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Autore: _Safyra    26/06/2014    3 recensioni
Wanda si era salvata. Adesso era rinchiusa in un altro corpo. Felice. Amata dall'uomo che non aveva mai pensato potesse innamorarsi di lei.
Aveva ricominciato una nuova vita, la sua decima vita, ed era ora di iniziare a godersela. Ad imparare che in quel mondo non esistevano soltanto la compassione, il dolore e l'indulgenza, ma anche il piacere, il desiderio... l'amore di una famiglia, di un uomo.
Non sapeva che là fuori, oltre quelle caverne e quel deserto, c'era un mondo pronto ad accoglierla.
Wanda non sapeva nemmeno di essersi fatta un altro nemico... Ma non c'era fretta. Doveva scoprire molte altre cose oltre a quello.
Dalla storia:
Incrociai lo sguardo di Ian per un interminabile istante. Un istante interrotto da un colpo di scena.
Rimasi impietrita quando vidi esplodere il capannone che avevo di fronte.
Avevo cantato vittoria troppo presto [...]
Avevo promesso. Non lo avrei mai abbandonato.
«Wanda... non c'è più niente da fare, capisci? È andato ormai» singhiozzava Brandt dopo avermi preso il volto fra le mani.
«No» dissi «No. Ian non è morto»
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian, Jared, Melanie, Quasi tutti, Viandante
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Up In The Sky - the serie '
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13



Litigi




V’è una gelosia villana che è un diffidare della persona amata;
v’è una gelosia delicata che consiste nel diffidare di sé.


Filippo Pananti



«... e qui, be', lo sai che c'è la ''palestra-mensa''.» Liam virgolettò le ultime due parole, facendo un cenno verso la porta socchiusa dell'ampia stanza in precedenza usata come palestra, ma ora utilizzata come mensa dagli umani che abitavano quel grosso edificio ai margini di Tucson.

«Esatto.» sorrisi, divertita dal tono sfaticato con cui Liam mi aveva indicato la cosiddetta ''palestra-mensa''. Era da quasi un'ora che mi portava su e giù, facendomi passare da un piano all'altro per un giro turistico di quella che per lui era casa.

«Allora, ti è piaciuto?»

Liam inclinò la testa da un lato, guardandomi da sotto le ciglia scure. In tre giorni che gli parlavo, avevo avuto modo di capire che tipo di ragazzo era: molto gentile, serio, ma anche divertente e solare. Era un tipo di cui ci si poteva fidare.

«Il giro turistico che ha occupato un'ora del mio tempo? Oh, sì.»

«Lo dici come se fossi costretta a dire tutto il contrario di quel che pensi.»

Liam parlò in tono accusatorio, non molto convinto dalla mia risposta, il che mi fece ridacchiare non poco.

«Be', in effetti devo ammettere che se non ci fossi stato tu come guida, mi sarei annoiata a morte.»

Il Guaritore rise, sfoderando un suo sorriso sereno che gli illuminava sempre il viso. Quel pomeriggio, come il giorno prima, Liam e io avevamo parlato molto. C'era una sorta di sintonia tra noi, una sintonia che forse scaturiva dal fatto che entrambi avevamo scelto di vivere in maniera diversa dai nostri simili.


«Da quanto tempo sei un ribelle?»

Quella domanda gliela avevo già fatta una volta, quando avevo aperto gli occhi in un ambulatorio con lui a curarmi le costole rotte e la botta in test. Tuttavia, da allora non ero più riuscita ad ottenere una risposta.

Liam alzò la testa dal piatto di insalata che stava sgranocchiando e puntò gli occhi nei miei.

«Da due anni. Da quando ho incontrato Claire...»

Quando pronunciò il nome della ragazza, si voltò a guardarla mangiare in fondo al tavolo, lontano da lui ma vicina a Thomas, un amico di vecchia data di Claire.

«Com'è stato?» domandò Melanie, seduta tra me e Jared. Alla mia sinistra invece c'era un Ian più assorto nel suo pranzo che nella conversazione.

«È stato difficile, ma alla fine ce l'ho fatta.»

Si vedeva che Liam voleva nascondere il dolore che provava al pensiero di Claire. Non sapevo cosa c'era dietro agli sguardi freddi o alle frecciatine che si lanciavano quando si trovavano nella stessa stanza, ma dal mondo in cui il suo viso si accendeva quando parlava di loro due, avevo capito che sotto sotto Liam aveva provato e – o provava ancora – dei sentimenti per Claire.

