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Autore: _ M i r a i _    29/06/2014    1 recensioni
[RanMasa, molti accenni RanTaku][comico, romantico][se mai entrate, mai vedete (?)]
-e...e tu chi saresti?!- [...]
-io? Io sono il tuo angelo, qui per aiutarti a realizzare il tuo scopo!- [...]
fateci un saltino, anche piccolo, pls :)
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~3. Incontri ~

 


-sei pronto Masaki?- Hiroto aveva sempre quell’espressione benevola in viso, tanto amata quanto detestata dal ragazzo dai capelli azzurri. Quest’ultimo sorrise eccitato e Kiyama riuscì a intravedere una scintilla nell’ambra dei suoi occhi.
-non vedo l’ora di essere sulla Terra! Stranamente non ricordo come ci si sente ad essere vivi- disse pensieroso e felice. Il rosso ampliò il sorriso sul suo volto osservandolo fantasticare.

Masaki aveva in mano un borsone pesante e pieno di vestiti umani e altri effetti: quando Hiroto gli aveva chiesto spiegazioni l’altro gli aveva risposto che sicuramente gli sarebbero serviti, con una sonora risata in risposta dell’altro. Kariya era molto serio riguardo la faccenda “missione”, per questo si era preparato con tutto il necessario; non capiva proprio perché venisse preso in giro così.
Stavano camminando per il tempio della Luce, in una direzione imprecisata, Masaki seguiva Hiroto. Il cielo al di sopra era limpido, mentre sotto di loro delle nubi scure coprivano la visuale del pianeta sottostante. Il quattordicenne saltellava impaziente, emozionatissimo all’idea di guadagnarsi le ali. E di aiutare una persona, certo. Hiroto fece le sue raccomandazioni.

-completa la tua missione il prima possibile, non devi rimanere troppo sulla Terra. Puoi diventare umano quando ti è necessario e tornare un angelo subito dopo. Appena toccherai il terreno ti verranno date le indicazioni per la tua missione. Un’ultima cosa: cerca, per pietà, di non finire nei guai- a Kariya parve che Kiyama avesse detto l’ultima frase con una punta di esasperazione nella voce.
-cos’altro? Devo mettere il maglione di lana, nonna?- sbuffò, con risultato un’altra risata del rosso. Per lui quell’angelo rideva davvero troppo.
-so che te la caverai a meraviglia, Masaki- disse poi accarezzandogli i capelli. L’azzurro strizzò gli occhi e gonfiò adorabilmente le guance, arrossendo. Anche se non lo dava a vedere, era felice.
-oh beh, eccoci- Hiroto si fermò di colpo, facendo quasi cadere l’altro in avanti. Il tempio finiva lì, nel vero senso della parola: la piattaforma in marmo bianco e pietra scendeva in una scala di pochi gradini, poi il vuoto delle nuvole. Kariya guardò giù, trovando solo un grigio non molto amichevole.

-ehm… che ci facciamo qui?- chiese timidamente il più piccolo.
-beh, buona fortuna con la tua missione!- disse tutto allegro il rosso. L’altro non fece in tempo a girarsi e finire di dire “aspetta, cosa?” che si ritrovò poco lontano da Hiroto. Per un momento non capì, poi, quando iniziò a realizzare di precipitare giù e un tuono lo stordì per qualche secondo, gli venne quasi da urlare dalla rabbia.

Cavolo, se odiava Hiroto.
 
Solo dopo si accorse di non avere più la borsa al suo fianco. Si guardò attorno, trovandola poco sopra di lui, intenta pure lei a precipitare. Subito cercò di afferrarla muovendosi verso essa, in tentativi vani, mentre tuoni e lampi occupavano l’aria circostante.
Il terreno si faceva sempre più vicino. Era a pochi centimetri dal borsone, tentò di allungarsi, ottenendo solo il risultato di sfiorarla. I suoi occhi scorsero i grattacieli e le case di Tokyo che diventavano sempre più definiti; mancava davvero poco all’impatto col suolo. Chiuse gli occhi, credendo sul serio di schiantarsi, si rannicchiò istintivamente e aspettò.

Improvvisamente l’aria che fino a pochi secondi prima gli veniva sbattuta in faccia si fermò. I capelli gli penzolavano verso il basso e non sentiva nessuno spostamento d’aria attorno a lui. Aprì lentamente un occhio: era fermo, immobile, sospeso nell’aria a circa trenta centimetri dal marciapiede. La veste bianca per poco non toccava terra.
Mise un piede giù e poi anche l’altro; l’asfalto caldo sui piedi gli dava una strana sensazione, che non provava da molto tempo ormai. Iniziò a camminare, aumentando sempre più la velocità del passo, fino a correre in cerchio per la strada come uno scemo. Non gli importava delle poche persone che lo guardavano, era troppo felice di essere di nuovo vivo per accorgersene.

D’un tratto si ricordò della borsa con gli abiti e la cercò con lo sguardo, non doveva essere molto lontana da dove era caduto. La vide, in bilico su un tombino, poteva ancora essere salvata. Corse verso l’apertura ma, per uno stupido scherzo del destino -o forse proprio di Kiyama-, il borsone cadde rovinosamente nelle fogne, producendo un sonoro “splash”. Kariya rimase di sasso sul bordo del tombino.
-e ora…?- sussurrò più a sé stesso che altri, disperato. In quell’esatto momento una goccia d’acqua si infranse a pochi centimetri dal suo viso. Masaki annusò l’aria, riconoscendo l’odore della pioggia e, prima di sentire un tuono, si alzò da terra e corse in cerca di un riparo.

