Eccomi qui con il
terzo capitolo!!!
UAO…uno al giorno!! Voglio proprio vedere quanto riesco a mantenere
questo ritmo (scommetto solo per i prima 4 cap, poi mi ritroverete a postare
tra chissà quanto e mi maledirete in tutte le lingue conosciute!!!)
Bè…mi sa
che ho detto abbastanza cavolate per il momento. Vi lascio leggere in santa
pace.
Buona lettura…baci baci Rain!
3. Le lacrime di Chichi.
Quando Videl aprì gli occhi il sole non era ancora sorto nel
cielo.
Il buio che l’avvolgeva
era una chiaro segno che doveva essere notte fonda; la
sveglia elettronica segnava le tre e mezza del mattino.
La ragazza richiuse gli occhi
e si stiracchiò prima di alzarsi cercando di non far rumore. Suo marito
aveva il sonno pesante, ma era meglio andare sul sicuro: mai fidarsi di un
Sayan! Gli diede un rapido bacio sulla guancia e poi prese una sua camicia e un
paio di pantaloni di una tuta che, per chissà quale ragione, erano buttati su una sedia li vicino. Con la
roba sottobraccio scese in salotto sbadigliando.
Lanciò i vestiti sul
divano e andò a prepararsi una tazza di caffé; l’aspettava
una lunga giornata…ma proprio quel giorno doveva
svegliarsi nel cuore della notte senza nemmeno una ragione precisa?!
- Accidenti…-
sospirò e versò il latte nella tazza piena di liquido marrone. -
Ultimamente non dormo per niente bene…-
Con la tazza in mano
tornò in salotto e si sedette sul davanzale della finestra; i suoi occhi
si persero nel buio della notte e presero a vagare senza meta, come alla
ricerca di qualcosa, una risposta, forse, alla domanda che le penetrava il
cervello da quando aveva aperto gli occhi:
perché si era svegliata?
Non era una cosa normale,
soprattutto per lei. Solitamente dormiva fino alle sei, ora in cui tutta la
casa si animava; tra Gohan che doveva andare a lavorare, Pan
che andava ad allenarsi…la mattina era il momento più frenetico in
quella casa. Per questo non riusciva a capire perché, quella notte,
avesse aperto improvvisamente gli occhi…come…come se fosse stata
strappata a forza dal sonno per essere scaraventata nella realtà.
Sbadigliò ancora una
volta prima di appoggiare la tazza vuota sul davanzale e scendere da questo;
guardò i vestiti che aveva portato giu e poi il cielo. Decise al volo:
una boccata d’aria poteva solo che farle bene…a quel punto, il
sonno non sarebbe più tornato!
Si tolse velocemente i
pantaloncini che usava per dormire e infilò i pantaloni della tuta;
decise di lasciare la canottiera e infilò sopra la camicia di Gohan. Le
stava un po’ grande ma…andava bene anche
così. Legò i lunghi capelli neri in una coda alla bell e meglio
ed uscì volando fuori di casa.
Il cielo scuro, le cime delle
montagne nascoste dal buio e l’aria frizzante della notte parvero
rianimarla.
Si alzò di quota
finché non fece troppo freddo, allora prese a volare su e giu compiendo,
di tanto in tanto, qualche avvitamento o qualche giro
della morte, giusto per provare l’ebbrezza di qualcosa che non tutti
potevano fare.
Continuò a sorvolare
le cime dei monti Paoz finché qualcosa non accadde.
Si sentì
improvvisamente debole, brividi per tutto il corpo, la
vista le si stava offuscando: rischiava di perdere i sensi proprio nel momento
sbagliato.
Eppure…eppure era diverso. Non era come
svenire…no…era più come venire
risucchiati senza nessuna speranza di potersi opporre, come se qualcosa la
stesse trascinando contro la sua volontà.
Scese in picchiata e
atterrò sull’erba prima di cadere in ginocchio
presa da spasmi al petto.
