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Autore: lur    30/06/2014    2 recensioni
la storia di Ran e Shinichi, con tutti i loro amici e nemici, dall'inizio. parto dal primo episodio presentato nel primo volume del manga. mantengo i dialoghi pressoché invariati, aggiungo pensieri e introspezione psicologica, trascrivo gli atteggiamenti e le azioni come sono presentati nel manga originale, talvolta integrando con le differenze che si riscontrano nell'anime. non inserisco disegni. la dedico a tutti coloro che hanno perso qualche puntata dell'anime o qualche volume del manga, e mi scuso con chi odia gli spoiler. quando ne ho avuto bisogno, nessuno mi ha dato l'opportunità di leggere integralmente la storia, ho dovuto aspettare mesi, voglio provare a concedere questa opportunità agli altri. ripeto che solo i dialoghi sono pedestremente copiati dal manga. buona lettura, e grazie se passerete!
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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«WOF WOF WOF WOF WOF WOF »
«aah, che è?! »
Le urla di Goro riscossero tutti i presenti: Conan aveva scagliato il pallone dritto dietro l’albero, dove si erano quietati i cani che lo avevano ferocemente inseguito poc’anzi. Ora, quegli stessi formidabili cani da guardia, erano tornati alla carica, attirando anche l’attenzione di quella sottospecie di detective-
«aiutooo! » di nuovo la vocina acuta di quel bambino
«ancora tu?! » Goro non ne poteva proprio più: nel giro di un quarto d’ora quel moccioso era riuscito ad interromperlo un migliaio di volte.
Eppure..
«buoni, buoni. » solo la voce del signor Tani riuscì a placare l’ira funesta dei mastini. La spiegazione del piccolo fu esauriente
«la palla.. mi sono avvicinata all’albero per prenderla e i cani.. »
«cosa? – si stupì l’investigatore in carica, lasciando penetrare in Shinichi la speranza che avesse, finalmente capito – vicino all’albero i cani.. ma certo – proseguì, facendo miseramente cadere le aspettative del liceale – in una casa così grande, un paio di cani da guardia.. »
“ehi, ehi..” la mente del neo bambino lottava freneticamente contro l’istinto di tirargli addosso qualcosa: possibile che non avesse ancora capito?! Era elementare, accidenti! Albero, cani, bambina, rapitore.. era ovvio!
«questi cani abbaiano a tutti gli sconosciuti, vero? » chiese Conan, rivolto al padrone di casa, per aiutare ancora di più quell’incapace del padre di Ran – come poteva essersi ridotto così?
«sì, sono ben addestrati.. » rispose prontamente l’interpellato, come a sottolineare il buon lavoro degli addestratori, con tono da “per questo devi fare attenzione, piccolo!”
«?! » la mente Goro Mori, forse, iniziava a girare nel verso giusto
“un momento.. – rifletté – il rapitore è salito su quest’albero.. ma le domestiche.. ‘a parte le grida di Aso.. non hanno sentito niente..’” il ricordo della descrizione dell’accaduto da parte della domestica fu interrotto da ciò che vide con la coda dell’occhio: Aso si stava allontanando quatto quatto, cercando di non dare nell’occhio, attirando ancora di più l’attenzione
«Dove sta andando, Aso? – lo riprese, con aria saccente e minacciosa – la sue versione dei fatti è un po’ strana.. »
«… » la mancanza di risposta da parte dell’interlocutore, sommata alla sua espressione shockata, gli diedero ragione: quell’uomo nascondeva qualcosa
«se il rapitore fosse salito sull’albero, - continuò – i cani avrebbero fatto un pandemonio! Anche dopo la ua fuga! Però le domestiche non hanno sentito altro che le sue grida.. – Shinichi lo guardava, soddisfatto “bravo, vai così..”.. i suoi sforzi erano serviti a qualcosa..? – e la sua descrizione del rapitore, nonostante dica di averlo visto, è un po’ troppo vaga.. non sarà che quest’uomo, in realtà, se l’è inventato? Eh, Aso? o meglio..signor rapitore! » concluse, afferrandolo per il bavero della camicia, lo sguardo fiero e soddisfatto delle “proprie” deduzioni fisso in quello terrorizzato del maggiordomo, lasciandolo andare solo per permettere alla furia del padre della bambina di scatenarsi
«Aso.. tu.. » gli si avvicinò, pronto alle peggiori torture.. gli aveva rapito la figlia!
«signore, mi perdoni! La prego! » implorò, inginocchiandosi, con le mani poste a sostegno del busto e lo sguardo supplice rivolto al padrone
«come hai osato.. –  no, non aveva intenzione di calmarsi – perché lo hai fatto?! » tuonò
«be’, ecco.. » a quella domanda, proprio, non poteva rispondere
«chi te lo ha chiesto?! » la vicinanza si era fatta imbarazzante: ancora un millimetro e la saliva che usciva dalla bocca del signor Tani insieme alle urla avrebbe inumidito la gola secca del signor Aso.
«be’? dov’è adesso la piccola?! » li interruppe Goro
«in un albergo qui vicino.. »
«bene! Il caso è risolto! Andiamo a prendere la bambina! » esultò il detective, quasi saltellando dalla gioia
«forza, guidaci all’albergo! » ordinò, perentorio, al traditore
«sì.. » rispose, afflitto
“no.. non ancora! Questo caso non è ancora..” voleva urlarlo, farglielo capire.. ma davvero non ci arrivava da solo?
«signore, la vogliono al telefono! » fortunatamente, arrivò la cameriera, angosciata, a salvare la situazione
«be’? chi è, proprio adesso?! »
«be’.. ecco.. »
Gli passò la cornetta, e lo shock si impossessò di lui. Non poteva essere.
 
