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Autore: rebelle_fleur123    25/06/2014    3 recensioni
[...]I loro corpi erano a pochi centimetri di distanza ma nessuno dei due muoveva un muscolo, si scrutavano, si studiavano a vicenda, come si fa col proprio avversario.
Ad un tratto, Crystal allungò dolcemente la mano verso il suo livido e lo sfiorò, lo accarezzò e vide Zayn chiudere gli occhi a quel contatto. Le sembrò così indifeso che quasi le fece tenerezza, come quella sera al parco.
Era così curiosa di sapere come si fosse procurato quel livido o la storia di ogni suo singolo tatuaggio.
Improvvisamente, Zayn le afferrò la mano che vagava ancora sul suo occhio e se la portò sulle labbra. Iniziò a baciarla delicatamente sotto lo sguardo attento della ragazza. Quando riaprì finalmente gli occhi trovò subito un paio di occhi verdi ad aspettarlo[...]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I
 

“E’ bella no?”
Il Signor Pierce domandò a sua figlia dopo aver acceso la luce all’ingresso di quella villetta arancione intestata a suo nome.
“Già. E’ grande.”
Crysal si limitò a fare quell’apprezzamento.
Erano le 21.00 e loro erano arrivati da poco nella loro nuova casa a Londra, un villino leggermente più grande della loro vecchia casa costruito su due piani: sotto la zona giorno e sopra la zona notte. Niente di particolarmente bello, ma, una volta personalizzato ed arredato, Crystal sapeva che l’avrebbe sentita casa Sua.
“Io salgo di sopra a sistemare le mie cose e dopo faccio un giro nei dintorni, mi piace l’aria di questa città!”
Annunciò Crystal a suo padre, aveva una strana luce negli occhi.
Era vero che quella città stregava le persone e con lei era successo appena aveva messo piede fuori dalla stazione e aveva respirato l’aria fresca e leggera di settembre.
“D’accordo, ma ricorda che domani è il tuo primo giorno alla nuova scuola. Cerca di non fare tardi.”
Suo padre non era severo. Anzi, era molto flessibile riguardo ad orari ed uscite, si fidava di sua figlia e sapeva che era una delle poche adolescenti che sapeva cavarsela da sola in qualsiasi situazione. Aveva uno spirito combattivo e un animo coraggioso, proprio come sua madre.
Crystal si volatilizzò oltre la porta di camera sua situata al secondo piano di quella casa: un letto matrimoniale enorme vi era già posizionato al centro, alla sinistra una finestra enorme con un davanzale sul quale era possibile sedersi, magari a fumare una sigaretta, pensò Crystal, lontano dagli occhi di suo padre che ‘lo sapeva ma non voleva vederla’ – sue testuali parole-. Le valigie le avrebbe sistemate l’indomani, una volta uscita da scuola, per il momento  voleva solo togliersi quei vestiti un po’ sudaticci, cambiarsi e poi andare a fare una passeggiata.
Decise di tenere i suoi lunghi capelli ramati sciolti, gli occhi verdi contornati solo dal mascara nero, un jeans e una maglietta sportiva. Non avrebbe dovuto incontrare nessuno, tantomeno qualcuno che conosceva, quindi quella tenuta sportiva era più che perfetta.
Salutò suo padre e poi si chiuse la porta d’ingresso alle spalle. Si bloccò per un attimo e respirò a grandi polmoni quell’aria che aveva odore di libertà. Una sensazione che non provava da molto.
S’incamminò verso destra, mentre era in taxi  con suo padre aveva notato un grosso parco con una distesa enorme di verde e delle panchine. Il posto ideale per fermarsi a fumare una sigaretta e rilassarsi.
Una volta arrivata, superò uno dei giardinetti e raggiunse un luogo abbastanza lontano dagli schiamazzi di alcuni ragazzi che, poco più in là, stavano bevendo birra.
Le sarebbe piaciuto avere un gruppo di amici, di amici sinceri, con i quali potersi divertire o confidare o semplicemente dire delle cazzate. La sua unica migliore amica l’aveva persa un anno dopo essersi fidanzata con James. Lui l’aveva allontanata dalle cose che per lei erano le più care in un momento di debolezza per aver perso sua madre, ma giurò che non avrebbe permesso mai più a nessuno di interferire così tanto con la sua vita. Adesso si sentiva forte. Lo era.
