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Autore: la luna nera    27/06/2014    2 recensioni
In una notte umida del 1866 un giovane appartenete all'aristocrazia inglese scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. La leggenda nata intorno alla sua persona passa attraverso gli anni e giunge fino ai giorni nostri per finire in un libro sugli scaffali di Aesothèria, uno dei negozi più esoterici di Londra gestito da Garrett con la sua ragazza Daisy. Qualcuno però si intrometterà nella loro vita creando non poca confusione. E questo qualcuno viene da lontano, molto lontano. Nel tempo.
L'amore riuscirà ad andare oltre le barriere del tempo?
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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COPENAGHEN, AEROPORTO DI KASTRUPP, DUE MESI DOPO
 
 
La prossima sarai tu, è inutile fuggire. Prima o poi dovrai tornare in Inghilterra ed io sarò ad attenderti per fartela pagare. Tu sei mia, mi appartieni, che ti piaccia o no e se non vuoi capirlo con le buone, vedrò di convincerti con le cattive. Quella battona è morta per colpa tua, lo sai? Dovevi esserci tu al suo posto, eri tu quella che doveva prendere parte al mio gioco preferito perché sei la mia donna, punto e basta. Invece sei scappata da perfetta codarda e ti sei lanciata fra le braccia di un lurido bastardo. Te la farò pagare cara, non potrai fuggire per sempre.
 
 
“Daisy! Daisy! Sveglia! Hanno annunciato il nostro volo, dobbiamo andare.”
La ragazza si voltò verso Mel, si era assopita per un attimo mentre attendevano di imbarcarsi sul volo per Londra. E ancora quell’incubo la tormentava: da quando aveva letto la notizia la paura stazionava fissa dentro di lei. Dalle indagini della polizia era emerso che il cadavere rinvenuto nel negozio di Garrett era di una prostituta rimasta vittima di un pesante gioco erotico. Sul suo copro erano state rinvenute tracce organiche il cui esame del DNA aveva confermato che l’assassino era proprio Garrett. La notizia l’aveva riempita di gelo, non aveva toccato cibo per giorni e invece di godersi il fascino di Copenaghen si era chiusa nella sua amarezza e nell’angoscia di dover tornare prima o poi a Londra. Si, perché dalle notizie lette in rete sembrava che Garrett fosse ancora ricercato. Oltre tutto la polizia britannica l’aveva convocata per interrogarla in quanto ritenuta utile per le indagini.
Anche Mel aveva poca voglia di partire, ma non potevano trattenersi oltre. Nella capitale danese avevano trascorso le festività natalizie ed atteso l’arrivo del nuovo anno. Proprio in quell’occasione aveva conosciuto Soren e fra i due era nata una deliziosa amicizia molto particolare. Avrebbe fatto carte false per restare ancora lì, però a Londra aveva la sua vita, i suoi genitori, Spirithon, l’associazione sul paranormale e la sua attività che non voleva abbandonare. Aveva bisogno di tempo per riflettere su di loro ed evitare di prendere decisioni avventate.
Si erano trovate benissimo in Danimarca, la loro fuga si era ben presto trasformata in una vacanza piacevole anche se velata di inquietudine, fatta di passeggiate nel parco di Kastellett all’ombra dell’antico mulino a vento che fa compagnia alla sirenetta, fatta di birre sorseggiate a Nyhavn, l’antico porto ora trasformato in un pittoresco quartiere e di rilassanti passeggiate lungo il mare del nord Europa fra le variopinte abitazioni tipiche dei paesi scandinavi.
 
 
*   *   *   *
 
 
Dopo due mesi Londra apparve come per incanto fra le nuvole. Si mostrò loro come una fata dai poteri capaci di conquistare al primo sguardo. Erano nate lì, cresciute lì e fuggite solo due mesi prima, ma ora la loro città sembrava più bella di sempre.
Non appena furono nel caro vecchio caos cittadino si sentirono di nuovo a casa e questa particolare sensazione dava loro la voglia di ricominciare tutto daccapo, affrontare la realtà e scoprire tutti i segreti lasciati alle loro spalle due mesi prima.
 
