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Autore: yomi95    25/06/2014    1 recensioni
I Teen Titans sono i protagonisti delle storie che vorrei scrivere.
Il primo capitolo, è in parte un prologo, serve a far capire come un pochino i ragazzi siano cambiati.
Nel secondo capitolo, invece, iniziamo a raccontare le avventure degli eroi.
Molte avventure saranno storia a se, altre invece saranno collegate fra loro.
Infatti, sempre nel primo capitolo, ci sono degli indizi.
Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Raven, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota : Non si finisce mai d'imparare. Anche scrivendo, anzi, soprattutto scrivendo. E non solo s'impara a scrivere in un modo che nella vita reale mai si userebbe in un discorso normale. Ma si imparano a conoscere parole che mai una persona avrebbe pensato esistessero. Ma voi lo sapevate che il participio passato di soccombere è soccombuto? Se si? Siete bravissimi. Io l'ho scoperto scrivendo questa storia qui! ^^

Buona lettura.

                                                                   

                                                                               Ipno & Keres

 

“Una leggenda volle che Azar e Trigon dovettero affrontare un nemico ancor più potente.
Didi (Dea dell'Oscurità), la più potente tra i demoni, temuta e rispettata e per questo chiamata Dea.

 

In tempi lontani, in una dimensione sconosciuta, un popolo di divinità, viveva in armonia.
Bellissimi, perfetti e fieri, gli Dei popolavano l' He'ljzio senza bisogno di mangiare o bere, di dormire o di svegliarsi, di amare o odiare, di vivere o morire.
Creature perfette che convivevano fra loro in armonia.

 

La più anziana e saggia, Didi, era bellissima, aveva lunghi capelli neri, carnagione chiara, labbra rosse e carnose, naso e lineamenti perfetti, occhi rossi come rubini capaci di ammaliare anche gli Dei stessi, se solo lo avesse voluto. L'accompagnava sempre un abito nero e lungo con strascico e spalline fine, che esaltava il suo seno prosperoso su un corpo longilineo e aggraziato allo stesso tempo. Quando camminava eretta e fiera con lo sguardo fisso, i suoi passi non si sentivano mai, come se, anche il più piccolo rumore, avesse timore di farsi udire difronte a cotanta bellezza.
Azar la secondogenita (Dea della luce e della vita), era anch'essa bellissima, capelli di platino, occhi chiari come il più azzurro dei cieli e una luce che l'avvolgeva sempre, facendola risplendere. Vestita sempre in abito bianco, che non lasciava vedere la minima parte del suo corpo oltre le mani e il viso. Un viso dolcissimo e incantevole.

Azar passava quasi tutto il tempo a guardare il pianeta azzurro, incuriosita dalla sua evoluzione, da come, in un piccolo ammasso di polvere cosmica, si fosse potuta creare la vita.
L'osservava sempre e osservava gli uomini, quegli esseri così strani, così fragili e forti allo stesso tempo, capaci di odiarsi e di farsi le guerre, e capaci di trovarsi ed amarsi.
Li osservava, li vedeva nascere, crescere, soffrire, innamorarsi, procreare, invecchiare e morire.

 

Ciò non passò inosservato agli occhi di Didi, che non si capacitava del fatto che Azar potesse passare tutto il tempo ad osservare i mortali. In fin dei conti la sorella era l'unica che non la temeva, risplendeva di luce propria ed era sempre incuriosita da quello che la circondava, al contrario degli altri suoi fratelli.
D'altronde anche T'yr (Dio della guerra) la temeva e la rispettava, e non poteva permettere che sua sorella minore, la facesse passare in secondo piano solo per osservare dei semplici mortali.

Un giorno mentre Azar era ad osservare il pianeta azzurro, Didi le si avvicinò e con voce calma e fiera le disse. - Cosa ci troverai mai in quegli esseri inferiori?-
Azar seduta su una roccia intenta ad osservare gli uomini dall'alto del suo mondo, rispose dolcemente senza voltarsi. - Sono così strani!-
Didi – Strani? -
Azar – Si! Nonostante abbiano una breve vita, avvolte sembrano felici! Nonostante siano deboli e fragili, trovano la forza per superare le difficoltà! Nonostante avvolte si odino, sono capaci di amarsi! -
Didi – Odiarsi? Amarsi? Non capisco! -
Azar – Come potresti capire? Tu sei cosi perfetta e fiera, sorella! -
Didi – Non dovresti passare tanto tempo inutilmente ad osservare i mortali! - Lo disse con voce calma e distaccata prima di voltarsi ed allontanarsi.
Ma nel profondo, per un impercettibile istante, un sentimento fece capolino e passò inosservato. L'invidia. Ancora non ebbe la possibilità di percepirlo, ma l'invidia verso Azar, si era appena manifestata e si era nascosta nella parte più oscura ed inarrivabile di Didi, aspettando il momento giusto per apparire.

 

Passava il tempo e Azar sempre più attratta da quel mondo e da quella dimensione, decise di lasciare l'He'ljzio. Poche parole per giustificare la sua partenza, ed un solo sguardo verso la più anziana, prima di voltarsi ed allontanarsi dal suo mondo.

Se Didi rimase impassibile, non fu così per gli altri abitanti dell' He'ljzio, che pian piano, incuriositi da quello che vi era al di fuori, iniziarono a lasciare il loro regno.

Rimase la sola Didi a popolare quel mondo così perfetto, e fu così per parecchie ere, fino a che...
Un giorno, ecco che un sentimento futile e subdolo si manifesta prepotentemente nell'animo della Dea. L'invidia. Sorpresa all'inizio, Didi non capì subito cosa fosse quella strana sensazione che provava. Quando capì, provò a reprimerla. Lei era Didi, la più fiera tra gli Dei e un sentimento così insignificante non poteva abitare in lei. Tutto fu inutile, quel sentimento cresceva e si faceva sempre più potente e costante. Così la Dea decise di osservare dall'alto colei che le provocava tanta invidia. Si sedette sulla roccia dove Azar era solita osservare il pianeta azzurro, ed osservò la sorella così intenta ad occuparsi dei mortali. La sua dedizione verso quegli esseri inferiori le creò un miscuglio di strane emozioni che la colsero impreparata.
Decise così di circondarsi di compagnia, un po per svago, un po per capriccio e un po per necessità.
Così creò gli angeli.

