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Autore: FrancyBorsari99    27/06/2014    2 recensioni
Amber ha vissuto i quindici anni della sua vita cercando un posto adatto a lei, ma ovunque sia stata non si è mai sentita a casa, ben accetta, è una reietta respinta da entrambe le ali della sua famiglia: da parte paterna è uno Shinigami, un Dio della Morte, da parte della madre sarebbe stata l'ente di una setta di Alchimisti, se il capocongrega non l'avesse cacciata.
Finchè un giorno, dal mondo degli Shinigami, non intravede sulla terra un posto strano, che sembra ospitare gente dal sangue misto e semidivino: il Campo Mezzosangue.
Forse, questa è l'unica possibilità che le resta per riscattare un passato da esiliata e annientare i fantasmi che la tormentano. E poi c'è Leo.
Lo strano meccanico sempre sorridente, ma nei cui occhi Amber riesce a vedere le ombre.
Chissà che non le sconfiggano insieme...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AMBER
È passato un altro mese e fra una settimana è ottobre.
E intanto, ogni mattina mi sveglio e ho l'amara consapevolezza che quel giorno sta per arrivare, che i minuti passano troppo velocemente e che mi sento schiacciata ed azzannata da quella morsa inarrestabile che è il tempo.
Quel giorno sta per arrivare davvero. Il giorno in cui rischierò il tutto per tutto e non impedirò a Leo di fare quello che è giusto e che è necessario.
Che torni dalla ragazza alla quale ha lasciato il suo cuore.
Che si dimentichi di me.
Ho messo a punto ogni trasmutazione e distillato il contro incantesimo che, una volta arrivato su Ogygia, gli consentirà di tornare come prima e di essere riconosciuto. È un liquido lievemente azzurrino contenuto in una fialetta di vetro. Spero solo che non la perda.

Il 3 ottobre facciamo 'i bagagli' e lasciamo il Campo Mezzosangue, per raggiungere l'area stabilita e circoscritta dai quattro Dei che ci stanno aiutando, dove avverrà la penultima fase di questa operazione.
Hazel è quella che mi saluta con più tristezza, si mette quasi a piangere. Le dico che non è un saluto definitivo, ma non ne sono convinta al cento per cento nemmeno io. La abbraccio e così faccio con gli altri.
Mi lascia un po' l'amaro in bocca andarmene così di punto in bianco, e salutare i miei amici. Voglio dire, ho stretto un buon rapporto anche con Percy, che all'inizio non riuscivo neanche a guardare in faccia, ed ora devo sparire.


Argo, l'uomo con il corpo ricoperto di occhi, ci accompagna con la sua auto fino alla zona urbana, dove fermiamo un taxi che ci porti fino a Manhattan.
In macchina non parliamo granché, lo tengo solo per mano. Ho davvero paura che questa sia una delle ultime volte, e mi si stringe lo stomaco al pensiero.
-Amber- dice lui, dopo un po'. -Sono davvero il Re degli Shinigami?-
-Si.-
-E se io non volessi esserlo?-
-Credo che la carica sia cedibile. Come il Quaderno.- dico, senza staccare lo sguardo dai palazzi che scorrono di fianco alla macchina.
-Amber, d'ora in poi tu sarai il Re degli Shinigami.- dice all'improvviso, lasciandomi spiazzata. Non riesco a dire nulla. Non so nemmeno se voglio ringraziarlo.
-Leo, io non voglio assumermi questa responsabilità.- dico, sommessamente.
Lui si sporge per vedere la mia faccia. Io vedo la sua, e noto con sgomento che sembra un po' offeso.
-Ma la accetto lo stesso.- dico alla fine. Lui sorride sollevato, e mi stringe la mano.
Devo mantenerlo in vita. Devo fare in modo che non venga meno al giuramento e devo prendere l'incarico perchè qualche Shinigami potrebbe ucciderlo.
Non deve morire.

