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Autore: Ca7    25/06/2014    1 recensioni
Capita a volte che due persone si cullino nei ricordi quando sanno di non poterne creare altri. E se poi quei ricordi si creano e si eclissano ancora, come si trova la forza per continuare sulla propria strada?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Sul tavolo della cucina di casa Davis, c’erano due grandi buste da lettera che di certo non si sarebbero aperte di colpo grazie allo sguardo fisso di Kate su di esse. Sarah la raggiunse eccitata tenendo tra le mani un’altra identica busta.
<< Cavolo! Così fa tutt’altro effetto.>>
<< Non dirlo a me.>>, Kate respirò a fondo. Teneva entrambe le mani strette sul bordo delle due sedie lì davanti a lei.
Sarah si mise dietro di lei, cingendole la vita con le braccia.
<< Stanford e Università del Nord Carolina. Bel colpo tesoro!>>, le baciò il collo.
<< Sarà un sì e un no, o due no.>>
<< O entrambe un sì?>>
<< Tu sei pronta ad aprirle?>>, chiese Kate.
<< Sì.>>
<< Okay, visto che anche la tua proviene da Stanford… apriamo prima quelle.>>
<< E Stanford sia.>>
Con calma aprirono le rispettive buste e con soddisfazione appresero di aver vinto la borsa di studio.
<< Sìììì!>>, Sarah alzò le braccia in aria, << Andrò a Stanford!>>
<< Andremo a Stanford.>>, ribadì Kate voltando la lettera verso di lei.
<< Oddio!>>, Sarah si portò una mano sulla bocca, << Andremo a Stanford?>>
<< Sì.>>, Kate spalancò un sorriso felice.
<< Proprio come desideravamo?>>
<< Sì.>>, prese Sarah per un braccio e la baciò.
<< Adesso tocca a lei.>>, disse Sarah lanciando un’occhiata all’altra busta sul tavolo.
<< No, che importa. Facciamo finta che non sia arrivata.>>
<< Non essere stupida.>>, Sarah prese la busta e gliela diede, << Aprila.>>
<< E va bene.>>, Kate la aprì e lesse mentalmente il contenuto.
<< Allora? Che dicono?>>
Kate si schiarì la voce.
<< Gentile signorina Davis, la informiamo che in seguito alle frequenti osservazioni e attente valutazioni dei nostri talent scout, siamo lieti di comunicarle che l’Università del Nord Carolina l’ha scelta per far parte della propria squadra di calcio femminile offrendole la relativa borsa di studio….>>, smise di leggere per l’incredulità.
<< E’ fantastico, Kate!>>
<< E’ più di quanto mi sarei immaginata.>>
<< Te lo meriti.>>, Sarah le mise le braccia intorno al collo.
<< Accetterò Stanford.>>, disse decisa Kate.
<< Credo che sia il caso che tu ci rifletta su, prima di prendere una decisione.>>
<< Lo so, è un’occasione che non capita a tutti. Due grandi università che mi offrono due borse di studio… è incredibile, sì. Ma poter realizzare i nostri sogni insieme, era quello che volevamo e adesso ne abbiamo l’occasione. Insomma, Stanford vuole te e vuole me, Sarah. Quindi, come potrei non accettare?>>
<< Ne sei proprio sicura?>>
<< Assolutamente.>>
 
 
Riuscirono a trovare un po’ d’intimità, qualche sera dopo. Gavin e Martin erano andati a Philadelphia per vedere la finale di Major League del campionato di baseball; Isabel era a cena fuori con la signora Reyes, e Gloria, come ogni sera, era a lavoro al Marion’s Restaurant. Così Kate, Sarah, Alexis e Roxanne si ritrovarono a cenare tutte insieme allo stesso tavolo sotto lo stesso tetto. Ordinarono una pizza famiglia che divisero per ognuna. Fu una cena piuttosto tranquilla, escludendo alcuni battibecchi tra Alexis e Roxanne; Kate non spiccicò parola per tutto il tempo. Quando finirono, Roxanne tornò immediatamente a casa: doveva finire di rivedere un articolo per il giornale scolastico. Alexis, invece, dopo aver aiutato a sparecchiare la tavola, si rintanò in camera sua.