 

Dalla fierezza fece nascere Keres il prediletto. Egli era un uomo di una bellezza paragonabile alla grande madre (Didi veniva chiamata così dai suoi angeli), alto, slanciato, capelli neri lunghi e lucenti, occhi rosso rubino, due ali d'angelo nere come la notte e due corna donategli per simboleggiare la sua posizione di comando. Vestiva con soli pantaloni aderenti neri e senza calzature.
Dall'invidia nacque Geras il subdolo. Altissimo e magrissimo. Aveva capelli neri e corti, occhi neri, zigomi in risalto. Anche egli vestiva con soli pantaloni aderenti neri senza calzature e aveva due ali nere da angelo con dei lievi riflessi rossi.
Dalla grazia nacque Eris la superba. Alta, prorompente, aveva capelli lunghissimi, biondi e ondeggianti. Occhi blu cobalto e labbra rosse come il sangue. Aveva le ali come quelle del fratello maggiore e vestiva con una lunga gonna nera senza calzature ed un top nero.
Dalla forza nacque Oyzis il potente. Uomo dal fisico erculeo, alto e potente, braccia muscolose, torace ampio. Aveva capelli rosso fuoco, occhi gialli e lucenti. Vestiva come gli altri due fratelli maschi e aveva le ali nere lucide con riflessi gialli.
Infine dal desiderio nacque Ipno la rissosa. La più giovane degli angeli era anche la più minuta.
Era graziosissima con dei lineamenti perfetti ed il corpo armonioso. Aveva i capelli corvino non lunghissimi e un po ondeggianti, occhi viola e magnetici, labbra delicate, ali nere come la notte e vestiva con un abito corto, nero e lucido con spalline finissime.

 

L'He'ljzio venne così ripopolato. La grande madre, padrona del regno e dei sui abitanti, passava la maggior parte del suo tempo ad osservare i suoi “figli” e rimaneva spesso colpita da Keres, così bello, fiero e taciturno. E da Ipno, così chiassosa e sgraziata (Cosa che il suo aspetto non dimostrava) che cercava sempre di sfidare i fratelli alla lotta. Ipno aveva un talento innato per il combattimento e ben presto divenne pari a Oyzil. Cercava sempre di misurarsi con qualcuno. Ciò la portò a sfidare Keres il prediletto e il migliore.
Il combattimento durò meno di un battito di ciglia. In un istante Ipno venne atterrata. Il prediletto era troppo per lei, troppo forte, veloce e potente. Per il momento....
A lungo Keres venne sfidato. Ogni giorno. Ipno perdeva sempre, in pochi istanti veniva atterrata.
Tra la rabbia e determinazione di lei e la fierezza ed impassibilità di lui. Fino al giorno.... A quel momento.... A quello sguardo.....
Come ogni giorno, uno difronte l'altra. Keres il preferito, senza emozioni sempre lo stesso sguardo fiero. E Ipno la rissosa, grinta fatta persona e denti stretti.
Inizia la lotta, e stavolta la ragazza contrasta il ragazzo alla pari e riesce a colpirlo di striscio facendolo barcollare per un brevissimo momento. Poi lui l'atterra e rimane sulle ginocchia su di lei.
Ipno in posizione supina che respira affannosamente, il petto si gonfia e si sgonfia rapidamente con forza e ripetutamente, lo sguardo dritto negli occhi del fratello che la guarda impassibile, poi sul volto della ragazza un sorriso e una frase poco più che sussurrata tra gli spasmi del respiro. - Stavolta c'ero quasi!- Poi nuovamente torna a respirare affannosamente.
Nel ragazzo, nella sua fierezza, nella sua inespressività, nella sua forza..... E nel suo petto un solo battito irregolare in mezzo a tutti gli altri. Un solo battito forte, deciso. Un solo battito che risuona come un eco. E due occhi viola dinanzi a lui. Poi uno strano sentimento, che non conosce, verso quella ragazza che a terra difronte a lui, respirava affannosamente, e che sorrideva per un risultato misero che le dava coraggio a continuare. Quasi senza accorgersene, sul volto di Keres, ci fu un sorriso, debole ma visibile.
Tende una mano alla sorella che l'afferra. La rimette in piedi e poi aggiunge voltandole le spalle. - Continueremo domani!- E andò via.
La frase colse alla sprovvista la ragazza. Infatti era la prima volta che il fratello si proponeva per combattere contro di lei, di solito era sempre Ipno che lo sfidava.
Lei rimase li in piedi con ancora il respiro affannato che guardava Keres allontanarsi, poi sorrise e urlò. - Domani ti batterò!-
Lui si voltò arrestando il suo passo per un istante, le fece un sorriso dolce e fiero allo stesso tempo e si allontanò definitivamente.
Rimasta sola, Ipno si butta a terra e continua a respirare affannosamente con la sua mano sul petto, dove il cuore batte forte e risoluto.
Nel corridoio del palazzo dell'He'ljzio, Keres continua a camminare per raggiungere le sue stanze pensando a quella sorella così chiassosa, con quella determinazione e voglia di superarsi e a quegli occhi viola e magnetici. Poi ancora quel battito forte e deciso che spezza la regolarità degli altri. E nuovamente un sorriso. Lui che non aveva mai sorriso nella sua vita, in pochi istanti se ne trovò a fare ben tre.

 

I giorni passavano, e regolarmente i due ragazzi, con costanza si allenavano nel combattimento.
Ipno diventava sempre più forte e potente ed ora contrastava Keres, che ancora vinceva costantemente tutte le volte, ma ogni giorno trovava sempre più difficoltà.
Sapeva che la ragazza aveva un talento innato per la lotta, ma non si sentiva minacciato, anzi, ne era compiaciuto.
Lei, lo ammirava. Ammirava la sua fierezza, la sua forza, la sua bellezza.

