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Autore: P h o b i a    29/06/2014    5 recensioni
Ciao ragazzi! Eccomi ritornato con una nuova fic! La raccolta sta ancora in sospeso per mancanza di idee, ma calmatevi!
MataTen, stavolta ci voleva, visto che non scrivevo da tanto su questa coppia. Parlerà di un Tenma malato e di Hayato che cercherà di aiutarlo in tutti i modi possibili, insieme a qualche suo compagno.
Beh, che dire?
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"-Coraggio, facciamo trovare a Tenma la miglior squadra di sempre!-
Si sollevò un coro eccitato, e mentre tutti uscivano, nascosto dall'ombra dell'orgoglio, il castano si passò il dorso della mano destra sotto gli occhi, a eliminare quelle piccole lacrime che gli erano sfuggite. "
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"Lui, di spalle, con la mano appoggiata allo stipite della porta e con un sorriso, disse queste dolci parole:
-Ti aspetterò anche tra cento anni!-
Se ne andò, lasciando a Tenma un sorriso che nessuno poteva distruggerlo."
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Beh, un Moviendo Caderas e un beso a tutti!
Buona lettura!
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matatagi Hayato, Matsukaze Tenma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< I'll Wait You for even Hundred Years >>

1706 Parole.


Ormai il Grand Celesta Galaxy era finito. La Earth Eleven aveva battuto all'ultimo minuto la Ixal Fleet di Ozrock.
I giocatori stavano facendo campeggio tutti insieme alla Raimon Junior High, per festeggiare la vittoria e il salvataggio del pianeta, e, come tutte le feste attorno al falò, si danzava attorno al fuoco, divertendosi.
Tutti si stavano divertendo, mentre il capitano si sentì molto a disagio.
Non voleva lasciare la squadra, soprattutto dopo le amicizie che si erano consolidate con tutti quanti, in particolare di un ragazzo dai capelli alzati, castani e con occhi marroni. Il suo compagno più fidato, quello che ha portato la squadra in finale al posto di Tsurugi: Hayato Matatagi, un talento riconosciuto pochi mesi prima della finale.
Stava seduto, poggiato con la schiena su un albero, a piangere miseramente: non voleva perdere i suoi amici, che molto probabilmente non gli sarebbero più stati accanto.
Hayato si accorse della sua reazione e lo seguì, vedendolo in modo preoccupato.
Tenma, tutto ad un tratto, si mise a dire tra sé e sé:
-Non voglio perdere voi, che mi siete stati accanto in ogni momento! Non voglio!-
L'altro ragazzo sentì tutto, si mise davanti a lui e lo guardò in modo serio, mentre il capitano lo guardava con le lacrime agli occhi.
-Chi te lo ha detto che ci perderai?! Come lo puoi pensare?! Solo perché è finito il campionato non vuol dire che abbandonerai la squadra!-
-C-Che cosa intendi?-
-Intendo che sarai sempre un membro della Earth Eleven, quella squadra che ha portato la Terra alla salvezza solo grazie al tuo calcio!-
Matsukaze, con quelle parole, si asciugò le lacrime.
Era vero quello che diceva.
-N-Non so cosa dire, Matatagi-kun.-
-Non c'è nulla da dire. Adesso rialzati e andiamo dagli altri.-
Tenma sorrise cautamente, facendo leva su entrambi i gomiti per tirarsi in piedi e raggiungere l'amico verso il falò.
Pochi, pochissimi istanti dopo tornò a sedersi con fiato corto e il cuore che quasi scoppiava in petto.
Sarà stanco, pensò Hayato, ma non era così.
Sentiva il suo respiro affannoso, vedeva il suo sguardo spento, il battito aumentava rigorosamente e le gambe si facevano sempre più molli.
La paura, adesso, iniziava a vagare nel suo animo.

~~

Erano passate ormai due ore da quando Tenma era stato rinchiuso dietro le porte pallide della sala operatoria.
Shindo e Kirino erano rimasti assieme a Matatagi per tutto il tempo, o quasi. Difatti l'ultima mezz'ora se n'erano andati, sbadigliando, diretti verso le proprie case.
Come biasimarli, pensò, dopotutto era notte inoltrata e piano piano tutti i componenti della squadra se n'erano andati, stanchi.
Due ore in sala d'attesa, mentre il sonno piano piano lo chiamava a sé, fra le sue braccia. Così, senza nemmeno accorgersene, si addormentò con le braccia incrociate al petto e le testa lievemente piegata in avanti.
La mattina dopo, una giovane infermiera con le guance morbide e i capelli lilla lo chiamò piano, con un sorriso gentile sulle labbra e le dita intrecciate dietro la schiena.
Con un sospiro Matatagi sorrise appena, ascoltando le parole della donna, dopodiché, stiracchiandosi e ringraziando la giovane, si voltò per raggiungere la porta.


