Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    26/06/2014    4 recensioni
L’amore che ciascuno di noi può dare agli altri, per quanto ci si sforzi, è sempre e comunque un amore imperfetto.
Questa è l’ultima storia della serie “Storie di amore e di amicizia”.
Ben e Laura si amano più che mai e sono genitori, Ben e Semir sono sempre migliori amici e sono tornati ad essere colleghi di lavoro.
Tutto sembra essere tornato al suo posto nel puzzle della vita.
Ma le cose possono cambiare da un momento all’altro.
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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Inseguendo un’ombra    


“Helga… ti prego Helga rispondimi… ti prego…” balbettò Ben chinandosi sulla governante ancora legata alla sedia. La donna era completamente esanime e una grande macchia rossa sulla spalla le macchiava il grembiule immacolato che indossava sempre in casa.
“Helga…” Ben era disperato. Provò a dare dei colpetti sulla guancia alla sua mamma surrogata, perché quella era la sua mamma in fondo, e finalmente la donna aprì gli occhi debolmente.
“Ben… Ben… ha preso Miriam… io… io… non ho potuto fare niente…” sussurrò.
Il giovane slegò la donna e la sistemò sul pavimento.
“Chi l’ha presa? Che cosa è successo??” chiese disperato, ma Helga non aveva la forza di rispondere.
“Ispettore ma che è successo qui?”  La voce del sig. Martins, l’inquilino del piano di sopra lo fece trasalire. L’anziano uomo guardava ad occhi sbarrati la scena di fronte, con i due cadaveri all’ingresso e Helga sanguinante stesa sul pavimento vicino al divano.
“Chiami subito un’ambulanza” urlò Ben salendo di corsa al piano di sopra.
“Signore ti prego fa’ che non sia vero…” si ritrovò a pregare mentre si avvicinava alla camera dei gemelli, con il pianto di Thomas sempre più forte nelle orecchie.
Entrando vide subito la culla di Miriam vuota e Thomas in piedi nella sua, attaccato alle sbarre, rosso in volto per il pianto.
Prese suo figlio in braccio e cercò di consolarlo.
“Miriam… Miriam…” balbettò
 
Scese le scale con il bambino in braccio ancora piangente.
Ormai erano arrivati anche gli altri vicini e Ben affidò Thomas alla moglie del sig. Martins che subito iniziò  cullarlo dolcemente.
Da lontano si sentivano le sirene dell’ambulanza che si avvicinava.
Ben si inginocchiò di nuovo accanto ad Helga e le accarezzò dolcemente la guancia
“Helga…” sussurrò piangendo.
La donna aprì di nuovo gli occhi e trovò la forza di sorridergli.
“Ben… devi trovare… la bambina… l’ha presa…”
“Chi è stato?” chiese il giovane con voce debole.
“Non.. non lo so… alto, biondo, più o meno della tua età… è entrato dalla vetrata sul terrazzo..” disse Helga con voce stanca.
Ormai i paramedici stavano salendo le scale e appena arrivarono nella stanza spinsero Ben di lato per prendersi cura della ferita.
 
A stento sentì il cellulare che gli vibrava nella tasca.
Automaticamente rispose alla chiamata.
“Bene… vedo che sei tornato a casa” gli disse una voce sconosciuta dall’atro lato della linea.
“Chi sei??” rispose Ben
“Sono quello che ha in mano la vita di tua figlia. Basta così poco per porvi fine. E’ così piccola e delicata. Una mano sulla bocca, un urto della testa…”
 “Maledetto bastardo… io ti uccido con le mie mani..” urlò Ben
“Invece tu farai esattamente quello che ti dico. Una sola parola, una sola mossa sbagliata e  ti spedisco tua figlia un pezzo per volta”
 
 

“Dunque al Colonia Herald lavorano circa cinquanta giornalisti e venti distributori. Di questi cinque hanno un SUV come quello che è stato visto quando Julia è stata rapita” disse con aria professionale Susanne mentre continuava a guardare il video del pc
“Metti i nomi sullo schermo”  le chiese Semir che sentiva salire l’eccitazione.
Appena  la lista comparve sulla schermo tutti iniziarono a studiarla attentamente.
“Mapporca… Jonas… Jonas Sculler. Questo è il fidanzato di Anja, la ragazza di Ben al liceo”
“La prima vittima???” fece sbalordita la Kruger
“Proprio lei…”
“Bene, muoviamoci Gerkan, andiamo a prendere questo tizio, vediamo cosa ha da dirci” fece il Commissario prendendo la giacca dall’appendiabito”
“Avverto Ben?” chiese Susanne
“Assolutamente no, anzi se chiama trova una scusa qualsiasi” rispose Semir
 
Erano già in macchina quando videro Susanne uscire trafelata dall’edificio.
“Semir! Semir aspetta!!!” urlò avvicinandosi all’auto. Aveva l’aria sconvolta.
“E’ successo qualcosa a casa di Ben”
 