«hai preparato i trecento milioni? » chiese una voce distorta, dall’altro capo del cordless
«c.. chi sei? cosa vuoi?! » urlò, rivolto a chissà chi, osservato da tutti, sconvolti dalla triste realtà che si parava inesorabile davanti ai loro occhi, tranne che da uno, determinato a risolvere il caso, una volta per tutte, a cogliere tutti gli indizi per salvare la bambina..
«chi sei? cosa vuoi da me?! » tuonò il padrone di casa, nello sconcerto generale da cui era attorniato
«non mi riconosci? – rispose, calma e sadica, la voce dall’altro capo del telefono – sono quello che ha rapito tua figlia.. »
«sciocchezze! – ribadì quello, confuso, guardandosi indietro verso il detective che aveva assunto, che a sua volta si era girato a guardare trucemente il maggiordomo – il rapitore, ormai..
Non concluse la frase
«allora avevi dei complici» Goro accusò Aso, sempre più shockato da ciò che un piccolo scherzo aveva scatenato
«no! – rispose, tentando di risultare convincente anche a se stesso – la signorina l’ho rapita io da solo… credetemi! »
L’espressione dipinta sul suo volto non convinse il padre di Ran, che continuò l’interrogatorio in modo più sommesso, dopotutto il rapitore non sospettava che il signor Tani avesse chiamato un detective privato, non potendo contattare la polizia..
“non sta mentendo – si ritrovò, infatti, a pensare Conan – un rapitore che si fa smascherare così facilmente non può avere dei complici.. dopo il primo rapimento, la bambina è stata portata via da qualcun altro. Qualcuno di molto più pericoloso!”
Dalla cornetta si levò un urlo: «PAPÁ, AIUTAMI! »
«A.. Akiko.. »
«ah ah ah.. io non sono molto paziente.. se non prepari in fretta i soldi, la mocciosa muore.. »
«no! Aspetta! – il sudore freddo gli rigava la fronte. Avrebbe dato tutto pur di rivedere la propria figlioletta sana e salva, a casa, a giocare ancora con la sua pallina.. non poteva sapere che il suo interlocutore aveva legato la suddetta bambina, Akiko, con una corda, che la teneva chiusa in una stanza buia, seduta per terra come una senzatetto, il maglioncino bianco sporcato dalla polvere e dal nero del male che si era avventato su di lei, i codini mosci dopo una giornata di bruschi spostamenti, la calzamaglia rotta e le ginocchia sbucciate sotto la minigonna scura dello stesso colore dei fermacapelli.. le lacrime agli occhi, la paura che la possedeva. Non poteva sapere che la bambina si sentiva tremendamente in colpa. Non poteva sapere che l’altro aveva capito che con lui c’era qualcuno, e che il detective che gli faceva compagnia non se n’era ancora accorto – avrai i tuoi soldi.. non fare del male a mia figlia..
«cerchi di prolungare la conversazione e di capire dove si trova il rapitore.. » gli suggerì Goro
«dove si trova..? » ma il dubbio fu subito messo a tacere da un bisbiglio di troppo: l’uomo che ancora rimaneva senza nome e senza volto aveva finalmente compreso.
«CHI C’è LÍ CON TE? NON SARÁ LA POLIZIA, VERO?» urlò, quasi assordandolo, come se il terrore di aver commesso un enorme sbaglio già non bastasse a trattenere quel povero padre sulla soglia dell’infarto.
Anche Goro si spaventò, e l’atmosfera non poté non contagiare anche il piccolo Conan. Come avrebbero scoperto, ora, le informazioni basilari per portare a casa la piccola Akiko?
«non provare a fare il furbo – gli suggerì, meschino, prima di essere interrotto dalla vocina angelica del suo ostaggio
«papà! sono nel magazzino di una scuola! »
«che?! »
«dalla finestra si vede una grossa ciminie.. AAH! » sì: la bambina aveva proprio esagerato.
«ah! Akiko.. » le sue urla avevano atterrito il signor Tani, che dopo un momento di immobilità, si attaccò energicamente all’apparecchio, urlando un
«AKIKOOO! »
Che coprì il
«tsk! Richiamo tra un po’! muoviti a preparare i soldi! » che chiuse l’angosciosa telefonata.
 