«L'importante è sopravvivere.» aggiunse, strizzando un occhio per sdrammatizzare un po'. Anche se, a dirla tutta, non c'era niente da sdrammatizzare lì.

Solo un ragazzo forse ancora innamorato da incoraggiare.


«Ecco, adesso sembri molto più sincera.» continuò a ridacchiare Liam, contagiandomi.

Ricominciammo a camminare per il lungo corridoio del primo piano. Infondo c'era una finestra oltre alla quale si poteva scorgere il sole e qualche nuvola minacciosa che sembrava annunciare un temporale.

Strano, la stagione delle piogge era passata da oltre un mese.

«Liam, posso farti una domanda?» chiesi d'un tratto, ispirata da non so cosa.

«Certo.»

Incrociai il suo sguardo limpido, cristallino, e aggrottai la fronte.

«Perché quando mi sono svegliata su quel letto e ti ho chiesto se eri un ribelle, tu non hai esitato a rispondermi? Insomma, potevo anche non essere come te. Potevo essere una prigioniera.»

Un'espressione sorpresa e curiosa si stipò sul viso di Liam, che socchiuse la bocca in cerca delle parole giuste da dire. Sembrava che la mia domanda lo avesse messo in difficoltà.

«Mi sono fidato di te. Ispiri molto fiducia negli altri, Wanda.» ammise, sorridendo, dolce, e per un momento, la sua mano, che fino ad un attimo prima era stata nascosta nella tasca dei jeans, esitò sulla mia spalla. Qualcosa tuttavia mi disse che non era la spalla che Liam avrebbe voluto accarezzarmi, che forse, se non fosse stato per il tin dell'ascensore davanti a cui stavamo passeggiando, Liam sarebbe riuscito a sfiorarmi una guancia. Guancia che in quel preciso istante stava divampando, e che si infiammò del tutto quando dall'ascensore comparì Ian.

«Ragazzi! Ma quanto è bello avervi trovato...»

Tagliente, velenoso come un serpente a sonagli, con occhi guizzanti di furia ardente e un sorriso talmente finto che sembrava che qualcuno gli avesse tirato su le labbra con due tenaglie, Ian unì sonoramente le mani e lanciò un'occhiata di fuoco prima a Liam, poi a me.

«Ciao, Ian.» lo salutò cordialmente il Guaritore, incrociando le braccia al petto con un sospiro.

Ah, dimenticavo: da quei tre giorni in cui conoscevo Liam e due da quando avevo iniziato a passare parte del mio tempo con lui, Ian era, come dire, diventato più isterico di una donna incinta. Come lo sapevo? Melanie. Era lei che mi raccontava ciò che Jared le raccontava, ovvero che Ian, mentre io potevo essere ovunque in quel grosso edificio – con o senza Liam – se ne andava da lui, Aaron e Brandt a scaricare tutto quello che si teneva dentro in mia presenza. O almeno, così tentava di fare.

A me dispiaceva, perché da un lato si faceva male da solo, senza pensare al fatto che io potevo avere un certo interesse per Liam solo perché era un'anima come me. Un interesse come amico, come ''collega'' di avventure, ma niente di più.

«Amore.» lo salutai.

«Mi stavo chiedendo dov'eri, sai? Ti ho cercata ovunque.»

«Di cosa avevi bisogno?»

Di cosa avevi bisogno. Secondo te di cosa avevo bisogno? Urlavano i suoi occhi, che erano fissi nei miei mentre con una mano mi cingeva la vita per avvicinarmi a sé ed allontanarmi da Liam, sempre con quel sorriso finto ad increspargli le labbra.

«Di te, amore.»

Sospirai, abbassando lo sguardo per terra.



Non avevo mai notato quanto fossero carine le Converse – penso si chiamassero così - che indossavo. Strano che un paio di scarpe potesse avere un nome, non ci avevo mai fatto caso. Quelle che avevo ai piedi erano grigio fumo e avevano i lacci neri. Mi stavano un po' grandi, ma non erano così scomode; me le aveva prestate Claire – effettivamente Claire aveva dato a tutti un po' di vestiti nuovi per scambiarli con quelli sporchi e sgualciti che avevamo indossato quando ci aveva trovati.