I due passavano sempre più spesso del tempo insieme, e non solo quando combattevano.
Ipno seguiva sempre Keres ogni volta che poteva e lui non sembrava affatto dispiaciuto averla intorno, non gli dispiaceva nemmeno il parlare continuo della ragazza. Lui che era così taciturno.
Erano così diversi eppure non potevano fare a meno di cercarsi e di stare insieme.
E inevitabilmente col passare dei giorni, i sentimenti dei due ragazzi si facevano sentire sempre di più, bussando con decisione nei loro cuori.
Non era permesso provare dei sentimenti così forti, la grande madre lo aveva proibito, loro lo sapevano benissimo e dentro al proprio animo se li rinnegavano costantemente.
Sarebbe bastato poco, un solo gesto un solo altro sguardo e l'inevitabile sarebbe successo.

Qualcuno però sapeva.
Ad osservarli nell'ombra, Geras sapeva. Sapeva ciò che i ragazzi provavano. Sapeva ciò che si imponevano per non incorrere nelle ire della grande madre.
Da sempre il subdolo voleva il posto del prediletto. Avere il posto del comando però, era solo il primo passo. Lui mirava ad avere il potere della grande madre. E nella mente, gli balenò l'idea. Avrebbe approfittato di quel sentimento per raggiungere il suo scopo.
Geras conosceva bene il carattere dei demoni. Sapeva benissimo ciò che quegli esseri bramavano.
Temeva Trigon, padrone delle fiamme, con un potere che cresceva a dismisura e sapeva che prima o poi la sua sete di potere avrebbe fatto di lui un nemico temibile.
Quindi decise di puntare su un altro essere infernale.
Convinse con l'astuzia Ahriman del gelo ad attaccare He'ljzio. E poi aspettò che il caos si diradasse per poterne raccogliere i frutti.

Non passò molto tempo. Il demone del gelo inviò il suo esercito contro gli abitanti dell' He'ljzio, ma sottovalutò il potere degli angeli della grande madre.
Gli alati infatti erano combattenti straordinari, dotati di poteri smisurati. In pochi minuti i demoni del gelo vennero annientati e nessuno di loro fece ritorno nel suo mondo.

Seduta sulla roccia dove di solito si sedeva Azar, Didi convocò i suoi “Figli”, che arrivarono e si inginocchiarono a capo chino, di fronte a lei, e con la sua solita voce tranquilla e fiera disse. - Chi è talmente stolto di poter pensare di invadere il mio regno?-
Keres, senza alzare lo sguardo, rispose impassibile, come era suo solito. - I demoni di Ahriman sono quelli che hanno tentato l'invasione.-
Didi – Spero che non sia rimasto di loro nemmeno il ricordo!-
Keres – Così è stato fatto madre! -
Didi – Ahriman, che ha osato tanto, pagherà. Sarà anche un messaggio per coloro che in futuro vorranno osare tanto! Questo è il desiderio di vostra madre! -
Poi si voltò a guardare in basso verso il pianeta azzurro ed aggiunse. - Geras e Ipno, andate nel regno del gelo e portatemi la testa del suo padrone. -
Intervenne Geras che senza alzarsi guardò Didi e disse. - Grande madre, perdonatemi se oso! Io penso che questo sia il compito per il prediletto. Keres che ti rappresenta, manderà un segnale deciso verso tutti gli altri demoni. La sua fierezza e la sua perfezione in battaglia sarà da monito per coloro che solo pensano di poter contrastare voi e il vostro posto di prestigio.
Gli altri angeli erano un po sorpresi delle parole del subdolo e lo guardarono per un istante con stupore, prima di chinare il capo nuovamente. Tranne Keres. Lui rimase impassibile. Sapeva che il fratello tramava qualcosa, ma non lo temeva, non temeva nessuno il prediletto. Però, non sapendo cosa aveva in mente Geras, decise di rimanere al gioco, quindi rimase in silenzio senza dire una parola.
Geras continuò a parlare alla grande madre. - Credo che Keres ed Ipno dovrebbero andare. Il maggiore è combattente da innate doti e la rissosa potrebbe solo imparare guardandolo.-
Didi si voltò e guardò prima Geras, poi Keres, che non aveva ancora mosso un muscolo e disse.- Keres! La tua opinione?-
Il ragazzo alzò lo sguardo verso la madre e con la sua solita voce tranquilla e la sua faccia impassibile, rispose. - Il volere della grande madre, è anche il mio volere!-
Didi – Così sia! Keres vai con Ipno e annienta il gelo con tutti i suoi abitanti. Prima che venga il nuovo giorno, voglio che tutti sappiano, che chi osa sfidare la grande madre, finirà per incorrere nella mia ira. Andate Figli e rendetemi fiera di voi! - Poi si alzò e si diresse verso le sue stanze.
Dopo qualche istante si alzarono anche gli altri.
Oizyl ed Eris seguirono Didi lasciando il giardino e dirigendosi verso il palazzo, poi fu la volta di Geras che passò di fianco al fratello maggiore guardandolo brevemente con la coda dell'occhio.
Rimasero solo i due giovani Ipno e Keres. Lei interruppe il silenzio affiancandosi al fratello ed esclamando con un breve sorriso. - Io e te? Beh! La grande madre poteva anche non farti scomodare. Posso benissimo portare a temine il compito da sola. -
Lui si limitò a voltarsi impassibile come sempre, poi aggiunse con voce calma. - Seguimi! -
E volò verso il regno del gelo seguito dalla sorella. Nella testa del ragazzo però, il pensiero di Geras che tramava qualcosa, si faceva sempre più presente. Non che fosse preoccupato, la sua era solo curiosità. Semplice curiosità per quello che il destino gli stava riservando. Keres non era il tipo da aver paura. Lui il prediletto, non temeva nessuno, nemmeno la grande madre. Poi però dovette ricredersi.....

