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Autore: conteedilmare    26/06/2014    2 recensioni
«Torno sub…» Il resto della frase si disperde nell’aria, proprio come la mia borsa che mi scivola dalla mano e cade a terra.
I miei occhi si posano sul ragazzo riccio che si trova accanto ad i miei amici e sta guardando me con il mio stesso stupore.
Quando i suoi occhi verdi incontrano i miei, vedo il tredicenne con le mani sudate a causa dell’ansia, che sta per baciarmi sul muretto della spiaggia.
Giorgia corre verso di me e raccoglie la mia borsa.
«Era quello che volevo dirti, Ems. Harry è qui.»
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Vuoi nascondermi i difetti,
mentre a me piacciono tutti 
e non te lo vuoi sentire dire."
 
3: You belong to me.

«Mi dispiace interrompervi, ma devo visitarla. Fra poco potrà uscire.» La donna paffutella fa di nuovo capolinea nell’infermeria, facendo uscire Zayn.
Mi metto stesa sul letto per prepararmi, mentre lei prende la macchina per misurare la pressione.
«Puoi chiamarmi Margaret, sono l’infermiera.» Mi sorride.
Io ricambio il sorriso, mentre comincia la visita.
«Ti capitano spesso questi mancamenti?» Chiede.
Io scuoto la testa, per dirle di no.
«Neanche quando c’è una temperatura alta come oggi?» Continua.
Io rifaccio lo stesso movimento del capo.
La donna, Margaret, sembra sovrappensiero.
«E’ sembrato un attacco di panico. Qualcosa ti ha fatta preoccupare oggi, cara?»
Qualcosa? Assolutamente no, infondo la mia cotta storica mi è soltanto piombata davanti, dopo un anno intero. Ma cosa vuoi che sia?
«No.» Insisto.
Lei sorride, ma non è un sorriso rivolto a me, è più come se stesse sorridendo a se stessa.
«Lavoro fra gli adolescenti da vent’anni e so riconoscere una bugia. Un attacco di panico è principalmente causato da qualcosa che proviene da qui dentro.» Dice, toccandomi la fronte con la punta dell’indice.
Abbasso lo sguardo sulle lenzuola candide e sospiro.
«Mettiamo il caso che sia successo qualcosa, ormai è passato e non influenzerà in nessun altro modo sulla mia salute.» Rispondo, alzandomi dal letto e incamminandomi verso la porta.
Mi sorprende il fatto che lei rimanga lì, immobile, con quel sorrisetto che comincia ad infastidirmi, come se nulla potrebbe mai toglierglielo.
Poso la mano sulla maniglia, ma la sua voce mi ferma.
«Siete così belli, voi ragazzi. Sentite tutto, anche la più lieve sensazione. E non c’è niente di più vero dell’amore fra due adolescenti. L’ho capito nel momento stesso in cui ho visto il riccio fare avanti e dietro, strofinandosi le mani sudate sui pantaloni, prima di varcare la soglia di quella porta.» Mi dice, con un tono calmo e piatto.
Io mi giro lentamente e la guardo, fingendo di non essere stata toccata dalle sue parole.
Però, mentre mi richiudo la porta alle spalle, non posso far a meno di pensare al ragazzino che si asciuga le mani sudate dall’ansia, prima di baciarmi, che ripete lo stesso gesto nell’atrio che sto attraversando.

