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Autore: smolderhalderlover_98    28/06/2014    3 recensioni
Questa Fan Fiction nasce dal desiderio di vedere finalmente Oliver e Felicity insieme. La mia storia prende molto spunto da ciò che realmente accade nel film, perchè voglio che tutto sia il più realistico possibile; per esempio, pur essendo una fan fiction Olicity, ci saranno anche episodi tra Oliver e Laurel.
Il racconto inizia in medias res, dal momento in cui Oliver mostra a Felicity la sua vera identità.
Nota* Nella mia storia, sino a quel momento Oliver non è mai stato e non ha mai baciato Laurel.
Mi farebbe piacere ricevere consigli, recensioni e critiche, in modo da poter migliorare la storia.
Mi scuso per eventuali errori di ortografia.
E' la mia prima fan ficiton, perciò,
buona lettura, spero vi piaccia.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Questa volta vi saluto all'inizio, giusto per dirvi buona lettura. Il titolo vi rimanda a una scena importante che spero vi piaccia.  Questo capitolo mi entusiasma assai. Perciò, BUONA LETTURA! 

19. AL SICURO
Felicity.
Sono scoperta, ma sono abbastanza certa di essere al sicuro.
Quando all’improvviso sento un braccio stringermi forte al fianco e vengo sbalzata al muro, perdendo il fiato che avevo trattenuto.
A questo punto più niente mi impedisce di gridare e lasciar andar fuori tutto il mio terrore, tranne una mano che mi tappa la bocca.
“Shh!”
Prima di mettere a fuoco sento il la sua voce familiare e il suo odore che sa di foresta. Nel momento in cui incrocio i suoi occhi blu un senso di sollievo mi pervade in ogni fibra nel mio corpo.
Vedo i miei occhi riflessi in quelli di Oliver: umidi, le pupille ancora dilatate dall’angoscia. Appena ho di nuovo il controllo di me stessa, mi abbandono tra le sue braccia. “Sei arrivato…” sussurro tra l’affanno causato dalla paura.
Lui mi stringe ancora di più. “Sono qui…”
Per un momento mi guarda come se volesse stare per sempre allacciato a me in questo modo e forse non sono poi così in disaccordo.
Ma poi mi prende deciso la mano e mi strattona per andare via. “Dobbiamo muoverci” dice silenzioso, dopo aver attaccato una plug&play nel posto dove ero nemmeno dieci secondi fa. Non appena molla la presa su quell’aggeggio, quello inizia a lampeggiare, segno che adesso basta un clic per far saltare in aria questo posto almeno in parte.
“Cosa volete fare?” sussurro.
Il suo sguardo è eloquente. “Vogliamo far saltare in aria la casetta di Slade” mi informa cinico. “Potrebbe non essere la sua casetta” commento.
“Sicuramente lo rallenterà. Adesso fai gli stessi movimenti che faccio io.”
Non potrò mai uguagliare la sua camminata flessuosa, o i suoi passi felpati, o i suoi movimenti agili. Ma lui continua a stringermi la mano ugualmente. Continuo ad osservarlo affascinata per una decina di metri. Ogni movimento che compie è preciso e misurato, e non fa spostamenti in più di quegli che gli servono.  Prima di svoltare a destra piazza un’altra bomba. All’improvviso si blocca: deve aver sentito lo stesso rumore che ho sentito io. Di passi. Quando mi lascia la mano per incoccare la freccia sento una sensazione strana di freddo. Tende l’arco e si sporge dal muro, pronto a tirare. In realtà tutti i muscoli del suo corpo si tendono; l’arco sembra un’estensione naturale delle sue braccia. Di nuovo ho la sensazione che il mio cuore si possa sentire a distanza di metri. Ma adesso non è per me che temo. Inaspettatamente Oliver abbassa l’arco. “E’ pulito, vieni” dice sollevato, e poi torna a stringermi la mano. Mi lascia una freccia nell’altra mano, ma non mi dice perché. Dobbiamo essere veramente vicini all’uscita perché adesso si può vedere bene il porto della città. Il sole sta tramontando. Forse è qualcosa a nostro vantaggio.
