Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: deepblueyes    26/06/2014    3 recensioni
Cosa faresti se un Demone, per scommessa, ti offrisse in un Contratto l'amore della tua vita, chiedendo in cambio soltanto la tua anima?
Accetteresti?
E se poi ti trovassi invischiato in un mondo di cui non immaginavi neppure l'esistenza, rischiando la vita, e scoprissi che la tua esistenza era sempre stata soltanto un'apparenza di normalità?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 17



Tante volte mi ero chiesto come fossero i Cieli. 
Secoli fa, prima di incontrare di persona degli angeli, avevo immaginato un luogo dove tutti sorridevano continuamente, sempre gentili e talmente dolci da dare la nausea. 
Ora, che il vecchio pennuto fosse lievemente incapace di espressività mi era più che chiaro; d'altronde aveva qualche migliaio di anni, probabilmente a furia di sorridere a un certo punto gli si erano anchilosati i muscoli facciali. Non sapevo dire perché anche la sua voce e i suoi occhi restassero sempre noiosamente inespressivi... probabilmente non voleva essere ridicolo, con la faccia da pesce morto e lo sguardo attivo e allegro. Avrebbe stonato, no?
Certo, vedere tutti questi giovani pennuti assieme confondeva parecchio la mia immagine dei Luoghi Celesti: nessuno dei dodici angeli presenti accennava un sorriso o aveva un'aria dolce e gentile. Giusto un paio lasciavano vagamente intravedere il loro stato emotivo, lanciando occhiate a metà tra il sorpreso e il disgustato alle mani intrecciate mie e di Alice. 
Trasportando questa immagine e sostituendola alla precedente, tutta sorrisi e dolcezze, i Cieli dovevano essere veramente deprimenti; ovvio che poi ne scendessero angeli picchiatelli come il caro nonnino. 
E pensare che tutti gli umani non vedevano l'ora di andarci. 
Bah. 
Erano un po' fuori di brocca anche gli umani, era evidente.
A parte Alice. Lei preferiva chiaramente me ai pennuti. Il che era veramente fantastico. Come al solito, una parte della mia testa era concentrata ad ascoltare il battito del suo cuore, il ritmo del suo respiro, al mio fianco. La sua mano era piccola e soffice, nella mia.
"Alice, raggiungi Axel e Marlene di sopra. Muoviti."
Ma perché ogni volta che il vecchio le parlava avevo il triplo della voglia di staccargli la testa? Ci doveva essere una spiegazione scientifica, per questa domanda. 
Incontrai gli occhi di Alice e le feci l'occhiolino, spingendola delicatamente verso le scale:"A dopo, miss."
Mi guardò ancora per qualche istante, poi si allontanò:"A dopo."
Avevo la vaga sensazione che credeva avrei insistito per farla restare, ma non potevo contrariare troppo il suo caro nonnino se volevo restare con lei.
"Andiamo."
Seguii buono buono gli angeli fino a una stanza piena di scaffali carichi di libri, un divano dalla forma strana e poltroncine varie; la luce gialla e calda rendeva l'ambiente più accogliente e disinvolto. Mi sorprese: i pennuti ci sapevano fare con l'arredamento.
"Allora, Iblis?" mi incalzò Gabriel, appoggiando entrambe le mani sull'unico, enorme tavolo nella stanza.
"Sei parecchio impaziente eh?" ridacchiai, accasciandomi su una delle poltrone. Era comoda, e nemmeno poco.
"Non abbiamo tempo per i tuoi giochetti Iblis. Rispondi."
"Ok ok. Non ti scaldare. Xadje è dalla nostra parte."
Cassandra, una delle poche femmine presenti e tra i pochi pennuti ancora in grado di esprimere emozioni, mi fissò ad occhi sbarrati:"Xadje la Guardiana della Soglia? Davvero?"
Sorrisi:"Proprio lei, con tutti i suoi sottoposti. O quantomeno, i più affidabili."
Sembrava proprio sbalordita. Beh, l'odio di Xadje nei confronti dei pennuti non era certo una novità, come neanche la sua indifferenza verso gli eventi che non la riguardavano in prima persona. 
"Mi doveva un favore. Poi non a caso è la Guardiana, e si stava già muovendo per capirne di più. Vista la dimensione del problema, ha concluso che fosse meglio collaborare con voi pennuti piuttosto che scontrarsi, per questa volta."
"Ti doveva un favore?" chiese Gabriel, sollevando un sopracciglio. Accidenti. Allora i suoi muscoli facciali non erano malridotti come credevo.
"Esatto."
"Che tipo di favore?"
Ridacchiai:"Direi che non ti riguarda, vecchio."
Restammo a fissarci in cagnesco per qualche istante. O meglio, lui mi guardava con aria truce, io sostenevo allegramente il suo sguardo. 
"Come posso essere sicuro di potermi fidare, Iblis?"
Alzai gli occhi al cielo, annoiato dalla domanda a dir poco banale:"Per quel che riguarda me, la risposta alla tua domanda è al piano di sopra, come ormai ben sai. Per Xadje garantisco io. A questo proposito, suggerirei di ampliare la tolleranza per la presenza demoniaca anche a lei, così che possa entrare qui dentro. Lei si fida dei suoi sicari, io un po' meno; facendo entrare solo lei, non corriamo di certo rischi di sorta."
Un'altro pennuto, di cui non conoscevo il nome ma che, a giudicare dalle cicatrici, doveva aver partecipato a parecchi thè all'inglese con i demoni, intervenne:"E dovremmo lasciare che una demonessa di tale potenza entri ed esca da questa casa? E' pura follia, Gabriel!"
Storsi il naso:"Ti informo, caro piumino, che Xadje è una Nobile tanto quanto lo sono io. Se lasciate entrare me, non vedo perché lei dovrebbe restare fuori... a meno che non pensi che io sia più debole, e in tal caso potrei prenderla sul personale."
Gabriel si rivolse al suo collega, ignorando completamente la mia uscita:"Non ho molta scelta. Non siamo in molti e dobbiamo sia proteggere i discendenti che impedire l'apertura delle Porte. Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile, dovunque arrivi. Per quanto possa scocciarmi dirlo... dobbiamo fidarci di Iblis."
Non potevo credere alle mie orecchie. Mi aveva commosso, accidenti!
"Non ti avevo mai sentito dire qualcosa di così sensato. Mi hai lasciato senza parole, ed è tutto dire!" commentai, rilassandomi ulteriormente sulla poltroncina.
"Piantala di fare l'idiota, Iblis. Che altro hai da riferire?"
Sbuffai:"Xadje sta cercando altri demoni che possano dare man forte e ha inviato alcuni suoi sottoposti a indagare, all'Inferno. Per ora, risulta chiaro che ad agire tra gli umani sono stati demoni di basso rango, il che ha un senso: se il piano fosse andato in fumo, i mandanti non avrebbero corso rischi, non venendo mai scoperti. Probabilmente, avrebbero cercato di incastrare me o uno dei pochi altri Nobili invischiati, viste le voci totalmente insensate che sono arrivate a Xadje: le era stato riferito che a capo di tutto stavo io, o qualcosa del genere. Tuttavia, deve essere stato un demone veramente potente ad organizzare tutto questo, o più di uno. L'incantesimo per spalancare le Porte non può essere eseguito da uno spiritello qualunque: ne verrebbe consumato."
Gabriel annuì, lo sguardo perso nel legno del tavolo:"Perciò dobbiamo aspettare altre informazioni, prima di agire."
"Si e no. Io darò la caccia ai demoni coinvolti presenti qui nel mondo umano, sapranno dirmi di più. Nel frattempo, cercherò anche informazioni riguardo l'incanto che distrugge il Sigillo delle Porte infernali. Xadje indagherà negli Inferi; una parte del suo esercito protegge questo posto, appena al di fuori della barriera benedetta. Voi dovete occuparvi dei discendenti che ancora hanno l'anima, e proteggerli. Una volta saputo abbastanza, potremo dare un taglio a questa situazione."
Gli angeli si volsero a guardare il loro capo, sorpresi del fatto che avessi già pensato a cosa fare, forse. Gabriel guardava l'angolo di giardino visibile attraverso le finestre, preso da chissà quali pensieri; la vena poetica era tipica dei piumini, lo sapevo bene.
"D'accordo. Ma Cameron ti accompagnerà nelle tue indagini esterne, Iblis."
Sbuffai di nuovo. Già che doveva fare il capo pennuto diffidente, poteva almeno darmi una compagnia più allegra, no?
"Molto bene" dissi, alzandomi e stiracchiandomi:"Abbiamo finito?"
Gabriel annuì, ancora perso a osservare gli esterni.
Uscii in fretta dalla stanza: tutta quell'aura angelica era sfiancante per me e benché la zona benedetta tollerasse la mia presenza, l'aria era pungente e irritante sulla mia pelle. Anche se avrei voluto raggiungere Alice, sapevo che uscirne un po' mi avrebbe fatto solo che bene.
In pochi secondi mi trasformai e schizzai in cielo, allontanandomi dalla villa del vecchio, seguendo l'attraente impulso del Limbo di Xadje. Dovevo riferirle quanto deciso.