<< Allora, che vogliamo fare adesso?>>, Kate prese per mano Sarah conducendola in salotto.
<< Quindi sai ancora parlare! Pensavo ti fosse caduta la lingua.>>
Si sedettero sul divano.
<< No, ce l’ho ancora. Posso provartelo se vuoi.>>
Kate si avvicinò per baciarla ma Sarah serrò la bocca facendo no con la testa.
<< Potevi interagire con me e Rox, non eri obbligata a farlo anche con tua sorella.>>, sottolineò Sarah.
Kate la guardò di traverso.
<< Okay, scusami. Come non detto.>>, alzò le mani in segno di arresa.
<< Credi che a me piaccia questa situazione? Che avercela con lei mi faccia sentire… in pace?>>
<< No, non lo credo.>>
<< E’ che non ci riesco!>>, proseguì Kate scuotendo il capo, << Tutti quanti… tu, i miei genitori, l’avete perdonata con estrema facilità, come se non fosse successo niente.>>, fece una pausa, << E da quando è tornata, ti comporti con lei come… come sempre; continui a vedere in lei soltanto il buono. Ed è una cosa che m’infastidisce e non capisco.>>
<< Kate io non ho dimenticato l’incidente né tanto meno Colin. Gli volevo bene anch’io.>>
<< Lo so. Mi è uscita male… scusami.>>
<< So cosa intendevi dire, e probabilmente hai ragione su Alexis, ma tu quella parte di lei la stai negando.>>, Sarah la guardò mentre lei corrugava la fronte pensierosa, << Ora mi dirai che tutte le volte che si metteva in qualche guaio, tu le hai sempre coperto le spalle; che ti sei presa colpe che non avevi pur di difenderla e che eri sempre pronta ad ascoltarla quando era di pessimo umore. Beh, lei era la prima a proteggerti, a difenderti, a sostenerti. Tu e Colin… venivate al primo posto in qualsiasi momento.>>
Kate chiuse gli occhi per un attimo, sospirò e li riaprì.
<< Potevo perdere anche te quel giorno.>>, confessò con un filo di voce.
Sarah allungò una mano sul suo mento e con un semplice gesto, voltò il suo viso verso di lei.
<< Ma non è stato così. Io sono qui, Kate.>>, la guardò intensamente.
Proprio in quel preciso istante, il cellulare di Kate iniziò a squillare.
<< E’ tua madre.>>, disse sorpresa guardandola, << Salve signora Stewart.>>
<< Ciao, Kate.>>, rispose Gloria dall’altra parte dell’apparecchio, << Non vorrei allarmarti inutilmente, ma… si tratta di tua madre.>>
<< Mia madre?>>, il tono della voce di Kate cambiò subito.
<< E’ qui con la signora Reyes; si è assentata per andare in bagno e da qualche minuto… una decina di minuti, a dire il vero… si è chiusa lì dentro e non vuole uscire. Non so cosa le sia successo, ma credo sia il caso che tu e tua sorella veniate al ristorante.>>
<< Sì, certamente. Arriviamo subito.>>
<< Cos’è successo a tua madre?>>
Kate si alzò nervosamente dirigendosi verso la porta.
<< Non lo so. Dobbiamo andare al ristorante di tuo nonno.>>, era seriamente preoccupata, << Alexis.>>, urlò subito dopo ma non ottenendo risposta si avvicinò alle scale, << Alexis.>>, urlò ancora.
Sarah si avvicinò e le strinse la mano. I loro sguardi s’incontrarono come i loro pensieri.
<< Ho un brutto presentimento, Sarah.>>
<< Vedrai che non è come pensi.>>
Kate chiamò urlando un’altra volta Alexis.
<< Ma perché diavolo stai gridando?>>, disse Alexis scocciata a un passo da uno scalino.