Sono così distratta che non sento Oliver che mi spinge al muro di nuovo, e non sento il suono silenziato di uno sparo che va dritto a finire nella sua spalla. Se Oliver non mi avesse protetto con il suo stesso corpo, probabilmente non starei più respirando adesso. Davanti a me ci sono gli occhi sgranati e sofferenti di Oliver. Un terrore cieco monta dentro di me.
“Fermi dove siete!” urla una voce maschile, ma me ne accorgo a malapena.
Tutto ciò che sento è il rantolo di dolore di Oliver e l’angoscia nei suoi occhi. Quello che più mi impietrisce è la tosse: sta tossendo sangue. Il proiettile l’ha colpito al polmone… Questo non gli impedisce comunque di fare un velocissimo movimento e colpire quell’uomo massiccio alla spalla. Avrebbe potuto benissimo colpirlo in testa, ma pure dopo essere stato sparato, Oliver non ha intenzione di ucciderlo. Per un istante provo un flebile moto d’orgoglio.
L’uomo cade a terra, sanguinante. Il respiro di Oliver si è fatto affannato, ma comunque corre. Sempre più lentamente, ma corre. Sempre più lentamente… Non ho intenzione di chiedergli “Stai bene?” perché tutto ciò che dice il suo viso è che non è un essere soprannaturale, non può fare altra strada con un proiettile nei polmoni. Quando si accascia a terra con la bocca sporca di sangue e il tessuto della spalla zuppo i miei occhi si riempiono di lacrime. “Oliver…forza” sussurro. “Puoi farlo”.
Sembra rianimarsi alle mie parole. Ma per uno strano scherzo del fato avverso che mi perseguita, ecco un altro uomo massiccio con la pistola puntata verso di me. Ha una radio accesa in mano. Se avvisa Slade è finita. Con le mie ultime speranze e le mie poche forze, mi avvento sull’uomo con la freccia in mano, cercando di ferirlo, in modo che almeno Oliver possa mettersi in salvo. La stretta ancora più leggera di Oliver scivola dalla mia mano ed è esattamente in quel momento che mi pento della mia impulsività.
La freccia vola via dalla mia mano e colpisce l’uomo, ma talmente di striscio che serve solo a farlo incazzare ulteriormente. In poco tempo mi ritrovo strattonata tra le sue enormi braccia e penso basti un solo movimento per rompermi il collo.
“Vediamo di stare fermi” ordina minaccioso mentre si avvicina la radio alla faccia.
“Che cosa c’è?” grida dal dispositivo la voce gracchiante di Slade.
Vedo Oliver alzarsi barcollante in piedi. Io mi muovo convulsamente per ritardare anche solo di un secondo l’avviso a Slade. Ed è nel momento in cui l’uomo apre la bocca che una scia rosso fuoco attraversa il corridoio e lo sbatte al muro, facendolo svenire.
Le mani di Barry mi accarezzano dolcemente il viso adesso. “Stai bene?” chiede preoccupato. I suoi occhi corrono angosciati al sangue fresco nelle mie mani.
“Oliver…” imploro. “Porta via Oliver da qui, subito.”
Barry si gira immediatamente verso di lui e probabilmente resta sconvolto per l’assurda perdita di sangue. “Ha un proiettile nel polmone” spiego, disperata, la mia voce si sta trasformando in un grido di dolore e paura. Nonostante ciò Oliver continua a sprecare energie per parlare.
“Non azzardarti a lasciare questo posto senza Felicity” tuona con voce roca. Vedo l’indecisione sul volto di Barry ma qualcosa sul mio volto sembra convincerlo. Oppure il fatto che Oliver tossisce di nuovo sporcandomi il viso di sangue.
Esasperato, Barry si porta Oliver in spalla, tra le sue urla di disapprovazione. “Devi correre più veloce che puoi verso la stessa direzione. L’ancora è già stata sollevata” mi indica Barry, tutt’altro che calmo.
Mi schiocca un bacio sulle labbra. “Non farmene pentire”.