Nel combattimento, l'avventata Ipno, sottovalutò Ahrimar e venne stordita da quest'ultimo.
Caduta a terra, la rissosa era inerme ed incosciente. Il Demone del gelo stava per darle il colpo di grazia.... Quando Keres si interpose tra lui e la sorella bloccando l'attacco del demone. Poi lo scaraventò lontano colpendolo con una sfera di energia rossa.
Si girò verso la ragazza la sollevò delicatamente e la guardò. Guardava quella sorella così chiassosa, che ora era silenziosa come non lo era stata mai. Quella sorella così forte, che ora era inerme tra le sue braccia. E la paura. Per la prima volta in vita sua provava paura. Paura che quegli occhi non si sarebbero riaperti mai più. Poi la rabbia. Lui che non aveva mai trapelato alcuna emozione, ora era in preda all'ira. Si alzò in volo tenendo la sorella stretta a se, poi allungò un braccio verso quel regno maledetto. Dalla sua mano si creò una sfera di energia rossa, dal suo corpo del fumo rosso fuoriusciva dai suoi pori, tutto iniziò a tremare. Poi la sfera si staccò dalla sua mano atterrando su Ahrimar che ebbe solo il tempo di capire che era la fine. Il regno del gelo venne distrutto insieme al suo padrone e tutti i suoi abitanti. Poi silenzio. Rimase il solo Keres che guardava la desolazione che aveva creato con ancora la rabbia nei suoi occhi e nel suo volto, e Ipno stretta tra le braccia.
La ragazza si destò, e dopo un attimo di appannamento si accorse di dove si trovava e cosa stava succedendo. Vide il volto del fratello. Occhi sbarrati, denti stretti, e tanta collera dipinta sul viso di quel ragazzo, che prima di allora, mai un emozione aveva mostrato. Quasi per istinto gli mise una mano sulla guancia sussurrando a fatica.- Keres?- Voltandogli delicatamente il viso per poterlo guardare negli occhi.
Il prediletto, sentendosi accarezzare lievemente, sentì un emozione calda che lo calmò immediatamente, e la paura con la rabbia, si dileguarono in un istante nel ritrovare quegli occhi viola che lo guardavano con affetto e stupore. Con ancora Ipno stretta tra le braccia, avvicinò le labbra a quelle della ragazza, chiuse gli occhi e la baciò teneramente. La giovane, da prima con gli occhi spalancati per lo stupore, sentì invadere il suo cuore da un sentimento che lo riempiva e lo svuotava allo stesso tempo, poi chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quel mescolarsi di emozioni, che quel bacio e quell'attimo interminabile, le stavano dando. Così nell'alto di un cielo color ghiaccio, sopra la desolazione di un regno devastato da una battaglia cruenta. Due ragazzi si baciano lasciandosi trasportare dalle emozioni. Due ragazzi con ali nere d'angelo. Due ragazzi a cui era proibito provare emozioni futili. Due angeli oscuri a cui non era permesso provare amore.
Sapevano benissimo a cosa sarebbero andati incontro se solo la grande madre avesse saputo.
Quindi decisero che avrebbero nascosto tutto. Che quello che era accaduto, non si doveva ripetere.

Però......

Qualcuno osservava.
Sempre Geras osservava nell'ombra eludendo la capacità dei fratelli di percepire la sua presenza e raggiunse l'He'ljzio anticipandoli. Comunicò a Didi l'accaduto usando queste parole. - Grande madre! Oggi il regno del gelo ha finito di esistere come hai ordinato. Keres ed Ipno hanno portato a termine la missione con pochissime difficoltà, ma a caro prezzo. I miei fratelli hanno infranto il comandamento della grande Didi. Hanno provato amore reciproco e le loro labbra si sono unite a suggellare cotanto sentimento!- Poi il subdolo che era in ginocchio, chinò il capo tra un sorriso invisibile.
Didi, che sembrava impassibile, in un istante fece vibrare tutto il regno. L'ira della madre si stava per manifestare e giusto in tempo tornò in se. Lei era Didi, la grande Dea, sapeva benissimo che l'ira non era sentimento che poteva farla tentennare. Però avrebbe punito quei “figli” che avevano osato assaporare il “proibito”. Quindi ordinò. - Comunica a Keres ed a Ipno che voglio incontrarli da sola nella grande stanza. - E si allontanò raggiungendo il luogo dove avrebbe incontrato i due ragazzi.

I due angeli, tornati nel loro regno, vennero raggiunti da Geras che comunicò loro che la grande madre voleva incontrarli, senza accennare a quello che gli aveva riferito.
Così camminando uno di fianco l'altra, Keres ed Ipno si diressero lentamente per incontrare Didi.
Non una parola durante il tragitto, non uno sguardo. Nei loro cuori un miscuglio di emozioni che volevano uscire fuori, ma rimasero impassibili e in silenzio camminarono in quel corridoio che non finiva mai dove si udivano solo i loro passi.
Raggiunta la stanza, si inginocchiarono davanti la Dea e chinarono il capo.
Didi che era seduta si alzò, si avvicinò a loro, poi con la sua solita voce tranquilla disse. - Io difronte a me, ho i miei due figli che, tra tutti gli altri sono quelli che, maggiormente mi suscitano interesse e curiosità. Da sempre vi osservo. Due giovani, che pur essendo nati dalla stessa madre, sono così diversi. Due giovani, che nonostante siano così diversi, non possono fare a meno di cercarsi. Due giovani che nonostante siano forti e potenti si lasciano trasportare da un sentimento inutile che la loro grande madre ha proibito. Non posso perdonarvi quindi sarete puniti per aver osato disobbedirmi. - Allungò un braccio verso Ipno, la quale fece in tempo a capire cosa stava per accadere, quindi guardò il fratello con paura prima di venire avvolta in una sfera nera che la stava straziando tra le urla di dolore di lei e gli occhi stupiti di lui.
Sarebbe morta a breve. Keres mise una mano nella sfera e a fatica la fece diradare, salvando la giovane che ora giaceva incosciente a terra. Poi s'inginocchiò nuovamente chinando il capo.
Didi rimase impassibile, ma ugualmente volle delle spiegazioni, quindi senza scomporsi minimamente domandò. - Keres! A cosa è dovuto questo gesto?-
Il giovane alzò la testa e parlò. - Grande madre! Da sempre il tuo volere è anche il mio. Ho sbagliato. Il responsabile di quello che è successo sono io. Io sono nato dalla tua fierezza e non avrei dovuto permettere ad un sentimento di prendere possesso del mio spirito. Io devo essere punito. Ipno è solo la vittima di un mio capriccio. Quindi risparmiatela, ve ne prego. In cambio della sua vita io rinuncerò per sempre a quello che mi avete donato per simboleggiare la mia posizione di prestigio nel regno. - Poi si spezzò le corna e le depositò ai piedi della madre. - Non sono degno di portarle.- E tornò a chinare il capo aggiungendo. - Madre, da sempre il tuo volere è anche il mio incondizionatamente, quindi come ho sempre fatto da quando mi avete dato la vita, io rispetterò ogni tuo ordine, come sempre è stato e sempre sarà!- Ci fu un lungo silenzio. Didi osservò le corna di Keres che erano ai suoi piedi, poi osservò Ipno che giaceva a terra incosciente, infine rivolse lo sguardo al figlio e disse. - Così sia! Le risparmierò la vita e risparmierò anche la tua. Tu non avrai alcun posto di prestigio e le corna non ti saranno restituite. Ipno deve abbandonare il regno. Portala nell'Oblio e lasciala in balia di esso. Lascia che vaghi per le dimensioni. Questo è il mio volere. - Poi si allontanò lasciandoli soli.
Keres si alzò, prese in braccio Ipno e si diresse all'Oblio. L'entrata dell'Oblio era rappresentata da un vortice nero che risucchiava tutto quello che lo toccava, trasportandolo in un mondo oscuro collegato con tutte le dimensioni, dove solo gli Dei avevano la possibilità di entrarvi ed uscire a loro piacimento.
Giunto sul posto, diete un ultimo sguardo alla sorella. Sarebbe potuto fuggire, magari chiedere aiuto ad Azar e rifugiarsi dietro la sua luce, ma lui era Keres, un tempo il prediletto della grande madre. Non avrebbe disobbedito a Didi. Quindi lasciò che il vortice prendesse la sorella trascinandola con se. Keres rimase qualche istante a guardare quel vortice oscuro. Poi si voltò e andò via. Quella notte avrebbe pianto. Si! Avrebbe pianto e si sarebbe disperato nel silenzio, per un amore proibito che gli aveva riscaldato l'animo per pochi interminabili momenti.

