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Autore: PrimaLetteraDellAlfabeto    30/06/2014    1 recensioni
« È da non credere vero? » D’un tratto Mirajane decise di soffiare via il silenzio, e sfoggiò sorriso amaro, falso, sperando dentro di sé che il nemico potesse guardarla.
« In questo momento stanno combattendo, ma ci pensi? Pochi giorni fa eravamo tutti insieme e adesso loro sono laggiù a combattere, a rischiare la vita per noi.
A rischiare la vita...
E noi qui, ferme, ad aspettare. »
Lucy si voltò verso di lei, e vide un volto stanco, marchiato dalla sofferenza, stremato dalla guerra.
La guardò a lungo, e si convinse che una ragazza così bella non dovrebbe mai avere un’espressione smile.
« È frustrante. »
Nonostante le parole sibilate, nonostante il dolore celato dietro di esse, la sua voce risultava ugualmente melodiosa, in ogni sua nota.
Una donna è gentile perfino da ferita.
« Già. »
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Lucy Heartphilia, Luxus Dreher, Natsu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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« Guarda, guarda…, allora è vero che certi cadetti valgono meno dello sterco di topo. »

Quella voce.
Gray sentì un formicolio dietro la nuca, all’altezza del collo, e una voragine aprirsi in mezzo al cuore.
La sua voce.
Non ebbe neppure la forza di pensare.

Troppo vicino.

Strinse i pugni, e dovette fare appello a tutto il suo orgoglio per poter recitare la parte del ragazzo stizzito e poter sfoggiare uno sguardo brusco che in quel momento non sentiva suo.
Scaraventò in un angolo remoto il suo turbamento, e si ricompose in un’espressione altera.
Non gli avrebbe permesso di leggergli dentro, non a lui.
Si girò.

« Avanti non autocommiserati in questo modo, è vero che fai schifo, ma ammetterlo così ad alta voce non ti fa bene. » ribatté assumendo un aria spavalda.

Era più alto di come lo ricordava, più robusto.

« Non sei neanche in grado di replicare come si deve, io ho detto cadetti, ovvero l’ultima ruota del carro. »
« Ma sei stupido? » domandò Gray confuso.
Il suo interlocutore ghignò divertito, ed afferrò fra indice e pollice il tessuto della sua divisa, sopra il petto, nell’area in cui vi era ricamato il distintivo, e glielo espose beffardo.
« Mi chiedo a cosa potrà essere utile un orbo nella schiera d’attacco…» sospirò maligno.

Gray si succhiò l’interno della guancia, senza staccare gli occhi dal distintivo, mentre qualcosa dentro di lui iniziò a bruciare.
« E
da quando? »
« Il mese scorso ho fatto richiesta e mi hanno preso. Pensa un po’, ho ricevuto le coordinate della mia squadriglia ed è proprio vicino alla tua. Non sei contento?. Così potrò prenderti a calci in culo tutto le volte che vorrai. »
E bruciava come solo il rimpianto può fare.
« Sei davvero ridicolo a vantarti così. »  sentenziò mostrandosi annoiato « Io potrei essere un Caporale migliore di te, e lo sai anche tu. »
« Già, peccato non lo sei eh?. » lo canzonò l’altro. Il ghigno sul suo viso divenne decisamente più marcato.

 In quell’istante le voci dei soldati in lontananza ed il rumore delle varie autovetture presenti all’interno campo si insidiarono tra loro, prendendo il posto del silenzio che li avrebbe dovuti attorniare.

Si ricordava un ragazzo.
Ora stava guardando un uomo.
Ed era un uomo che forse non conosceva.

 
No.
Non guardarmi in quel modo.

 

L’altro interruppe per un attimo il contatto visivo, ed esternò una breve risata prima ricominciare a parlare.
« Avanti Gray, l’invidia è una brutta bestia…»
Ma Gray non rispose.

 
Io e te eravamo come fratelli, quindi non guardarmi in quel modo.

 
« Non sapevo nemmeno che ti fossi arruolato. » disse con una tonalità più amara di quanto avesse voluto.
« Beh se è per questo nemmeno io. »  E come a specchio, anche la voce di Lyon divenne più cupa.

 In un istante il passato tornò a fare rumore all’interno della mente di Gray, ad accozzare contro le pareti del suo cerebro, che impudente stava vomitando una serie infinita di ricordi scomodi, di parole sfumate e disordinate, alcune delle quali facevano più male di altre.
Eppure sapeva che il sorriso sprezzante dipinto sul volto di Lyon serviva solo a  soffocare la stessa e reale sensazione di vuoto che premeva dentro lui.
Non si ricordava neanche da quando avevano smesso di parlare.
« Comportati bene con me, che con uno schiocco di dita posso anche toglierti quella specie sbobba che ti rifilano per pasto. »
Il perché era al contrario lampante, era vivo davanti ai suoi occhi, e lo sovrastava tronfio con un aurea per lui difficile da sopportare, la vista di colui che un tempo era il suo migliore amico era in grado di portargli alla mente ricordi che lo mangiavano dentro.
« Ci vediamo. » concluse Lyon con un soffio dandogli le spalle e allontanandosi dal posto.