Si sedette su una panchina ed estrasse dal pacchetto una sigaretta ma, frugando nella borsa, si accorse di non avere l’accendino.
“Dannazione.”
Imprecò sotto voce. Si guardò intorno fin quando si accorse dell'ombra di un ragazzo, appoggiato alla ringhiera, immerso nei suoi pensieri in completa solitudine mentre fumava una sigaretta.
Gli si avvicinò.
“Scusami? Hai d’accendere?
Richiamò l’attenzione del ragazzo in piedi di fronte a lei, il quale alzò il capo guardandola negli occhi. Infilò la mano nella tasca e dopo pochi secondi le porse l’accendino.
Il volto del ragazzo, illuminato solo dalla luce della luna piena di quella notte, le provocò una strana morsa allo stomaco. Non appena gli occhi scuri di lui si incatenarono alle sue pupille verdi, qualcosa di molto simile alla curiosità iniziò ad insinuarsi dentro di lei.
‘Perché quel ragazzo era lì, da solo? A cosa stava pensando?Cosa lo preoccupava?’
Non seppe dire nemmeno lei cosa capitò di preciso ma, non appena aspirò il primo tiro di sigaretta e si accinse a restituire l’accendino, lui le parlò:
“Secondo te esiste una distinzione netta tra persone buone e persone cattive?”
La sua voce profonda e intensa la destabilizzò.
Si accorse che quella domanda non le era stata fatta a caso, tanto per attaccare bottone. Per qualche ragione a lui interessava davvero sapere la sua opinione che, dopo un attimo di esitazione, arrivò:
“Per me non c’è una netta distinzione. Spesso le persone buone si trovano costrette a fare delle scelte che agli occhi degli altri possono sembrare cattive… ma gli altri non conoscono mai i motivi reali, giudicano a prescindere. Questo dovrebbe essere un quadro generale, poi c’è sempre l’eccezione alla regola, in ogni cosa.”
Crystal tentò di spiegare quel suo pensiero su due piedi, temendo anche di essere stata poco chiara e per niente d’aiuto a quel ragazzo che la stava fissando e che la incuriosiva terribilmente.
“Forse hai ragione, o forse no. Forse però ad uno come me non è più concesso sbagliare, forse uno come me ha sbagliato già troppe volte.”
Le disse il ragazzo misterioso in tutta risposta forse pensando a qualcosa che gli era successo in quell’ultimo periodo o forse proprio in quel giorno.
“Per me non esiste un limite di errori. Forse le persone come te ci devono sbattere la testa più volte prima di capire delle cose, tutto qua, ma questo non fa di te una persona cattiva.”
Crystal gettò la sigaretta ormai consumata sul terreno.
Il ragazzo ascoltò con attenzione le parole della ragazza, poi le fece un sorrisetto che a lei sembrò quasi presuntuoso, fin troppo sicuro per i suoi gusti. Come un cambio di personalità improvviso.
Le porse la mano tendendo il braccio come a voler fare conoscenza, lasciando intravedere i tatuaggi sull’avambraccio:
“Ti ringrazio…”
Prese una pausa alzando le sopracciglia aspettando di conoscere il nome della ragazza con la quale aveva passato gli ultimi quindici minuti.
Crystal!”
Si presentò lei, tendendogli a sua volta il braccio e stringendogli la mano.
“Crystal.”
Ripetè lui ammiccando leggermente.
“Ci vediamo, magari per un’altra sigaretta, in giro.”
Le diede le spalle e si incamminò verso il sentiero che portava all’uscita.
La ragazza rimase interdetta, sbalordita. A Londra tutti i ragazzi erano strani? Sperò di no, sperò di farsi degli amici normali anche perché bastava la sua stranezza e le sue seghe mentali a mandargli il cervello in panne.
Scrollò le spalle e tirò un sospiro. Quel ragazzo le aveva dato una strana sensazione: l’aveva incuriosita, le aveva trasmesso elettricità e poi l’aveva, in un certo senso, snobbata.
Cercò di non pensarci mentre ripercorreva la strada di casa.
L’indomani avrebbe dovuto affrontare una cosa ben più grande: il suo ultimo anno di liceo.
 