Me ne stavo sdraiata e ferma, sul letto, fissando il soffitto. 
Una minuscola parte di me avrebbe voluto scendere al piano di sotto, per cercare di origliare quello che, lo sapevo, Gabriel aveva evitato di dirmi. 
Ma la gran parte del mio cervello era impegnata a rivivere quel bacio. 
Il mio primo bacio.
Mi sentivo ancora le guance in fiamme e la pelle d'oca, mentre ripensavo ai suoi occhi, alle sue mani tra i miei capelli.
Intenso da togliere il fiato, santo cielo. 
Avevo un po' paura di aver fatto un casino e averlo baciato da schifo, ma non mi importava particolarmente. Ero troppo su di giri per farmi dei problemi, in quel momento.
Prima di lanciarmi sul letto avevo rinfrescato e fasciato il polso, piuttosto malmesso dopo aver tenuto il bracciale bollente per tutto quel tempo, e avevo tolto le scarpe appena dopo aver spalancato la finestra. Per fortuna, il vestito non si era macchiato come pensavo.
Chiusi gli occhi, respirando piano e profondamente, rilassata tra le lenzuola profumate.
Sobbalzai quando sentii bussare alla porta. 
Mi sistemai velocemente i capelli, sperando di non somigliare a uno spaventapasseri, e tossicchiai per schiarirmi la gola prima di parlare:"Avanti!"

  
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