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Autore: Biscotto Sudato    28/06/2014    1 recensioni
Cinque ragazzi, amici d'infanzia, vengono espulsi a causa di un dispetto che due di loro avevano architettato contro il preside. Allora i genitori del più introverso di loro li mandano in un magnifico collegio in cima ad un promontorio. Non sanno che tutte le persone che si trovano lì, sia studenti che insegnanti, non sono altro che umani provenienti da un'altra dimensione immigrati nella nostra a causa di una guerra secolare che da anni devasta le loro terre. Tutto va liscio, fino a quando non scoprono che il re dei Dhult ha intenzione di conquistare anche il nostro mondo. Che sia l'occasione d'oro dei cinque amici di diventare popolari e, perché no, eroi?
P.S. La banana sarà sempre presente. La banana non morirà mai, parola di un biscotto sudato.
Genere: Avventura, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15 YEARS OLD

 

 

II

GINGER

 

 

 

Quel posto era una seccatura. Non mi conosceva nessuno e tutti mi evitavano. Invece, nella vecchia scuola, tutti mi acclamavano e mi facevano i cori quando mettevo piede in classe...

 

FLASHBACK A CASO

 

Ginger: (Entra in classe)

Tutti gli alunni, professore compreso: "Olè!"

Ginger: (Scoppia a piangere dalla gioia)

 

FINE FLASHBACK A CASO

 

Invece, lì, chiunque faceva qualunque cosa mi stava antipatico. Tuttavia, c'era un posto che adoravo alla pazzia: erano le mura del castello che davano sul mare. Lì leggevo, respiravo l'aria di mare, guardavo il sedere delle studentesse. Passavo un sacco di tempo lontano da tutto e da tutti e mi sentivo proprio bene. Io e i miei amici che mi hanno seguito fin qui non avremmo mai immaginato che avremmo avuto guai di proporzioni epiche. E io non avrei mai immaginato che sarebbero cominciati proprio in quella zona. E che si sarebbero abbattuti su di me:

 

Stavo tornando dall'ultima ora di lezione, passando per le mura che separavano il castello dal mondo esterno. Poi notai che il tramonto era già cominciato. Il tramonto: il momento in cui il sole, stanco di arrostire le persone, va a dormire in fondo al mare. Decisi che era il momento di guardare con sguardo fiero e petto all'infuori il sole che si accingeva a dormire. Ah, il tramonto! Quel momento della giornata in cui il sole, stanco di arrostire le scatole craniche delle persone, si rifugia lentamente dentro il mare risvegliando gli esotici animali notturni che dimorano nell'oscur...

“Qualcuno è dietro di me.”, pensai.

Una ragazza dai corti capelli castani chiari e gli occhi azzurri si fermò a guardare l'orizzonte di fianco a me. Aveva anche lei le lentiggini.

“Beh...”, pensai. “Abbiamo almeno qualcosa in comune. Ora se ne può andare?”.

Non mi era mai successa una cosa del genere. Di solito tutti mi evitavano. Inoltre, non avevo mai parlato seriamente con una ragazza. Aspetta, non sapevo neanche cosa fossero.

― Questo tramonto mi scalda il cuore...

Strabuzzai gli occhi ed trattenni un gridolino soffocato. La ragazza mi aveva appena rivolto la parola! Mi girai impreparato verso di lei e vidi che stava abbassando gli occhi arrossendo.

“Cazzo! Due cazzi! Tre! E tutti evirati! E ora cosa cazzo le devo dire? Merda!”

Provai a calmarmi. All'istante mi venne un'idea: dovevo dire anch'io una frase poetica. Ma certo, è questo che lei si aspettava da me!

“Ok, ecco che arriva la frase poetica...”

― Il tramonto spazza via i demoni.

“Ma che cazzo ho detto? Neanch'io capisco cosa sto dicendo! Oh, merda, spero di non aver fatto brutta figura...”