- Non è
possibile…- si disse reprimendo il dolore atroce. - Questo…questo
è…-
“ Goku…”
Una voce rotta dal pianto
irruppe prepotentemente nella sue orecchie rischiando
di lacerarle i timpani.
Una voce piena di
dolore…e rabbia…
Una voce che conosceva fin
troppo bene…
“ Goku… Torna…ti
prego…”
Una supplica al vento, a
qualcuno che non può sentirti.
La supplica
di una donna con il cuore a pezzi, l’anima lacerata in tanti piccoli
frammenti impossibili da riattaccare…se non da lui…
La supplica di Chichi!
Videl si accasciò
sull’erba umida di rugiada tenendosi la testa tra le mani, gemendo per il
dolore assurdo e continuo che la pervadeva da quando
aveva sentito la voce della suocera; la camicia, un tempo bianca, era ora
diventata quasi trasparente, e il top al di sotto ben visibile. I vestiti si
stavano pian piano attaccando al suo corpo snello ma formoso, disegnandone
perfettamente la linea sinuosa e ben disegnata. I capelli era
sfuggiti alla presa dell’elastico e ora le ricadevano scompostamente sul
viso affilato appiccicandosi su di esso come una seconda pelle; avrebbe tanto
voluto tagliarseli lì, in quel momento e, se avesse avuto un paio di
forbici o un coltello, lo avrebbe di sicuro fatto.
Si lasciò cadere
completamente sul prato, con il viso madido di sudore rivolto al cielo, e il
respiro affannato.
- Allora è davvero
così…!- pensò chiudendo gli occhi e cercando di riprendere
fiato. - Proprio così deve finire…-
Si alzò a fatica da
terra per poi rendersi conto di essere davanti alla casa di Chichi e Goten;
stavano sicuramente dormendo, e questo spiegava molte cose, compreso quello ch’era appena successo.
Aveva sentito la voce di
Chichi, forte e chiara, nella sua testa. Non aveva visto nulla, ne immagini ne altro, ma era certa che stesse sognando Goku, e il fatto
che aveva pronunciato il suo nome era una prova più che lampante di
quanto pensava.
- Chichi è
la…forse…-
Guardò la casa per un
paio di secondi prima di decidersi ad entrare. Si alzò in volo e i
capelli le ricaddero davanti agli occhi coprendole la visuale. Li
scacciò via spazientita.
Era una fortuna che i
sentimenti di Chichi non fossero forti come temeva,
altrimenti avrebbe rischiato di dover stare a letto per almeno un giorno:
sentire i sentimenti degli altri era estremamente faticoso! Ma
il suo metabolismo era veloce a lenire ferite fisiche e non, quindi era certa
di stare bene.
Entrò dalla finestra
che dava sulla camera di Chichi e che quest’ultima aveva lasciato aperta.
La donna era sdraiata sul
letto a due piazze, coperta dal leggero lenzuolo, che si rigirava in
continuazione piangendo e chiamandolo.
“ Goku…”
La stessa sensazione di
prima, solo leggermente più forte, l’investì come una
secchiata d’acqua gelida.
No, non era
affatto piacevole!
Guardò la donna e vide,
per la prima volta, il dolore dipinto sul suo viso ormai invecchiato.
Una ferita sempre aperta che di notte , quando la mente è sgombra e i pensieri non sono
più sigillati nel profondo dell’anima, riprende a sanguinare!
“ Chichi…”
sussurrò Videl avvicinandosi, cercando di respingere i sentimenti della
donna che continuavano a raggiungerla come onde d’urto. “ Ti
prego…si forte…”
Una volta
raggiunto il letto vi si sedette
sopra e allungò una mano tremante verso la donna che, senza sapere cosa
succedesse intorno a lei, continuava a piangere e sognare; le poggiò la
mano sopra la fronte con decisione e chiuse gli occhi preparandosi al dolore
che l’avrebbe investita di li a poco.
E così fu!