Infilare la chiave nella serratura di casa dopo settimane di assenza sembrava una novità per le ragazze. Forse la magia di Londra risiedeva anche in quei piccoli gesti quotidiani che all’apparenza erano scontati, ma che ripetuti dopo un’assenza più o meno lunga ti fanno capire quanto una città come lei fa parte dell’essenza stessa delle persone che la abitano, anche per un breve periodo.
Le pareti dell’appartamento di Daisy erano intrise di ricordi e momenti passati con lui. Aprì l’anta dell’armadio e cercò la scatola dentro la quale conservava i due boccioli di rosa che Edward le aveva regalato in occasione dei loro incontri fugaci. Stranamente erano sempre in ottimo stato nonostante fossero trascorsi dei mesi da quando le aveva ricevute! Ripensò a tutto e una goccia di malinconica nostalgia le spuntò sul volto. Ripose tutto e spalancò le finestre, voleva che l’aria di Londra invadesse di nuovo ogni angolo del suo piccolo nido. Aprì i bagagli e frugò disordinatamente fra i vestiti in cerca di quel libro. Aveva voglia di andare a Swanlake Palace sebbene si sentisse stanca. A frenarla c’erano le parole dei due Edward le quali risuonavano nella sua testa come la minaccia di un pericolo che ancora non era svanito. La magica notte era già scesa e non era troppo sicuro andare in giro, specie con Garrett ancora a piede libero. Vedere il ritratto di Edward Harringhton sulla copertina del volume e accarezzare la sua immagine era il massimo che per ora poteva permettersi.
Si gettò sul letto e tentò di farsi vincere dal sonno.
 
Mel invece non aveva neanche aperto i bagagli: appena entrata in casa aveva iniziato un fitto scambio di messaggi con Soren via Whatsapp fino a che la stanchezza non ebbe la meglio e la fece crollare addormentata sul divano.
Nei suoi sogni il protagonista indiscusso era lui, con la sua aria apparentemente trasandata, quei fili di barbetta quasi incolta che facevano da cornice al suo sorriso luminoso. Fu un autentico fulmine a ciel sereno quando, mezz’ora dopo l’arrivo del nuovo anno fra un brindisi e l’altro, s’imbatté in lui: era talmente presa dai festeggiamenti che inciampò in un marciapiede versando addosso ad un ragazzo che si trovava lì per caso un intero boccale di birra. Quel ragazzo era lui e dopo un rapido scambio di battute, si resero conto che non potevano più fare l’uno a meno dell’altra.
 
 
 
 
Febbraio volgeva al termine e man mano che l’equinozio di primavera si avvicinava, il sole tramontava sempre più tardi. Daisy adorava affogare nella malinconia osservando la sera calare e creare ombre surreali all’orizzonte. Anche questa era la magia di Londra e in cuor suo sognava che, una volta scesa la notte, qualcuno venisse a farle visita. Ma, ahimé, lui non si era più presentato, da quella sera in cui le aveva suggerito di lasciare Londra non si erano più incontrati ed era una sofferenza sempre più insostenibile; ogni tanto accarezzava l’anello, l’unico legame fisico che esisteva fra di loro.
Era tornata in patria da giorni e ancora non era riuscita a trovare il modo di andare a Swanlake Palace: le parole del ragazzo, o meglio, di entrambi i ragazzi le risuonavano ancora nella mente come un oscuro monito. Mel l’aveva esortata a lasciar perdere tutto poiché percepiva in modo chiaro forze potenti ed oscure aleggiare attorno all’antico palazzo. Doveva stare alla larga da quel luogo a lei così caro, ne andava della sua incolumità… come se ad andare in giro per la città fosse al sicuro! Figuriamoci! In qualunque luogo si fosse trovata, rischiava la pelle!
 
