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Autore: Bruiburiburi    27/06/2014    4 recensioni
Allora prima di tutto: Ironia, ironia, ironia! il sogno di qualunque "Fan" di Xena, cadere in quel magico mondo e far andare un po di cose a modo nostro. E' ambientato alla fine delle serie ma non e' fedelissimo, cerchero' tanti espedienti per il puro gusto di ironizare. Ovviamente Xena non restera' dimenticata nell'oltretomba, tutt'altro..
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heila! Posto alla velocità della luce, cosa assolutamente insolita per me, perciò godetevela finché dura. Hahaha. Scherzi apparte, un capitolo che mi piace senza dubbio più dell'ultimo, si comincia ad entrare nel vivo della storia e ne sono lieta. Un grazie speciale a 5vale5 che mi ha donato due belle recensioni, e grazie anche a tutti quelli che leggono e basta, spendendoci del tempo. Bhe vi lascio alla lettura, enjoi it! :D 
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-perche alla fine, ciò che tutti faremo o vorremmo fare, cadendo in quel mondo, sarebbe riunirle-

Fu la nottata più scomoda della mia esistenza. Il mio giaciglio era riassumibile in...una coperta, tanto fine da farmi avvertire ogni minima, dannatissima asperità del terreno. In più, come se tutto quello che mi aveva riservato la giornata non bastasse, avevo una roccia esattamente sotto il deretano, che mi stava lentamente frantumando il coccige. Mi spostai...e ne trovai un'altra, che mi si piazzò tra le scapole. Mi spostai ancora, e perdetti definitivamente la pazienza quando la mia fronte andò a cozzare contro l'ennesimo spuntone. Scostai bruscamente le coperte e mi misi a sedere, mandando al diavolo il nulla circostante. Di fronte a me Olimpia sedeva davanti al fuoco, con un piccolo sorriso divertito sul volto.
< Non riesci a dormire? >
< un vecchio che soffre d'insonnia non riesce a dormire..uno studente prima di un esame non riesce a dormire, io non posso dormire > replicai stizzita. Olimpia rise
< siete un po viziatelli nel tuo mondo >
< credimi, se tu conoscessi il mio mondo e i suoi abitanti staresti elogiando la mia capacità di adattamento > risposi ancora. La bionda rise di nuovo.
< Ma piuttosto, tu sei abituata a questo " giaciglio ", che ci fai ancora sveglia? > domandai noncurante, strofinandomi appena le mani per levare della polvere
< faccio la guardia > rispose immediatamente, in tono semplice. Io la guardai inarcando un sopracciglio, vagamente sorpresa, poi presi a guardarmi attorno
< perché, c'è bisogno? > domandai, accigliandomi vagamente. Per essere totalmente sinceri il luogo sembrava desolato. Ma se avevo imparato qualcosa guardando Xena era che di sicuro non si poteva mai dire nulla di certo...questo però non lo dissi a Olimpia, convinta fosse meglio piantarla col "so tutto di voi" per quella giornata. Olimpia scosse le spalle < si, non si sa mai > replicò, sempre con un piccolo sorrisino raddolcito e tranquillo.
< okay. Se lo dici tu! > risposi facendo spallucce < vuoi farlo tu? > mi domandò, divertita, in tono giocoso. Io stetti al gioco
< ooh grazie ma noo grazie! > risposi sgranando appena gli occhi e gesticolando con le mani. Ridemmo flebilmente assieme, dunque decisi di riprovare a dormire. Mi sdraiai, parlammo ancora un po e poi, finalmente, crollai. 

Era passato qualche giorno ormai, e io, dopo la diffidenza iniziale della prima notte col terreno ci avevo fatto pace, ed ero tornata ad essere il solito ghiro...col risultato che quando Olimpia mi svegliava all'alba non avevo la minima intenzione di muovere un muscolo. Smisi di fare storie per alzarmi quando rischiai di trovarmi legata a una lettiga e trascinata senza troppi complimenti dietro il " profumato " didietro di Argo. Per il resto in realtà le cose andavano meglio. Chiaccheravo spesso con Olimpia, non facevo storie per nient'altro che non fosse il mio amato dolce dormire, e spesso avevo l'impressione che con le mie pagliacciate facessi tornare a sorridere quella donna dopo dio-solo-sa-quanto. 
Però il mio mondo mi mancava. E la preoccupazione di star turbando qualche strano equilibrio spesso mi occupava la mente. Come quella notte.
