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Autore: NightWatcher96    28/06/2014    2 recensioni
Io non riesco ad amare nessuno. Solo affetto ma nulla di più. Perché ho questa cicatrice? Perché mi ammalo in continuazione? E quella strana ragazza lolita, che diavolo vuole da me? Aspetta, che missione?
Oh, ragazzi, aiutatemi, perché non ho alcuna voglia di un'avventura mostruosamente romantica!
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Angolo dell'Autrice

Woo! E' la prima volta che metto la mia piccola nota prima del capitolo. Ma stavolta è proprio necessario: Attenzione - Turtle Cest Descrizione.
Siamo dunque giunti alla fine di questa storia e mi dispiace perché mi ero affezionata un po', ma sulle note di "What is Love" delle Morning Musume, cerco di spronarmi a completare anche le mie altre storie. 
Grazie a LisaBelle_99, Piwi, LadyZaphira e a tutti gli altri che hanno letto o che magari si spostano al di fuori del T-Cest e che meritano di tanti grazie anche loro, come LaraPink e molti altri. Grazie veramente. :)
Ora sono soddisfatta di quello che ho combinato in questa storia! eheheh! Baci a tutti!!!



Una squadra di navi della polizia e carpentieri che tentavano di frenare giornalisti incuriositi ronzavano intorno a ciò che rimaneva dell'Acciaieria esplosa, dove strani ammassi rosati la ricoprivano con un aspetto solidificato. L'acqua aveva assunto un colorito rosato e chiazze giallognole verso la riva: ma né flora né fauna ne avrebbero risentito verso il largo.
Sotto un'alba preannunciante temporalesca, dove il sole non aveva ancora voglia di dare il cambio alla luna nascosta dietro nubi di un cobalto-grigiastro, due figure guardavano il silenzio della città e il mormorio dell'acciaieria seduti su un tetto di una vecchia fabbrica edilizia.
Bordeaux e cobalto erano orgogliosi di aver salvato il mondo per l'ennesima volta anche se all'oscuro di ogni singola persona nella Big Apple.
-Che pace, nonostante tutto. Non c'è più l'ansia di fallire-.
-Sì, hai ragione, Don-.
Leonardo non si preoccupò di guardarlo perché c'era già la sua mano a scaldare quella del genio in quelle fredde 06:15 del mattino.
Un lampo anticipò un tuono verso il mare e una folata di vento scosse ogni creazione naturale e urbana, increspando la superficie del mare e accompagnando la danza d'inerzia delle imbarcazioni.
Donatello girò il capo e sorrise, sforzandosi di non pensare ad altro. Leonardo aveva un sorriso leggermente spento ad inarcargli le labbra: poi si guardarono.
L'azzurro raccolse le mani del genio, guardandolo con affetto; poi gli baciò il palmo della mano sinistra dove capeggiava una piccola benda bianca per coprire un taglio provocato dalla lotta contro i droidi Kraang. Nei suoi occhi cobalto si evidenziò una grande determinazione e rammarico.
Donatello distolse lo sguardo, improvvisamente triste: provò a ritirare le mani ma Leonardo non glielo permise e sfruttò il momento per intrappolarlo in un abbraccio dolce. Nell'orecchio del viola un respiro tremante gli gelò il cuore, irrigidendogli il corpo. Ora aveva freddo.
Un bacio debole premette sulla tempia.
-Mi dispiace, Donnie... per non aver mai capito...-.
Due piccole lacrime di amarezza traboccarono dagli occhi di Donnie: il dolore di quel rifiuto faceva ancora male e nascose il viso nell'incavo del collo del fratello, aggrappandosi a quelle forti braccia per un po' di conforto.
-Ma tutto questo tempo mi è servito per capire che, in fondo, non è Raph che dovevo rincorrere. Né Karai. Né nessun altro-.
Un'altra fitta al centro del petto: Don aveva cercato di seppellire quel giorno in fondo al cuore e di imbottigliare i suoi sentimenti lontano. Ma il vetro di quella bottiglia fantasma stava incrinandosi oramai e si sarebbe presto frantumata.
-Ho sbagliato. Ero cieco ma... non si può dimenticare così in fretta- continuò Leonardo, prendendogli il viso nelle mani: -Ti ho fatto soffrire e con te, anch'io ho sofferto. Ho provato gelosia per Michelangelo, gli ho fatto del male. Ma non sono degno di te-.
Gocce salate rotolarono lungo quelle guance da leader, rendendo distorta l'immagine di un forte e tenace capo. Donnie si mordicchiò il labbro e annusò un po', avvicinandosi dolcemente per schiacciare il naso contro quello dell'altro.
-La verità è... che ho quasi perso l'occasione per dirti che la cosa più importante per me, che ho sempre cercato... eri tu, Don-.
In un gesto brusco, Leonardo premette le sue labbra su quelle di Donnie, lasciando danzare la sua lingua calda in quella bocca che ancora sapeva di caffè! Dolcemente, spostò la testa del viola nella piegatura del braccio, per lasciarlo adagiare contro il suo petto.
In quella sfera di passione, le lacrime sfocarono la loro visione in sguardi lunghi e carichi di parole silenziose: l'amore non poteva essere fermato. E adesso lo avevano capito...
-L... Leo...- espirò il genio, leccandosi il labbro superiore: -I... io...-.
-Shhh. E lasciati andare, Donnie-.
La mano saggia dell'azzurro corse dai piastroni centrali, soffermandosi timorosamente su quelli inferiori: si guardarono ancora. Leonardo stava chiedendo di poterlo fare e Donnie annuì.
-Leo, io ti amo-.
-Lo so, anch'io. Troppo stupido per capirlo prima, però...-.
Strofinarono i loro nasi e ridacchiarono, accoccolandosi un po'. L'aria fredda contrastò un po' i loro caldi corpi ma non rivestì particolare importanza.
Donnie si lasciò, quindi, coricare tranquillamente in terra, con le code della bandana che accarezzavano la guancia destra, mentre Leonardo si avvicinò gattonando, leccandogli le labbra, scendendo lungo la mandibola, dando un succhiotto alla gola, per poi terminare con una scia di mini baci nella linea centrale dei piastroni per giungere oltre la cintura.
Donatello aprì semplicemente le gambe, dando un ampio accesso a Leonardo che sorrise e si avvicinò, improvvisamente così affamato.
Anche se...
Donatello frenò Leonardo con una mano contro il viso, mentre estrapolò il T-Phone dalla cintura, leggendo il numero lampeggiante sul display.