Semir inchiodò la BMW davanti all’ingresso dell’elegante condominio e si precipitò verso l’ambulanza che stava caricando la barella.
“Helga!!” quasi urlò quando vide la governante stesa, con una grossa benda sulla spalla.
“Ispettore… meno male che è arrivato… Ben… Miriam…” balbettò la donna pallidissima
“Che è successo???” ormai Semir era in preda al terrore puro.
 “Un tizio… è entrato in casa… li ha uccisi… ha ucciso i due agenti…. mi dispiace… io non volevo chiamarli… ma… ma…” Helga piangeva a dirotto
“Calma Helga, calma… “ la esortò Semir carezzandole la mano
“Ha preso Miriam… io volevo… ho cercato di fermarlo…”
“Miriam?? Chi ha preso Miriam? Dov’è Ben??” chiese Semir sempre più ansioso.
“Non lo so…”
“Mi spiace ma ora dobbiamo andare in ospedale” fece il paramedico muovendo la barella.
“Come sta?” chiese la Kruger che si era avvicinata
“Se la caverà, ma deve andare subito in ospedale” rispose il sanitario chiedendo le porte della ambulanza
Semir si precipitò all’interno del palazzo e salì le scale di corsa.
Nell’appartamento di Ben c’era l’inferno.
Semir guardò inorridito i corpi dei due colleghi stesi all’ingresso.
“Signor Gerkan…” lo chiamò una voce femminile.
Semir subito riconobbe la signora Martins, l’inquilina del piano di sopra. Aveva Thomas in braccio.
“Signora Martins, dov’è Ben?” chiese quasi urlando.
“Non lo so… ha ricevuto una telefonata ed è andato via di corsa. Mi ha solo detto che dovevo consegnare Thomas esclusivamente a lei appena arrivava”
 Semir prese il suo figlioccio in braccio  e con la mano libera chiamò subito la moglie per farlo venire  prendere.
“Dov’è Jager?” chiese Kim arrivando trafelata.
“Non lo so, ma ho un brutto presentimento. La vicina mi ha detto che ha ricevuto una chiamata ed è scappato via. Temo che sia stato il killer a chiamarlo…” la voce di Semir tremava.
“Ok calma, in primo luogo facciamo rintracciare il cellulare” cercò di ragionare Kim
“Non serve purtroppo” disse Semir mesto mostrandole il telefono di Ben in bella vista sul mobile dell’ingresso.
“Allora l’auto” propose Kim
“Non vuole essere raggiunto se ha lasciato qui il cellulare, scommetto che ha preso la moto. E quella non ha il GPS” concluse Semir sempre più scuro in volto.
 