Aprii gli occhi, arrendendomi al fatto che non volevano chiudersi, e sospirai, trovandomi davanti a quella meraviglia di cielo stellato che si poteva vedere li. Da noi le stelle non si vedono cosi...sembrava quasi di osservare un altro cielo. Era una delle tante piccolezze che apprezzavo un sacco di quel posto. Portai le mani dietro la nuca, vagamente pensierosa, ma non durò che un istante. Ero l'anti-negatività fatta a persona, e non sopportavo di stare a rimuginare e rimuginare sulla stessa cosa per troppo tempo. Così sollevai appena il capo, da quella posizione, guardando il mini accampamento. Il giaciglio di Olimpia era vuoto. Al solito, in realtà. Scostai lentamente le coperte e mi alzai, con calma. La donna non era nei paraggi, ma poco distante da noi scorreva un fiumiciattolo. Cosi, non avendo altro da fare, mi indirizzai li, in realtà abbastanza sicura di trovarci anche lei. Non mi sbagliai. Arrivai al limitare di alcuni alberi, davanti alla sponda del fiume, guardai alla mia destra e la vidi, posata a un ramo basso di un albero storto e nodoso, lo sguardo vitreo fisso sull'acqua che scorreva davanti ai suoi occhi. Mi ficcai le mani in tasca, e scesi giù arrivando alla sponda del fiume, senza guardarla, ma sicura al mille per mille che avesse avvertito la mia presenza da un po, e quindi non la potessi spaventare.
< Ma tu dormi, ogni tanto? > domandai sempre senza guardarla, abbassandomi a prendere alcuni sassolini piatti e tondi. La sentii ridacchiare amaramente, mentre facevo alcuni tentativi di far rimbalzare i sassolini sulla superficie dell'acqua. Non ci riuscii.
< Oh no, non da quando... > si interruppe.
< Da quando Xena  se n'è andata > completai per lei, incrociando per la prima volta il mio sguardo col suo. Lei asserì silenziosamente, con un piccolo sospiro. Tornai a osservare gli ultimi sassolini che avevo in mano.
< Sai qual'è la prima cosa che, se manca all'organismo umano, lo fa morire? Ti do tre possibilità: acqua, cibo o sonno? > domandai, mentre tiravo un altro sasso che sprofondò subito con un sonoro " plof ". La potei avvertire sorridere flebilmente
< non saprei, acqua? > rispose. Io tirai un altro sasso.
< Anche io avrei risposto cosi, anzi, credo sia la prima risposta di tutti.. > altro sasso, altro plof < invece no. È il sonno > tirai anche l'ultimo sassolino, guardando poi con una smorfia il solito pessimo risultato.
< bel tentativo > rispose Olimpia, divertita. < In realtà cerco di dormire almeno un'ora o due > continuò. Io mi voltai, mi ficcai di nuovo le mani in tasca e andai verso di lei
< uhm, faccio schifo a questo gioco > dissi, commentando la mia performance coi sassi. Stavolta le strappai una risata sincera. Mi posai al ramo, accanto a lei.
< Non credere che verrò qua a dirti che fa male non dormire, e che dovresti cercare di cadere più spesso tra le mani di Morfeo > commentai. Mi sorrise
< ah no? > chiese, curiosa.
< No, è una cosa assolutamente normale. Cosa dovresti fare, dopo quello che ti è capitato. > risposi con semplicità, facendo spallucce
< è già tanto quello che fai > aggiunsi poi. Olimpia si accigliò
< ovvero? >
< vivi > replicai, secca. Lei sospirò di nuovo, alzò il capo e lo puntò nuovamente sul corso d'acqua
< devo vivere. Xena mi ha lasciato una missione importante >
< si, ma per te è più difficile > dissi, continuando a non guardarla. La donna si accigliò nuovamente
< che cosa intendi? Perché mai sarebbe più difficile? > continuò
< perché tu sei a metà > stavolta la lasciai tanto senza parole che tacque, limitandosi a restituirmi uno sguardo stupito, dato che nel rispondere avevo voltato i miei occhi su di lei. Sorrisi leggermente, le braccia incrociate come i piedi davanti a me, rilassata. Mi voltai
< Xena non lo è mai stata > aggiunsi
< a metà? > Olimpia ritrovò la parola.
< si, ti manca un pezzo, un pezzo enorme, e importante. Sei menomata. È come se ti mancasse un braccio o una gamba, o entrambi gli arti da una parte. Non ti si può chiedere di affrontare la missione come prima, o come faceva Xena..è come chiedere a uno zoppo di correre, magari ci riuscirà anche, magari balzelloni sarà comunque veloce...ma non è la stessa cosa. Non è comunque la stessa cosa > completai. La donna rimase a fissarmi, stupita, quasi senza fiato. 
< Wow..quando avevi intenzione di mostrarmi questo lato tanto saggio e sensibile? > domandò divertita. Io sorrisi. In realtà avevo usato un tono abbastanza neutro, come facevo spesso quando parlavo di determinate cose, usavo involontariamente un tono che suonava tanto come se stessi affermando un dato di fatto...più che qualcosa di sensibile.