 
«uh.. uuh.. » era stata colpita sul viso, fatta cadere a terra, senza potersi difendere dal pavimento freddo a causa della braccia legate dietro la schiena.
L’unico commento del suo potenziale assassino, fu un glaciale
«tsk! Tu finisci male, mocciosa! »
 
 
«nel magazzino di una scuola da dove si vede una grande ciminiera? » chiese Goro, riflettendo su quale potesse essere l’ubicazione del rapitore.
«sì.. così ha detto mia figlia.. » rispose, incapace di razionalizzare il pensiero, l’uomo che l’aveva ingaggiato.
«è troppo poco per capire di che scuola si tratta.. potrebbe essere lontano.. »
“è un guaio.. – i pensieri di Shinichi erano differenti – il rapitore sa che rischia di essere scovato.. se non aiutiamo in fretta la bambina..”
«non c’è tempo di cercare scuola per scuola.. » disse ad alta voce, senza che alcuno di degnasse di prestargli attenzione
«parla! Dov’è Akiko?! Quel tizio è un tuo complice, no?! » non vedendo reazioni da parte del detective, Tani se la stava prendendo con un affannato Aso, incapace di rispondere, se non con un incoerente
«io.. io non.. »
«ah.. – Ran vide Conan salire sulla groppa di uno di quei grossi cani da guardia e si spaventò – CONAN?! »
«ma.. » si voltò verso il padre, in cerca di comprensione, trovandosi davanti un semplice
«lascialo perdere quel moccioso! »
 
Intanto il piccolo detective attraversava veloce la città sulle zampe di uno dei cani da guardia che l’aveva attaccato poco prima, e pensava ad una qualche soluzione
“il rapitore dev’essere qui vicino, ne sono sicuro! Da quando ha preso la bambina non è passato molto tempo e, con lei appresso, non è facile allontanarsi. La ciminiera può essere una fabbrica o un bagno pubblico – continuò, analizzando mentalmente la cartina dell’immensa Tokyo, ogni scuola, ogni fabbrica, ogni bagno pubblico, con i suoi diciassette anni d’esperienza – qui intorno sono cinque le scuole da cui si vede una ciminiera!”
Diede un calcio energico all’animale che cavalcava, spronandolo “più in fretta!”
 
«’ccidenti.. mocciosa dalla lingua lunga.. » il giovane uomo, berretto in testa, lineamenti spigolosi e naso adunco, era seduto per terra, beveva da una lattina e aveva un piede appoggiato alla schiena della bambina che aveva rapito, accovacciata per terra, cui aveva appena tappato la bocca con un pezzo di nastro adesivo, perché non disturbasse il suo “lavoro”; il giovane uomo fingeva di non ascoltare i lamenti nasali della sua vittima
«mmm! Mmm! » non doveva piangere. Non poteva permetterselo.
« ih ih ih ..  » reagì finalmente, dissetato, quell’essere spregevole, asciugandosi le labbra con il dorso della mano….
 