Ben parcheggiò la moto in un piccolo spiazzo fra gli alberi.
Si tolse il casco; era tutto impolverato dopo aver guidato lungo le strade sterrate ed aveva avuto non poche difficoltà per trovare il posto indicato.
Ma finalmente ce l’aveva fatta, era arrivato alla grande casa in legno che l’uomo gli aveva indicato.
Quello era l‘atto finale.
E l’unico scopo di Ben era salvare sua figlia.
Aveva fatto esattamente come gli diceva quel folle; aveva lasciato il cellulare a casa ed aveva preso la moto e non l’auto. Quel tizio lo conosceva bene, evidentemente doveva averlo sorvegliato per parecchio tempo.
Incerto si incamminò verso l’ingresso della casa guardandosi attorno, ma sembrava tutto deserto ed abbandonato.
Quando mise il piede sul patio in legno lo scricchiolio quasi lo fece sobbalzare; sempre più cauto aprì la porta di ingresso.
L’interno era impolverato e completamente abbandonato.
 La poca luce che entrava dalle assi inchiodate a protezione delle  finestre lasciava distinguere solo i mobili coperti da vecchie lenzuola.
“Bravo vedo che ha fatto quello che ti dicevo”
 Prima ancora di sentire la voce alle sue spalle sentì il freddo della canna della pistola alla nuca.
Una mano veloce gli tolse la pistola dalla fondina.
“Girati lentamente” disse la voce.
Già al telefono gli era sembrata familiare quella voce, ma la vista dell’uomo che lo stava minacciando lo lasciò comunque d stucco.
“Jonas…”  sussurrò
“Già proprio io… ma tu non mi hai proprio riconosciuto giusto?” fece beffardo l’uomo puntandogli la pistola addosso.
Ben lo guardò accuratamente. Nell’unica occasione in cui l’aveva visto, ovvero al funerale di Anja, non aveva fatto molto caso al suo aspetto, gli interessava solo sapere cosa sapesse della morte della sua fidanzata.
Solo ora guardando gli occhi scuri e i capelli biondi emerse dal profondo dei suoi ricordi un volto giovanile, viso imbronciato ed occhi rancorosi incorniciati da spessi occhiali.
“Jonni??” chiese dubbioso
“E già proprio io,  Jonni la talpa. Jonni l’imbranato… quale dei tanti soprannomi che mi avete affibbiato all’epoca preferisci?” chiese con aria sempre più cattiva
Ma Ben non  ci fece caso, gli interessava solo una cosa, Miriam
“Dov’è mia figlia? Dov’è? Cosa le hai fatto? E’  solo un bambina…”
Jonas lo guardò ed iniziò a ridacchiare.
“I figli… che bella cosa vero? Il vero coronamento di un amore…”
“Dov’è?? Dimmi dov’è? Se le hai fatto qualcosa…”
“Non ti preoccupare e non ti agitare per ora non le ho fatto nulla” rispose indicando con lo sguardo una grossa cesta n un angolo buio da cui spuntava una copertina rosa.
Ben si precipitò verso la cesta ma riuscì solo ad intravedere il visino della bambina che sembrava che dormisse pacifica, prima di sentire di nuovo la canna della pistola sul collo.
“Fermo non ti muovere” intimò Jonas
“Miriam Miriam…” chiamò piano il padre
“Shhhh non urlare, la sveglierai, si è appena addormentata” disse con voce folle.
Ben sentì un brivido correre lungo la schiena.
Quell’uomo era davvero pazzo.
“Ma cosa vuoi da me? Sono qui, fai di me quello che vuoi, ma lascia che porti fuori la bambina, lei è innocente non c’entra nulla…”
“Innocente… innocente… anche io ero un ragazzino innocente e voi mi avete massacrato al liceo”
Ben sentì una fitta di rimorso. Anche lui aveva fatto parte  del gruppetto di bulletti  cui piaceva tormentare i deboli ed imbranati.
“Eppure ce l’avevo fatta sai?  Ero riuscito ad avere Anja. Io l’ho sempre amata sin  dai tempi della scuola, ma lei quel tempo preferiva te…”
Ben rimase in silenzio.
“Eravamo felici, lei diceva di amarmi. Diceva… perché quando abbiamo deciso di sposarci, lei è cambiata. Sai cosa mi ha detto quando ho iniziato a parlare di avere figli? Che non poteva più averne… ed è tutta colpa tua!!!” Jonas gli urlò contro tutta la sua rabbia
Ben lo guardò sbalordito.
“Senti Jonas…  io non vedevo Anja dai tempi del liceo… cosa c’entro io con il fatto che…”
“Cosa c’entri?? Vuoi dire che non sai che lei ha abortito ai tempi del liceo e che per questo non poteva avere più figli??? E sai quale è la cosa più grave? Che non ne era nemmeno dispiaciuta. Mi ha detto in faccia che l’unico da cui avrebbe voluto figli eri tu, che l’aveva capito quando ti aveva reincontrato e che, dato che tu  eri già sposato, non le importava nulla di non avere figli… che mi avrebbe sposato, ma non mi dovevo fare illusioni”
Ben si  ritrovò a balbettare per la sorpresa. Non aveva mai saputo nulla dell’aborto. Lui ed Anja si erano lasciati senza che la ragazza gli avesse mai detto nulla, né lui si era mai accorto di nulla.
“Jonas… ti posso assicurare che io non sapevo nulla dell’aborto.  E Anja l’ho incontrata per caso in strada…” cercò di farlo ragionare
Ma l’uomo era ormai fuori di testa.
“Zitto, devi stare zitto!! Tu non sei degno di toccare o di avere a che fare con nessuna donna! Qualsiasi donna tocchi diventa impura. Perciò le ho uccise: Anja, Roxana, la tua dottoressa e tua sorella, anche se con lei non ci sono riuscito. Ora tocca a tua figlia e poi a tua moglie” urlò brandendo la pistola
“Jonas… ti prego lascia stare Miriam. Lei è  solo una bambina innocente, non ha fatto nulla di male. Sono qui, prenditela con me, ma lascia stare lei…”
“E’ tua figlia, merita di morire solo per questo”  disse puntandogli la pistola contro.
Ben cercò di restare razionale e valutare la situazione. Era chiaro che Jonas era completamente folle e non avrebbe lasciato andare né lui né la bambina.
Poi fece la sua mossa.
 Approfittò del mugolio di Miriam che iniziava ad agitarsi nella cesta e colpì con un calcio Jonas.
L’uomo barcollò, ma Ben non fu abbastanza svelto a prendergli la pistola.
Con un ghigno malefico Jonas puntò l’arma contro la cesta dove c’era Miriam.
Ben si bloccò all’istante. Non ebbe il tempo di fare o dire altro.
Un colpo secco alla nuca lo spedì nel buio della incoscienza.
 
Quando riprese coscienza aveva il respiro bloccato e riusciva solo a tossire pesantemente.
Miriam piangeva disperatamente nella cesta.
Intorno fumo densissimo e fiamme, fiamme che lambivano la porta della stanza in cui erano rinchiusi.
  
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