Vagava fluttuando nell'Oblio. Non esisteva il tempo in quel luogo. Vagava Ipno ancora incosciente.
A tenerle compagnia solo dei ricordi di un recente passato ed un sentimento. Un sentimento forte che non la lasciava. Un sentimento talmente forte che si manifestava anche fuori di lei. Un sentimento così forte che riuscì a superare le barriere dell'Oblio.

 

Azar era nel suo giardino da alberi da frutto e camminava osservando con interesse ciò che la circondava.
“Da quando si era allontanata dall'He'ljzio si era creata un posto sulla terra dove poter stare in pace. Su un monte, oltre le nevi perenni, si era creata la sua dimora. Un posto dove era sempre primavera, dove vi era un modesto e bianco palazzo, e un grande giardino dove vi era vegetazione e animali selvatici. Lei trascorreva le sue giornate osservando gli uomini, passeggiando nel suo giardino con gli animali che la seguivano con cospetto”.
Quel giorno, mentre passeggiava, come era sua abitudine, sentì dei sentimenti forti che non provenivano dal mondo in cui si era trasferita. Così incuriosita, cercò di percepirne la provenienza e capì subito da dove venivano, allora decise di andare a vedere di persona. Entrò nell'Oblio e vide una ragazza con due ali nere che fluttuava incosciente e che si teneva una mano sul cuore. Era graziosissima, nonostante avesse il corpo pieno di escoriazioni e lividi.
-Chi può aver fatto ciò ad una ragazza innamorata? - Poi le si avvicinò e le mise una mano sulla fronte per percepire i suoi ricordi. In un attimo la mente di Azar fu assalita da tante immagini di un ragazzo fiero e forte, di un regno bellissimo che riconobbe subito, di un regno devastato dalla vendetta degli angeli oscuri, di un bacio appassionato e tenero insieme che le inondava il cuore e poi..... Poi la paura al cospetto della grande madre.
Con la tristezza nel cuore e le lacrime che le solcavano il viso, la Dea prese Ipno tra le braccia. -Didi! Sorella! Come hai potuto?- Poi osservò il volto della ragazza con ancora tanta tristezza e la portò con se nella sua dimora.

 

Il giorno seguente su un letto illuminato da una grande finestra, Ipno dorme beatamente. Sul suo corpo, non vi era più nemmeno una traccia dell'ira della madre. Vicino, appoggiato su una spallina di una sedia, vi era il suo vestito nero e lucente. Poi i due bellissimi occhi viola, si aprirono, da prima infastiditi dalla luce che filtrava e che le illuminava il viso, poi incuriositi ed attratti da quel sole che le riscaldava il viso e l'animo.
-Dove mi trovo? Sono ancora viva?- In un istante l'immagine della grande madre e della sua collera la invasero ed ebbe paura come non mai. E poi...... Poi si sfiorò la bocca con le dita. Il ricordo di quel bacio e di quei sentimenti, le spezzarono il cuore. Le lacrime scesero lungo il suo viso, lasciando dei segni ben visibili sulle sue guance, come cicatrici. Quando se ne accorse, se le asciugò. Si alzò a guardare fuori dalla finestra. Il sole che brillava nel cielo, l'attraeva e non sapeva darsi una spiegazione. Notò il suo abbigliamento. Era vestita con una vestaglia bianca un po abbondante. Un po incuriosita, iniziò a girovagare per la stanza sfiorando delicatamente i mobili che vi erano all'interno. Sobbalzò quando la porta si aprì, ma non si mise in guardia, non percepiva alcuna minaccia. Entrò Azar, era bellissima ed aveva un sorriso dolcissimo e triste allo stesso tempo. La guardò e disse. - Vedo che ti sei svegliata!- Poi posò una scodella con della zuppa fumante su di un tavolo e proseguì. - Qui c'è della zuppa! Mangiala è buona e ti aiuterà a metterti in sesto. Poi lavati, vestiti e raggiungimi fuori in giardino che ti presenterò agli altri abitanti.- Sorrise ancora la Dea prima di allontanarsi e chiudere la porta dietro di lei.
Rimasta sola, Ipno si sedette davanti a quel piatto di zuppa, prese un cucchiaio e la mangiò. Non aveva mai mangiato prima d'ora, nell'He'ljzio non ne aveva mai avuto la necessità, ma trovò la cosa molto piacevole. Il gusto del cibo sul palato e sulla lingua, le davano una sensazione di appagamento e di benessere. Finito di mangiare andò in bagno e trovò una vasca piena di acqua calda. Istintivamente, si tolse la vestaglia e si immerse in quella vasca. Immersa in quel liquido caldo e incolore, sentì il suo corpo rilassarsi, e quasi si addormentò nel suo dolce tepore. Si alzò, si mise un asciugamano addosso e si diresse allo specchio. Guardò a lungo la sua immagine riflessa, senza pensare a nulla, senza sapere perchè si trovasse li in quel luogo strano, dove tante piccole sensazioni la invadevano dolcemente. Con le mani, prese i capelli e con gesti lenti e delicati iniziò ad accarezzarseli togliendo qualche nodo che vi si era formato dal vapore della vasca. Uscì dal bagno, si avvicinò lentamente alla sedia, prese il suo vestito e lo indossò. Guardò nuovamente fuori dalla finestra e raggiunse in seguito Azar fuori la sua dimora.

