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Autore: _Elahlea_    27/06/2014    4 recensioni
Loro: si sa ormai, One Direction. Internazionali, amati, desiderati, odiati, ricercati, giovani e infaticabili.
"Che la gente mi dica per quale motivo dovrei sbavare loro dietro! No davvero, nemmeno per Brad Pitt si fa tutto questo chiasso! Ma si può sapere che hanno di speciale? Insomma sì, musica che mette allegria e tutto il resto, però c'è bisogno di andare in visibilio come fosse resuscitato John Lennon? Dammi una buona ragione, Bob, una sola, e ti giuro che esco a cena con uno di loro!!!"
Lei: Emily, cantante, giovane, bella, piena di talento e...scettica. Perché a tutti piacciono gli One Direction? Emily è convinta di poter resistere al fascino che miete milioni di giovani ragazze in tutto il mondo: sarà vero o crollerà miseramente? E se dovesse cedere, quanto potrebbe farsi travolgere da questa febbre che impazza? L'occasione per mettersi alla prova sembra essere un incontro in uno studio televisivo. Ce la farà o no? Si accettano scommesse.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Janet... che nome da troia!"
Continuò a sfogliare rabbiosamente il giornale, fino ad imbattersi in una serie di foto scattate di notte attraverso la finestra di un locale. Sui due fogli campeggiava una scritta fucsia:
"La nuova fiamma di Harry Styles(?)"
Osservò per qualche secondo le immagini che ritraevano Harry e la ragazza che gli aveva visto baciare.
"Capirai! Ha proprio fantasia: alta, magra, bionda, occhi azzurri. Più banale di così!"
Azzannò la ciambella con una rabbia indicibile.
"Ehm, scusami..." una voce cauta alle sue spalle interruppe il flusso di torture che immaginava di infliggere a quei due.
Si voltò: un ragazzo e una ragazza, più o meno della sua età che si tenevano per mano la guardavano con tanto d'occhi.
"Sei Emily Davis?" chiese il ragazzo.
Dopo aver frettolosamente distolto lo sguardo dalle mani intrecciate della coppia, che, si accorse, stava fissando alquanto insistentemente, li guardò in faccia: la ragazza sembrava in catalessi, mentre lui aveva la netta sensazione di aver scelto il momento sbagliato. Emily si sforzò di fare un sorriso cortese.
"Sì" rispose con tono gentile.
Alla ragazza sfuggì un gridolino e il suo ragazzo le strinse la mano divertito, con il messaggio implicito di darsi un contegno. 
"Ci faresti un autografo? Siamo tuoi grandi fan" continuò lui.
"Ma certo" accettò Emily sorridendo.
La ragazza tirò fuori un blocchetto colorato, aprì una pagina e le porse una penna trepidante.
"Come vi chiamate?"
"Vicky e Brad" rispose la ragazza emozionata.
"State insieme da molto?"
"Un anno e mezzo, quasi due anni ormai" precisò Brad.
"Ci siamo conosciuti al tuo concerto, il primo che hai fatto in America, quello di New York" continuò Vicky.
"Quindi è anche merito tuo" aggiunse Brad con un sorriso rivolto a Vicky.
Emily li guardò e avvertì una fitta allo stomaco.
"Bene, sono utile a qualcosa allora" fece con un sorriso.
"Ecco l'autografo"
Porse l'agendina alla ragazza, salutò entrambi con un bacio e quando si furono allontanati tornò al suo giornale.
"Ovviamente con tutti i fan che ho, oggi doveva capitarmi la coppietta felice..." 
Quell'incontro le aveva lasciato l'amaro in bocca; Brad e Vicky sembravo i ragazzi più felici della terra, emanavano un'aura di beatitudine che l'aveva colpita e che, in un secondo tempo, aveva suscitato un principio di invidia.
Guardò la rivista davanti a lei, dove le lettere colorate del titolo sembravano schernirla dalla pagina.
Strappò il foglio, lo accartocciò e lo lanciò nel cestino vicino a lei.
Verso metà pomeriggio si diresse svogliatamente verso l'albergo dei ragazzi. 
Aveva pensato a lungo a quello che aveva provato vedendo Harry baciare un'altra ragazza, ed era giunta alla conclusione che ad infastidirla era il modo in cui lui si comportava, che mirava proprio ad offenderla. La gelosia non c'entrava nulla: era perfettamente razionale essere infastiditi dal comportamento di qualcuno che vuole farti saltare i nervi.