 
Zayn arrivò, puntuale come sempre, nel luogo in cui era solito incontrarsi con gli altri.
Era da anni ormai che andava avanti quella storia: quando era arrabbiato andava lì e sfogava tutto il suo nervosismo, e spesso ci guadagnava anche qualcosa di soldi per tirare avanti.
Aveva 19 anni, ma gli incontri clandestini li faceva già da 3 anni. Aveva iniziato nella palestra fuori casa sua, tutte le sere andava a prendere a pugni quel maledetto sacco da boxe fino allo sfinimento, fino a sfogare tutta la rabbia che aveva dentro, fin quando uno degli allenatori, Andrew, gli aveva proposto un incontro su un ring, con una persona reale. Lo riteneva veloce, forte e agile: proprio ciò che piaceva al pubblico. E lui aveva acconsentito. Spesso c’erano delle scommesse sul vincitore e al 90% riusciva sempre a portarsi un bel gruzzoletto a casa. Era con quello che era riuscito a comprarsi la moto, era con quello che tirava avanti ogni giorno e non con quei quattro soldi che sua madre e il suo compagno gli davano solo per sentirsi a posto con la loro coscienza. Loro non facevano domande, volevano solo che lui non andasse a chiedergli soldi extra. Sua madre, inoltre, sperava che non attaccasse briga ogni volta che si trovava nella stessa stanza con George, il suo compagno, arrivando ad essere più felice che suo figlio passasse la maggior parte del suo tempo fuori casa.
Proprio quella sera Zayn aveva bisogno di sfogarsi.
Era uscito di casa arrabbiato come non mai, dopo l’ennesima litigata  con George che stava per allungare uno schiaffo a sua madre per qualche motivo a lui sconosciuto. Lui l’aveva fermato, facendogli l’occhio nero e sua madre, in tutta risposta, gli aveva urlato che era stato una persona orribile, una persona cattiva.
Doveva uscire di lì, doveva staccare da quella realtà, doveva trovare il modo per non pensarci.
L’ennesimo incontro di boxe gli sarebbe servito a congelare i pensieri.
“Hey amico, levati quella faccia da funerale e vai sul ring.”
Andrew gli diede una pacca sulla spalla mentre disse quelle cose e lui annuì.
Mentre mise piede in quello spazio adibito per l’occasione a ring, gli comparve davanti agli occhi l’immagine della ragazza con cui aveva parlato poco prima al parco. Ricordava perfettamente il luccichio di quegli occhi verdi che brillavano nella penombra. Questo pensiero lo fece beccare il primo pugno sullo zigomo destro.
 
La folla gli gridò contrariata, aggiungendo qualche imprecazione e anche qualche incoraggiamento. Gli spettatori abituali lo conoscevano bene e Zayn sapeva che molti avevano scommesso proprio sulla sua vittoria.
Scosse il capo indietreggiando di un po’, non accusò troppo il colpo, non era tanto forte il suo avversario e poteva batterlo con certezza ma non doveva più lasciarsi distrarre. Da nulla.
 

 
Buonasera belle ragazze!
So bene che dal prologo non è fecile 
giudicare una storia e capire se
ne vale la pena continuare a leggerla, 
proprio per questo, ho aggiunto anche il 
primo capitolo. Ma, se la storia non avrà riscontri
positivi non la continuerò perché, ovviamente,
mi sembrerebbe inutile! Detto ciò, passiamo
alle cose importanti:
Avete visto il nostro Zayn versione Bad-boy?!!
(Occhi a cuoricino), insomma, tutt'un altro
personaggio rispetto allo Zayn di MLWSWY!
Fatemi sapere!!
xoxo

RebelleFleur
  
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