Dopo di ciò, si trasforma di nuovo in una scia rosso fuoco che mi sbalza all’indietro, e io inizio a correre come non ho mai corso in tutta la mia vita. Più volte nel mio percorso incontro l’illuminarsi intermittente delle bombe, e rabbrividisco quando sento un potente rombo. E sento l’enorme barca muoversi leggermente nella direzione opposta alla mia corsa, il che mi dà la bizzarra impressione che non mi stia muovendo. Slade avrà capito cosa sta succedendo e avrà deciso di tagliare la corda in anticipo. Merda. Le gambe mi fanno male e a momenti non le sento, non ho più fiato nei polmoni da sfruttare e tutti i muscoli del mio corpo mi urlano di fermarmi, mi chiedono un po’ di tregua. Solo le parole uscite minacciose dalla bocca di Slade mi fanno più paura di fare un altro passo.
Così, un piede dietro l’altro, continuo a correre. Il mio cuore si riempie un po’ quando mi ritrovo all’aria aperta e vedo il molo di fronte a me. Certo, prima di vedere una decina di metri che lo separano dalla barca. E la distanza aumenta ogni due secondi. Il terrore e l’angoscia mi immobilizzano. Barry non verrà, capisco.
Quando vedo tre, o quattro, non lo so (!) uomini armati di tutto punto, dietro di me, continuo a correre verso il ponte lasciando la mia giacca in strada. Quando arrivo alla ringhiera gli uomini sono troppo vicini. Così osservo un’ultima volta l’altezza che mi separa dall’acqua gelida e compio l’ultima mossa possibile, il gesto più disperato che possa fare.
Scavalco la ringhiera e mi butto.
Sento l’aria fredda scompigliarmi i capelli e il panorama del porto trasformarsi in una sfocatura indistinta.
Però poi delle braccia forti e sicure mi stringono a sé e quell’ ammasso di sfocature diventa una scia rossa e calda e mi ritrovo al sicuro.

“Barry, spegniti i vestiti per favore” dice fredda e cinica Sara, prima di accendere un telecomando minuto. “Chi vuole l’onore?” ironizza poi, allungando verso di noi il telecomando.
È Dig a schiacciare il pulsante. Non passa nemmeno un secondo, e un rombo assordante ci arriva alle spalle. Mi giro e vedo soltanto un’enorme nuvola grigia a tratti arancione.
“Sarà morto? Slade intendo” chiedo, ancora con il fiatone.
“Non esultare per la vittoria sino a che non vedi il cadavere” commenta Dig.
“Bè, in ogni caso dovrà comprarsi una barca nuova” sospira Sara.
Dopodiché nessuno ha più tanta voglia di parlare e cala il silenzio. Sara aumenta la pressione sull’acceleratore.
Barry è impegnato a premere quella che un tempo era la sua camicia sulla ferita di Oliver, incosciente. Al solo pensiero vorrei mettermi a guidare al posto di Sara, ma probabilmente fonderei il motore prima di arrivare a Starling City. “Dig, andiamo all’ospedale?” chiedo, cercando di calmarmi.
“Non ce n’è bisogno, Barry ha già tolto il proiettile”
Mi giro verso di lui, guardandolo interrogativa. Lui invece non mi rivolge nemmeno uno sguardo. Non mi ha nemmeno chiesto come sto. Una leggera pressione alla mano mi ricorda che Oliver me la sta stringendo. E nemmeno il fatto che Barry stia cercando di bloccargli l’emorragia davanti a me, per me, mi fa sentire crudele, o in colpa per questo. Ma forse lo sono, crudele. Perché quando ero sola, sola in quella barca, non ho rivolto nemmeno un pensiero a Barry. Tutto ciò a cui sono riuscita a pensare era…
“Mi prestate un’altra camicia?” sbotta Barry, distraendomi dai pensieri che mi affollavano la testa.
“Arriveremo in tempo, Barry” dice subito Sara. A conferma di ciò, preme ancora di più il piede sull’acceleratore. Il motore fa un suono che è tutto tranne che rassicurante. La cosa davvero rassicurante è vedere il vecchio e logoro cartello Benvenuti a Starling City.
Vedo il dolore nei tratti di Barry e istintivamente allungo la mia mano verso la sua. Se c’è qualcosa di cui sono certa riguardo ai miei sentimenti per lui, è che non voglio che soffra, non voglio che stia male, non per me. I suoi tratti si distendono e finalmente mi guarda.
“Avevo paura di aver fatto la scelta sbagliata…” sussurra. E capisco che questa è una conversazione tra me e lui, nonostante Dig e Sara siano nel nostro stesso metro quadrato e Oliver potrebbe risvegliarsi in qualsiasi momento.
