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Autore: irispaper29    30/06/2014    5 recensioni
Un anno è passato dalla sconfitta di Gea. Hazel sta cercando di accettare la morte di Frank, e Leo cerca di esserle vicino come meglio può. Jason e Piper stanno bene insieme, sono felici, ma comunque distrutti per la guerra. Annabeth e Percy stanno cercando di dimenticare il Tartaro e di ricostruire le loro vite. Ma Nico è quello che sta peggio, sarà messo a dura prova. Cerca di isolarsi, non vuole tornare al Campo, perché deve assolutamente dimenticare quell'amore impossibile.
"Forse era iniziato tutto per questo. La solitudine e la mancanza della sorella l’aveva spinto ad odiare e poi ad attaccarsi alla prima persona disponibile, quella che gli ispirava più protezione. Era forse quello il motivo per cui soffriva tanto. Una punizione per aver causato la morte di Bianca? Era per questo, che sentiva un forte dolore al petto ogni volta che vedeva quei due insieme?
Perché ormai non poteva più negare a se stesso che lui si fosse innamorato perdutamente di Percy Jackson".
Reperibile anche in inglese su fanfiction. net
Attenzione: possibili spoiler di "la casa di ade".
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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:-Percy?-ripeté il ragazzo, sconcertato. -Cosa ci fai qui?

:-Siamo venuti a salvarti, ovvio-rispose Percy, semplicemente.

:-Ah salvarmi?-chiese Nico, confuso. -Siamo?

Come per rispondere alla sua domanda, una ragazza dai capelli e la pelle color cioccolata lo aggredirono, stringendolo in abbraccio talmente stretto da fargli quasi male.

:-Hazel?-chiese il figlio di Ade, ancor più confuso e sorpreso. -Perché sei qui, sorellina?

:-Nico, siamo venuti a liberarti-disse lei, seria. -Sono contenta che tu stia bene.

:-Cosa? Liberarmi?-ripeté il ragazzo. -Ma non ha alcun senso!

Percy stava per ribattere, quando una voce maschile irruppe nella stanza.

:-Ehi, Percy, avete trovato il cadav...?-chiese Leo Valdez, che era appena entrato nella stanza di Nico. -Oh, ciao, bello.

:-Non stavi per dire “cadavere”, giusto?-chiese Hazel, retoricamente, assumendo una posizione rigida e ponendo le braccia a pugni sui fianchi.

:-Scusami-rispose lui. -Mi scappa, ogni tanto. I vecchi vizi sono duri a morire.

Hazel lanciò un sospiro ed invitò il fratello ad alzarsi da terra, mentre li guardava  con un misto di terrore, felicità e stupore.

:-Hazel, ti sei portata tutta la combriccola?-chiese Nico, esterrefatto.

:-Oh, no-rispose la ragazza. -Annabeth aveva un qualche impegno urgente, Piper e Jason sono in missione di recupero, e...

:-Ok, grazie-disse Nico, cercando di fermarla. -Non capisco. Voi siete qui per...salvarmi? Me?

:-Certo, scheletrino-ribatté il figlio di Efesto, sorridendo.

:-Leo!-lo sgridò Hazel, arrabbiatissima.

:-Oh, sicuro, scusami ancora. Per risponderti, Nico, si-ripeté Leo. -E dovremmo anche sbrigarci, insomma, siamo infiltrati qui, se ci scoprono sarà la fine...

:-Ma smettetela!-disse Nico. -Io non devo essere salvato da nessuno!

:-Però noi pensavamo che...che tuo padre non...-gli spiegò Leo, balbettando. -Insomma, lui ha una tale influenza su di te che...

:-Avete pensato che mio padre mi avesse proibito di tornare al Campo Mezzosangue, uno dei posti più sicuri per un semidio?-chiese lui. -Senza offesa, ma è alquanto stupido.

:-E allora perché non sei venuto, o non hai risposto alla mia lettera?-chiese Percy.

:-Non hai mai pensato che io non volessi tornare?-domandò il figlio di Ade, furioso. -Beh, Percy, io non sono tenuto a fare ciò che vuoi. E non voglio tornare al Campo.

Nico avrebbe voluto darsi una botta in testa. “Stupido!”pensò. E lo era stato davvero. Doveva tornare e mentiva su una cosa simile? Sapeva ciò che avrebbe dovuto fare, ma era così arrabbiato che non era riuscito a controllare le sue parole.

:-Potevi rispondermi, almeno. Per farmi sapere che non saresti venuto-ribatté Percy. -Ci siamo rimasti male.

:-Senza offesa, ma perché dovrebbe essere un mio problema?-disse il ragazzo, che avrebbe voluto chiudersi la bocca con il nastro adesivo.

:-Ah, non lo so, forse perché siamo tuoi amici!-esclamò Percy, davvero arrabbiato. -Siamo giunti qui per te Nico. Abbiamo attraversato gl’Inferi e i suoi pericoli solo per te. Ti vogliamo bene.

Nico distolse lo sguardo. Aveva paura di essere arrossito, a quelle parole. E forse lo era. E la sua pelle chiara rendeva quasi impossibile nascondere il rosso vivo delle guance.

:-Sono lusingato, davvero-disse Nico, più calmo. -Ma non posso tornare. Farebbe...troppo male. E voi dovreste capirlo, questo. Non voglio ricordare.

:-Lo sappiamo-disse Hazel, poggiandogli una mano sulla spalla. -Ma non puoi scappare dai tuoi problemi.