 
Un paio di giorni dopo giunse il momento dell’appuntamento in commissariato per l’interrogatorio: lei era la ex fidanzata di Garrett Groove e da lei si aspettavano informazioni utili per l’indagine in corso e per tentare di individuare il suo nascondiglio ed assicurare alla giustizia l’assassino di quella povera ragazza che avevano visto portar fuori da Aesothèria pochi mesi prima, nonché colui che più di una volta aveva alzato le mani contro di lei. Con tutte quelle domande Daisy dovette ripercorrere i momenti più inquietanti degli ultimi dodici mesi, includendo le esperienze paranormali che tanto li appassionavano, non per ultime le vicende connesse a Swanlake Palace. E la ragazza venne a conoscenza dei macabri retroscena del delitto commesso dal suo ex: quel poco di buono aveva adescato la vittima e l’aveva condotta nel suo negozio a notte fonda, secondo quanto ricostruito in base alle testimonianze raccolte. L’aveva scelta con cura, andando in cerca di una ragazza che le somigliasse il più possibile, per questo negli ambienti della prostituzione il suo volto era stato riconosciuto da molti. Secondo quanto emerso anche dall’esame autoptico sul corpo, aveva costretto la ragazza a pesanti giochi erotici quasi al limite della mente umana. La poveretta aveva provato a difendersi, a fuggire, ma lui non le aveva dato scampo soffocandola lentamente e finendola di percosse che le avevano procurato ferite ed emorragie interne letali. Tutto questo orrore l’aveva letteralmente shockata togliendole il sonno e la fame. Per mesi era stata insieme ad un essere capace di atrocità degne di un film horror. E il rimorso per la fine di quella ragazza le logorava l’anima, in fondo al suo cuore sentiva di essere responsabile per quanto accadutole.
Per questo adorava trascorrere le sue serate osservando il giorno morire, affogando nelle lacrime tutta l’angoscia che teneva dentro. Si sentiva sola senza Edward che non era più venuto da lei, asfissiata nel dover uscire di casa solo il minimo indispensabile per non correre il rischio di incappare in Garrett…
Oltre tutto aveva perso pure il lavoro: con Aesothèria chiusa e sotto sequestro doveva pure trovarsi un nuovo impiego.
 
 
Passavano i giorni e la situazione era pressoché immutata.
 
 
Seduta su di una panchina lungo il Tamigi attendeva l’arrivo di Mel, avrebbero raggiunto insieme la sede di Spirithon presso la quale la sensitiva svolgeva la sua attività. La ragazza, che godeva di grande prestigio e reputazione, aveva esposto la situazione difficile dell’amica ai membri dell’associazione, facendo leva sul fatto che una persona addetta all’accoglienza dei clienti, ad occuparsi degli appuntamenti e rifornimenti di materiale per le sedute era necessaria, visto che le cose andavano più che bene. Così era stata invitata per un periodo di prova che sarebbe iniziato quel giorno stesso. Se solo Mel fosse arrivata!
Il suo ritardo aumentava sempre di più e Daisy iniziava ad innervosirsi: voleva evitare di restare sola per paura che Garrett sbucasse dal nulla e l’aggredisse. C’erano dei passanti, ma la sensazione di essere osservata la angosciava attimo dopo attimo. Era come se in ogni albero, in ogni sasso ci fossero degli occhi che la fissavano controllandone ogni singolo movimento, attendendo solo il momento giusto per tenderle un’imboscata.
“Eccomi!” Vedendo  finalmente Mel correre nella sua direzione, tirò un sospiro di sollievo. “Scusami tanto tesoro, Soren mi ha chiamata via Skype…”
La salutò con un sorriso velato di tristezza, lei non poteva vedere Edward con nessuno dei mezzi oggi a disposizione. “Come sta?”
“Bene. Ha detto che gli manco e ti manda i suoi saluti.”
“Grazie.”
“Andiamo?” La prese per mano e la trascinò di corsa raccontandole per filo e per segno tutto quello che doveva sapere per iniziare il suo nuovo lavoro. Le cose si erano messe velocemente sulla buona strada e considerate le referenze della ragazza, nessuno aveva espresso parere negativo. Oltre tutto non era facile trovare qualcuno disposto a lavorare alla reception dell’associazione.  Anche con la carenza di posti di lavoro molti non se la sentivano di aver a che fare con spiriti, sensitivi, ombre di defunti e via dicendo.
 