<< Prendi le chiavi della tua macchina. Mamma non sta bene.>>
<< Che significa non sta bene?>>
<< Prendi quelle dannate chiavi, per favore.>>
Alexis si precipitò in camera sua, prese le chiavi, scese di corsa le scale e uscì di fretta insieme alla sorella e Sarah. Salirono in macchina e partì.
 
Quando arrivarono al Marion’s Restaurant, Gloria le accompagnò in bagno.
<< Mamma, cos’è successo?>>, chiese sottovoce Sarah alla madre.
<< Non lo so tesoro.>>, le rispose la donna mentre entravano.
La signora Reyes se ne stava in piedi davanti alla porta in cui vi era Isabel Davis.
<< Si è chiusa dentro. Ci abbiamo provato… ma non è servito a niente.>>, si premurò a informare Kate.
<< Grazie!>>, Kate le sorrise con gentilezza e bussò sulla porta, << Mamma? Sono Kate. Stai bene?>>
Un no biascicato uscì dalla bocca di Isabel dall’altra parte della porta.
<< Vuoi che chiami papà?>>
<< No.>>
<< Okay. Allora perché non mi dici quello che hai.>>
Isabel non rispose.
<< Forse è per quella coppia con il ragazzino seduti a tre tavoli dal nostro.>>, intervenne la signora Reyes.
Kate, Sarah, Alexis e Gloria la guardarono.
<< La donna ha rimproverato il ragazzino perché stava incollato allo schermo del suo Iphone piuttosto che mangiare. E quando l’ha fatto… l’ha chiamato Colin. Vostra madre deve aver sentito perché poco dopo si è alzata.>>
<< Dio ti prego, no.>>, sussurrò Kate ancor più preoccupata, << Mamma, dai apri. C’è Alexis qui con me. Ti portiamo a casa.>>
Alexis era pronta a dirle “ehi, mamma, sono qui.” ma non ci riuscì. O meglio, pronunciò quella frase soltanto nella sua testa.
<< Faccio uscire tutte, okay? Restiamo soltanto noi due.>>
<< Mi dispiace.>>, disse Isabel.
<< Di cosa, mamma? Va tutto bene. Apri la porta e ne parliamo, dai.>>, tentò ancora Kate.
<< Non pensavo fosse così seria.>>, esordì Gloria, << Vado a recuperare la chiave di riserva.>>
Gloria non fece neanche per uscire che la serratura della porta scattò e si aprì lentamente.
Isabel era seduta sul WC con il viso rigato di lacrime nere per via del trucco che le era colato via dagli occhi. Tra le mani aveva una fiaschetta, la sua fiaschetta di riserva.
<< Mi dispiace.>>, biascicò nuovamente non appena vide la figlia.
Kate si avvicinò a lei e si chinò sulle ginocchia.
<< Non fa niente mamma.>>, allungò una mano sul suo viso e le asciugò una guancia con il pollice.
Timorosa di quello che avrebbe visto, Alexis avanzò a piccoli passi e quando vide la madre in quelle condizioni, ebbe la sensazione che il suo stomaco le stesse scivolando fino ai piedi. Deglutì, sconcertata.
Kate prese la fiaschetta dalle mani di Isabel e allungò il braccio verso la sorella senza guardare. Ma Alexis non riusciva a muovere nemmeno un muscolo del suo corpo. A quel punto, vista la situazione delicata, fu Sarah a prendere la fiaschetta.
<< Andiamo.>>, Kate si mise in piedi e afferrando per un braccio la madre, la aiutò ad alzarsi.
Isabel però era talmente ubriaca che barcollò subito.
<< Alexis vuoi darmi una mano, dannazione!>>, tuonò Kate.
Come se fosse stata appena strattonata da due braccia invisibili, Alexis si svegliò da quello stato di trance e aiutò Kate, reggendo la madre per l’altro braccio.

 
Nella vita non esistono tragedie paragonabili alla morte di un bambino.
Le cose non torneranno mai com’erano prima.”
- Presidente Eisenhower
  
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