Nico si chiese perché tutti gli ripetessero la stessa cosa, considerando che spesso avevano fatto proprio ciò che lui stava facendo in quel momento.

:-Ora dobbiamo andarcene, Nico, o passeremo guai seri con nostro padre-disse Hazel. -Ma sappi che potrai sempre contare su di noi.

Poi si alzò, e, con uno sguardo triste, uscì dalla stanza, seguita da Leo. Invece Percy rimase ancora un momento.

:-Percy, non vieni con noi?-chiese Leo.

:-Voi andate pure-ribatté il ragazzo. -Io rimango ancora un po’. Andate avanti senza di me, vi raggiungerò presto, oppure ci vedremo direttamente al Campo.

Leo annuì e condusse fuori Hazel. Non appena furono soli, Percy scoppiò senza alcun limite, furioso.

:-Ti sembra il modo di comportarsi?-chi chiese, quasi urlando. -Prima sei scomparso senza lasciare traccia. Avremmo potuto crederti morto, se non fosse stato per Hazel...aveva capito subito che ti eri nascosto qui! Poi non rispondi alle mie lettere, e quando ci presentiamo da te, rispondi in quel modo orribile a me, Leo, ed Hazel! Hai idea di come abbia potuto sentirsi sentendoti parlare così! Cavolo, quella è tua sorella!

:-E allora?-chiese il figlio di Ade, cercando in tutti i modi possibili di nascondere l’imbarazzo con l’indifferenza. -Io non posso farci nulla, Percy. Non posso occuparmi sempre dei problemi degl’altri, tuoi, di Annabeth o di Hazel. Anche io ho i miei, e sono talmente grandi che presto o tardi mi schiacceranno.

:-Mi pare egoista da parte tua-sbottò il ragazzo.

:-A me pare egoista che abbia avanzato una richiesta del genere-rispose Nico, cercando di sembrare freddo e distante. -Magari io voglio stare solo.

Il ragazzo più grande si ammutolì, e abbassò a terra lo sguardo. Si vergognava, perché aveva tenuto conto solo dei suoi sentimenti senza pensare a quelli dell’amico, ne ai suoi desideri.

:-Anche io ho dei problemi-ribadì il ragazzo.

:-Lo so-rispose Percy. -So che hai sofferto, Nico. Sopratutto a causa mia, per non aver difeso Bianca, e nel Tartaro, ma anche io ci sono stato, forse...

:-Io ero solo!-sibilò Nico. -E lascia Bianca fuori da questa storia! Non ha nulla a che vedere con lei. Si tratta di me e te.

Il ragazzo, resosi conto della gaffe, arrossì, e si voltò dall’altra parte per non far vedere il colorito delle sue guance, per poi dire:-Non centra Bianca. Certo mi manca, ma, come ho già detto, si tratta del fatto che tu continui ad insistere per qualcosa che magari non voglio fare.

:-Ok, mi dispiace-ribadì l’amico. –Però, fino ad ora hai provato ad isolarti, non ha mai funzionato. Non pensi che per dimenticare il passato dovresti tenere la mente occupata? Se non lo facciamo tutti, non potremo mai avere un futuro.

:-Lo so, lo so-disse frettolosamente il ragazzo. –Ma non voglio soffrire ancora. Sono stanco.

:-Sei sicuro di non voler venire, Nico?-gli chiese il ragazzo più grande.

:-Non lo so-rispose semplicemente lui. -Perché cerchi di convincermi in tutti i modi?

:-Lo sai, perché. Sei mio amico. Mi preoccupo per te. E non voglio che torni ad isolarti...-ribatté Percy.

A quelle parole, il cuore di Nico perse un battito o due. “Sei mio amico” aveva detto.

:-Facciamo una cosa, Nico, un patto-disse il figlio di Poseidone. –Ti lascio un paio di minuti per pensarci, va bene? Se tu decidi di venire, tanto meglio, non ti costringerò. Ma sappi che anche se decidi di rimanere qui a fare il morto con i morti, Nico, sarai per sempre mio amico, e per te ci sarà sempre un posto al Campo.  Ok?

Nico annuii, e Percy fece per andarsene, ma Nico lo fermò, afferrandogli la manica della maglietta. Capiva che Percy, forse per la prima volta in vita sua, si sentiva veramente solo, come lui, e aveva bisogno di amici per essere felice. E lui voleva solo che fosse felice, con o senza di lui. Anche se questo significava condannare se stesso ad un dolore eterno, ad una tortura infinita.

:-Sai cosa stavo facendo, prima che voi irrompeste qui?-chiese il ragazzo, sorridendo. –Stavo facendo la mia valigia, perché volevo farvi una sorpresa.

Percy sorrise, e Nico sentì una stretta allo stomaco. Dei, quanto adorava i suoi sorrisi, più lucenti del Sole,  suo parere.

:-Potresti darmi una mano?-chiese nuovamente Nico, e il sorriso di Percy si allargò.

:-Certo, amico.

Nota dell'autore: Ciao, eccomi qui con un nuovo capitolo! Che cosa tenera, tenera tenera vero? Però Percy è così ottuso, mannaggia a lui...se non te lo sposi tu, Jackson, lo faccio io!
Ringrazio tutte le 68 persone che hanno letto il capitolo precedente e Valeria_Jackson00 che è stata la prima a recensire la mia storia. Applausi!!!!
Cosa ne pensate? Fatemelo sapere con una recensione, accetto anche quelle critiche, mi aiutano a migliorare. Io scrivo prima di tutto per voi :)
Un bacio e buona lettura. 

   
 
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