-Sì, pronto?-.
-Donatello-.
-Maestro Splinter? Che succede?-.
-Michelangelo ha bisogno di te e di Leonardo. Ci sono buone e cattive notizie. Per favore, raggiungeteci il più presto possibile-.
-O... ok, sensei...-.

Donatello si scurì in volto e si rialzò, guardando Leonardo che aveva riposto la sua vena sessuale ed era tornato "sexylmente" serio.
-Che succede? Era il sensei?-.
-Sì- rispose il genio, voltandosi verso nord, dove il vento era più forte: -Dobbiamo tornare alla tana. Riguarda Mikey...-...

....

La tartaruga in questione guardava Raphael che era seduto sul bordo del suo lettino, con una gamba sull'altra e tenendogli la mano con affetto. La febbre era così alta che non riusciva quasi più a sentire nemmeno il dolore della parte sinistra gonfia del suo addome. La vecchia cicatrice si era riaperta, bruciata dall'acido di quella vena della Bestia One.
Però era felice perché il mondo era salvo.
-Raphael?- chiamò la piccola figura di Neve, affiancato dal sensei.
-E' sveglio... ma la febbre è troppo alta- rispose, inumidendo il panno in una ciotola per riporla su quella fronte sudatissima.
-Sto morendo?- chiese Michelangelo: -Proprio ora che... le cose andavano così bene, vero Raphie?-.
Il rosso si morse duramente le labbra per non piangere e lo zittì con un bacio soffice sulle labbra. 
-Zitto, ti prego-.
Mikey deglutì il sapore del compagno ma questo gli rilasciò il meccanismo adatto per innescare un forte colpo di tosse: il focoso lo mise prontamente seduto, massaggiandosi il guscio e le spalle, mentre il sensei gli prese un asciugamano per contenere, in qualche modo, le macchie di sangue sfuggite dalla sua bocca.
-Mikey...- sussurrò il rosso.
In quel momento, dei passi si udirono dal salotto e ognuno si limitò semplicemente ad attendere che gli ultimi componenti della famiglia varcassero la porta della cameretta di Mikey. Erano arrivati.
-Ehi- salutò debolmente il minore, tenendo debolmente le braccia.
Il genio lo strinse a sé, baciandogli affettuosamente il capo, per poi guardare il sensei, Raph e Neve, le cui orecchie erano chine.
-Che notizie, sensei?- chiese, poi, Leo.
-Il mio sangue è del più del 90% di mutageno. Se avviereste una trasfusione, le mie cellule potrebbero rigenerare e purificare il corpo di Michelangelo, salvandolo. Vi prego, facciamo in fretta!-.
-M... ma...- balbettò il rosso, incredulo di quella speranza.
-Non vi preoccupate. Non sarò in grado di controllare l'elettricità per un po', ma per Michelangelo questo ed altro!-.
-E allora cosa stiamo aspettando! Mikey, sei pronto?-.
L'arancione aveva le palpebre tirate verso il basso, appoggiato stancamente a Raphael: la sua pelle irradiava troppo calore...
-MUOVERSI!- gridò Donnie...