 
“non è questa!”
“neppure questa!”
“.. e neppure questa!”
Davanti all’ingresso dell’ennesima scuola vuota, Conan si appoggiò al cane, ansimante, per riflettere, per riprendere fiato.
“acci.. non è nessuna di queste scuole.. dov’è? Dove diavolo..  – un profondo respiro – non ci sono altre scuole da cui si vede una ciminiera.. allora forse non è qui vicino..?”
Poi lo vide. Un enorme grattacielo che svettava in mezzo alle casupole a agli uffici. La forma rettangolare , se vista dal lato corto, forse..
“?!” fu un lampo, ed era di nuovo in sella al fedele destriero
“un momento.. e se invece..”
Fermò il cane. Era lì. Un enorme costruzione scura, alta, affusolata, priva di illuminazione.
“!” era lei.
“ecco cos’è! Visto di lato, questo palazzo sembra una ciminiera!”
“la scuola da cui questo palazzo di vede da questa angolatura.. – di nuovo la cartina mentale – è la scuola media Futatsubashi!”
 
 
«hai capito bene? I soldi li posisu una panchina del parco Hyakujii! E ricorda – proseguì la tortura – se vedo anche un solo poliziotto, la bambina muore! »
«A.. Akiko sta bene?! » quello importava. Solo quello. Al diavolo i soldi.
«sì.. appena mi dai i soldi, lo vedrai da te.. » e spense la sigaretta.
«ti prego.. fammi parlare con lei.. »
La telefonata si concluse con un CLIC.
«con questo l’affare è fatto.. tu non servi più.. » a nulla valse lo sguardo terrorizzato della piccola innocente.
«mi dispiace, ma devi morire – lo sguardo, accompagnato dall’estrazione della lama dal fodero – purtroppo mi hai visto in faccia.. »
«mmm! Mmm! » dire che Akiko era atterrita, terrorizzata e immobilizzata dall’adrenalina, sarebbe un eufemismo.
 
 
«ASPETTA! »
Un urlo. Da dietro la porta socchiusa provenne l’urlo di una voce bianca, asciutta, sicura. Inattesa.
“?!” ora era nei guai: l’avevano trovato.
«chi è?! Dove sei?! » chiese, non sapendo neanche a chi, appoggiandosi alla porta con fare circospetto.
«sono qui.. » la risposta, calma, paziente.
Il suo sguardo cadde in basso e li vide. Un bambino occhialuto con l’aria dell’intenditore e un cane rabbioso pronto ad assalirlo. Tutto fuorché ciò che si era aspettato.. forse un poliziotto, un uomo armato, un adulto!
«che?! » solo questo riuscì a dire. E fece appena in tempo, prima che il cane gli si scagliasse addosso, facendolo piombare sulle attrezzature sportive sparse per la stanza.
Conan si occupò di liberare la bambina dallo scotch che le sigillata la bocca e dalle corde che avevano stretto il suo fragile corpo.
«tu.. chi sei? »
«Shinichi Kudo.. – rispose, come fosse la cosa più naturale del mondo.. lo era stata – o meglio..
«? » l’espressione confusa della bambina lo fece rinsavire
«Conan Edogawa! Il detective! »
«de.. detective? »
«?! » i loro sguardi furono attirati dal tonfo che sentirono di fianco ai propri piedi.
Non c’era tempo per le spiegazioni
«Ju.. Jumbo! » la piccola iniziò finalmente a piangere. Un bambino l’aveva liberata. Un bambino. Eppure si sentiva al sicuro, protetta: l’aveva trovata!
Il criminale si era alzato, armato di una mazza da baseball, con l’aria truce di qualsiasi assassino.. di molti degli assassini che aveva conosciuto.
«cosa credi di fare, moccioso?! »
Provò a colpirlo con la mazza, ma era agile, e saltò.
Il pericolo reale si ebbe quando la versione ridotta di Shinichi provò a sferrare uno dei suoi potenti calci con un
«tieni! »
E il tentativo finì miseramente tra due mani rilassate che lo scagliarono in aria senza difficoltà, facendolo atterrare in mezzo a duri palloni da calcio..
“ahia.. così rimpicciolito non ho più forza per niente..”
Finché li vide. Era un calciatore fenomenale.
«ah ah ah .. non so da dove salti fuori, ma farò fuori anche te.. »
“proviamo così” pensò, preparandosi a lanciare
“prendi!”
Niente. Un’altra mano fermò il pallone. Era disarmato. Chissà quanto ci avrebbe messo, Goro, ad accorgersi degli indizi che l’avevano condotto fin lì.. era spacciato. E con lui la bambina.
Una mazza da baseball sul viso a tutta velocità. Sangue che esce dalla bocca, una testata per terra, un forte colpo al coccige.
«ah ah ah .. » e una risata maligna a completare il tutto.
«uh.. » una smorfia di dolore
«Conan! » l’urlo di una bimba in pericolo.
I passi dell’assassino che andavano a prenderlo.
“acci..” un pensiero inconcluso
Un’altra mazzata sul viso. Due. Tre.
Un rifugio fittizio: la schiena appoggiata al muro freddo.
Aveva ancora le orecchie che ronzavano dalle batoste, ma riusciva a sentirlo. Quel verme rideva.
«ah ah ah .. e adesso, il colpo di grazia.. farne fuori uno o due è lo stesso. »
 