~~

"È fuori pericolo," pensò fra i respiri affannati, cercando di mantenere il passo nella sua frettolosa corsa verso casa. "Però c'è un problema: probabilmente non potrà tornare a giocare a calcio.” Ricordò con gli occhi serrati e i denti stretti, il petto squarciato dalla furia della corsa e le gambe rese molli.
Cosa avrebbe spiegato?
Cosa avrei detto?
Nella sua mente la confusione aleggiava oscurandone i pensieri.
Devo mantenere la calma, si ripeteva nel tentativo di calmare la nebbia di preoccupazione.
Certo
, è anche colpa sua, se solo ci avesse detto della malattia...
- Matatagi-kun!- lo invitò ad entrare Takuto, facendolo accomodare al centro della stanza e offrendogli da bere un bicchiere d'acqua.
- Hanno detto che si tratta di una 'Sindrome di Guillain-Barré', si tratta di una paralisi dovuta ad un mal funzionamento del sistema nervoso.- Spiegò come un automa, senza esprimere emozioni, senza donare una qualsiasi tonalità alla propria voce.
È la corsa, è causa della corsa se mi sento così, pensava senza però crederci, ma andava bene così.
- La cura esiste.. Ma non c'è il denaro sufficiente per pagare l'operazione, quin-- Le parole gli morirono in gola, o per lo meno ciò che vide sul volto dei compagni lo fermò.
“Capitano.” Sussurrò qualcuno, “Tenma.” sospirò un altro.
Il petto prese a bruciare mentre le ciglia si riempivano di piccole gocce salate,
Tenma non vorrebbe di certo questo.
Sussurrò più a sé stesso che agli altri.
Con un rapido movimento del braccio destro afferrò un pallone da un angolo della stanza sorridendo sardonico.
-Coraggio, facciamo trovare a Tenma la miglior squadra di sempre!-
Si sollevò un coro eccitato, e mentre tutti uscivano, nascosto dall'ombra dell'orgoglio, il castano si passò il dorso della mano destra sotto gli occhi, a eliminare quelle piccole lacrime che gli erano sfuggite.

~~

La sera stessa, tutti ormai erano ritornati a casa, mentre Hayato non voleva lasciare solo Tenma.
Voleva farlo sentire in compagnia in ogni modo, anche se fosse l'ultimo secondo della sua vita.
Entrò in quella camera. Aveva deciso che avrebbe trascorso ogni notte con lui.
-Matatagi-kun.- Pronunciò Tenma con una respirazione abbastanza affannosa.
-Capitano, come ti senti adesso?-
-Ho le gambe che non riesco a muovere, ma tu non dovresti andare a casa?-
-Non voglio lasciarti solo. Devi avere una presenza della tua età accanto e non mi sembra giusto che nessuno ti stia vicino ad ascoltarti.-
-Adesso potrò anche dire addio al cal-- In questi precisi istanti, Hayato disse queste parole.
-Non pronunciare quella frase!-
-C-Che vorresti dire?-
-Non puoi dire queste cose! Tu ami il calcio più di chiunque altro e non puoi rinunciare a ciò solo per una sindrome! Ti porterò alla guarigione in qualsiasi modo, ma ti prego, non dire addio al calcio!-
Ormai quasi versava lacrime viste le sue parole.
Non voleva vedere il suo capitano arrendersi ed era per questo che si arrabbiò con lui solo per questo motivo.
-P-Perché mi vuoi di nuovo in campo?-
-Perché il tuo amore verso questo sport è più grande di chiunque altro nel mondo e anche nell'universo. Se rinunci non potrò più avere quella capacità che mi hai dato tu!-
Lo abbracciò subito dopo, con le lacrime agli occhi.
-Non lasciare il calcio, ti scongiuro. Farò di tutto per permetterti l'operazione.-
-S-Si, lo prometto.-