....

Settimane dopo...

Leonardo voltò il capo verso la sveglia a led nella camera di Donnie e sorrise stancamente: erano le 04:20 e il respiro tranquillo di Donnie premeva contro la sua guancia, dolcemente.
Avevano dormito insieme... ma non erano ancora riusciti ad esplorarsi intimamente perché c'era sempre qualcosa che li bloccava. Ma adesso sarebbe stata una buona idea provare a usufruire del silenzio per potersi amare in un secondo modo chiamato "sesso".
Donnie si mosse un po', strofinandosi un'occhio e guardò Leonardo, sorridendo.
-Giorno... che ore sono?-.
-Buongiorno. Sono le 04:20. Che cosa vuoi fare?-.
Donnie si mise supino, espirando tranquillamente, mentre Leonardo gli accarezzava il volto, appoggiando il viso nel palmo della mano. Stavano usufruendo dei led blu che brillavano nella camera di Don e... ci vedevano benissimo!
-Ho fame- pronunciò semplicemente il genio, con sguardo felino e leccandosi le labbra.
Il leader ridacchiò, capendo ciò che il compagno aveva chiesto: quindi, scalciò via il piumone cobalto e si sistemò a ginocchioni sull'altro, attaccando con una scarica di baci dalla fronte, alla guancia, con una leccata profonda dalla mandibola, a un succhiotto alla gola, baciando la clavicola, per correre con il fiato caldo fino in basso, alla giuntura dei piastroni centrali a quelli finali. 
Donnie gemette in un crescendo, mordendosi le labbra per non gridare al mattino presto.
Leonardo sorrise oscuramente accoppettando il rigonfiamento che forzava sempre più lo spacco intimo di Donnie e prese a strofinare pazientemente, fino a quando il calore prodotto non fu abbastanza da lasciar cadere il membro oliva giusto nella sua mano sapiente.
-I... Io...- mormorò Donnie, accaldato e beato: -Leo, fammi tuo!-.
Musica per le orecchie dell'azzurro che si chinò dolcemente, annusando il forte profumo inebriante che il corpo di Donatello emanava sotto forma di feromoni: si leccò, quindi, le labbra improvvisamente secche e inghiottì il suo spuntino prima della colazione, deglutendolo in profondità. Il calore che avvolse l'organo del genio causò in quest'ultimo un'inarcamento della schiena e l'apertura completa delle gambe. Per non gridare in estasi, si conficcò il cuscino in bocca, mordendolo con tutta la forza di cui disponeva.
La lingua calda del leader accarezzò la punta del membro, soddisfatto del salato seme che Don aveva inconsapevolmente rilasciato già.
-Mmh... insolito ma squisito...- sorrise Leo, sussurrandogli tale parole nell'orecchio.
Il genio annuì, leccando le dita del compagno, prima di prendere possesso del corpo di Leo e capovolgerlo supino sul cuscino, mentre il letto scricchiolò ironicamente sotto di loro. Donnie mosse le sopracciglia con una miriade di giochi da sperimentare e iniziò con un bacio, anche se cambiò in fretta posizione, dando il suo "culetto" a Leo. Con il membro di quest'ultimo perfettamente in direzione della sua bocca, anche il genio iniziò la sua "mangiata", lasciando a Leo il compito di avere il secondo spuntino e l'apertura anale da violare.
-Cambiamo gioco...- profferì debolmente Don, leccandosi una scia bianca sul mento.
-D'accordo-.
Leonardo si girò, poggiando gli avambracci sui cuscini e punto il sedere all'aria, mentre Donatello non ci pensò su due volte per intrufolarsi all'interno di quell'apertura oscura e calda.
-Oh, Leo...- sussurrò il genio, avvolgendogli le braccia intorno alla vita: -Mi hai reso... così felice...-.
-Avremmo dovuto festeggiare così settimane fa...- rispose ridacchiando l'altro...

...