 
 
La quinta mazzata. La sesta nello stomaco. Altre due per divertimento.
«Co.. Conan! Jumbo! Aiuto! Aiuta Co..  – si voltò, non lo vide. La bambina si sentì persa: l’aveva abbandonata anche il suo fedele cane? L’amico sincero che l’accompagnava da sempre? – Ju.. Jumbo? »
“dove sei andato, proprio adesso.. Jumbooo!”
 
Una schienata contro le casse di legno.
“ è inutile..”
«ah ah ah .. »
“con questo corpo da bambino.. anche se trovo un malvivente.. non sono in grado di prenderlo né batterlo.. non posso fare niente!”
Era dunque la fine? Sarebbe morto davvero così, il famoso detective liceale Shinichi Kudo? Rimpicciolito, senza poter trovare gli uomini che gli avevano rovinato la vita? senza poter salvare quella bimba senza colpe? senza poter parlare a Ran un’ultima volta? Senza poterle dire la verità? Senza poterle dire ciò che, da sempre provava per lei?
«adesso basta giocare.. CREPA! »
Una mazza insanguinata si sollevò
«NOO! »
Una mazza insanguinata tagliò l’aria
“è..”
Una mazza insanguinata si avvicinò
“è finita!”
Un suono sordo. Buio.
 
 
 
 
 
Aprì gli occhi.. lentamente..
Un corpo che fino ad allora non aveva visto, che probabilmente era appena arrivato, si era frapposto tra lui e la morte. Un braccio forte lo aveva salvato.
“RA.. RAN?!”
«AAAH! »
La furia di una ragazza preoccupata; la furia di una ragazza preoccupata per un bambino; la furia di una ragazza preoccupata per due bambini, di cui uno somiglia molto all’amore della sua vita; la furia di una karateka preoccupata per due bambini, di cui uno somiglia troppo all’amore della sua vita.. beh, non è da sottovalutare.
Un calcio, una lunga serie di pugni micidiali, un affondo, e infine un altro calcio.
Il corpo di un potenziale assassino che cade a terra, privo di sensi.
«uff.. » la fatica, per Ran, era finita. Meno di un minuto!
“che.. che forza..” no. Non l’avrebbe mai più fatta arrabbiare.. mai più
 
«Ran! La bambina sta bene?! » le urla del detective fuori allenamento sembravano quasi ridicole, dopo tutto ciò che aveva passato, ma le accettò di buon grado: era tornato tutto alla normalità.
La karateka stava slegando la bambina (lavoro che Conan era stato giocoforza costretto ad interrompere), quando si rese conto che non andava poi tutto così bene..
«però, Conan.. »
«non è niente, sto bene..  – cercò di sorriderle – piuttosto, come hai fatto a trovarci? »
«è stato grazie a quel cane! » rispose, sollevata, guardando la piccola Akiko che gioiva con il suo «Jumbo! »
«è tornato a casa pieno di ferite – continuò, ricordando la scena:
“cosa gli sarà successo?”
“ma, quella scarpa.. – il padre l’aveva riconosciuta – è di Akiko!”
A Goro era venuta l’illuminazione: “presto, seguiamolo! Ci porterà di sicuro dalla bambina!”
E così.. » concluse, pulendogli il viso ferito con un fazzoletto di stoffa pulito
“ah, adesso capisco..”
 
