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Autore: Sisya    22/08/2008    10 recensioni
Ma in fondo non era poi così strano, a pensarci bene.
Doveva aspettarsela una reazione simile da Winry. Dopotutto, si trattava di Edward.
- Piccolo ennesimo esperimento della sottoscritta *O* -
{Edward/Winry, Ling/Lan Fan, RoyAi}
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Lan Fan, Ling Yao, Winry Rockbell
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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  Le sponde del lago erano ricoperte di verde, e le acque scintillavano tiepide sotto il sole del primo pomeriggio. Lei stava seduta su albero il cui tronco si piegava a penzoloni fin dentro l'acqua, e dondolava i piedi sospesi nel vuoto; lui era accucciato sullo spiazzo di terra vicino alla riva, un berretto messo di traverso sulla testa bionda e lo sguardo dorato perso nella grande distesa luccicante davanti a loro.
Winry teneva gli occhi socchiusi, il capo reclinato all'indietro. Edo deglutì appena, spostando lo sguardo sul profilo dell'amica, bagnato dei riflessi del lago. - Venivamo sempre qui, da bambini. Era il nostro rifugio segreto - disse lei, aprendosi in un sorriso dopo qualche altro minuto di silenzio - Ti ricordi, Edo? -
- Sì, Win, me lo ricordo bene - rispose lui, annuendo.
Strinse nel pugno della mano destra qualcosa che teneva in tasca e prese un respiro profondo.
Probabilmente, il respiro più profondo di tutta la sua vita.
Adesso o mai più, si disse.

~

- Winry, io - esordì timidamente, seguendola con gli occhi mentre lei si rialzava senza difficoltà in equilibrio sul tronco e lo ripercorreva all'indietro, saltellando poi giù con grazia e venendo a sedersi accanto a lui - Winry, ti dovrei parlare è piuttosto importante -
La ragazza alzò gli occhi su di lui, sorpresa, interrompendosi nel gesto di spiegare la gonna.
- Ah. D'accordo, va bene. Dimmi, Edo. Cosa c'è? -
Lui si volse per guardarla in viso, l'espressione seria e concentrata, sforzandosi di ricordare il discorso perfetto e pieno di romanticismo che si era preparato mentalmente durante le dieci ore di treno che si era fatto fino al loro paese. Winry allargò appena gli occhi, ma rimase in silenzio, osservandolo con curiosità mista a sconcerto.
- Noi due siamo amici da tanto tempo. Lo sai, no? Sì, certo che lo sai no, ecco, voglio dire non prima di tutto, non ci saranno problemi di denaro, te lo garantisco. Non mi sono ancora affermato a Londra, ma .. ma studiando molto sono sicuro che riuscirò a mantenerci entrambi, di questo non dovrai preoccuparti. E poi lo so che siamo giovani, ma credimi, non posso più aspettare, e accidenti, Win, devo devo proprio dirtelo - prese fiato, sotto lo sguardo esterrefatto di lei - Tutto questo tempo lontano da casa mi ha fatto riflettere. Su di me. Su di noi. Su quello che siamo sempre stati. E sono giunto alla conclusione che non voglio più esserti amico. Perché perché non mi basta più. Io oh, cavolo, voglio dire, cioè, potrebbe anche esserci una remota possibilità che io mi sia cioè, no, no, in verità ne sono certo insomma, io sono innamorato di te. Lo sono sempre stato, Win. Sì, ti ho sempre amata, con tutto me stesso, più di quanto tu possa immaginare. E e, se tu mi vorrai, prometto di amarti fino alla fine dei miei giorni. Win, ti sto chiedendo di essere mia. Di sposarmi. Di diventare mia moglie. Se accetterai, diverrò un uomo immensamente felice, e farò tutto quello che è in mio potere per ricambiare, ed essere un buon marito, un buon padre, tutto ciò che vorrai io lo sarò. Per te. Ti amo. Ecco io ho finito - deglutì rumorosamente - Cosa cosa mi rispondi allora? - Winry era rimasta ammutolita durante tutto il discorso, ascoltando a occhi sgranati.
Quando Edward concluse, arrossendo come non mai, e sollevò timidamente gli occhi su di lei, Winry si domandò per un attimo se per caso non stesse ancora dormendo. Si sarebbe data volentieri un pizzicotto per controllare.
- Win …? -