Ciò che era davvero sorprendente però era il fatto che io mi stessi interessando alle mie scarpe solo perché non avevo il coraggio di alzare lo sguardo verso Ian, che camminava in silenzio davanti a me. Aveva le spalle contratte per la tensione, i pugni serrati. Ogni tanto si voltava in maniera impercettibile per verificare che fossi ancora dietro di lui, e nel farlo mi faceva intravedere la sua mascella serrata.

Quando si fermò davanti alla porta della stanza che occupavamo io e Melanie, si girò del tutto nella mia direzione, senza però degnarmi di uno sguardo.

Non avendo bisogno di spiegazioni, presi le chiavi della camera dalla tasca dei jeans e quando aprii la porta gli feci cenno di entrare. Ian non disse nulla quando varcò la soglia e aspettò che io mi richiudessi la porta alle spalle.

Una rabbia mista a paura e imbarazzo si impossessò di me nel momento in cui entrambi decidemmo di incrociare i nostri sguardi. Il mio indignato e il suo penetrante.

Incrociai le braccia al petto, sentendomi scoppiare di ira.

«Ian, non capisco qual è il tuo problema. Li...»

«Il problema non è mio. Il problema è Il Problema. C'è, esiste ed è molto palese.»

Avanzò di due passi verso di me mentre parlava, piano, senza alzare la voce, con quella vena ironica che adesso era intrisa anche di un po' di veleno, le mani ancora strette a pugno lungo i fianchi.

«È questo il punto. Tu non dovresti essere così arrabbiato se...»

«Provo una profonda avversione nei confronti di quel Bello Capello con cui passi la maggior parte del tempo, Wanda. Sono solo due giorni che ti conosce e ti sta già appiccicato come una sanguisuga, e a te non sembra dispiacere. Anzi.»

Ian m'interruppe di nuovo, facendomi prudere le mani che tenevo bloccate al petto per evitare di dargli un ceffone e dirgli di farmi parlare. Alzò le braccia per aria quando iniziò a parlare di Liam a tono più elevato, apostrofandolo con quello stupido soprannome riferito ai suoi capelli impeccabili.

Inutile dire che stavo per perdere la pazienza e che il ceffone glielo avrei dato davvero se questa volta non mi avesse permesso di concludere una frase.

«Ci stiamo solo conoscendo, Ian. Non sto trascorrendo parte del mio tempo con lui per fare un dispetto a te. Liam non è altro che un amico, un amico con cui ho scoperto di condividere molte cose e... Non interrompermi! Fammi finire.» lo bloccai quando vidi la sua bocca aprirsi per ricominciare a parlare. «E mi dispiace che tu abbia frainteso. Che tu fraintenda sempre

«Posso parlare adesso?» borbottò, con tono derisorio e l'ombra di un sorriso sulle labbra.

«Sì.»

«Bene.» trasse un respiro profondo, facendo un altro passo verso di me. Istintivamente io indietreggiai di uno. «A me dispiace che a te possa piacere una persona del genere, che si pavoneggia ogniqualvolta si ritrova delle donne davanti e che flirta con te quando io non ci sono. Sai quanto è odiosa la sensazione che ho provato prima?»

Per un momento la rabbia venne sostituita dal disagio, il mio sguardo si fece un po' meno torvo, poi però tornai sulla difensiva, pensando che dopotutto Ian non poteva sempre comportarsi così.

«Non ti fidi di me.» il mio fu solo un sussurro, sussurro proferito con una punta di delusione sulla lingua.

Ian aprì un po' di più gli occhi, stavolta fu lui a mutare la sua espressione arrabbiata in una che faceva trasparire il senso di colpa.

«Non è questo che sto dicendo.» disse quando i suoi lineamenti tornarono duri.

«Invece è proprio questo che stai dicendo. Tu non ti fidi di me. Prima l'hai fatto con Jared, adesso con Liam. E anche se con Jared avevi il diritto di essere geloso, con Liam non avresti dovuto reagire così. È quasi un estraneo per me!»

«Prima mi pare che tu l'abbia definito amico

Ian annullò in una frazione di secondo la distanza tra noi, arrivandomi quasi ad un soffio dalle labbra.