Un’ondata potente,
violenta e distruttiva la travolse, rischiando di farla cadere; aprì di
scatto gli occhi e capì di non essere più nel mondo reale, ma
nella mente di Chichi, nella sua anima e nel suo
cuore.
Il buio la circondava e,
intorno a lei, mille e più porte si aprivano e si chiudevano in
continuazione: quelli erano i varchi che portavano ai ricordi di Chichi. Quelli belli, quelli brutti, quelli assurdi, quelli
divertenti…e quelli dolorosi.
In mezzo, sopra un piccolo
altare dorato, una pietra galleggiava pigramente. Una pietra straordinaria,
dall’incredibile bellezza e luminosità; aveva la forma di un
cristallo, lucente e puro.
Ma era incrinato!
Sulla
superficie lisci e trasparente,
una crepa so apriva verticalmente tagliando a metà quel splendido
gioiello; una crepa che un tempo era stata piccola, ma che con lo scorrere
degli eventi si era ingrossata sempre più, e ora rischiava di spezzare
per sempre l’anima e il cuore di una donna tanto forse quanto fragile.
Videl allungò le dita
affusolate per accarezzarlo lievemente.
Una carezza delicata,
perché si avesse fatto anche solo una leggera
pressione aveva paura che il cristallo si sarebbe rotto. Inesorabilmente!
“ Hai sofferto così tanto… Oh, Chichi…” la ragazza
si guardo intorno finché il suo sguardo non cadde su uno specchio posto
alle sue spalle; si voltò a guardarlo e vi si specchiò dentro
scoprendo che, in quel posto, non indossava più i suoi abiti originari,
ne era il suo viso quello che vedeva riflesso nella superficie cristallina che
le stava davanti.
Il suo viso…il suo aspetto…i suoi abiti…erano quelli della Videl
sedicenne che aveva conosciuto la Guerra…
Indossava un paio di
pantaloni bianchi, lunghi, messi dentro a degli stivaletti gialli; una maglia
maniche lunghi dello stesso colore e sopra una maglia maniche corte, lunga, blu
scuro, con la scritta FIGHT sul davanti. I capelli erano corti, sbarazzini e le
davano quell’aria frizzante che l’aveva sempre contraddistinta.
“ Questa sono
io…tanto tempo fa…” sussurrò
accarezzano lo specchio con la punta delle dita.
Improvvisamente,
l’immagine mutò, mostrandole la sua vita, quella che aveva
condiviso con Chichi, attraverso i ricordi di quest’ultima.
“ Ero così una
volta…!?”
Lo specchio tornò ad
essere un semplice specchio, e le mostrò
nuovamente la sua immagina da sedicenne.
Si voltò verso le
porte che stavano tutt’attorno e in queste vide nitidamente immagini di anni passati, anni felici dove la vita era forse, forse,
più facile.
Vide Goku, Chichi e il
piccolo Gohan passeggiare insieme per i boschi in cui anche lei e suo marito,
in passato, spesso avevano portato Pan…
Vide Gohan partire per
Namec…
Vide la festa di compleanno
che Chichi aveva organizzato per Gohan prima che iniziasse il Cell Game…
E vide tanto altro. Tutte immagini di un passato che,
lo sapeva bene, Chichi avrebbe voluto fosse il
presente in cui vivevano.
Una famiglia…degli
amici…era questo che la donna voleva, quello che sognava la notte…
Videl chiuse gli occhi e
quando li riaprì era nuovamente nella stanza da letto di Chichi; la
donna, distesa al suo fianco, non aveva ancora smesso di piangere e di chiamare il suo
amore.
“ Quanto stai
soffrendo…” sussurrò flebilmente la ragazza cercando di
asciugare le lacrime che sgorgavano come fiumi in piena da quegli occhi che ne avevano viste tante, troppe…forse…. “ Per questa notte non soffrire
più… Almeno per ‘sta notte dormi
senza sognare…”
La mano appoggiata alla
fronte della donna si illuminò debolmente e il
viso di Chichi, prima contratto in una smorfia di dolore, si rilassò; le
lacrime smisero di scendere e lei si mosse pigramente nel letto, girandosi
dall’altra parte, senza svegliarsi.