In giardino, la dea passeggiava leggiadra tra i suoi alberi, seguita da qualche animale selvatico. Era bellissima, risplendeva di una luce pura, ogni suo gesto era aggraziato ed emanava una pace coinvolgente. Senza voltarsi disse con voce dolce e tranquilla. - Avvicinati senza paura.-
Così fece Ipno, si avvicinò ad Azar in silenzio ed incuriosita da quel giardino, da quegli alberi e da quelle creature che la circondavano.
Azar – Bene! Iniziamo con le presentazioni. Questo è un albero di mele.- E raccolse una mela rossa e lucente da quell'alberò porgendola all'angelo.
Ipno la prese delicatamente per paura di romperla.
Un piccolo cerbiatto, le se avvicinò guardandola con occhi incuriositi. Lei lo notò e avvicinò il suo volto a quello del cucciolo che le leccò il viso. Sorpresa la ragazza, non si ritrasse, sentiva del solletico sul viso ed una dolce sensazione mai provata prima.
Azar – Questo invece è un piccolo di cervo. E' nato dieci giorni fa e sembra sia curioso quanto te.-
Ipno si rimise in posizione eretta e poi domandò alla Dea. - Come mai mi trovo qui?-
Azar guardò prima il cielo poi si girò verso la ragazza ed iniziò a parlare. - Ti ho trovata nell'Oblio! Emanavi tanta disperazione che il tuo richiamo mi ha portata fino a te. Eri ferita e saresti rimasta dentro quel luogo per sempre, se fossi sopravvissuta. Ho visto i tuoi ricordi. Ho visto i sentimenti che hai cercato di reprimere. Ho visto il tuo cuore urlare di gioia e poi di disperazione. Ho visto la paura in te.- La dea si fermò chiuse gli occhi per un istante per riaprirli subito dopo.- Mi dispiace per quello che mia sorella ti ha fatto. Purtroppo Didi ha sempre avuto una sorta di repulsione verso i sentimenti come l'amore.- Venne interrotta da Ipno che si era inginocchiata carezzando delicatamente la testa del cucciolo. - Non importa! Sapevo che era proibito fin dall'inizio. Non avrei dovuto permettere che accadesse. Quindi è solo colpa mia! Ho meritato di essere punita.-
Azar guardò quella gracile ragazza che accarezzava il piccolo cervo, e notò che aveva sul volto un aria quasi inespressiva. Sentì riempirsi il cuore di tristezza, quindi le porse una mano e disse facendole un sorriso amorevole. - Vieni! Ti voglio mostrare una cosa!- Le prese la mano con dolcezza e la portò vicino una roccia dove vi era un dirupo. - Guarda in basso! Cosa vedi?- E indicò il fondo del dirupo.
Ipno – Vedo i mortali.-
Azar – Ora chiudi gli occhi e concentrati! Cosa senti?-
La giovane eseguì gli ordini, chiuse gli occhi e si concentrò. In un istante, migliaia di emozioni, provenienti da persone diverse la invasero. Rabbia, dolore, gioia, amore, odio. Riconobbe tante emozioni che aveva provato tempo fa, poi con stupore aprì gli occhi cercando lo sguardo della dea che intanto la stava guardando con il suo solito sorriso caldo e materno.
Azar – Come puoi dire che è sbagliato provare sentimenti? E' peccato solo tentare di proibire di provare emozioni! Ricordalo bene ragazza mia.-
Ipno ancora sorpresa cercò di dire qualcosa, ma le parole le si fermarono in gola, dove vi si era formato un nodo. Sentì ancora le guance inumidirsi. Scoppiò in un pianto dirotto tra le braccia della Dea che la stringeva delicatamente a se e continuò a parlarle. - Tu non hai colpa figlia di Didi. Io ti ho raccolta perchè meriti una seconda opportunità. Se lo vorrai, rimarrai qui con me ed io t'insegnerò tutto quello che so!- Poi asciugò le lacrime da quel dolce viso ed aggiunse. - Hai dei bellissimi occhi! Sono unici.- E le fece ancora quel sorriso dolce e triste allo stesso tempo che riempì il cuore della ragazza di un calore avvolgente.
Azar – Ora andiamo. Domani per prima cosa t'insegnerò a mimetizzarti tra i mortali. Non credo che passeresti inosservata con queste bellissime ali.- E gliene sfiorò una delicatamente. Poi la prese per mano e si avviarono nella dimora della Dea.

 

Passarono i giorni, i mesi, gli anni. Ipno sotto gli insegnamenti di Azar, costantemente andava dai mortali per imparare, eludendo loro i suoi lineamenti d'angelo, ma soprattutto riuscendo a celare le sue grandi ali nere. Era diventata bravissima in questo, talmente brava che riusciva a nasconderle anche alla Dea stessa. La ragazza passava tanto tempo tra i mortali e altrettanto insieme alla sua salvatrice, che le aveva insegnato la meditazione. Spesso infatti la Dea la trovava nel giardino sotto quell'albero di mele circondata dagli animali, mentre fluttuava nella posizione del loto. Emanava una pace coinvolgente e piacevole e le sue ali nere non erano più nemmeno visibili. - Ipno!- La Dea la chiamò interrompendo il suo esercizio.
Ipno – Maestra mi dica!-
Azar – Non vedo più le tue ali!-
In un attimo l'angelo fece apparire le sue bellissime ali nere con uno dei suoi rari sorrisi che le illuminava il viso.
Azar – Sei diventata bravissima. Oggi verrò con te dagli umani, è da molto che non scendo tra loro.- Poi fece un sorriso e si affiancò alla ragazza ed insieme iniziarono a meditare.
Erano lontani quei giorni in cui, abitante dell'He'ljzio, passava le giornate pensando alla lotta e a sfidare i suoi fratelli, specialmente lui. Keres. Il suo ricordo era sempre presente in lei. La sua bellezza, il suo sguardo fiero e deciso. La sua forza in battaglia. E il suo amore, che l'aveva travolta in un vortice di sensazioni ed emozioni che l'avevano fatta sentire donna. Ci pensava spesso a quei tempi andati, tutti i giorni, ogni istante. E quei ricordi che le davano la forza di continuare a vivere ed imparare dal suo nuovo mondo.