«Ti rendi conto che stiamo litigando perché tu ti comporti come un bambino?» sbottai, sciogliendo le braccia che erano rimaste conserte sul petto per puntare un dito contro il suo petto.

«Non stiamo litigando, stiamo discutendo

«No, questo è litigare. Altrimenti perché stiamo urlando correndo il rischio di farci sentire da tutti quanti?!»

Ian dilatò le narici, serrando la mascella, poi sospirò e come se non avessi detto niente, andò avanti, tornando al punto di prima.

«Tu sai quanto mi dà fastidio vedere qualcun altro metterti le mani addosso, Wanda.» soffiò a millimetri di distanza dal mio viso. Mi respirava quasi in bocca, Ian. E avrei tanto voluto mandarlo a quel paese per baciarlo, se solo non fosse stato tanto caparbio ed eccessivo.

«Le mani addosso? Liam non mi ha mai messo le mani addosso, Ian! Adesso stai veramente esagerando...»

Sentendomi oppressa tra la porta e il suo corpo, aprii le mani sul suo petto e lo spinsi piano per spostarmi dietro di lui, al centro della stanza, nel piccolo corridoio che creavano i due letti accanto.

«Sei troppo ossessionato, troppo possessivo... oltre che iperprotettivo.»

«E allora perché ci siamo messi insieme se pensi che io abbia tutti questi difetti, eh?» sibilò, tornandomi vicino come poco prima.

Non sapevo per quanto tempo ancora avrei potuto sostenere quella conversazione. Mi faceva male litigare con Ian – odiavo litigare con lui – ma non potevo evitare di sentirmi indignata e arrabbiata. E poi, adesso sembrava voler mettere in discussione la nostra stessa relazione. Incredibile.

«Perché io ti amo, dannazione! E non m'importa dei tuoi difetti, né dei tuoi pregi. Non m'importa di avere un ragazzo perfetto. Io ti amo e ti amo ancora di più da quando sei rimasto ferito quasi mortalmente tre giorni fa.»

Stavo urlando molto più di prima ora e neanche me ne rendevo conto. Avevo la vista annebbiata dalle lacrime che non riuscivo più a trattenere, il respiro accelerato, il cuore che mi batteva forte, la mente in subbuglio.

Non riuscivo più a trovare altri modi per far capire ad Ian che le sue fantasie non erano altro che vere fantasie, e non tristi realtà.

«Wanda, io...»

Quando mi asciugai le lacrime dagli occhi e riuscii a vedere più chiaramente Ian, scorsi nelle sue iridi cristalline un profondo senso di colpa.

«Lascia stare, Ian.»

Mi ritrassi dal suo tentativo di prendermi una mano, mi feci scuotere da un singhiozzo che non riuscii a trattenere e velocemente raggiunsi la porta. Quando Ian capì il mio intento di andare via mi corse dietro. Stette sul punto di afferrarmi per un polso, ma io fui più rapida di lui: scappai via, con lacrime sempre più amare e salate a rigarmi le guance.

Non mi fermai nemmeno quando sentii gridarmi dietro il mio nome: avevo bisogno di restare da sola.



§


«Penso proprio che mio padre sarà felice di conoscervi... Wanda?»

La mano delicata di Claire che si posò sulla mia spalla mi fece ridestare dai miei pensieri. Smisi di fissare un punto indefinito davanti a me, girandomi a guardare Claire e Melanie, sedutemi di fronte con una tazza di caffè fumante in mano.

Non avevo mai bevuto caffè prima di allora e dato che non mi piaceva il retrogusto amaro che lasciava in bocca, pensavo di non essermi persa niente di così esorbitante. Inoltre mi chiedevo come facessero i nostri ospiti ad avere una bevanda del genere tra le loro scorte.

Wow, sono riuscita a non pensare per trenta secondi a Ian., mi ritrovai a riflettere.

«Viandanteee? Stai bene?»

Stavolta era Melanie che cercava di attirare la mia attenzione, sventolandomi una mano davanti al viso.

«Sì, sì, tutto bene... Ero soprappensiero. Che dicevi, Claire?» tentai di essere convincente, cosa a cui sembrò credere più quest'ultima che Melanie, e sfoderai un sorriso forzato.

