****IL CIGNO E LA BAMBINA****
EPILOGO
UNA NOTTE
Kido
Manor era immersa nel silenzio pacifico della notte
autunnale.
L’argentea luna splendeva leggiadra nel cielo terso e le
stelle la circondavano, avvolgendola in un luminoso
abbraccio.
L’aria era fresca e le prime gocce di rugiada
cominciavano a lambire l’erba e le foglie del
giardino.
Tutto
sembrava tranquillo.
La
grande Villa era immersa nella quiete dell’oscurità e del
Sonno.
Improvvisamente, una delle finestre del secondo piano si
aprì silenziosamente, e un’ombra scivolò leggera giù per la grondaia, atterrando
sul terreno soffice.
Invisibile, quasi, cominciò a passeggiare tra gli
alberi, leggero tanto da sembrare uno spirito.
Scivolava etereo sul prato bagnato dalla lucente brina
notturna; malgrado l’aria fresca della notte, indossava una maglietta a maniche
corte.
Dopo
un’istante, che parve quasi eterno, si sedette sotto uno degli alberi,
stendendosi poi per rimirare la lucentezza degli
astri.
Passò
il tempo.
Improvvisamente, si udì un tonfo
attutito.
L’ombra si voltò spaventata e il riverbero della luce
lunare illuminò per alcuni istanti una chioma dorata che danzava nella brezza
notturna.
Si
avvicinò.
“Shun, che ci fai qui fuori?!” esclamò sorpreso Hyoga,
vedendolo sbucare fuori dal buio, “Nulla... Avevo bisogno di riflettere un pò..
Hai visto che notte splendida?” sorrise lui, volgendo lo sguardo al cielo
lucente.
Cygnus non disse nulla, si limitò ad avvicinarsi al
fratello minore e a sfiorargli un braccio; rabbrividì al contatto: “Sei
gelato... Forse è meglio rientrare, o ti prenderai un malanno.” constatò severo
il biondo, “Non ho freddo, davvero...” disse
tranquillo.
Hyoga
sospirò e si sedette sul prato accanto al Saint di
Andromeda.
Restarono in silenzio a lungo.
Passarono i minuti.
“è stata
una settimana strana.”.
Hyoga
aveva parlato per primo, stendendosi sull’erba, tenendo le mani incrociate
dietro la nuca, lo sguardo rivolto al firmamento.
Shun
lo imitò, raggomitolandosi sul prato, rabbrividendo leggermente per il contatto
con il terreno bagnato, “Già, ci hai fatto preoccupare molto... Sono perfino
venuto a casa tua, ma non c’eri... Seiya mi ha trovato qui fuori.” spiegò con
voce lieve, quasi rotta da un pianto silenzioso.
Il
biondo non rispose, si limitò a cingergli forte le spalle con un
braccio.
“Guarda quante stelle... Mi ricorda quella notte in cui
sei corso in camera di me, Seiya e Shiryu, spaventato per un incubo... Eravamo
molto piccoli, te lo ricordi?” chiese il biondo con tono nostalgico, era raro
sentire Hyoga parlare in quel modo, lui, così freddo e distaccato, in quel
momento, sembrava un’altra persona, “Certo, sei stato molto gentile... Non
volevo disturbare Ikki, scusa se ti ho svegliato.” rispose il brunetto,
imbarazzato.
“Ma
che dici, sai che l’ho fatto volentieri. Non devi scusarti per una cosa così
futile.” replicò lui, “Tu hai sempre fatto tanto per me, fin da quando eravamo
piccolissimi, fin dal primo giorno in cui arrivai qui. Lo sai, mi sono sentito
molto triste quando siamo tornati qui, dopo l’addestramento, avevo continuato a
lottare per rivedere Ikki, ma anche per rivedere te e gli altri, non vi avevo
mai scordato, e vederti così cambiato, mi ha riempito di tristezza.” pigolò
Shun, a capo chino.
Ma
poi rialzò subito la testa, e un tenero sorriso fece capolino alla luce argentea
della luna: “Però ora non rimpiango nulla, perché ho ritrovato te, mio fratello,
Seiya, Shiryu, e Saori, perché adesso ho ritrovato una famiglia.” disse lui
semplicemente.
Hyoga
rimase in silenzio, gli occhi velati di leggere lacrime di
commozione.
Poi,
con slancio, lo abbracciò.
“Ti
voglio bene, fratellino, e scusami…” sussurrò il biondo Cygnus,
stringendolo.
Shun
rimase come spiazzato e ricambiò l’abbraccio, “Anche io ti voglio bene,
Hyoga-san…”.
I due
ragazzi rimasero lì sdraiati, stretti l’uno nelle braccia dell’altro, sino a che
il sonno non li colse, sull’erba bagnata di una notte di inizio
autunno.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Ehi,
Shun, sei sveglio?”
Seiya
bussò lievemente alla porta del coetaneo, chiamandolo.
Era
molto presto.
Nessuno rispose.
La
porta era leggermente socchiusa.
Con
una punta di timore la aprì, sapeva che il ragazzino raramente teneva la porta
della stanza aperta mentre dormiva.
Non
c’era nessuno.
La
stanzetta era vuota.
E la
finestra era aperta.
Seiya
si richiuse la porta alle spalle, e si diresse nella stanza di Hyoga, sperando
vivamente di trovarci anche il bruno.
Ma
anche quella del biondo era vuota.