Ma.....

Nulla passava inosservato.
Sempre Geras osservava nell'ombra. Nulla gli sfuggiva. Ne la nuova vita della sorella insieme alla Dea della luce. Ne la sete di potere dei demoni che bramavano nell'oscurità. Ne il silenzio del maggiore dei suoi fratelli.
Sapeva benissimo che prima o poi la grande madre avrebbe fatto la sua mossa. Lui era l'invidia. E da tempo si era insinuato nel corpo di Didi. La conosceva bene e sapeva che sarebbe bastato poco per far esplodere la sua ira in tutta la sua potenza. - E' quasi il momento!- Si era detto. - Manca poco e tutto avrà fine.-

 

Non vi era solo il subdolo ad osservare nell'ombra.
Dall'alto dell'He'ljzio, nel silenzio più assoluto e nell'impassibilità più impenetrabile, Keres osservava Ipno. I sentimenti del giovane erano stati ormai repressi. Per ordine della grande madre, aveva represso il suo amore per la sorella. Però ugualmente la osservava, e notava come sempre più, le somigliasse. La chiassosa e rissosa Ipno oramai aveva lasciato il posto ad una taciturna e sempre più impassibile ragazza. Si voltò e andò via, nessun sorriso, nessun ripensamento. Anche se non era più il prediletto, si comportava ancora come tale. Quel giorno mentre voltava le spalle alla roccia e si avviava nella sua stanza, interruppe il suo silenzio che durava da tempo immemorabile, e senza arrestare il suo passo disse. - Come hai solo potuto pensare di celarmi la tua presenza fratello?- E continuò a camminare.
Geras nascosto nell'ombra fu assalito dalla paura. Si mise una mano sul cuore e iniziò a sudare freddo. Sapeva benissimo che prima o poi, se voleva che il suo piano andasse in porto, avrebbe dovuto scontrarsi con Keres e l'idea non gli piaceva affatto. Però non avrebbe rinunciato, avere il posto della grande madre era un'opportunità troppo ghiotta. Doveva eliminare Keres e poi tutto sarebbe stato semplice. Aveva bisogno di qualcuno che lo sconfiggesse e Trigon faceva al caso suo. Il demone delle fiamme era l'unico che poteva competere con il maggiore degli angeli e avrebbe approfittato della battaglia per eliminarlo una volta per tutte.

 

La stessa Didi, talvolta, osservava la sorella e la “figlia rinnegata”. Quella sorella che aveva osato preferire i mortali a lei. Quella sorella che aveva salvato Ipno, che la grande madre aveva condannato. Quella sorella che non la temeva....... E quella “figlia” disobbediente, che aveva osato, da prima infrangere il suo comandamento e poi aveva osato eludere la sua punizione trovando rifugio dietro la luce di Azar. L'impassibile e fiera Didi stava tentennando. L'invidia, la rabbia, la vendetta. Sentimenti che riteneva futili, ora si stavano, a poco a poco, impossessando di lei. Nel profondo del suo animo, bramava vendetta, verso quella sorella e quella “figlia”.... E verso i mortali.

 

L'occasione che il il subdolo stava aspettando, arrivò ben presto. Ishkur, demone degli uragani, spinto dalla bramosità del dominio, tentò l'invasione dell'He'ljzio. Attaccò di persona insieme al suo esercitò e fronteggiò gli angeli oscuri. Il demone era avversario di ben altra pasta rispetto ad Ahrimar. Creò qualche difficoltà ai potenti angeli. Il suo esercito era ben strutturato, e i suoi demoni molto addestrati.
Nonostante ciò, gli angeli della grande madre, lo sconfissero ricacciandolo indietro. Ishkur dovette battere in ritirata insieme al suo ormai esiguo esercito.

Ormai il vaso di pandora era stato aperto. Didi l'avrebbe fatta pagare a tutti i demoni e a tutti coloro che si fossero intromessi. Poi avrebbe punito anche Azar e i mortali e quella “figlia” ingrata.
Chiamò i suoi angeli a se e disse. - Angeli della grande madre! E' giunto il tempo! Io Didi, padrona dell'oscurità, ora voglio che il mio dominio sia esteso ovunque! Da troppo tempo sono rimasta in disparte ed ora è giunto il momento che tutto ciò che è conosciuto, mi appartenga. Eliminerò tutti coloro che vorranno intralciare il mio cammino. Anche i miei stessi fratelli se fosse necessario. Come prima cosa, annienteremo Ishkur e il suo regno che ha osato tanto, poi ad uno ad uno tutti i regni demoniaci. Poi devasteremo il pianeta azzurro, Azar che ha osato proteggere vostra sorella Ipno, ed infine Ipno stessa che ha osato mancare di rispetto a me che sono la grande madre. Andate miei guerrieri e cancellate dalla storia i miei nemici!- Mentre parlava sembrava che tutto tremasse. I suoi angeli si resero conto del potere spaventoso che la grande madre possedeva. E così per il timore di incorrere nelle ire di Didi, i guerrieri dalle nere ali, si mossero per eseguire il compito assegnato. Tranne Keres. Lui non si mosse per paura, il ragazzo era assolutamente devoto a Didi, e qualsiasi compito lei le avesse assegnato, l'avrebbe portato a termine. E aspettava la mossa di Geras. Keres sapeva tutto. Nulla gli era sfuggito. E sempre aveva notato il fratello che lo spiava nell'ombra.