«No, dico... sicuramente mio padre sarà felice di conoscervi! Non ci è mai capitato di trovare altri umani, né tanto meno un'altra anima come Liam nostra alleata.»

Claire sorrise. Sul viso le comparvero due fossette, qualche boccolo le si mosse in avanti, facendola sembrare un vero e proprio angioletto con quei capelli biondi e quegli occhi verdi così dolci e solari.

Era bella Claire: potevo capire perché a Liam piacesse tanto. O la amasse tanto – ancora non avevo ben capito la storia che c'era sotto.

«Dov'è tuo padre?» domandò Melanie.

«Ah... Lui è sempre fuori. È convinto del fatto che la nostra comunità non sia la sola ad esistere, perciò viaggia in continuazione alla ricerca di altri umani... Non è quasi mai a casa, ma ora che ci siete voi si è deciso a tornare.»

Mentre la bionda parlava bevvi un altro sorso di caffè, senza evitare di uscirmene con un'altra smorfia che mi fece arricciare il naso. No, il caffè proprio non mi piaceva. Dava anche la nausea.

Mel scoppiò a ridere. «Non ti va giù, eh?»

«Per niente.» tossii, sentendo la risata di Claire propagarsi per tutta la palestra-mensa. «Tra l'altro non riesco a capire come voi possiate avere questo tipo di cibo. Il caffè, l'insalata, persino il cioccolato al latte...» aggiunsi, rivolgendomi alla bionda.

Questa fece spallucce e alzando gli occhi al cielo disse: «Siamo vicino alla città, Wanda. I viaggi sono più brevi e... portano più frutti, ecco.»

«In effetti è vero.» s'impressionò senza alcun motivo Mel, tirando le labbra in giù davanti all'efficienza di cui sembravano godere Claire e i suoi amici.

«Scusate, devo andare a fare una cosa. Torno subito.»

Di punto in bianco, Claire si alzò dalla sedia con un visibile cipiglio stampato in faccia e sparì dietro la porta della palestra-mensa, lasciandomi sola insieme a Melanie.

«Okay, ora mi dici perché sembri così... triste e depressa.»

Come temevo, Mel non aveva voluto sprecare l'occasione per iniziare col suo terzo grado: evidentemente non ero riuscita a convincerla del fatto che stessi bene, e questo non mi sorprese.

Melanie Stryder mi conosceva quasi meglio di me stessa.

«Non... sono triste e depressa. Solo... non è una bella giornata, ecco tutto.»

Non sapevo perché le tenevo nascosto il litigio con Ian. Forse non volevo dirle niente perché pensavo che quello che era successo non era così importante come poteva sembrare e che si sarebbe risolto presto. Eppure... cavolo, io e Ian non abbiamo mai litigato veramente dopo esserci messi insieme.

Forse la cosa non era tanto poco importante come credevo.

Forse dovevo confidarmi con Melanie. O forse no?

«... ehi, Mel, per caso...»

Una voce mi riscosse all'improvviso dal filo ingarbugliato dei miei pensieri. Ma non una voce qualsiasi, la voce. La voce di Ian, che era andata scemando quando, voltandomi di poco per vedere chi era entrato dietro di me, avevo incrociato casualmente il suo sguardo.

Mi sentii male quando mi voltai subito verso Melanie, dando a Ian le spalle per non farmi guardare in faccia. Il punzecchiare pericoloso agli occhi tornò a farsi sentire, il cuore tornò a battermi forte nel petto.

«Ian...» Melanie lo salutò in maniera un po' titubante, alternando sguardi perplessi verso di me e verso di lui. «Che ti serve?»

Immaginavo cosa si stesse chiedendo Mel. Adesso mi costringerà a spiegarle tutto, ne sono sicura.

«Scusa, Mel... Mi sono ricordata che devo fare una cosa.»

Feci strusciare per terra la sedia, mi alzai e a testa bassa andai incontro a Ian, rimasto immobile davanti all'ingresso della palestra-mensa, per raggiungere la porta e uscire sotto gli occhi strabuzzati della mia migliore amica e quelli suoi, risentiti.

Camminai velocemente verso l'ascensore, premetti più volte il bottone bianco, nella speranza che anche potesse capire quanto non volessi essere vista con le lacrime agli occhi da qualcuno.