 

Gray rimase muto e immobile a fissare la schiena impolverata di un uomo che era così simile a lui, che sentiva suo, eppure che non riconosceva, che non voleva riconoscere.
Non gli importava di muoversi, aveva perfino dimenticato come si faceva a camminare, non gli importava di respirare, voleva solo annegare un po’ in quel mare di rimpianti che da tempo non lo bagnava.
Per un attimo ebbe l’assurdo impulso di correre dietro al suo amico, e di provare a picchiarlo, o abbracciarlo, che poi era la stessa cosa.
Ci manca solo che divento frocio.
Pensò, e approfittandosi di quella personale e fugace ironia si voltò e con passo svelto iniziò a camminare lontano, il più lontano possibile.

 

**

Era sera inoltrata, l’ora di cena era passata da un pezzo, e ad ogni soldato era stata affidata una nuova base militare in cui pernottare.
Gray sedeva sopra un tavolo poco distante dal suo edificio, i piedi ben poggiati su una panca, a fumare la sua terza sigaretta all’aria aperta.
Il fumo lo distraeva, lo aiutava a non pensare, a non torturarsi.

« Oi. »
Deviò lo sguardo verso chi aveva reclamato la sua attenzione, e fece un cenno col capo in segno di saluto.
Natsu si avvicinò e si sedette sulla panca accanto a lui, distendendo i gomiti sul tavolo.
«
Si sta bene eh. » disse volgendo gli occhi al cielo stellato.
«
Già.» convenne Gray guardandosi gli scarponi.
Rimasero in silenzio.
Natsu tirò su con il naso un paio di volte, Gray tossì.
Portandosi la sigaretta alla bocca incurvò leggermente la schiena, e si soffermò a guardare l’amico con aria incerta, sentiva come se ci fosse qualcosa di strano in lui, ma lasciò cadere in fretta questa sensazione e sbuffando il fumo orientò il suo sguardo da un'altra parte.

« Senti un po’, stavo pensando a una cosa.» disse infine a bruciapelo.
Gray rimase in ascolto.
« Sai pensavo… Che per colpa dei giornali e delle radio noi soldati non abbiamo più il segreto militare che per tanto tempo ci ha caratterizzati, ormai i cittadini sanno di un nuovo scontro prima di noi praticamente.» ultimò con un sorriso sghembo.
Gray intuì ciò che poco fa non era riuscito ad afferrare, e sforzandosi di non guardarlo si mise a sua volta a scrutare il cielo per rispetto nei suoi confronti. Natsu era imbarazzato.
« E quindi niente, pensavo…prima o poi lo sapranno comunque, quindi glielo diciamo?. Che stiamo entrando in guerra, glielo diciamo? »

Doveva essere parecchio in difficoltà per chiedere consiglio ad uno come lui.
Temporeggiò brevemente facendo ruotare il suo sguardo da una stella all’altra, inciampando sui suoi pensieri, incapace di essere razionale, di prevedere le conseguenze delle sue scelte.
Avrebbe fatto i conti una volta tornato a casa, sempre se sarebbe tornato.

Scusa amico, ma proprio non ce la faccio a pensare alle donne in questo momento.

Guardando serio l’orizzonte soffiò via il fumo dalla bocca.
« No. »

 

 

 

 

~

E poi boh, ti rimetti a scrivere una cosa lasciata lì da tempo.
Mi è ripresa voglia, tantissimo, ma in realtà ho voglia di scrivere storie mie, non incentrate su Fairy Tail, però a continuare questo capitolo mi ci sono ritrovata senza neanche accorgermene.
Se vi piace ditemelo, e non me ne frega delle recensioni chilometriche perché tanto capita anche a me che non so mai cosa dire, un “carina continua” per me basta.
Che poi ho lasciato indietro un sacco di storie che volevo leggere, ma aprire qui mi ricordava che dovevo continuare le mie, mi faceva salire l’urto perché non trovavo l’ispirazione e allora chiudevo.
Ovviamente ringrazio chiunque voglia iniziare o continuare a leggere. *inchino*.

Volevo dire solo un’ultima cosa che ho capito solo iscrivendomi qui: pensavo di essere molto più brava.
Mi ricordo che davo della povera idiota alla mia professoressa di italiano quando nei temi non mi dava mai più di 7 e mezzo. Mi dicevo che non riusciva a capire il mio genio, e invece rifilava sempre lo stesso voto alla mia compagna di classe che per carità, le volevo e le voglio bene, ma secondo il mio non modesto parere a scrivere era una merdina.
Poi mi sono cimentata qui, e i pensieri non sono mai come li formulo nella mia testa, i periodi sono troppo lunghi, e le sensazioni troppo dettagliate, ma mai abbastanza per comunicare quello che voglio dire.
Arrivo qui, e una volta postato guardo ciò che ho scritto con occhio obbiettivo, e non è mai, e dico mai quello che mi aspetto da me.
È una cosa abbastanza ovvia, eppure l’ho realizzata solo entrando in questo sito: scrivere, e dico scrivere bene, è difficile.

   
 
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