I giorni passavano lenti e sonnacchiosi, il nuovo impiego era riuscito a farle tornare un po’ di serenità e qualche sorriso sulle labbra. Finché un giorno, poco dopo l’ora di pranzo, ricevette alcuni pacchi di candele usate per le sedute spiritiche. Nel riporle negli armadietti, si imbatté in un cofanetto pieno di pietre energetiche, stranamente aperto. Fra di esse riconobbe una di quelle pietre usate da Mel per evocare lo spirito del Duca Harringhton, il nonno di Edward. La sfiorò con la punta delle dita e come per incanto nella sua mente ricomparvero i momenti vissuti quella sera: le parole confuse del nonno e quelle agrodolci del nipote. Non era riuscita a scoprire nulla dello spirito maligno di cui Edward le aveva raccontato, l’unica certezza era che da quando portava quell’anello al dito niente era mai più accaduto. O l’amuleto funzionava perfettamente o era tutto una bufala.
Lo accarezzò e nella sua testa iniziò a formarsi un’idea: se quell’oggetto era così potente da averla resa invisibile allo spirito violento per tutto quel tempo, poteva tornare a Swanlake Palace senza correre rischi. Se non esisteva nulla di pericoloso, era comunque al sicuro. Che sciocca a non averci pensato prima! Quanto tempo aveva lasciato andare via inutilmente!
Era ora di tornare a Swanlake Palace, era stata fin troppo lontana da quel luogo. Si, non appena terminato l’orario di lavoro, sarebbe andata laggiù.
 
 
 
Giunse davanti al grande cancello della villa, era come fare un viaggio a ritroso nel tempo fino a quel pomeriggio in cui scoprì il ritratto nascosto che aveva iniziato a piangere davanti ai suoi occhi. L’erba del parco circostante stava spuntando di nuovo dopo l’inverno e fra i deboli fili si intravedevano le macchie di colore dei primi fiori primaverili. Salì le scale esterne per ritrovarsi davanti al portone con i battiti del cuore in continuo aumento. Lo aprì e guardò all’interno con circospezione: era tutto come ricordava, la polvere, l’umidità, l’abbandono… La grande scalinata era lì come ad invitarla a raggiungere il piano superiore dove lui la stava aspettando.
Spinse la porta ed entrò.
Come fu ai piedi delle scale, iniziò a guardarsi attorno: l’aria portava con sé qualcosa di strano, si sentiva osservata come accadeva da quando era rientrata dalla Danimarca. Era una sensazione angosciante, si voltava in ogni direzione al mimino rumore, fosse stato anche solo uno scarafaggio che andava a nascondersi.  Non era come l’altra volta, allora le uniche presenze erano quelle soprannaturali, ora c’era dell’altro. Le avevano detto di non tornare lì e anche l’ultima volta qualcosa aveva indotto lei e Mel ad andarsene. Ma non ce la faceva più, troppo tempo era trascorso dall’ultima volta in cui aveva incrociato i suoi occhi con quelli di Edward. Salì su per le scale con i battiti del cuore al limite dell’infarto e giunse al corridoio che conduceva al salone del caminetto. Guardò entrambe le direzioni alla sua destra e alla sua sinistra, il vento entrava dai vetri rotti causando un fischio sinistro e inquietante.
Dai, è solo il vento.
Si avvicinò a piccoli passi verso il salone, inspirò profondamente e afferrò la maniglia.
Aprì la porta e, come pose lo sguardo nella stanza, vide che era tutto semi distrutto.
Sembrava che un uragano si fosse scatenato lì dentro!
Fece un passo all’interno del salone e qualcuno la colpì alla testa.
Cadde a terra priva di sensi.
 
Chi c’era lì?
 
Chi l’aveva colpita?
 
 



 
Ciao a tutti! : )
Premetto subito che non sono per niente convinta di questo capitolo, quindi se non vi è piaciuto, avete ragione. Pochi colpi di scena, poche novità…. Diciamo che è il tramite verso le battute finali della vicenda.
Ringrazio comunque voi che siete giunti sin qui e ringrazio in particolare Drachen e eppy che con i loro commenti mi fanno volare in alto.
E ovviamente chiunque voglia lasciare due righe!
A presto
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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