 

Così la grande guerra ebbe inizio.
Da una parte, vi erano gli angeli della grande madre, creature alate dotate di poteri eccezionali e abilità di combattimento fuori da ogni immaginazione.
Dall'altra vi erano i demoni con i loro eserciti. E così uno dopo l'altro iniziarono a cadere tutti i regni infernali.

Il primo fu Ishkur degli uragani, che nulla potè contro lo strapotere degli oscuri angeli.
Poi fu la volta di Krayl dell'aridità che fuggì abbandonando il suo regno distrutto.
Ancora poi fu la volta di Balbherith demone della gravità che tentò una resistenza lunga, ma alla fine dovette soccombere sotto la potenza dei guerrieri di Didi.
E via via, uno per volta, tutti i demoni venivano sconfitti oppure fuggivano difronte lo strapotere dell'oscurità.
Rimasero il solo Trigon delle fiamme e Taranis del tuono ad opporre una valida resistenza.
Ma ben presto sarebbero soccombuti. Quindi Trigon decise di chiedere aiuto alla luce.

 

La notizia della guerra fece il giro delle dimensioni esistenti e raggiunse anche il pianeta azzurro.
Quando la notizia arrivò, la Dea splendente era in meditazione insieme ad Ipno.
Dal celo scese un messaggero di Trigon che si prostrò dinanzi ad Azar e parlò. - Divina Azar! Trigon delle fiamme mi manda ad informarla che la suprema Didi, in preda alla collera, ha intenzione di calare l'oscurità in ogni dove. Il mio signore è l'ultimo baluardo per arrestare la sua avanzata. Ma ben presto verrà sconfitto. Voi tutti conoscete bene Didi, il suo potere e i suoi angeli oscuri. Sapete benissimo che non si arresterà fino a quando tutto non sarà annientato. Il mio signore è a conoscenza che lo ritenete una minaccia per voi e per i mortali, però vi chiede un alleanza per contrastare un nemico ancor più temibile, potente e spietato.-
Azar sbarrò gli occhi, poi guardò Ipno che stranamente rimase impassibile. La Dea conosceva fin troppo bene il potere della sorella, e sapeva benissimo che non vi era modo per contrastarla, se non effettuare un sacrificio troppo grande.
Si rivolse al messaggero dicendogli – Di a Trigon delle fiamme, che presto verrò a dargli manforte.- Poi mandò via il messaggero.

Azar rimase in silenzio. Un lungo ed interminabile silenzio, che poi fu interrotto da un sospiro triste della Dea. La luce teneva a cuore il destino di tutti i mortali e sapeva benissimo che, se Didi avesse preso possesso di tutto, sarebbe stata la fine. E sapeva benissimo che dopo Trigon, avrebbe puntato su di lei. Si, lo sapeva molto bene. Azar avrebbe affrontato Didi ed avrebbe rinunciato a quello che gli era più caro pur di fermarla.
Si voltò versò Ipno, guardandola come se fosse l'ultima volta, le sorrise come una mamma fa con una figlia e le disse. - Figlia di Didi! E' passato tanto tempo da quando ci siamo incontrate. La tua compagnia, mi ha allietato i giorni. Il volerti insegnare i sentimenti e la bellezza di essi, è stato uno scopo che mi ha data tanta gioia e soddisfazione. Volendoti insegnare, ho imparato molto. Si! Da te ho imparato molte cose e te ne sono grata. Da quando sei qui con me, sei cambiata tantissimo e ne sono molto orgogliosa. La confusa e spaventata Ipno, ora non esiste più. Al suo posto c'è una ragazza taciturna che ama la pace. Sei stata la più grande gioia che mi sia capitata. Ma ora devo andare. E' giunto il tempo di confrontarmi con la più anziana dei miei fratelli. Colei che, tra gli Dei, ha il potere più spaventoso e che non avrà pietà per nessuno. Per il bene di tutti i mortali, e per il tuo, io devo andare. Ti affido la mia dimora e il pianeta azzurro. Abbi cura di loro!- Si voltò Azar pronta per andarsene via, forse per sempre..... ma una mano la trattenne. Stupita la Dea si voltò e vide Ipno che la teneva dolcemente per la mano. La guardò dritta negli occhi. Quei bellissimi e unici occhi viola erano pieni di riconoscenza. Si inginocchiò Ipno. Per la prima volta s'inginocchiò davanti ad Azar senza smettere di guardarla negli occhi. Poi parlò mentre veniva guardata con stupore dalla Dea. - Madre! - Lo stupore si accentuò sul volto della divina e il suo cuore si riempì di gioia. Mai la giovane prima di allora l'aveva chiamata madre. E senza distogliere lo sguardo, Ipno proseguì. - Madre! Il tuo destino è anche il mio!-
Azar si chinò le mise una mano sulla guancia, a stento stava trattenendo le lacrime di gioia, e le rispose. - Figlia mia, non smetterai mai di stupirmi! Ma non mi devi nulla non sei obbligata a venire con me!-
Ipno – Madre! Io ti devo tutto invece! Ma non è per questo che ti chiedo di starti a fianco nella lotta! Non è la riconoscenza che mi spinge a combattere una battaglia a rischio della vita! Ma la consapevolezza. La consapevolezza che, nell'oscurità di Didi, tutto avrà fine.-
Azar – Figlia mia! Sai benissimo che staremo nuovamente al cospetto della tua creatrice!-
Ipno – Madre! Non la temo. L'oscurità non mi fa più paura oramai! E poi sono l'unica che può contrastare la furia del prediletto, quando si scatenerà. Te ne prego, lascia che ti affianchi fino alla fine. Non ho altro desiderio. - Poi chinò il capo la ragazza.
Azar l'aiutò ad alzarsi e disse. - E sia! Avremo lo stesso destino! Sia che ci sorrida o no!-
Ipno spiegò le sue lucenti ali nere rivelando il suo potere. La Dea, stupita prima, compiaciuta poi percependo l'energia dell'angelo disse. - Quindi ti eri preparata già da tempo! - La giovane si limitò a sorriderle e a stringerle la mano. Azar contraccambiò il sorriso ed aggiunse. - E no figlia mia! Non smetterai mai di stupirmi! Credo che mia sorella avrà una spiacevole sorpresa!- E mano nella mano, si alzarono in volo, condividendo lo stesso destino.

 

Continua...........!

 

-Strapperò via queste tue dannate ali!-

 

   
 
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