Si udì il rumore di una corsa, un respiro affannoso e una voce da uomo, preoccupata
«AKIKO! »
«pa.. papà! » la piccola gli corse incontro, sull’orlo del pianto, ignorando le dolci e fedeli leccatine di Jumbo, e lo abbracciò, scoppiando in lacrime
«su, su, è tutto a posto.. » la rassicurò, premuroso, il genitore
Nessuno udì, invece, la corsa di Aso che, affannato più del padrone, si rallegrava per il lieto fine
«s.. signorina.. meno male, è salva.. » colorandosi il volto di un sorriso tra i più belli e dolci della propria vita.
«tsk.. – intervenne Goro, irritato – ma che dice, Aso? il tuo complice lo abbiamo preso! Adesso tocca a te! » sorprendendo il quasi assassino
«complice? Io ho preso la bambina in un hotel – spiegò – non ho complici.. »
«cosa? – “ahia – pensò il detective – non ci capisco più nulla!” – vuoi dire che hai rapito la bambina dal luogo dov’era tenuta prigioniera? »
«prigioniera?! – insistette – non farmi ridere! La mocciosa stava sbafando tranquillamente al ristorante dell’hotel, da sola.. »
«che significa? – si domandò, ad alta voce, portando una mano sotto il mento, per conciliare la riflessione – allora, il primo rapimento.. »
“allora era vero! Non era stata rapita.. – concluse il piccolo salvatore – all’inizio, la bambina..”
«papà, a dire il vero.. »
la vittima di tutti quegli sballottamenti voleva, a tutti i costi, chiarire la situazione, una volta per tutte, ma il maggiordomo la interruppe, agitato
«non deve, signorina..
«cosa?! Sei ancora qui? Sparisci subito.. » lo interruppe a sua volta il padre di Akiko, afferrandolo per il bavero della camicia, e pronto a dargli un pugno
«iih! » quasi non si udì l’urletto isterico, per la paura, che fu liberato dalle labbra del vecchio servitore
Non ce ne fu, però, bisogno, perché fra i due si pose la parte lesa di quel fraintendimento
«no, papà! Aso non ha fatto niente di male! »
«signorina.. » il maggiordomo era anche un amico di vecchia data, e preferiva compromettere se stesso, piuttosto che la credibilità della piccolina..
«la colpa è mia! » urlò, ancora con le lacrime agli occhi per lo spavento provato durante il vero rapimento
«eh?! » non poteva crederci. La sua piccolina non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
«il piano di questo rapimento.. l’ho architettato io! »
Non è difficile immaginare l’espressione sconvolta del padre, il povero signor Tani, di Goro, Ran.. e neppure l’espressione seria e critica del piccolo detective grazie a cui era finito tutto per il meglio.
Ora tutti erano concentrati sul movente di quell’azione azzardata, che aveva fatto rischiare la vita a ben due persone:
«da quando la mamma è morta, tre anni fa, tu pensi solo al lavoro.. non stai mai con me.. mi sentivo tanto sola.. così..  ho pensato che se chiudevi la ditta, potevo averti con me.. e ho chiesto ad Aso di aiutarmi a fingere il rapimento.. e chiedere come riscatto la chiusura della ditta per un mese.. – d’un tratto fermò i lacrimoni che ormai le scendevano copiosi sul viso, come fulminata da un ricordo urgentissimo – Aso non era d’accordo ma io ho insistito tanto..! – lo difese – la colpa è soltanto mia! Se vuoi, arrabbiati con me! Papà! »
Non sapeva più cosa pensare, si perse in un attimo di riflessione, ascoltando e non i commenti dei presenti
«ma certo.. il primo rapimento era solo simulato.. » Goro
“alla buon’ora!” il pensiero di Shinichi
«Aso.. – intervenne, finalmente, il padrone di casa – anche se è stata Akiko a chiedertelo, quello che hai fatto è imperdonabile..
«sì.. » la risposta più flebile che avesse mai dato
«come punizione.. organizza immediatamente un viaggio da una settimana, partenza domani.. destinazione Australia, dove voleva andare Akiko! A partire, ovviamente.. – si calmò – siamo Akiko e io! »
«papà! » la piccola Akiko non era mai stata più felice, o almeno in quegli ultimi tre anni..
«signore! » anche il maggiordomo era contento, se pure stupito dell’indulgenza dimostratagli
«no, aspetta, questa settimana c’è la riunione amministrativa.. la prossima la riunione generale degli azionisti.. quella dopo.. »
«papà? » l’espressione scocciata e delusa.. sconsolata della figlia si accompagnava bene a quella di Aso, nel momento in cui disse: «signore! »
«be’ – rispose, quello, imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca e porgendo agli interlocutori il palmo dell’altra, come a frenare la loro collera – prima o poi.. » e cercoò di ridere, per smorzare la tensione.
 