La "zona circoscritta" è il mio vecchio appartamento nel centro di Manhattan, accogliente e caldo d'inverno. Ci ho abitato da quando Sebastian è morto, un'assistente sociale mi ha aiutato a trovarlo e ogni tanto passa a vedere come vanno le cose. Dato che ha le chiavi che io sappia viene anche quando non ci sono.
Ho messo due serrature perchè quando si sta via tanto la sicurezza non è mai troppa, e una delle due si blocca ad ogni giro di chiave. Leo si offre per sistemarla, ma chissà come mai non ci sento ancora dall'orecchio sinistro, e non lo sento. Per la frustrazione trasformo l'ottone del meccanismo in panna montata.
Leo ridacchia e ci tuffa dentro in dito, infilandoselo poi in bocca. Io lo imito, in questo momento ho bisogno di qualcosa di dolce, e un paio di ditate di quella roba bianca e spumosa fanno al caso mio.
Ora che siamo dentro sono più contenta del solito di avere un assistente sociale. La stanza principale profuma di detersivo e non c'è una virgola fuori posto. L'appartamento ha un salotto -che comprende la cucina- molto ampio, illuminato a giorno da una finestra enorme che occupa tutta la parete. C'è una vista stupenda sulla città, e questa vetrata mi offre un ottimo punto di decollo quando sono di fretta o voglio semplicemente volare via da qualche parte. Un divano in pelle, una libreria colma di libri ed un televisore, tappeto e tavolino e qualche quadro costituiscono il mobilio del salotto, mentre la cucina riempie la parete consecutiva alla vetrata ed ha la penisola in marmo rosso.
-Carino! Ragazzi, che vista!- esclama Leo, correndo alla finestra ed affacciandosi di sotto. Fischia.
-Davvero un bel panorama.- commenta.
-Accomodati pure.- dico io, sorridendo. -Qualcosa da bere? Caffè?-
Leo sbarra gli occhi. -Fidati, è meglio di no. Sono fin troppo iperattivo senza bere quella roba amara.- dice, sedendosi sul divano.
Apro il frigo: rigorosamente pieno di mele, e tutte fresche. Di bevande ne ho di tutti i tipi, e tiro fuori due lattine di Coca Cola. Glie ne porgo una e beviamo.
Lui continua a guardarsi intorno incuriosito, finchè non nota una foto sulla mensola centrale.
-Quello è Sebastian?
Scoppio a ridere stringendomi lo stomaco.
-No, Leo!- anche lui ride, ma sembra confuso.
-Quella sono io da piccola!- dico, fra una risata e l'altra. Lui arrossisce appena ma non si trattiene e quasi si piega in due.
Mi alzo in piedi barcollante e prendo un'altra foto che non aveva notato.
-Questo è Sebastian.-
Smette improvvisamente di ridere e prende in mano la cornice. Fissa me e fissa il bambino nella foto e poi l'altra immagine sulla mensola.
Si alza in piedi e prende quest'altra, le mette vicine e le confronta.
-Non mi puoi biasimare se vi ho scambiati. Siete uguali.- dice, riponendole al suo posto.
Alla fine, dopo qualche minuto di silenzio, lo dico:- Vogliamo cominciare?- alza la testa di scatto, gli leggo negli occhi un concentrato di determinazione che non gli ho mai visto prima.
-Va bene.-

Lo piazzo davanti allo specchio in camera mia, e lo contemplo per un attimo. Poi mi tiro su le maniche e do segno che sto per cominciare; se mi soffermo troppo a guardarlo non riuscirò mai a farlo partire, non ne avrei la forza.
Poi, all'improvviso, fa ruotare lo sgabello e il suo viso si ritrova a un soffio dal mio.
"Eh no, se fai così come faccio a lasciarti andare da lei?" Riesco a pensare solo questo, è l'unico pensiero di senso compiuto che mi attraversa la mente prima che mi stringa a sé e mi baci.
Chissà perché questo bacio è diverso da quelli che mi ha dato fino adesso. Questo è più... Intenso. Come se anche lui sapesse che, una volta tornato da Calypso, non si potrà più nulla per farlo tornare da me.