“ Avrei voluto fare di
più, ma al momento non ne ho le
capacità…”
Videl uscì dalla
finestra silenziosamente com’era entrata, e nessuno seppe mai che lei,
quella notte, era stata lì e aveva donato un po’ di
serenità ad una donna ormai al limite della
sopportazione.
Guardò i monti Paoz e
si rese conto che, piano piano, il sole stava sorgendo all’orizzonte.
Era ora di tornare a casa,
anche perché Gohan e Pan si sarebbero
preoccupati non vedendola.
Arrivò a casa in pochi
minuti ed entrò direttamente nella stanza che divideva con il marito; fu
sorpresa nel trovarlo sveglio, disteso con le braccia incrociate dietro la
testa, che l’aspettava. La canottiera che indossava per dormire era
tirata e i muscoli del petto si notavano alla grande.
“
Buongiorno…” disse lui mentre Videl
sospirava e si sedeva sul letto. “ Dove sei stata?” le chiese curioso.
Non era un rimprovero, non la
stava accusando di nulla, ma la ragazza si sentì lo stesso a disagio.
“ Ero qui in
giro.” Disse semplicemente. “ Avevo bisogno di prendere aria.”
“ E
allora perché sei completamente bagnata e madida di sudore?”
Videl chiuse gli occhi: in
quel momento proprio non se la sentiva di parlare di ciò che aveva
visto, proprio non ce la faceva…
Sentì le braccia di
Gohan cingerle le spalle e trascinarla giu assieme a lui; si ritrovò
distesa, con la testa appoggiata al petto del marito e le proprie mani che si
chiudevano sugli avambracci di lui.
Rimasero in
quel posizione a lungo, ascoltando soltanto il respiro dell’altro,
e sperando che tutto ciò che li circondava non esistesse
più…che tutto il dolore sparisse nel vento…
“ Gohan…”
lo chiamò improvvisamente la ragazza, e nella sua voce chiara e decisa
l’uomo percepì un qualcosa che sapeva di pericolo, di nuove
battaglie…e di segreti mai svelati…!
“ Si?”
“ Ho deciso!”
disse Videl, e quella frase rimase a lungo sospesa nel silenzio della stanza. “
Ho deciso!” ripeté lei, forse per assicurarsi di averlo davvero
detto, per rendere reale quello che sembrava un sogno.
“ Lo sai ch’è una pazzia?” gli chiese Gohan
poggiandole le labbra tra i capelli.
“ Lo so.” annuì lei ben consapevole del pericolo, eppure un
sorriso spuntò sulle sue labbra. “ Ma ne
vale la pena.” Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dall’abbraccio
del marito.
“ Ti prometto che Goku
tornerà a casa!”
E anche il terzo capitolo è finito!
Ad essere sincera questa
era iniziata come una semplice storia in cui mi immaginavo
il ritorno do Goku, però poi la mia fantasia ha iniziato a spaziare e le
idee sono cresciute e…bè, il risultato c’è l’avete
davanti ali occhi.
Sono contenta che stia
piacendo, mi da un senso di appagamento incredibile.
E ORA RINGRAZIO TUTTI
QUELLI CHE HANNO COMMENTATO E CHE CONTINUANO A SEGUIRMI!!!
GRAZIE DI CUORE!!!
X VEGETA4EVER: i tuoi
consigli sono stati utilissimi!!!! Sei davvero mitica,
grande, fantastica…bè, credo che tu abbia capito…grazie
ancora per avermi aiutata a postare in modo decente. (nemmeno
io sopportavo più quella scrittura minuscola. Insomma!!!
Rischiamo di diventare tutti delle talpe!!!
Al prossimo capitolo.
Baci baci Rain!