Sbirciai la ragazza: aveva cominciato a tremare e la sua faccia era di un rosso fuoco. Poi si calmò all'improvviso e replicò: ― Vuoi un abbraccio?

“COOOSAAA?!”, gridai nella mia testa. “Mi p-prendi in giro, vero?”

― Ok.

La ragazza mi corse incontro e mi strinse più forte che poteva.

― Ehi! ― annaspai. ― Mi stai rompendo le costole!

La ragazza si voltò verso di me e rispose sorridendo: ― L'abbraccio potrebbe romperti le costole, ma di certo ti aggiusta il cuore.

 

Tornai dolorante verso la mia stanza. Si era già fatta sera e, a quest'ora, Gerd è irritante. Chissà cosa aveva quella ragazza. C'era qualcosa che non andava, me lo sentivo...

Appena entrato, i miei quattro amici d'infanzia mi circondarono.

― Allora, Ginger. ― esordì King, incazzato nero. ― Che cosa ci facevi con una ragazza sulle mura del castello?

Gerd sbucò dall'ombra: ― E perché l'hai abbracciata?

Sens sbucò subito dopo Gerd: ― E perché mi avete fatto piangere per tutto il pomeriggio?

Strange, intanto, teneva in ostaggio una banana.

King si girò verso Strange e gli gridò contro: ― Dove cazzo ne hai trovata un'altra?

Strange fece spallucce e se ne andò, coccolando la banana come fosse un gatto.

All'improvviso realizzai che tutto stava andando troppo seriamente perché fosse una giornata normale. Infatti, Sens tirò un pugno a King che battè la testa contro il muro.

― Che cazzo fai, psicopatico? ― chiese seccato King.

― Dò la caccia al Kluk Klux Klan di Martin Luther King, MOTHERFUCKERS.

Gerd s'intromise nel discorso: ― Il Kluk Klux Klan non era di Martin Luther King, anzi...

― Tsk, chi cazzo se ne frega. Soldato Ginger, seguimi! Mi sono appena accorto che Strange mi ha rubato il Game Boy.

— Smettila Sens, non ho voglia di giocare ai “Mercenari” ades...

— Ma Strange sta tenendo in ostaggio quella banana! — piagnocolò Sens.

Alzai gli occhi al cielo e dissi: — Va bene, andiamo a riprendere il tuo Game Boy e a salvare quella banana.

Sens annuì serio e prese dalla sua sacca un...

— Che cazzo ci fai con un fucile da softair nella sacca?! — gridò furioso King.

Sens girò la testa verso di lui e replicò con un tono da duro: — Salvo vite e tesori. Vuoi fare la femminuccia?

King rimase interdetto: — In che sens...

— Sai che non me ne frega un cazzo se hai affetti familiari!

— Di che cosa stai parlando, massacrato mentale?

— Vieni con me e il soldato Ginger. E anche tu, soldato Gerd.

Gerd si girò seccato verso di noi e rispose: — Che merda.

 

I corridori erano semi-bui e non si capiva da che parte dovevamo andare.

— Fermi tutti! — esclamò Sens. — Fatemi sentire i suoi passi.

— Secondo me ci siamo persi... — commentò Gerd.

— Non è vero! Silenzio o ti toglierò le razioni.

Sens si guardò indietro e poi avanti per due volte: — Ci siamo persi.

— Lo sapevo...

— Tranquilli, con il fiuto individuerò quel mascalzone.

— Sei diventato un cane, ora? — disse sarcastico King.

— Sì, mi chiamo Cujo. — rispose ringhiando Sens.

King restò in silenzio e non parlo per mezz'ora.

Svoltato l'ennesimo buio angolo, trovammo Strange intento a sbirciare dentro la...

— Stanza del preside! — sussurrai con un tono soffocato. — Vieni via di lì, Strange! Ragazzi, torniamo nella nostra...

Una luce azzurra si accese nella stanza del preside. Un coro dal canto pulito, quasi angelico, risuonò per i corridori.