Osservando la scena, Goro si mise a ridere e concluse l’indagine con un
«comunque tutto è finito bene! » come fosse stato “tutto” merito suo..
«ha avuto davvero un’ottima idea a liberare il cane per fargli cercare mia figlia! Jumbo è quello che più le è affezionato.. » si complimentò l’industriale, constatando di aver assunto davvero un valido investigatore
«sì? » rispose quello, che non si era nemmeno reso conto di cosa fosse realmente successo..
“eh,.. sono io che ho preso il cane.. – ma figurarsi se i pensieri di un bambino di sette anni circa possano essere presi in considerazione da un grande detective come l’investigatore Kogoro Mori – per trovare più velocemente la bambina. Questo caso l’ho risolto io, Shinichi Kudo. Anche se questo qua è convinto..”
«be’, tutto frutto della mia esperienza! » lo interruppe la voce dell’uomo di mezza età che gli aveva letteralmente rubato l’indagine
“lo sapevo che diceva così..”
«uuugh! » tentò di trattenere l'istinto di strozzarlo..
«Le farò avere la prova della mia gratitudine… » concluse il signor Tani, sorridendo
«Sì, sì, l'aspetto! » già si leccava avidamente i baffi…
Akiko si ricordò improvvisamente..
«Ah… grazie.. detective! » e riservò al piccolo Conan un gran bel sorriso..
«Detective? » si stupì Ran
«No, no, non io… - si difese . di sicuro parlava di lui… » ed indicò Goro, ancora tutto gongolante per la sua "brillante deduzione"...
Che continuò anche sul taxi, tornando a casa…
«Ah ah ah ah ! Oggi è stata una giornata fantastica! »
"Sì, come no… " a Conan ancora non era passata… non era abituato a farsi soffiare così ogni merito… e a dover pure stare zitto davanti a tanta superbia… "Mi hanno fatto prendere quella sostanza che mi ha rimpicciolito.. .poi il rapitore mi ha riempito di botte… peggio di così… "
«E allora, papà! A proposito di Conan.. »
«Be'? »
«Il professor Agasa mi ha chiesto se possiamo tenerlo… »
«Nnnh? »
"Eh eh eh… " Goro non aveva un'espressione tanto rassicurante…
«Ma sì! Va bene, va bene! - esultò, riempiendo il piccolo detective di pacche sulla schiena…  - non so perché, ma da quando c'è lui il lavoro mi gira bene! Può restare quanto vuole! »
"Meno male, va'! così posso usare il suo ufficio da detective per trovare informazioni sugli uomini in nero… però, così non posso andare avanti… il rapitore l'ho trovato io, ma… in realtà non ho potuto fare niente… anzi, sono stato salvato da una ragazza… è una condizione davvero frustrante… una soluzione… - e si immerse nei pensieri - devo trovare una soluzione… "
 
 















Ciao a tutti ^_^ innanzitutto, scusatemi per l'enorme ritardo.. purtroppo mettere per iscritto i vari episodi richiede un sacco di tempo, e non so quando potrò portarli avanti.. in ogni caso, per il momento mi impegnerò a pubblicare almeno un file al giorno, se riesco un intero episodio, ma dipende dai giorni. A proposito di questo, mi scuso anche per aver suddiviso male i capitoli, finora. Da adesso in poi pubblicherò i file singolarmente, come sono indicati sui volumi del manga. 
Grazie a tutti per aver letto, e un grazie enorme a chi recensirà :D
Un bacione.
Lur. 
  
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