“Forse sono scesi in giardino…” riflettè il castano,
scendendo a precipizio le scale; raggiunse l’ingresso e si infilò le sue vecchie
scarpe da ginnastica.
Le
scarpe di Shiryu, Ikki e Saori erano riposte al loro posto nella scarpiera
d’angolo. E c’erano anche quelle di Shun e del biondo.
Fattosi coraggio, afferrò le chiavi di casa e aprì il
pesante portone in mogano, uscendo fuori, nel
loggione.
Lo
accolse la frizzante aria del mattino e una timida luce, il sole era appena
sorto; il cielo era terso e una leggera foschia luminosa accarezzava il
prato.
Il
Saint di Pegasus mosse qualche passo sull’erba soffice, e vide due figure a
terra, vicine; spaventato, aumentò il passo.
Si
trovò davanti a un singolare spettacolo, Hyoga che teneva abbracciato a sé Shun,
entrambi profondamente addormentati; Pegasus sorrise intenerito e, chinandosi
sul bondo, lo scosse leggermente, per svegliarlo.
Il
giovane aprì piano gli occhi color del mare, trovandosi davanti il visetto
sorridente del più giovane dei suoi fratelli: “Buongiorno, dormito bene?” gli
chiese lui, tenendogli una mano; il biondo la afferrò e si mise a sedere con uno
sbadiglio, guardandsi attorno, “Ci siamo addormentati…” ammise, stiracchiandosi,
“Ho notato. Forza, riportiamolo in camera sua, e forse è meglio che anche tu ci
ritorni, hai una faccia stanca...” si preoccupò il bruno, aiutandolo ad alzarsi;
poi, prese Shun in braccio, lo coprì con la sua felpa e lo riportò dentro,
seguito da Hyoga.
In
silenzio, salirono le scale, e condussero il giovane a
letto.
Lasciatolo, scesero in salotto, con l’intento di
attendere il risveglio degli altri.
Ma
trovarono Saori già seduta sul divano, che aspettava.
“Buongiorno ragazzi.” li salutò lei, “Buongiorno Saori,
come mai già in piedi?” le chiese Seiya, piazzandosi sulla poltrona, “Non
riuscivo a dormire. Voi due piuttosto?”.
I
ragazzi si guardarono con un sorriso complice: “Diciamo che l’alba in questo
periodo è molto bella, ed è piacevole assistervi in compagnia.” affermò il
biondo.
Un
paio d’ore dopo, li raggiunsero Shiryu e Ikki e tutti e cinque si sedettero al
tavolo della colazione; si erano ormai accomodati quando arrivò di corsa, con
gran rumore, Shun, trafelato: “Scusatemi per il ritardo!!” esclamò, rossissimo
per l’imbarazzo, “Ahahah!” rise Seiya, “Che faccia che hai fatto, non sei in
ritardo, ci siamo appena seduti. Forza, siediti e mangia qualcosa.” lo accolse,
indicandogli il suo posto, accanto al fratello maggiore,
Ikki.
Athena e i suoi Saints trascorsero tranquillamente la
colazione, poi si spostarono in salotto.
Dopo
qualche minuto, qualcuno bussò alla porta.
Era
Tatsumi.
“Milady, è arrivata.” disse solo, scambiando un cenno di
saluto coi cinque ragazzi; Saori si alzò: “Grazie Tatsumi, arriviamo subito.
Intanto falla accomodare, grazie.”, l’attendente fece un leggero inchino e si
congedò.
I
ragazzi la guardarono con sguardo stupito, gli occhi colmi di domande,
“Seguitemi, c’è una visita per voi, soprattutto per Shun e Hyoga.” disse lei,
con un sorriso.
I
cinque ragazzi seguirono la loro Dea fuori dal salotto, per raggiungere la
hall.
Lì,
c’era Mikoto.
La
giovane donna si illuminò nel vedere i due ragazzi: “Buongiorno Saori, scusami
per l’ora.” affermò lei, andandole incontro; con un inchino, le due si
salutarono, poi si abbracciarono, “Non preoccuparti, davvero.” rispose la
ragazza, “Sono felice di poterti essere utile.” aggiunse enigmaticamente,
“Grazie di cuore, mio fratello mi aspetta e non saprei proprio come fare in
alternativa.” proseguì Mikoto, “Non c’è bisogno che mi ringrazi, salutami
Julian, anche da parte dei miei ragazzi. Buon viaggio.” la salutò lei, e l’amica
uscì, affidandole un fagottino in braccio.
Saori, poi, si avvicinò ai suoi due Saints: “C’è una
sorpresa per voi.” disse solo, affidando ai due giovani il
fagottino.
Dentro, placidamente addormentata e sorridente, c’era la
piccola Izumi.
“Mikoto doveva partire per la Grecia e le ho proposto di
affidarvi la bambina.” rispose alle domande inespresse dei
suoi.
Shun
e Hyoga non dissero nulla, si limitarono a stringere la piccola forte,
sorridendo.
BUONGIORNO!!!!! SONO FINALMENTE GIUNTA ALLA
CONCLUSIONE DI QUESTA MIA FICTION!!!
“Il Cigno e la Bambina” è stata una fic
molto importante per me, che mi ha permesso di maturare e cambiare
profondamente.
Mi ha fatto molto piacere scriverla e anche
aver donato a molti un sorriso con le mie parole.
GRAZIE DI CUORE A TUTTI I MIEI
SOSTENITORI.
SHUN