Raphael e Michelangelo erano svegli, ridacchiando dei gemiti appena percettibili filtranti dalla parete che separava la cameretta di Mikey da quella di Donnie. 
-A quanto pare si sono decisi- sussurrò il focoso, abbracciato all'altro: -E credo che dovremmo lasciarci andare anche noi...-.
Mikey annuì e si mise inginocchiato, dando anche una chiara visione del suo addome bendato e un cerottino sul braccio. In queste settimane, la povera tartaruga era stata costretta ad alimentarsi sono con le flebo perché il suo stomaco protestava con vomiti e bruciori per ogni cibo solido... e per questo aveva perso molto peso.
-Non voglio farti del male...-.
Mikey lo zittì premendogli un dito sulle labbra e sorrise: -Shhh. Nessun dolore-.
Da quando le cellule miracolose di Neve erano entrate nel suo sistema, le infezioni causate dai batteri di quella Bestia One si erano annullate e il trapianto di milza non era stato più necessario. Anche se il minore sarebbe stato sempre incline ad ammalarsi, adesso poteva restar tranquillo: anche una semplice febbre non lo avrebbe condotto alla morte.
In qualche modo, l'aiuto di Neve gli aveva costruito un sistema immunitario più efficiente.
Ma la cosa bella era che, anche se dolorosa inizialmente, il mutageno contenuto nella vena della Bestia One aveva dato la facoltà di amare a Michelangelo proprio perché i cromosomi del mostro si erano fusi a quelli del minore, creando un nuovo codice genetico perfetto.
-Raph, mi dispiace se inizialmente ti ho rifiutato, ma...-.
Il rosso supino sul letto, lo tirò sul suo petto, accarezzandogli la guancia e gli baciò affettuosamente le labbra, sorridendo.
-Shhh. Ho capito perché lo facesti. E' acqua passata-.
Mikey inspirò debolmente, accarezzando il petto del fratello e ascoltando il battito cardiaco.
-Perché mi hai dato più possibilità?-.
-Perché ti amavo alla follia e non credo che mi sarei messo l'anima in pace senza averti. Potevo avere mille rifiuti ma nessuno mi avrebbe impedito di starti accanto. Nemmeno Slash-.
L'arancione sollevò il capo, inarcando un sopracciglio in curiosità: -Che c'entra quel tenerone?-.
-Beh... a volte ho avuto l'impressione che ti fosse troppo appiccicato... come se ti avesse voluto strapparti a me...- spiegò timoroso l'altro.
Michelangelo ridacchiò e gli baciò le labbra teneramente, lasciandosi capovolgere dal rosso che prese l'iniziativa in mano: adesso erano l'uno su l'altro e lo sguardo d'oro di Raphael reclamava un desiderio ardente di passione da liberare.
In ginocchioni su Michelangelo, si leccò le labbra e permise a Mikey di avvolgergli le gambe intorno ai fianchi e piegare le braccia per lasciar toccare le tempie dalle mani. Il richiamo del minore non si fece attendere: il rosso emise un leggero "churr" e stampò un forte bacio soffocante sulle labbra morbide della piccola tartaruga che lasciò fare e permise anche una carezza alle sue parti intime sempre più gonfie d'eccitazione.
-Lato A o B?- domandò il rosso, guardando il filo di saliva che ancora li univa.
-Lato B-.
Il rosso se la rise e girò dolcemente Michelangelo, mentre lo penetrò dolcemente, pompando dolcemente in un ritmo delicato e accattivante, mentre Mikey stringeva i pugni, mordendo il cuscino nel piacere che aveva sostituito il dolore dell'organo del compagno al momento dell'entrata.
-Mikey... voglio starti vicino come compagno per tutta la vita...-.
L'arancione mugolò qualcosa d'incomprensibile.
-Non ho capito-.
-Io voglio essere tuo- ripeté Mikey, libero dal cuscino in bocca: -E di nessun altro. Slash non mi avrebbe mai portato via da te-.
Raphael increspò le labbra in un sorriso e lo girò di nuovo, solo per assaggiare il membro della piccola tartaruga sempre più eccitata...

E pensare che il piccolo Neve riposava su un tappeto fuori la porta, con un sorriso sulle labbra. Aveva contribuito a collegare i quattro fratelli nel puzzle dell'amore più sincero e non poteva esserne più felice. Ascoltare quelle piccole parole zuccherine sussurrate o qualche risatina eccitata gli strappava continuamente sorrisi e buonumore.
Aveva creduto di restare per sempre nelle grinfie dei Kraang... ma si era sbagliato. E ancora una volta era felice.
Alzò il capo: il maestro Splinter gli sorrise, guardando le porte chiuse delle camere dei figli minori: sapeva che si erano finalmente concessi e non gli dispiaceva perché l'aria era satura di gioia e benessere. Certo... un po' era ancora triste che Karai non era stata ancora disposta a tornare con lui ma era consapevole che sarebbe stato solo una questione di tempo.
Yoshi l'avrebbe attesa senza sosta.
-Vuoi un tè con me?- chiese.
Neve annuì e seguì il sensei, guardandosi dietro ancora un'ultima volta. 
Tutto era perfetto. E magnifico. 
Anche perché era diventato la mascotte di casa Hamato.
-Un nuovo giorno è giunto- sussurrò sottovoce, seguendo il maestro: -Booyakasha...-...

The End
  
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