Fuori, ad aspettarmi, trovo Zayn ed Eleonora seduti nell’atrio. Appena li vedo, sorrido; mi sento decisamente meglio.
«Tutto apposto?» Mi chiede Ele.
«Solo un calo di zuccheri.» Mento.
Guardo l’ora e vedo che sono l’una passate, proprio il caso di mangiare qualcosa.
«Infatti è ora di pranzo, gli altri sono già andati.» Risponde lei, facendoci segno di seguirla.
La mensa è davvero enorme. Si può pranzare sia fuori che dentro, dove ci sono lunghissimi tavoli da buffet e i tavoli dei ragazzi possono contenere fino a dodici persone.
«Eccoli!» Esclamo appena noto tutti gli altri seduti ad un tavolo all’ombra di una palma e dopo esserci riempiti i piatti, li raggiungiamo.
Prendo posto fra Alessia e Giorgia mentre vengo assalita dalle domande degli altri, su tutto quello che è successo.
Quando sto per raccontare di quel che mi ha detto Harry nell’infermeria, sono costretta a bloccarmi perché lo vedo raggiungerci con il suo vassoio.
E’ affiancato da una ragazza molto magra e secca e alta quasi quanto lui. Ha i capelli biondi che le ricadono sulle spalle e sono liscissimi e lucenti. Qualcosa, nel suo modo di camminare a testa alta e spalle tirate su, la fa sembrare una donna, più che una ragazza.
Porta dei pantaloni attillati marroni, un top che le si appoggia sull’ombelico e fa immaginare che porti una terza abbondante ed un paio di sandali alti, bianchi.
Non posso far a meno di riconoscerla: è Sarah.
La prima cosa che penso è che non abbiamo praticamente nulla in comune.
A differenza sua, ho i capelli castani e ondulati che mi arrivano all’altezza dell’ombelico. Non sono così magra quanto lei, non ho il famoso “spazio fra le cosce” e mi devo accontentare del mio metro e sessantacinque.
L’unica cosa che preferisco delle nostre differenze, è il modo di vestire perché sono sempre stata ossessionata dai vestiti e quei suoi sandali non li indosserebbe neanche mia nonna, ultrasessantenne.
I due prendono posto al nostro tavolo e lui comincia a presentare Sarah a tutti gli altri.
«E lei è Emily, una mia… amica.» Esita un attimo sull’ultima parola perché, infatti, cos’è che siamo io e lui?
Lei sgrana leggermente gli occhi e poi sembra squadrarmi, come se mi sfidasse a reggere il suo sguardo ed io lo faccio.
«Emily? La famosa Emily?» Chiede lei, ridendo. «Sara, la sua fidanzata.» Mi stringe la mano, calcando la voce sull’ultima parola.
«Famosa Emily?» Le faccio eco.
«Mi ha parlato molto di te. Chi credi che lo ascoltava mentre tu te la spassavi a Londra?»
Cala un silenzio imbarazzante. Tutti quanti, al nostro tavolo, smettono di parlare e osservano allibiti la scena perché sanno che quando qualcuno mi provoca, esplodo.
«E’ il suo modo di scherzare… lascia stare.» Harry, che mi conosce più di tutti, cerca di rimediare.
Giorgia mi da un colpo con il ginocchio da sotto il tavolo, della serie “stai zitta”.
«Tranquilla tesoro, era una battuta.» Risponde lei, sorridendo.
E forse è ora di giocare sporco.
«Imparerò a cogliere il tuo spiccato umorismo.» Le sorrido.
Louis, per tentare di non ridere, finge di tossire e cerca di cambiare discorso ma lo zittisco perché è ora di usare il mio asso nella manica.
«Lui invece è Zayn, se dovete dirgli qualcosa fatelo in inglese perché deve ancora prenderci la mano con l’italiano.» Dico, presentandolo agli altri.
Sono stata così tanto presa da Harry e Sarah che non ho pensato proprio al fatto che il moro potrebbe sentirsi solo o escluso.
 Ringrazio il cielo, però, di avere un migliore amico così socievole e che si occupa di tenergli compagnia, dato che è da quando siamo arrivati che li vedo chiacchierare.
«Siete fidanzati?» Chiede la bionda, dando libero sfogo al suo inglese.
Io annuisco e anche Zayn che sorride e mi strofina la schiena con la mano.
A quel gesto vedo Harry sollevare un sopracciglio e non posso far a meno di fulminarlo con lo sguardo. Lui sorride e capisco subito il perché, dato che dice sempre che quando mi arrabbio, sono ancora più bella per lui.
«Perché sorridi, amore?» Sarah si rivolge a Harry.
Amore? Amore? Amore?
Non ce la faccio proprio e scoppio a ridere fragorosamente e il riccio fa lo stesso, sicuramente pensando a tutte le volte che abbiamo imitato quelle coppiette sdolcinate di Facebook che non fanno che usare questi nomignoli sdolcinati.
«Non capisco cosa ci sia così tanto da ridere.» Continua lei.
«E’ che lui odia essere chiamato così.» Rispondo.
«Ma che ne sai tu?» Insiste lei.
«Fidati Sarah, lo conosco meglio delle mie stesse tasche.»