Nella snervante attesa mi portai una mano sulle fronte e abbassai per un attimo le palpebre, cercando di regolarizzare il respiro e di attenuare i singhiozzi che mi scuotevano.

Si diede il caso però che l'ascensore non volle realizzare i miei desideri.

«Wanda?»

Liam, comparso dal nulla alla mia destra, mi guardò con un'espressione preoccupata e confusa al tempo stesso. Io alzai gli occhi su di lui, provando la bellissima sensazione di sentirmi piccola e fragile davanti a qualcuno che non fosse Melanie o Ian.

«Che succede? Stai bene?»

«Sì... Non ti preoccupare, Liam. Non è niente.»

«Non sembra che sia ''niente''... Ehi, aspetta.» mi afferrò per un polso quando mi vide mettere un piede nell'ascensore, apertosi un secondo dopo il suo arrivo. Sentii un suo dito premermi sotto il mento per costringermi a guardarlo negli occhi, tuttavia io mi allontanai di un passo, riabbassando lo sguardo per terra mentre mi abbracciavo i gomiti.

«Che cosa è andato storto?»

Liam stavolta usò un tono più dolce e meno apprensivo, inclinando la testa da un lato per guardarmi meglio in viso.

Ovviamente a lui non potevo raccontare ciò che era successo, ma l'urgenza con cui mi stava fissando in attesa di una mia risposta mi fece capire che ero stata davvero una stupida.

Insomma, avevo litigato per la prima volta col mio ragazzo per una causa che, guarda il caso, portava il nome del Guaritore che avevo difronte, mi ero sentita uno schifo per tutto il giorno e avevo pianto in maniera sproporzionata per ben due volte senza riuscire neanche a non farmi beccare da qualcuno.

Sì, ero stata proprio una stupida. Non per questo però, avevo il diritto di raccontare i miei fatti a Liam, che, come avevo detto quello stesso giorno a Ian, per me era un estraneo - o meglio ''estraneo-amico''.

«Se non me ne vuoi parlare, posso almeno portarti lontano da occhi indiscreti?»

Liam si guardò intorno per un momento, io feci lo stesso, intimorita dal fatto che qualcun altro avesse potuto vedermi, prima di annuire in fretta e riabbassare lo sguardo sulle punte delle mie scarpe. Liam sorrise, intenerito, stringendomi inaspettatamente a sé per condurmi lontano da lì.





Spazio autore:


Tadaaa, sono viva! Anche se più che viva sono sopravvissuta con qualche ferita di guerra ahah. Adesso che finalmente non ho la scuola in mezzo alle scatole sono un po' più libera... rilassata... un po' più per voi, ecco (anche se, una volta immersa nell'ozio più totale, mi passa anche solo la voglia di accendere il computer per scrivere xD)

Coomunque, a parte la mia libertà ritrovata e tutto il resto, vi ho fatto leggere un capitolo che non è proprio tutto rose e fiori, eh?

E stavolta non s'intende che ci siano stati spargimenti di sangue, attacchi inaspettati o altro, ma che ci siano state delle turbolenze a livello emotivo tra i nostri personaggi principali.

Vi consiglio di tenerlo bene a mente questo capitolo. Può esservi sembrato più discorsivo degli altri, più ''di passaggio'' (e in effetti lo è stato, perché altrimenti non sapevo come sviluppare il corso degli prossimi eventi), ma sotto tutto ciò che è avvenuto si nascondono cose di non poca importanza...Vi ho incuriosite?? :P

A parte i vari enigmi, come vi è parso questo capitolo? Come pensate che si risolverà la faccenda tra Ian e Wanda? E questo Liam e questa Claire, come vi sono sembrati?

Bom, vi ho rotto le scatole abbastanza da farvi desiderare di andarmene via al più presto ahah

Mi esclisso, non senza aver ringraziato tutti coloro che leggono Up, quelli che hanno recentemente messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e quelli che la commentano. Insomma, dico GRAZIE a tutti, come sempre. Up è quarta tra le venti storie più popolari e, sebbene quello di The Host non sia un fandom in cui ci sono così tante storie, sapere di essere così ''preferita'' in questo piccolo mondo è una soddisfazione da non trascurare (d'altronde, se non fosse per voi, questa storia non sarebbe mai arrivata fin qui).

Okay, adesso me ne vado!!

Adiosss


Sha <3

   
 
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