridi quali gli assassini, o ancora le guerre che mettono in pericolo milioni di persone che non hanno neppure il tempo per soddisfare i loro superiori assetati di potere.
5 — "Teo"; Kasane Ted, la controparte maschile di Kasane Teto. Naturalmente è un adulto nella fanfiction.
6 — "apocrifa"; ho scelto proprio questa parola per richiamare i Vangeli apocrifi - Vangeli che non sono canonici ma comunque riconosciuti da alcuni seguaci, trattanti principalmente l'infanzia di Gesù Cristo e dove inoltre appaiono i tre Re Magi - e quindi la religiosità di Anemone.


I
l ripostiglio alla cannella ;
Eccomi, i Vocaloid stanno cominciando ad apparire nella fanfiction! In estate non scriverò molto su fanfiction di un solo capitolo e mi dedicherò principalmente alle mie long, sperando di essere più veloce negli aggiornamenti. Ma comunque, mi diverto sempre a scrivere sulle AU storiche e per mie gli OCs sono anche un ottimo "esercizio di scrittura"; volendo io diventare scrittrice per me trattare personaggi altrui - ed in un ambiente storico - è un'enorme responsabilità, ma mi aiuta ad entrare nelle mente dei characters più disparati. Insomma, sono contenta di aver fatto quest'iscrizione ad OC e spero di non deludere nessuno— Quanto al testo di per sé, uhm, credo sia un po' critico… insomma, tratterò anche argomenti delicati (come appunto i rapporti che c'erano fra atei, Protestanti, Cattolici eccetera) esprimendomi su atti che reputo orribili e che ancora in quest'epoca persistono. Insomma, attraverso i vostri OC inoltre voglio trasmette qualcosa, rendendoli umani così tanto da dar l'idea anche dell'umanità stessa nel corso degli anni. Brevemente è così. Bom, vi lascio e spero che abbiate gradito la lettura. Ho molte idee future! Alla prossima, vi lascio un gelato perché è estate e sto cuocendo. Che questa fanfiction mi rinfreschi un po'!
La stregatta H
itsu

Edits;
O8/O7/14
  parziale cambio grafica
  
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