Attraversò l'atrio, chiamò l'ascensore e si mise a tamburellare con le dita sulla parete. A quell'ora l'ingresso era straordinariamente vuoto per un'albergo di quel calibro.
"Ma perché se non sono almeno al quindicesimo piano questi ragazzi non prenotano una semplice camera d'albergo? Perché? Un normalissimo secondo piano no?"
Finalmente le porte dell'ascensore si aprirono di fronte a lei ed entrò. Stava per pigiare il pulsante del piano, quando due ragazzi si fiondarono dentro mano nella mano.
"Ma è un vizio oggi!"
Poi il fiato le si mozzò nel petto.
Non erano "due ragazzi".
Era Harry.
Ed Harry era avvinghiato con una ragazza, una ragazza che non era bionda e completamente diversa da quella che aveva visto la prima volta; Janet era stata sostituita da una ragazza con lunghi capelli rossi e pantaloncini di jeans molto -ini.
Harry si era accorto di lei, ne era certa. Anzi, era sicura che era entrato apposta in quell'ascensore, per farle dispetto. Distolse lo sguardo cercando di sembrare naturale, nonostante a pochi centimetri da lei il suo ex migliore amico stesse esplorando il corpo di quella ragazza con le mani, baciandola come se nulla fosse nello spazio ristretto di un'ascensore in cui c'era lei a fare da terzo incomodo.
La rossa aprì gli occhi e si accorse di Emily.
"Ehi..." cominciò a dire mentre Harry non non si scollava dalle sue labbra.
"Hai visto chi è lei?" riuscì a dire la ragazza senza smettere di guardarla, cercando di trattenere Harry, proteso verso di lei, poggiandogli le mani sul petto.
"Diciamo che sono preso da altro in questo momento, ne vuoi davvero parlare adesso?" le disse sfiorandogli l'orecchio con le labbra e parlando a voce abbastanza bassa da essere seducente ma abbastanza alta da farsi sentire da Emily, la quale fingeva di essere in un altra dimensione e guardava davanti a lei, contando i secondi che impiegava il maledetto ascensore per arrivare al piano. 
Dopo quella che le parve un'eternità le porte si aprirono nuovamente e lei schizzò fuori, raggiungendo l'ingresso della camera più in fretta di quanto pensasse.
Niall le aprì la porta; ebbe il tempo di accennarle un sorriso che venne spinto dentro in malo modo e scaraventato nella sua camera mentre Emily si richiudeva la porta alle spalle. Niall cadde pesantemente sul letto, chiedendosi il perché di quella situazione e guardando confuso Emily che misurava la stanza a grandi passi, arrotolandosi una ciocca di capelli tra le dita mentre si mordeva il labbro.
"Si può sapere che hai?" ingiunse sbigottito dopo un po' visto che non accennava a fornirgli alcuna spiegazione.
La ragazza gli rivolse un'occhiata frettolosa.
"E' davvero stronzo sai? C'ho pensato, e a lungo: il problema è che mi da fastidio come si comporta lui, non c'entra niente la gelosia. E' il modo neanche tanto velato in cui mi provoca che mi fa andare in bestia!"
Niall sbuffò:"Sentiamo, cosa è successo stavolta?"
"Appena ho preso l'ascensore è entrato lui con una ragazza. Pensi che abbia anche minimamente pensato di salutarmi? Ovvio che no! E ha preso a pomiciare con quella in modo disgustoso! E' stronzo. Stronzo e basta!"
Il ragazzo si abbandonò sul letto, sospirando rumorosamente. 
Emily gli concesse uno sguardo pietoso.
"Mi dispiace Niall, ti assillo sempre con questo discorso, ma non ci ho visto più..." attese qualche istante indecisa se esprimere ad alta voce la propria idea o astenersi.
"Tu non...non potresti provare a parlargli?" propose infine.
Niall guardava fissamente il soffitto.
"Emily, io ho litigato con Harry per te" le rivelò con voce stanca.
"E non te lo dico perché tu ti senta in colpa, ma per farti capire che non mi sto disinteressando alla situazione. Fatto sta che non vuole parlarmi più"
Malgrado non fosse nelle sue intenzione, Emily non poté non sentirsi in colpa. Il nodo allo stomaco le si strinse ancora di più.
"Per colpa mia? Ma perché?" gli domandò perplessa
"Perché è convinto che stiamo insieme"
"CHE COSA?" saltò su Emily.
"Dice che stiamo sempre insieme, che io ho un interesse per te da sempre, che gli fa schifo il modo in cui mi sono fatto circuire da te...devo continuare?"
Emily ascoltava basita.