< Xena, per quanto forte, per quanto coraggiosa, non lo ha mai dovuto fare >
< ha affrontato tante cose che tutt'ora non so se riuscirei a fronteggiare però > tentò di correggermi. Ma io risi flebilmente, scuotendo il capo.
< Ma tu c'eri > risposi
< ha affrontato tante cose anche prima di conoscermi > replicò lei.
< Ma erano un altro genere di cose. La vostra missione, il vostro altruismo tutto ciò che ci gira attorno, richiedono uno sforzo immensamente maggiore. E lei non lo ha mai dovuto fare, senza di te. Avete cominciato questa cosa assieme...e lei non ha mai davvero dovuto fare a meno di te. Non è mai stata a metà. Aveva a sua disposizione tutta se stessa. Tutti gli " arti " > parlando avevo riniziato a guardarla. Mi osservò incantata per un istante, poi sorrise
< non fa una piega > disse
< i miei discorsi non fanno mai pieghe > scherzai. Ridemmo appena.
 < Con questo ovviamente non voglio screditare Xena...anzi. > precisai. Olimpia annuì ed entrambe ci trovammo a fissare davanti a noi
< è impossibile screditare Xena > commentò Olimpia < ha una forza inaudita, e un animo  tanto nobile.. > aggiunse
< ti manca eh.. > dissi < piu di quanto tu possa spiegarmi, immagino > completai.
< già.. > rispose la bionda, con un altro piccolo sospiro.
< Già..ha una forza inaudita, un animo nobile...agganci in alto con dei, stregoni e ogni sorta di "salacadula" qui presente > dissi, facendo un cenno mistico con le mani mentre dicevo " salacadula " per far intendere il concetto di magia.
< Quasi quasi manca anche a me > aggiunsi poi facendo spallucce e sorridendo ironica. Olimpia ridacchiò
< lei saprebbe qualche strada in più per aiutarti e riportati nel tuo mondo, forse > disse.
< Già...bhe potrebbe essere utile..tre teste sono meglio di una...soprattutto la sua, che vale per cinque > risposi ancora. Ero ironica, ma effettivamente come idea era buona, anzi ottima. Mi feci pensierosa come quando ti sta venendo un idea
< lei potrebbe aiutarmi, ora che ci penso. Potrebbe conoscere vie che io non conosco o magari a te non vengono in mente > dissi, lentamente.
< potrebbe di sicuro..ma non c'è, non c'è più, se n'è andata purtroppo > la voce di Olimpia si abbassò di mezzo tono.
< Non c'è ora... > dissi lasciando la frase a metà. La bionda mi osservò accigliandosi appena
< cosa stai pensando? > domandò curiosa. Io mi voltai verso di lei, vagamente folgorata
< Olimpia, lei ti manca e io ho bisogno del suo aiuto, ho bisogno di entrambe > la donna continuò a guardarmi, confusa.
< È una missione troppo difficile per affrontarla a metà, mi servi intera. Serve anche lei. Dobbiamo farla tornare > completai la frase guardandola negli occhi, con un nuovo ardore determinato che bruciava dentro il mio sguardo.
< M​a non si può > disse poi, sommessamente, forse anche cercando di non farsi trascinare troppo.
< Oh andiamo Olimpia, vi ho visto cercare e trovare ogni genere di scappatoia da queste cose, ambrosia, sorgenti, viaggi e chi più ne ha più ne metta. E stavolta c'è un motivo in più per cui  deve tornare > replicai
< per te? Lei direbbe che ti devo aiutare io, che ce la posso fare, e che non è possibile che torni in vita > ribatté
< non è solo questo, non sono solo io, è quello che rappresento. Ascolta, io non vengo da qui, questo non è il mio mondo è sono sicura che qualche genere di squilibrio lo possa portare stando qua. E non credo che i vostri dei ne siano molto contenti, non trovi? > conclusi guardandola, un mezzo sorrisetto e un sopracciglio inarcato. Lei si fece pensierosa
< in effetti non hai torto, se tu potessi in qualche modo interferire con questo mondo agli dei non farebbe per niente piacere > asserì
< appunto, e se io avessi bisogno di lei, di voi, per tornare a casa, sono sicura che nessun dio potrebbe opporsi, nessun dio potrebbe dire di no > la guardai, ormai totalmente dentro la mia idea. Lei risollevò lentamente gli occhi su di me, cauta. Io la capii, aveva paura, paura di illudersi troppo presto. Ma io ormai ero settata sulla modalità azione, e ci poteva giurare che nessuno mi avrebbe più fermata.
< Ma come potremmo fare..non possiamo neanche riportarla in vita con uno schiocco di dita, o senza interpellarla > obbiettò
< troveremo il modo per discendere nel suo limbo..per incontrarla. E poi vorrò proprio vedere quale divinità potrà mai negarmi qualcosa > conclusi.
< E come faremo? >
< troveremo il " salacadula " adatto anche per questo > 
   
 
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