Gli stringo più forte la mano. Mi da quasi una sensazione di sicurezza. Ed è questo che è Barry, una sicurezza. “Grazie per non aver fatto di testa tua. Grazie per… avermi ascoltato”
Mi sorride teneramente. “Solo… non capisco perché me l’hai chiesto.”
“Non avrei mai potuto reggere un tale senso di colpa” gli spiego. So di star mentendo. Certo, mi sarei sentita in colpa in caso Oliver fosse stato preso da Slade. Ma non è il senso di colpa che mi avrebbe distrutta.
Lo sguardo dolce di Barry si fa un po’ scettico.
In quello stesso momento Sara inchioda violentemente e Barry apre velocemente la portiera. Nel giro di mezzo secondo lui e Oliver non ci sono più e io decido che devo rivedere le mie facce da poker.
 
So di esserci già passata, di esser già stata seduta e in ansia dopo che Oliver è stato sparato. Questo non cambia come mi sento. Oliver sta bene, e non è in pericolo di vita, e questo è confermato dal bip regolare segnalato dalla macchinetta improvvisata al suo fianco. Quello che non è regolare è sicuramente il mio cuore. Sara è la prima a tagliare la corda. Ora che ci penso non è la prima volta che sparisce senza motivo, e la cosa mi incuriosisce. Solo che ora non è la mia priorità. Per questo quando Dig se ne va dieci secondi dopo di lei, non mi preoccupo. So che la vuole spiare. Ma perché? È forse successo qualcosa quando io non c’ero?
“Tieni molto a lui, vero?” esordisce Barry, spiazzandomi.
“Sì”, rispondo subito, sorpresa.
“Sai, una volta gli ho chiesto se fosse mai successo qualcosa tra di voi” mi racconta, quasi evitando il mio sguardo.
“E perché non chiederlo a me…?” chiedo.
“Non è questo il punto” sbotta. “Dimmi qual è?”
Barry si passa le mani tra i capelli, nervoso. E inizia a contarsi le dita.
“Posso chiederlo adesso a te, Felicity? C’è mai stato qualcosa?”
“Mi ha baciata” rispondo, dopo qualche secondo. E mi vengono i brividi soltanto a ricordarlo. “Lui?” chiede Barry un po’ più rilassato.
Annuisco. “E non ne avete mai parlato? Non siete mai stati insieme?”
“Sì che ne abbiamo parlato, e no, non siamo mai stati insieme”
Per qualche ragione inizio a fissarmi le scarpe. Quando poso di nuovo il mio sguardo sul viso di Barry, lui non è sollevato quanto pochi secondi fa, anzi. Lo fisso, interrogativa.
Lui mi spiega, senza che faccia alcuna domanda. “Sarebbe stato meglio per me se voi due fosse stati insieme. Perché a quel punto ci avreste già provato, no? Ma così… Così avete un sacco di conti in sospeso. E ti posso giurare che si vede, tanto.”
Il suo tono di voce, così come le sue espressioni, mi fanno figurare abbastanza bene il suo livello di tristezza e delusione. Gli dico la prima cosa che mi viene in mente, che non sia una bugia, e che possa alleviare il dolore. “Sono stata io ad allontanarmi.” Le sue sopracciglia guizzano e so di aver detto almeno in parte la cosa giusta.
Gli stringo la mano. “Guardami”, gli faccio. Lui mi guarda e lo vedo più rilassato. Poi guarda la macchinetta che emette ancora quel bip forte e regolare. “Se vuoi restare un po’ da sola, ci vediamo dopo”
Si avvicina e mi da un bacio. Il contatto con le sue labbra mi fa sentire così crudele. Non vorrei mai spezzargli il cuore, spezzerei pure il mio.
“A dopo” dico.
Conosco abbastanza bene Barry per dire che sapeva esattamente quando Oliver si sarebbe svegliato: adesso. E anche per dire che voleva lasciarmi sola con lui.
Oliver si sveglia di soprassalto e si solleva dal lettino sgranando gli occhi, agitato.
“Stai calmo, fermo!” gli grido contro. Si rilassa non appena entro nel suo campo visivo e mi sorride. “Ho passato di peggio” dice.