Sentii dei singhiozzii provenire da dietro: Sens, inevitabilmente, scoppiò a piangere. Feci un “facepalm” epico, ma, se devo essere sincero, un nodo alla gola venne anche a me. Strange ci fece cenno di avvicinarci lentamente. Appena arrivammo alla fessura della porta semi-chiusa, facemmo a turno per guardare dentro la stanza e vedere cosa c'era. Mi sorteggiarono per ultimo, quei bastardi corrotti.

 

COMPILATION DI “SBIRCIATEDALLAFESSURADIUNAPORTASEMICHIUSACHESEPARALASCUOLADALLASTANZADELPRESIDE” 2014:

 

Gerd: Si avvicinò scettico alla fessura e sbirciò dentro. Quando tirò fuori la faccia dalla fessura era pallido come una statua.

King: Svenne ancora prima di avvicinarsi alla porta.

Sens: Scoppiò a piangere.

Strange: Non ebbe alcuna reazione.

 

Poi, finalmente, fu il mio turno. Mi avvicinai lentamente alla porta. La tensione saliva man mano che avanzavo verso la porta. Il battito del cuore si fece così forte nelle mie orecchie che mi sembrava di partecipare ad un concerto degli Slipknot (perché, sapete, gli Slipknot hanno tre percussionisti che non fanno quasi un cazzo per tutto il concerto se non masturbare le loro maschere e saltare addosso al pubblico. RESPECT).

Quando mi affacciai alla porta vidi qualcosa che cambiò sempre la mia vita:

Un cerchio sul muro, simile ad una specie di portale, emanava quella luce azzurra che mi aveva tanto irritato. Sembrava molto uno specchio, oltre che un portale, ma sembrava che al posto del vetro ci fosse acqua limpida. Non c'era nient'altro, solo una minuscola scrivania e un armadio vicino alla finestra. Sul muro, subito dietro alla scrivania, c'era quello “specchio d'acqua”. Tutt'ad un tratto, una figura uscì da lì! Una persona era appena uscita da quel coso strano e luccicante! CHE FIGATA!

Tuttavia, il mio entusiasmo finì quando scoprii che la figura uscita dallo “specchio d'acqua” era nient'altro che la ragazza che mi abbracciò quello stesso giorno. D'un lato, ero felice e sconvolto allo stesso tempo. E da un'altro lato ancora, provai qualcosa di terribilmente diverso dalle mie emozioni giornaliere. Da dove proveniva quel calore? E perché mi era venuta la pelle d'oca?

Sens si girò melanconico verso di me e disse con tono smielato: — Siamo un po' arrossati, eh?

Mi toccai la fronte con la mano: era bollente come l'inferno!

Sens mi mise una mano sulla spalla ed mi sussurrò: — Ah, che bella sensazione... l'amore!

Lo spinsi via imbarazzato. Ma Sens cadde di peso per terra e fece un tonfo che tutti, perfino una persona senza orecchie (a eccezione di Doreamon... perché è un gatto) avrebe potuto sentire. Infatti, la ragazza si girò verso di noi e disse sorridendo: — Voi, entrate. Cercavamo giusto voi.

 

Sentii la faccia andarmi a fuoco.

King è diventato una femminuccia preoccupata per i suoi affetti familiari.

Sens era di nuovo impazzito.

Strange ha tenuto in ostaggio una banana e ha rubato il Game Boy di Sens.

Gerd sta cominciando a perdere importanza nella storia.

E una ragazza pressoché sconosciuta ha sparato frasi poetiche a caso e mi ha abbracciato.

 

Cos'altro può andare storto?

 

Semplice, che noi veniamo mandati in un'altra dimensione insieme alla ragazza sconosciuta per salvare tutta la scuola da un re arrapato di potere.

 

Succederà?

Sì, succedera.

 

 

 

 

— Ehi, mi stai copiando l'outro!

— Chiudi quel culo, Gerd.

   
 
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