"Mi dispiace Niall...non volevo creare nessun attrito tra di voi e invece...è tutta colpa mia!" 
"Ecco, lo sapevo che non dovevo dirtelo!" si lamentò l'amico mettendosi a sedere.
"Ma è così che stanno le cose!" sbottò Emily.
"Dannazione! Possibile che non ne faccia una giusta?" imprecò ravviandosi con rabbia i capelli.
Niall si alzò e la prese per le spalle.
"Emily senti, tra un po' gli passerà! Sì è vero, per ora mi tratta con sufficienza e non mi parla se non è strettamente necessario, ma gli passerà! Non hai fatto nulla di irreparabile tra me lui..."
Emily lo abbracciò e nello stesso istante la porta della stanza si aprì.
"Niall non è che..."
Al sentire la voce di Harry i due ragazzi si allontanarono in fretta; il volto del ragazzo era rigido e contratto e i suoi occhi sembravano carboni ardenti, fissi in quelli di Niall. Neppure in quel momento aveva sprecato uno sguardo per lei, pensò Emily ferita. Come era successo? Quand'è che avevano perso il controllo della situazione lasciando che precipitasse senza fare niente per fermare tutto?
Tutti i muscoli del corpo di Harry erano in tensione, a partire dalla mano che stringeva la maniglia della porta come fosse sul punto di staccarla.
"Non importa!" asserì duro e uscì sbattendo la porta.
Niall si portò una mano alla fronte.
"Lo vedi che combino solo guai? Ora penserà davvero che stiamo insieme! Forse è meglio se ti lascio in pace Niall, non voglio peggiorare la situazione"
"Non dire assurdità per favore, questa cosa non può condizionare anche noi due"
"Ma lo sta già facendo" puntualizzò la ragazza con gli occhi sgranati, indicando con un dito la porta dalla quale era appena uscito Harry.
Niall non replicò, indeciso sulle parole più adatte che avrebbe potuto usare per controbattere.
Emily si lasciò cadere sul letto.
"Non volevo che accadesse...niente di tutto questo...io ero solo felice di potermi fidare di nuovo di qualcuno, di avere dei nuovi amici, un migliore amico fantastico e invece..."
"E invece?" 
"E invece Harry mi odia! Che faccio Niall? Che posso fare? Io sto male, voglio che torni come prima, che mi voglia di nuovo bene, che mi guardi in faccia quanto meno" si sfogò con le lacrime agli occhi; era esacerbata da quella faccenda.
Niall la abbracciò.
"Emily ma Harry non ti odia"
"Oh, ma per piacere, lo hai visto? Non mi rivolge la parola neanche per mandarmi a quel paese!"
"Credimi Emily, è solo una montatura. Fa così perché lo hai ferito e tanto anche...ma non ti odia, non ti odia affatto"
Faticava a credere a quelle parole. Avvertiva un senso di soffocamento diffuso, come se le pareti le si stringessero attorno e i polmoni non riuscissero a dilatarsi bene. All'improvviso si alzò.
"Che c'è?" fece Niall sorpreso.
"Chi è la ragazza con cui sta adesso?" gli chiese ignorando la sua domanda.
Niall corrugò la fronte nel tentativo di ricordare.
"Non è facile dirlo...di solito non le porta qui, e poi non mantiene la stessa per più di due giorni. L'ultima aveva i capelli biondi...o castani?"
"Janet?" tentò Emily.
"No, quella è storia vecchia"
Vecchia? Ma il giornale che aveva preso lei era solo di pochi giorni prima.
"L'ultima aveva i capelli castani scuri" dichiarò sicuro dopo un po'.
Emily fece una smorfia.
"Questa qui ha i capelli rossi"
"Allora è nuova" replicò semplicemente.
"Evviva" borbottò sarcastica.
"Tu sei proprio sicura che non ti infastidisca che lui si veda con altre ragazze vero?" la stuzzicò con tono divertito.
"Ovviamente"
"E non sei per niente gelosa?"
"Mi irrita il modo in cui si conduce" ribatté impettita.
"Il modo in cui si conduce" le fece il verso. "Certo Emily, continua a ripetertelo. Se ammettessi che ti piace potreste mettervi insieme e fine della storia"
"Mi avevi chiamata per rivedere il nuovo riff o sbaglio?" cambiò discorso.
Il ragazzo scosse la testa e si alzò per prendere la chitarra.
 
Niall ripeté ancora una volta l'ultimo accordo.
"Sì, così è perfetto!" esclamò ringraziando Emily con un sorriso.