Sollevo un sopracciglio. “Spaccone”, lo accuso. In qualche modo scoppiamo a ridere, sollevati dalla situazione, finalmente a nostro vantaggio. Solo che poi lui inizia a tossire e sono costretta a dirgli di calmarsi di nuovo. Si guarda in giro, frastornato. “Non c’è nessuno?”
mi chiede, i tratti del viso incuriositi.
“No” confermo. Per qualche motivo, sento che sto arrossendo. Siamo soli.
Si fa improvvisamente serio. “Cosa ti ha detto Slade?”
La sua mano fa un movimento strano. Si avvicina a me, ma poi torna al suo posto, come se qualcosa l’avesse tirata indietro. Senza guardarlo negli occhi, mi costringo a ripetere tutte le parole orribili che ho sentito dalla bocca di mio padre. Vedo Oliver stringere i denti e contrarre la mascella. Avvicino la mia mano al suo pugno, che si rilascia subito e me la stringe.
“E perché hai detto a Barry di portare via prima me?” mi interrompe, dubbioso.
Esito. Perché? So bene perché. “Eri ferito…” inizio. La sua mano stringe ancora più forte la mia. Lui mi guarda scettico. “Slade è crudele” cedo. “Non si sa mai cosa avrebbe potuto farti”.
“Aveva appena giurato di farti passare una vita di tortura solo per ferire me” sussurra. C’è il dubbio nel suo viso, di nuovo. Annuisco.
Sento di nuovo quella strana tensione che si accumula nell’aria quando siamo meno distanti di cento metri quadrati. Così prendo un grosso respiro e mi allontano. “Devo andare... Barry mi aspetta.” Il nominare Barry dovrebbe essere il confine chiaro tra noi due.
Faccio in tempo a fare appena una decina di passi. Ma improvvisamente la mano di Oliver afferra il mio polso e mi strattona per girarmi verso di lui. Siamo così vicini… troppo vicini. Intreccia le dita alle mie e continua a guardarmi negli occhi per qualche secondo.  
Poi, con le dita dell’altra mano, traccia il profilo del mio zigomo sino ad arrivare alle labbra. Oliver fa un sorriso triste. “Sei ancora in tempo per dirmi che non dovremmo…”
Ma non lo faccio. Anzi, stringo ancora di più la sua mano alla mia. A quel punto, lui posa le labbra sulle mie con delicatezza, con attenzione. Anche se all’inizio è solo una cosa leggera, sento una violenta scossa in tutte le terminazioni nervose del mio corpo. Mai avrei pensato che Oliver Queen potesse essere dolce. Invece è così; io, al contrario, lo voglio ancora più vicino. Stringo i pugni sulla sua maglia e lo attiro a me. Lui geme piano, dalla gola, e le sue braccia mi stringono, mi avvolgono. Senza rendercene conto sbattiamo sul muro. In questo momento non esiste nient’altro che lui: Oliver è tutto ciò che sento, che vedo, che respiro. Riesco a sentire il suo calore bruciare attraverso la stoffa.
Oliver mi accarezza il viso dolcemente, un’ultima volta, prima di allontanarsi. Gli occhi scuri lo rendono in qualche modo più bello. È una fortuna che io sia appoggiata al muro, perché le gambe mi tremano come se avessi quindici anni. Mi fa un sorriso triste, di nuovo.  “Puoi anche fingere che io fossi sotto gli effetti della medicina, adesso.”
Deglutisco, ancora sconvolta per quello che è successo. Annuisco. “Buonanotte” dico, con voce roca.
Non so come, riesco veramente a far muovere le mie gambe e riesco ad allontanarmi da lui. Una parte remota della mia mente si chiede se farò in tempo a organizzarmi una buona faccia da poker prima di vedere Barry. Ma la parte più importante del mio cervello pensa che probabilmente erano mesi che non mi sentivo così... al sicuro.


Aaa ce l'ho fatta finalmente!Anche se questo capitolo è solo dal punto di vista di Felicity, spero vi sia piaciuto. Non preoccupatevi, sto progettando altre occasioni in cui sarà Oliver a raccontare! Ci sentiamo nelle recensioni. Un bacio:*



 
   
 
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