~

Edward aspettava.
Col suo cuore, i suoi sogni, il suo amore tra le mani, tese verso di lei, aspettava.
Oh, si era anche preparato ad un rifiuto. E in quel caso, avrebbe fatto i bagagli e sarebbe andato via, via lontano.
Ma se lei avesse annuito, nascosto un timido sorriso dietro la mano, e annuito di nuovo, con le lacrime agli occhi magari - si era immaginato la scena un centinaio di volte, considerando ogni possibile variante e beandosene mentre sedeva nello scompartimento affollato del treno - allora lui, lui, Edward Elric, l'avrebbe sollevata e fatta volteggiare fino allo sfinimento, poi sarebbero ricaduti entrambi sull'erba, poi sì, poi si sarebbe chinato su di lei, e l'anello di fidanzamento sarebbe stato finalmente al suo posto, scintillante sul suo anulare.
Ma quello che avvenne, quello che avvenne realmente, lo spiazzò del tutto.
Non lo aveva previsto, né preso in considerazione, in nessuna delle sue infinite varianti immaginarie.
Eppure, forse proprio per questo, riuscì a spezzargli il cuore. Sentì chiaramente lo strappo mentre qualcosa, dentro di lui, si lacerava.
Del suo cuore, dei suoi sogni, del suo amore racchiusi tra le mani, tesi speranzose verso di lei, pronti ad essere raccolti al più minuscolo cenno di assenso, non rimase nient'altro che un mucchietto di polvere, inconsistente, che venne spazzato via al primo colpo di vento che soffiò contro di loro scompigliando i capelli ad entrambi.
 Perché lei gettò indietro la testa e rise.
Rise, dandogli una pacca scherzosa su una spalla e continuando a ridere, scuotendo continuamente la testa, le lacrime agli occhi.
- Oh, Edo, cavoli, sei stato davvero bravo, con quel tono tutto serioso poi veramente, ti assicuro, per un attimo ci ho quasi creduto davvero! Anche tu però, farmi uno scherzo del genere Sei rimasto sempre il solito, non cambierai mai, accidenti! Che idiota che sei, ma poi ti sembra il momento? Sei qui da neanche un giorno e già ti metti a prendermi in giro! - Rise, e non notò che lui chinava il capo, allentando la stretta sull'anello nascosto in tasca, né l'espressione indecifrabile del suo volto.
Perché non era stato respinto, no, non si poteva neanche dire una cosa del genere.
Non era stato nemmeno creduto. Nemmeno preso in considerazione.
Cosa poteva esserci di peggio, per un ragazzo innamorato?

Winry si rialzò, spazzolando l'abito con entrambe le mani per scrollare il terriccio e i fili d'erba rimasti attaccati. Tese una mano verso di lui, dichiarando che era arrivata l'ora del the. Mano che lui prese, sebbene riluttante, perché altrimenti spiegarle il contrario sarebbe stato ancora più doloroso. Rimaneva pur sempre la sua migliore amica.
La sua migliore amica, che aveva appena rifiutato la sua offerta di amore sincero.
Ma questo lei non poteva saperlo.
Eppure lui ci aveva creduto. Ci aveva creduto davvero.
Winry sorrise, e non si chiese perché lui non lo stesse facendo, né sentì gli ultimi rimasugli del cuore del suo migliore amico, sparsi a terra, infranti dai passi leggeri delle sue scarpette eleganti e piene di pizzo.
Edward non disse una parola durante tutto il tragitto di ritorno, lasciando che fosse lei a colmare i suoi silenzi. Guardava il paesaggio scorrere di fianco a lui senza davvero vederlo, nella testa solo la ferma intenzione di prendere il treno del mattino dopo per Londra, e scappare il più lontano possibile per attutire il dolore, almeno per quanto fosse possibile.

E dire che era sempre stata una delle sue convinzione più grandi. Il sole era un corpo celeste. Il mare era un composto di acqua e sali.
E lui, una volta trovato abbastanza denaro per poterselo permettere e il coraggio necessario per domandarglielo, avrebbe sposato Winry.
 La mano di lei, ancora stretta nella sua, bruciava contro la sua pelle, mentre il calesse procedeva spedito lungo la strada sterrata.
Il suo sorriso risplendeva, ora più che mai, ed Edo si ritrovò a pensare che non l'avrebbe mai più rivisto, se non nei suoi sogni.
L'anellino dorato che teneva in tasca, gli parve diventare improvvisamente più pesante di un macigno. Mentre alle sue spalle, nelle orecchie, ovunque intorno a lui, c'era soltanto il fragore del mondo intero che gli crollava addosso, schiacciandolo e togliendogli il respiro.

~

Riza sporse una mano oltre lo steccato, accarezzando il muso sporgente di Audrey.
Vide la carrozza che dal sentiero in lontananza si avvicinava verso casa e sorrise. Non appena furono giunti al vialetto, Winry saltò giù e le corse incontro, radiosa. Ma Edward, rimanendo dietro di lei, rivolse alla sorella maggiore un sorriso mesto che non aveva bisogno di spiegazioni. Riza rimase interdetta, tornando a fissare Winry, senza capire. - È stato proprio come ai vecchi tempi, non è vero Edo? Dovremo tornarci ancora - esclamò lei ridendo come se nulla fosse, e la sorpassò per entrare in casa.
Edward chinò il capo, lasciando crollare le spalle.
- Posso provare a parlarle, Edward - cominciò Riza, ma lui la interruppe subito scuotendo la testa, e il sorriso mesto scomparve.
Adesso non sorrideva proprio più. - No, ti ringrazio. Non ce n'è bisogno. Riparto domani -
- Ma, Edward -
- Ho detto che parto domani. Raggiungerò di nuovo Alphonse all'Accademia, e lì resterò, una volta per tutte. È quello il mio posto - infilò le mani in tasca, voltandole le spalle - Sapevo che tornare non era una buona idea - Attese di aver percorso un buon tratto di strada, e con la sicurezza di non essere più visibile, accostò una mano al viso per strofinarsi via quelle stupide lacrime fastidiose che gli appannavano la visuale.

Riza sospirò pesantemente, richiudendosi la porta di casa alle spalle.
Lanciò un'occhiata al piano superiore, dove Winry aveva ripreso a canticchiare.
- Vorrei proprio sapere cosa accidenti le è preso -

  
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