Tutta l'operazione richiede alcune ore. Non faccio cose a casaccio perché una magia del genere può essere facilmente riconoscibile se mettessi insieme un'accozzaglia di tratti contrastanti fra di loro, e seguo il modello di un mortale che ho visto alcuni anni fa dentro a un bar. Me lo ricordo perché mi rovesciò la cioccolata calda addosso, e io per tutta risposta gli mollai un pugno sul naso.
Capelli corti e biondo scuro. Fatto.
Occhi color nocciola. Fatto.
Carnagione pallida. Fatto.
Circa sei centimetri in più. Fatto.
Viso più rotondo. Fatto.
Naso dritto. Fatto.
Questo non è più Leo. Il vero Leo è seppellito sotto tutti questi strati di magia e trasmutazione.
Si guarda indispettito allo specchio e incrocia le braccia.
-Mi piacevo di più prima- fa, con voce malinconica.
-Sono pienamente d'accordo.-

Mezz'ora dopo siamo al porto.
Il piano prevede che, con le sue conoscenze meccaniche, Leo si intrufoli nella stiva di una nave che attraverserà l'Atlantico, aspetterà che passino due giorni dalla partenza, prenderà una scialuppa e, in parole povere, si lascerà naufragare. Se tutto ve bene, Ogygia comparirà, non riconoscendo Leo. Nel caso qualcosa vada storto, invece, Ecate sarà disposta ad intervenire per tirarlo fuori dai guai.
Ha messo in una borsa lo stretto necessario per questi due giorni: cibo, la fiala di controincantesimo e il Death Note.
Non ci sarà bisogno di null'altro, secondo alcuni studi che ho fatto di recente l'isola compare solo se il naufrago è un semidio, e solo se è in pericolo di vita. Sia Leo che Percy mi hanno detto che per arrivarci sono caduti dal cielo, per un motivo e per l'altro, ma ad esempio Odisseo stava per annegare, o roba del genere... Direi che sia la stessa cosa.
***
Leo è partito.



 

LEO
Sono davvero un genio. E contemporaneamente un povero scemo, ma andiamo per gradi. Sono un genio perché la nave che ho adocchiato è particolarmente tecnologica, ma questo non mi impedisce di eludere la sorveglianza e di nascondermi in una cabina della stiva.

Sono un povero scemo perché ho accettato di prendere parte a questa storia, che in termini poveri equivarrebbe a tentare deliberatamente il suicidio.

Mi accuccio sulla rudimentale branda che c'è in questa stanzetta e mi lascio cullare dal dondolio cadenzato delle onde.

Devo dire che questa storia di starmene su una nave senza poterla guidare mi irrita un po', così per distrarmi tiro fuori alcuni attrezzi che ho nello zaino e costruisco un piccolo treno in scala, come quando ero piccolo e mia madre mi diceva che ero destinato a fare grandi cose. Ora che ci faccio caso, e provo a figurare me stesso nella pancia di questa nave che mi accompagna verso una meta che non esiste nemmeno sulle mappe, quei giorni mi sembrano appartenere ad una vita passata.

Cerco di scacciare il pensiero e penso ai lati positivi che questa situazione ha da offrirmi: primo, non morirò. Secondo, rivedrò Calypso.

Ma istintivamente, collegati a questi vengono a galla come boe anche i lati negativi: dovrò escogitare un piano per portarla via, e questo è il meno. Se davvero riuscissi a rendere fattibile questo punto, cosa farò, poi? Sceglierò Calypso o Amber?

Il solo immaginarmi in una posizione simile, conteso fra una ragazza millenaria isterica e un mezzo Dio della Morte, ma fa venire i brividi. Fra le due non saprei su chi scommettere.