~~

Il giorno dopo, Hayato decise di andare, finalmente, dagli altri per far sapere come stava, dicendo che sta bene, ma non riesce a muoversi vista la paralisi.
-Ha subito una paralisi e le spese mediche non bastano per permettergli l'operazione.-
-Come possiamo aiutarlo? Non voglio rimanere qui senza far nulla!- Disse Shindou, parecchio preoccupato, visto che Tenma lo conosceva da tanto tempo.
-Fammici pensare.-
Dopo un po' di tempo, finalmente gli venne un'idea.
-Posso organizzare una colletta con te?-
-Mi piace molto come idea. Chiediamo agli altri!-
All'improvviso loro due divennero felici.
Finalmente avevano trovato un'idea per permettere a Tenma di compiere un'operazione per poi giocare di nuovo a calcio.
Iniziarono a chiedere tra i compagni se avevano soldi a sufficienza e il risultato, dopo lunghe ore, divenne molto ampio.
-Ti ringrazio Shindou-san! Adesso possiamo sperare a dovere.-
-Ti vorrei dire solo una cosa. Stai il più vicino possibile a Matsukaze. Ha bisogno di te.-
-Lo farò.-
Sorrise e poi andò in ospedale, dove il capitano lo aspettava con una felicità immane.
-Ti aspettavo, Matatagi-kun!-
-Scusami, dovevo fare una cosa importantissima.-
-Quale?-
Gli fece vedere poi la colletta acquisita e lui, ormai in preda alla felicità, voleva abbracciare Hayato, ma non poteva. Le sue gambe non glielo permettevano, ma l'altro riuscì a farlo, abbracciandolo senza pari, mentre lui iniziava a versare lacrime di gioia.
-N-Non so come ringraziarti!-
-Stai tranquillo, non serve.-
-Sì invece, non so come farei senza di te!-
Poi il castano si asciugò le lacrime che gli erano uscite.
-Non piangere.-
-Non posso, sono troppo contento.-
-Domani ce la farai a farti operare?-
-Certamente! Voglio tornare in campo al più presto!-
-Sapevo che lo avresti detto. Rimango qui con te. Da solo non puoi stare.-
-Ma non disturbo un po' troppo?-
-Assolutamente no!-

~~

Il giorno dell'operazione era arrivato.
Tenma, di mattina, venne trasportato in sala operatoria e, di fronte alla porta di essa, c'era Hayato che aspettava solo buoni risultati.
Voleva piangere, ma invece sorrideva, già sicuro di quello che sarebbe successo dopo l'operazione.
Guardava il sole, alto, nel cielo e qualche nuvola lo oscurava, dando vita a qualche piccola pioggia, ma non potevano cambiare l'animo del ragazzo.
I minuti passavano e lui rimaneva sempre in quella posizione: braccia conserte, sorriso sulle labbra, sguardo basso e piede poggiato leggermente sul muro.
Non si muoveva di un centimetro.
Dopo un'ora arrivarono i risultati e Tenma uscì dalla sala operatoria, sulla barella, mentre venne trasportato nella sua stanza.
Hayato lo vide. Sorrideva, quindi l'operazione era finita bene, almeno sperava.
Dopo qualche minuto entrò nella sua camera, mentre Tenma lo aspettava con un sorriso ampio.
-Le mie gambe sono tornate a muoversi. Sono salvo!-
-Che aspettarsi da te, capitano? Non ti arrendi mai, quindi non potevi arrenderti neanche ora, nonostante credessi che avresti lasciato per sempre il calcio.-
-Infatti sono stato troppo pessimista. Perdonami.-
-Non importa, l'importante è che sei ritornato più forte di prima. Solo cadendo si può ritornare più forti di prima.-
-Eh? Cosa intendi?-
-Intendo che con questa caduta, sei molto più forte nel tuo animo.-
-Ti ringrazio, ma, in verità, provo qualcosa per te. Puoi avvicinarti?-
Il ragazzo si avvicinò a lui, ma, invece di aspettarsi un abbraccio, venne baciato sulle labbra.
-Ti amo, Hayato.-
-A-Anche io provo lo stesso, Tenma-kun!- Disse mentre arrossiva. -Aspetto solo un tuo ritorno in campo.-
-Aspetta qualche giorno. Ci saranno gli ultimi controlli e finalmente potrò ritornare in campo.-
Lui, di spalle, con la mano appoggiata allo stipite della porta e con un sorriso, disse queste dolci parole:
-Ti aspetterò anche tra cento anni!-
Se ne andò, lasciando a Tenma un sorriso che nessuno poteva distruggere.








*Angolo dell'autore!*
Ciao a tutti! Ecco finalmente una nuova MataTen! Visto che non se ne vedono più in giro, maledizione!
Ringrazio LadyNoSense per avermi aiutato in questa storia e per aver collaborato.
Come avete potuto vedere, questa è una storia tutta diversa dalle altre e spero che vi piaccia.
Beh, che altro posso dire?

Vi mando un Moviendo Caderas e un beso a tutti!
Soul_Killed!
   
 
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