"Non che sia stata un'impresa facile, non ti andava bene niente" 
"Sto cominciando ad assomigliarti allora" fece con aria preoccupata.
Emily alzò un sopracciglio.
"Non ti rispondo neanche guarda"
"Certo che no: ho ragione" osservò concentrandosi di nuovo sullo strumento.
Emily gli tirò un cuscino.
"Ehi!"
"Ehi cosa? Guarda, è pure calato il sole...ma che ore sono? LE OTTO? Niall mi tieni qui da quasi tre ore, renditene conto!" esclamò di stucco afferrando la borsa.
"Se la canzone che ne verrà fuori sarà un successo, mi devi metà della tua parte"
"Sei proprio una sfruttatrice lo sai?" le disse posando la chitarra.
"Sto cominciando ad assomigliarti allora" gli fece il verso.
"Ah-ah-ah" sillabò sardonico.
Emily fece una smorfia e uscì dalla stanza.
"Ah senti, io fra tre giorni parto...sono ospite in un programma italiano, quindi non ci vedremo per un po'" lo informò Emily sull'uscio. Contemporaneamente Harry uscì dalla sua camera, solo, e andò in corridoio senza curarsi né dell'una né dall'altro ragazzo. I due lo seguirono con lo sguardo per pochi istanti, poi tornarono al loro discorso.
"Oh...bé ma ci saluteremo prima, no?"
"Certo, verrò qui a salutare tutti...o quasi, insomma..." sospirò.
"Ciao Emi, grazie per l'aiuto"
"Anche a te, Niall"
Gli schioccò un bacio sulla guancia e andò in fretta verso la porte di un'ascensore che stavano per chiudersi.
"Aspetta!" esclamò Emily.
Riuscì ad insinuarsi appena nello spazio lasciato libero dalle pesanti ante. 
Non appena si accorse che l'altra persona nella cabina era Harry, non riuscì a trattenere un'espressione sorpresa; da parte sua, Harry era passato da un atteggiamento rilassato a uno teso.
Emily schiacciò il pulsante del piano terra e si preparò ad un lunghissima discesa.
Erano uno di fronte all'altra.
Emily gli gettò un'occhiata solo per essere certa della sua ipotesi: Harry non la stava guardando. Ancora.
Si ostinava a non fissarla neppure per sbaglio. Era assurdo che stessero lì senza rivolgersi la parola dopo tutto il tempo che avevano passato insieme. Avrebbe voluto dire lei qualcosa, ma le corde vocali non sembravano darle ascolto, inoltre era sicura che se anche avesse parlato Harry non le avrebbe fornito nessuna risposta, neanche un cenno del capo.
"Lo so che ce l'hai a morte con me" cominciò senza neanche accorgersene.
"E non so darti torto...forse reagirei come te o forse no, ma una cosa è certa: lascerei chiunque altro fuori da questa faccenda. E' una cosa che riguarda solo me, Harry; Niall non c'entra niente e non deve entrarci niente! Puoi pensare pure le cose più orribili su di me, puoi odiarmi e..." si fermò un istante per prendere un respiro profondo.
"...e puoi non parlarmi mai più, per il resto della tua vita se ti rende felice. Ma non offendere Niall accusandolo di non essere un buon amico, perché non se lo merita" concluse con un filo di voce.
Harry era rimasto immobile come una statua per tutto quel tempo, prima, durante e dopo le sue parole, senza manifestare alcun sentimento: lo sguardo fisso sul pavimento, le braccia incrociate al petto e l'aria di chi non finge di non sapere che si trova qualcuno davanti e che è appena stato interpellato. Era l'incarnazione stessa dell'indifferenza.
Emily lo fissò per qualche istante, il cuore che accelerava i battiti ad ogni secondo.
All'improvviso diede un pugno al pulsante rosso nel pannello e l'ascensore si arrestò bruscamente.
"E guardami, maledizione!" sbottò fuori di sé.
Lentamente, il ragazzo alzò il capo e le dedicò uno sguardo di sufficienza, quasi di commiserazione, per pochi secondi, soffermandosi sul volto paonazzo e delicato di Emily, che era in attesa di una risposta, una qualunque. Ma per come si era girato, Harry distolse nuovamente lo sguardo., incurante.
Emily trattenne le lacrime di rabbia che volevano schizzare fuori: ammaccò il bottone del piano al quale erano arrivati, attese che le porte si aprissero e uscì a grandi falcate verso il corridoio, lasciando Harry solo nella cabina con l'immagine del suo volto davanti agli occhi.
  
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