«Se non esci da quel bagno fra due minuti, ti faccio diventare alta un metro e venti.» Dico, rivolta a Giorgia che è chiusa là dentro da secoli e, come al solito, ci farà ritardare.
Siccome da domani cominciano i corsi, per stasera ci lasciano liberi nel campus e abbiamo deciso di fare una sorta di Pic Nic, vicino al lago.
Apro l’armadio e tiro fuori un paio di pantaloncini di Jeans e mi ritrovo a pensare che io debba mettere la mia maglietta portafortuna, dato che la indosso ogni volta che faccio qualcosa di nuovo ed importante.
La prendo, la stendo sul letto e rimango ad osservarla.
La comprai quando avevo tredici anni e, anche se scolorita dai numerosi lavaggi, è ancora intatta e la stampa “believe in yourself” è ancora vivida. Probabilmente è stupido ed infantile attaccarsi a qualcosa di così materiale, ma è una semplice maglietta che porta a galla troppi ricordi.
Il mio esame orale di terza media, il mio primo giorno di liceo, il primo giorno a Londra, il primo bacio.
Il primo bacio.
Harry.
Ci risiamo.
La prendo e la getto alla rinfusa nell’armadio, scambiandola con una canotta e chiudendo le ante con forza.
Mentre mi preparo, faccio una riflessione con me stessa e arrivo alla conclusione che ci ho messo davvero troppo tempo per costruire un muro fra me e Harry e adesso che sono a buon punto, non è proprio il caso di mandare tutto all’aria.
Mentre io e Gio ci facciamo strada nel campus, evito di dirle tutto quello che mi sta passando per la mente perchè tanto non c’è più nulla da preoccuparsi, è una cosa che non succederà.
Dieci minuti dopo, raggiungiamo gli altri ed il sole è ormai calato perché sono già le nove e mezza.
Il prato è pieno di ragazzi che hanno avuto la nostra stessa idea e noi ci mettiamo ai piedi di un albero, dove Eleonora e Niall hanno già sistemato i teli ed i cestini con i panini che abbiamo preso dalla mensa.
«Ho avuto un’idea brillante!» Esclama Ila, con mezzo panino in mano e un boccone pieno.
«L’ultima volta che hai avuto un’idea ‘brillante’ ci siamo trovati sotto un temporale, senza nemmeno un ombrello e un biglietto per il pullman.» Interviene Louis.
Noi scoppiamo a ridere, perché devo ammettere che Ilaria ha sempre voglia di fare cose che si allontanano di gran lunga dalla normalità e ci ritroviamo spesso in guai, che però, ci fanno divertire e ridere un sacco.
Lei gli da una gomitata e ridacchia un po’, prima di continuare.
«Giochiamo al gioco della valigia?»
A sentire quelle ultime tre parole, scatto in ginocchio e quasi mi va il panino di traverso.
«Sisisi.»  Urlo.
«Ci sto, non lo facciamo tutti insieme da quando se ne è andata Ems.» Commenta Alessia e gli altri approvano.
Sarah chiede che cosa sia e Liam, che fra di noi è il più preciso, glielo spiega.
«Ognuno deve dire il nome di una cosa che vuole mettere in una valigia immaginaria e quello che gli sta accanto, deve dire le parole precedenti, oltre a una nuova. Il bello sta quando si arriva ad aver fatto tre giri e si impazzisce per ricordare tutto. Chi salta o sbaglia una parola, paga pegno scelto  dal “proprietario” di quella parola che ha mancato.»
Tutti cominciamo già a metterci in cerchio per giocare, ma solo dopo mi accorgo che Sarah ha storto il naso.
«Ma è una cosa stupida e infantile!» Protesta. «Noi non giochiamo.» Dice, parlando per sé e per Harry.
«Ma io voglio giocare!» Le dice il riccio.
Io sollevo un sopracciglio. La nostra Miss si ritiene troppo matura per un gioco che fa passare il tempo e lui si fa anche comandare, come se fossero una coppia di ultraquarantenni sposati?
«Preferisci giocare o stare con me?» Gli chiede, passandogli un braccio attorno al collo.
Lui fa un sorriso storto e non risponde, neanche quando il viso di lei gli si avvicina.
A questo punto sarebbe opportuno che io giri la testa e mi faccia i fattacci miei, ma non ci riesco.
Le labbra di Sarah si posano su quelle di Harry e sento il mio stomaco annodarsi su se stesso ed il panino salire là da dove è entrato.
E’ un’immagine così fottutamente sbagliata.
E’ come mangiare un panino senza la nutella, i pop corn senza il sale o la pizza senza la mozzarella.
Quel nodo allo stomaco si trasforma subito in rabbia e ho l’impulso di alzarmi, allontanare Sarah dai capelli e urlarle che non dovrebbe neanche pensare di avvicinarsi a lui, dato che non le appartiene ma tutto ciò che riesco a fare è rimanere immobile, ad osservare il mio primo amore spalmarsi su qualcuno che non sono io.
E, se è vero che ho superato tutto, perché adesso non riesco a guardarli senza sentirmi soffocare?
Nel momento stesso in cui si staccano e i miei occhi incontrano quelli di Harry, lascio scivolare il panino sul telo e mi alzo.
«Ho dimenticato una cosa in camera.» Mento e mi volto per andare a prendere un po’ d’aria, prima che cominci a svenire come stamattina.
L’ultima cosa che vedo è Louis alzarsi e Harry che lo ferma, dicendogli «ci penso io».

 
Sono tornata e ho subito pubblicato :)
Spero che il capitolo vi piaccia, specialmente la parte finale, anche perchè mentre descrivevo il bacio fra Harry e Sarah mi veniva un nervoso assurdo a pensarci ahahah.
Comunque volevo ringraziarvi per i preferiti, i seguiti e le recensioni. Mi fanno tanto piacere!
Domani mattina parto di nuovo perchè vado a Milano per il concerto e, tralasciando il fatto che avrò bisogno di una flebo e di una barella per il 28, pubblicherò il 30 sera perchè torno quel giorno.
Un bacio,

-Marti.
 
  
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