C'è di bello che questo groviglio confuso di pensieri e teorie mi fa scivolare nel sonno senza che nemmeno me ne accorga.

 

-Leo...? Leo? Leo?! LEO VALDEZ!! - La voce di Amber per poco non mi spacca i timpani. Almeno saprei cosa si prova ad essere sordi. Mi giro su un fianco e allungo la mano verso lo zaino, infilandola nella tasca anteriore.

Ne estraggo un vetro circolare delle dimensioni di un cd e me lo metto di fronte alla faccia, ritrovandomi a quattrocchi con la Shinigami. È come una Videochiamata, solo che questo coso (a cui non ho ancora dato un nome) è indistruttibile e secondo Amber potrebbe funzionare anche su Ogygia. Grazie ad una serie di incantesimi (ormai è più potente di un diretto discendente di Ecate) ma come solidificato l'acqua in una lastra simile a platino, un dischetto utilizzabile come le chiamate Iride, solo che le ha rese portatili e gratuite, protetto da qualcosa che lo renda invisibile a tutte le strategie di isolamento presenti sull'isola. Secondo la sua teoria, la magia prodotta da uno Shinigami Alchimista è indipendente da quella creata da una maledizione greca, non si possono mescolare le due cose. Sarebbe come mettere l'olio nell'acqua.

-Buongiorno- bofonchio, mettendomi seduto.

-Buongiorno a te, anche se sono le due del pomeriggio.- ridacchia mestamente.

-Leo, hai ancora poco più di mezza giornata.- mi rammenta.

Grazie, Amber. Grazie di avermi ricordato che probabilmente sto per morire.

***

Il guaio è che non rischio di schiattare per il caldo e per una possibile insolazione.

Il vantaggio, è che visto che non mi ucciderà il sole, lo farà la sete.

La scialuppa su cui mi trovo è nel bel mezzo di un oceano blu e sconfinato, tutta questa grandezza intorno a me mi fa sentire piccolo ed indifeso, e cerco di non sollevare la testa oltre il bordo. Ho finito i viveri da diverse ore e il mio stomaco brontola in segno di protesta, ma non lo posso accontentare: tutte le scorte d'emergenza all'interno dell'imbarcazione sono finite a mare, o avrei ceduto alla tentazione e non sarei stato nemmeno in pericolo di vita.

Ho le labbra e la lingua talmente secche che il solo muoverle mi fa pizzicare tutto all'interno della bocca sino alla gola.

Dopo un paio di giorni sono davvero più morto che vivo, e nemmeno Amber si fa più sentire con il dischetto, ma tanto non avrei la forza per rispondere. Quanto può durare un uomo adulto senza acqua? Tre giorni, credo.

Ma io non sono un uomo adulto. Non ho nemmeno diciassette anni, e ho davvero paura che questa cosa non funzionerà. Sono incastrato tra la vita e la morte, il genere di situazione spiacevole che non posso aggiustare con un paio di attrezzi.

Prego la nonna di Amber di tirarmi fuori da qui, mi metterei a piangere ed a implorare, ma è meglio che non sprechi quelle due molecole di H2O che ho ancora nel corpo per delle suppliche che probabilmente non verrebbero ascoltate.

Poi arrivano le allucinazioni, e i morsi della fame colpiscono all'improvviso, dolorosi come pugni dritti allo stomaco che mi fanno piegare in due.

L'unica cosa che mi manca è un temporale, con tanto di onde tsunamiche. Certo. Visto che sono moooolto fortunato.

*** Il cielo si inscurisce all'improvviso e una pioggerellina fitta e leggera comincia a riversarsi sul mare crescendo velocemente di violenza ed intensità, come se qui non ci fosse già abbastanza acqua. Mi accerto che quaderno, antidoto e dischetto siano al sicuro nella borsa impermeabile e me la metto in spalla non appena vedo arrivare le prime, minacciose onde.