La periferia di Tokyo non era un posto molto riparato come la metropoli, purtroppo. La maggior parte delle case avevano un tetto fatto di tegole, senza nemmeno un portico, e i pochi negozi in giro erano chiusi e pure quelli non erano utili in quel caso.
Ormai pioveva a dirotto. Kariya iniziava a sentire freddo e concretizzò il pensiero di un imminente raffreddore-barra-forse polmonite dopo uno starnuto, con colpo di tosse incluso per giunta. Avrebbe dovuto trovare un posto alla svelta, se non voleva ammalarsi.

In un lampo si ricordò della sua abilità di tornare in forma spirituale, solo… non sapeva come fare. Stupido rosso che dice le cose e nemmeno spiega! Ora aveva un altro punto nella sua lista di cose da fare: trovare un riparo, completare la missione, tornare in Paradiso e strangolare quel maledetto angelo.
I suoi pensieri furono distratti da un pezzo di carta, curiosamente immune all’acqua, finito sotto il suo piede bagnato. Si chinò e lo raccolse, leggendo la frase sopra scritta.

                                                                                                                    “Chiedi e ti sarà dato.”


Potrà essere ripetitivo, ma gliel’avrebbe fatta pagare, giurò a sé stesso. Sospirò, chiuse gli occhi e ripeté nella mente “voglio tornare uno spirito” molte volte, fino a che la pioggia non cessò di picchiargli sulla testa. Quando riaprì gli occhi l’acqua e il freddo c’erano ancora attorno a lui, ma non li percepiva. Sentiva solo un caldo tepore e una sensazione di asciutto e pulito, al contrario di prima.
Non si era accorto di essere arrivato difronte ad un konbini. Entrò dentro senza pensarci un secondo di più: non sapeva quando sarebbe tornato umano e poi, non aveva comunque un posto dove stare fino alla fine del temporale.
 




Proprio in quel momento doveva mettersi a diluviare, certo. Cristo, quanto odiava i temporali improvvisi. Si scosse dai suoi pensieri con un piccolo schiaffetto sulla guancia; non era né il luogo né il momento giusto per mettersi a bestemmiare contro il meteo. La cartella sulla sua testa non offriva un riparo così grande e, oltretutto, era pure bagnata fradicia. Era tanto se i libri non si erano trasformati in una palla di cartapesta.

Appena uscito da scuola, chissà per quale motivo, un temporale aspettava in attesa Kirino. Si può solo immaginare cosa aveva pensato il rosa, dopo una giornata non esattamente felice, alla vista delle nuvole cariche di pioggia.

Il resto però, in quel momento, non aveva importanza. Le sue uniche priorità erano tornare a casa, asciugarsi, fare i compiti e cenare, che si era già fatto troppo tardi.
Non aveva voglia di cucinare, era troppo stanco, avrebbe preso qualcosa al negozio all’angolo di casa sua. Per fortuna era arrivato abbastanza vicino al konbini.
Entrò nel negozio e tolse la cartella da sopra la testa. Alcune gocce d’acqua si infrangevano sul pavimento bianco partendo dalla sua chioma rosa. Si avvicinò ad uno scaffale, prese qualcosa di pronto e facile da cucinare e si diresse verso la cassa. Mentre camminava, aveva la sensazione di essere osservato.




Kirino Ranmaru, quattordici anni, studente della scuola Raimon. Il foglio di Kariya -comparsogli casualmente davanti- riportava queste informazioni, inclusa un’immagine del soggetto, proprio affianco a lui. “ecco la vittima” scherzò nella sua mente Masaki, osservandolo con un ghigno sulla faccia. Sul foglio però non era annotato lo scopo della missione, notò. Pazienza, se lo sarebbe fatto spiegare da Kirino.

Il rosa intanto era uscito fuori, con la cartella sulla testa, e se ne stava andando a passo veloce. L’azzurro si sbrigò a raggiungerlo, cosa da poco per uno spirito, arrivandogli accanto. Squadrandolo meglio, si sentì a disagio affianco alla sua altezza, di circa una spanna superiore alla propria. Inoltre, oggettivamente, era un bel ragazzo.
Per curiosità allungò un braccio, sfiorandogli la spalla. Subito il rosa si fermò e si girò intorno, non notando però nessuno. Riprese a camminare, seguito da Kariya, stranamente molto docile.





 






Angolino di una ritardataria (ma questo lo sanno tutti) :P
Salve, avevo scritto la maggior parte di questo capitolo un po’ di tempo fa, e ora l’ho finito  :3
So che probabilmente l’impaginazione non sarà delle migliori, ma per favore, come ho già detto, passateci su  ^u^
Sapete che sono pigra, non rimproveratemi  ç_ç
Mi scuso se ci saranno un casino di errori o se il testo non sarà molto scorrevole. Come ho detto, l’ho scritto in periodi diversi :/
Vi saluto :)
Luli (ormai mi chiamano così, decidete voi se è meglio Lula o Luli)

  
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