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Autore: Ribryus    29/06/2014    1 recensioni
Cosa accade in una scuola vecchia abbandonata da anni? Molti credono che tutto ciò che accade sia legato a fenomeni paranormali. E se invece non fosse così? Se ci fosse solamente qualcuno che si vuole divertire?
10 ragazzi entreranno in una di queste scuole per un concorso scolastico. Chi incontreranno? Sarà davvero come se l'aspettavano?
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Passarono 2 giorni e in questo breve tempo non successe niente. Il gruppo di amici erano ormai terrorizzati all’idea di smuoversi da quella classe. Un vecchio pazzo che si diverte a squartare gente, la morte di Paolo e…Lui.
Perché nessuno li stava cercando? E se invece lo stavano facendo, perché non arrivarono mai a Sant’Andreas?

Alcuni parlavano tra di loro, altri con Valeria, che riprese coscienza, c’era chi si annoiava e c’era Mike che frugava o cercava di trovare qualcosa dappertutto.
“Mike, che stai facendo? Sono 2 giorni che vai avanti così!” rimproverò Miriam.
“Non trovo più il mio cellulare.” Rispose in modo secco e freddo.
“E…Dove l’hai lasciato l’ultima volta?”
“Tz. Siamo rimasti segregati in questa classe per 2 giorni, secondo te dove può essere?”
Miriam guardò intensamente negli occhi spalancati e terrorizzati del ragazzo.
Stava cambiando. Miriam lo capì.
 “...Vado in palestra.”
“Fermo! Sei idiota?” lo prese tirandolo per un braccio Miriam. “No…forse sono solo stanco?”
“Hm. Già.” delicatamente Miriam lo fece sedere.

Arrivò la sera e i problemi si fecero sempre più gravi.
“Mie povere anime, qui il cibo scarseggia.” disse Marco. “Ca**o.” sussurrò Andrea “Cosa ci rimane?”
“Allora: un pacchetto di patatine al peperoncino molto buone, una grande bottiglia d’acqua” in realtà era una bottiglietta con metà acqua “e delle praline al cioccolato.”
“Come faremo adesso? Non penso che ci sia del cibo qui e tantomeno dell’acqua!” disse Sara. “Non ci resta che mangiare una volta al giorno in minor quantità.” ribatté Deborah. “Tanto finirà, un giorno. E se non mangeremo moriremo.”  Disse Daniel.
“Hey! Qualcuno verrà qui e ci troverà. Non possono di certo lasciarmi qui dentro a marcire, no?” disse Alessia. “Io so dov’è del cibo.” si unì alla discussione Valeria.
“Dove?” domandò Anna.
“Dove mi nascondevo. E’ un ripostiglio e quel luogo ha un passaggio che conduce ad una dispensa.”
“Pensavo qui ci fosse un cannibale.” disse ironicamente Marco riferendosi al vecchio. “Lui lo è in parte, ma qui non vive solo lui.”
“Si, ce l’hai detto. Vive anche questo ‘lui’.” disse annoiata Alessia. “No. Qui vive altra gente.”
Terrore. Nella stanza si diffuse paura e un silenzio tombale.
“Chi sono questi tizzi?” domandò Anna.
“Non li ho mai visti in faccia. Non si fanno mai vedere per bene. Puoi intravederne la sagoma nel buio e…” Lo sguardo di Valeria si chinò e cominciò a respirare più forte. Anna cercò di calmarla. “E non andate mai al secondo piano.”
Marco, Sara, Anna ed Andrea si guardarono preoccupati in faccia. Loro ci erano stati.
“P-perché?” domandò Sara. “Lì dimora uno di loro…”
Marco e Sara pensarono al dipinto metà fresco che trovarono nella classe di arte al secondo piano. Forse quello li stava osservando.
“Se non fossimo entrati qui a quest’ora, se non ci fossimo interessati al quel fo**uto concorso scolastico…Ca**o!” disse preoccupato Andrea battendo un pugno su un banco. “Sbaglio o tu dicesti a Paolo che era una bella idea. Se non ce la faremo sarà colpa tua.”
“Smettila, Miker.” rispose nervoso Andrea.
“Se Paolo è morto è anche colpa tua.”
Andrea stette per andare a picchiarlo dalla rabbia, ma Danie sbadigliando si mise in mezzo ai due e disse: “Credo che dovremmo andare a dormire. E’ tardi.” Così facendo calmò Andrea.

Silenzio. Tutti dormivano. Mike era sveglio. Si issò lentamente, prese una torcia e uscì cautamente.
Mike diventava sempre più strano. Non è da lui insistere tanto su una cosa. E’ normale che ognuno voglia tenersi stretto il proprio cellulare, ma in un luogo dove dimora gente pazza, dove non c’è rete e dove restare al sicuro è l’unica possibilità credo che tutti rinuncerebbero al proprio cellulare.
Mike ritornò in palestra. Lo schifo che c’era prima era rimasto lì, a parte un nuovo cuore inchiodato al muro; forse era della povera vittima che intravidero prima.
Mike avanzò cauto, arrivò vicino la stanza dov’era il vecchio con la povera vittima e il cellulare non c’era. Mike iniziò ad cercare, ma niente.
“Strano. Pensavo che mi fosse caduto qui.”
“Cerchi questo?” domandò una voce estranea al ragazzo. Lui di scattò si voltò e, sulla soglia della porta era appoggiata una ragazza bellissima ragazza albina a quanto pare: aveva lunghi e voluminosi capelli bianchi ed una pelle chiara; era vestita tutta in bianco con qualche punto rosso e nero. Mike, però, quando la vide fece un passo indietro. Quella ragazza aveva gli occhi rossi. La ragazza fece una piccola risata “Tranquillo, sono solo lentine.” Disse indicandosi gli occhi. “Ripeto: è tuo questo telefono?”
“Si…Dammelo.”
La ragazza gli porse il cellulare. “Come sei arrivata qui dentro?” gli chiese sospettoso Mike. La ragazza alzò le spalle. “Forse sono qui dentro da più tempo di voi-“
“Come fai a sapere che non ci sono solo io?” la interruppe Mike.
“Stavo al secondo piano, gironzolavo qua e là. Ho sentito prima delle voce venire dalla classe di arte, così mi sono nascosta dietro la porta ed ho visto due ragazzi. Poi, ho sentito del vetro rompersi e mi sono di nuovo nascosta per vedere cos’ era successo e c’erano altri due ragazzi.”
“Strano. Non credo che qualcuno gironzoli così, a caso, in una scuola dove c’è uno che uccide chiunque.” La ragazza fece spallucce e Mike se ne andò. Non voleva avere a che fare con una persona del genere. Mentre Mike si incamminò per ritornare indietro la ragazza lo seguì. Mike se ne accorse e si voltò e la ragazza si voltò. “Perché mi segui?”
“Di solito nei film o nei libri se il personaggio incontra qualcuno questo si unisce al suo viaggio!” disse la ragazza facendo un grande sorriso. “Questo non è un viaggio- Non mi seguire più.”
Si rincamminò, ma la ragazza non demorse. “Ancora?! La vuoi piantare? Che cosa vuoi? E smettila di ridere. Fai così d quando ti ho vista.”
“Mi sentivo sola.” la ragazza fece un’espressione triste per esser più convincente, ma Mike non se ne fregò e continuò a camminare.
La ragazza si avvicinò di più a lui e, prendendolo per una spalla, lo fece girare. Con un grosso sorriso sul volto disse: “Io mi chiamo Sharon.”
  
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