Una dietro l'altra sfilano sotto la scialuppa e la inclinano prima da una parte e poi da quella opposta, sballottandomi al suo interno. Sono sempre più grandi, sempre più ripide, e i tuoni rombano in lontananza. Comincio ad avere paura davvero, non tanto per il fracasso del cielo, ma perché forse Zeus ha scoperto tutto e mi sta punendo per aver tentato l'impossibile sotto il suo naso, per aver miseramente e scioccamente provato a fregarlo.

Faccio in tempo ad allacciare le cinghie dello zaino, e un'onda enorme, nera, dalla cresta bianca, spumosa ed illuminata dai lampi, mi inghiottisce.

-

Ho la faccia premuta contro una sabbia fine e bianca, che profuma di salsedine . I muscoli indolenziti mi fanno male, e ho la pelle secca a causa del sale dell'acqua marina. Sento le bretelle del mio modesto bagaglio tagliarmi l'epidermide. Bene, ho ancora la mia roba.

Non ho intenzione di muovermi. Se questo è l'aldilà, no voglio assolutamente scoprirlo. Eppure, a quanto mi è stato detto, non si va direttamente nel Tartaro o nei campi Elisi, ma c'è una specie di corte. Magari ho dormito durante il processo...

-Ehi, sei vivo?- sento il cuore sprofondare sotto la sabbia, sotto la crosta terrestre, sotto il mantello e sotto al nucleo, fino alle profondità più remote dell'inferno e oltre.

Sposto un braccio, poi l'altro, per un attimo ho l'impressione che la mia pelle si stia crepando come se fosse fatta di foglie secche autunnali, ma ignoro il pizzicore fastidioso e mi isso sulle ginocchia.

Occhi leggermente a mandorla, capelli lunghi ed intrecciati su una spalla, veste greca bianca che le arriva fino ai piedi.

Mi guarda indispettita e preoccupata insieme, come se non volesse vedermi qui ma è contenta di sapere che sì, sono effettivamente vivo.

Il mio cuore fa le capriole.

Ce l'ho fatta. O meglio, Amber ce l'ha fatta. Il piano ha funzionato.

-Chi sei?- mi chiede, inginocchiandosi di fianco a me.

-So che non mi crederesti... il mio nome è Leo Valdez.-

lei inarca le sopracciglia come di solito fanno le persone che capiscono di essere soggette ad uno scherzo.

-Cero, come no...-

-Dammi il tempo di dimostrartelo. - la interrompo, e con dita tremanti apro lo zaino estraendone la fiala di vetro, praticamente intatta.

Senza aspettare che Calypso dica niente, la stappo e butto giù d'un sorso il liquido azzurrino, che scorre caldo giù per la gola.

All'inizio non succede nulla. Poi sento come se il sole fosse a diretto contatto con la mia pelle, e per la prima volta da quando sono nato sento cosa si prova ed essere ustionati. Tutto il mio corpo comincia a bruciare e a sfrigolare, e la pelle si inscurisce, sento sulla testa i capelli crescere ed arricciarsi.

Passa qualche minuto perché il processo si completi, minuti interminabili nei quali il viso di Calypso è attraversato da un profluvio inarrestabile di emozioni: paura, sgomento, stupore, felicità, euforia.

Istintivamente esibisco il mio sorriso furbo, da “folletto”.

-Questa roba fa davvero schifo.- commento, e getto alle mie spalle la fialetta, appena prima che un paio di braccia mi travolgano con la stessa forza delle onde che mi hanno portato qui.

 

 

 

 

Angolo Autrice

voilà, ricongiunti.

Mi dispiace per i fan della AmberXLeo, ma non è ancora finita, ho in serbo qualche altra sorpresina.... spero che vi stia piacendo, commentate che le vostre recensioni mi rendono sempre felice!!!! -per questo ci tengo a ringraziare KuRaMa faN per i commenti agli ultimi capitoli!

  
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