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Autore: Atticus 182    30/06/2014    1 recensioni
"L'aria bruciava la pelle, il silenzio teneva con cura tutto il Giacimento nelle sue mani e il dente di leone era appassito."
Questa è la storia vista dalla prospettiva di Primrose, e racconta tutto ciò che succede durante l'assenza di Katniss nella vita di Prim. Ricordi, sensazioni, amori, luce e oscurità.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Primrose Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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L’attesa ci stava consumando. Io e la mamma, un po’ infreddolite, avevamo indossato due giacconi di lana per ripararci dal freddo della stazione del treno. Prima di lasciare casa, mia madre mi aveva sistemato i capelli in una treccia, alta sul capo, lasciata cadere lungo la cascata bionda di capelli che si posava sulla mia schiena. Il Tour della Vittoria era terminato, in televisione vedemmo piu’ volte Katniss, truccata e ben levigata in viso, che ogni giorno veniva cambiata d’abito e di accessori, parlare alle folle nei vari Distretti, baciare Peeta e fare lunghi discorsi per convincere tutti del vero amore tra gli amanti sfortunati del Distretto 12. Inscenarono persino la proposta di matrimonio, in cui Peeta dinanzi a Ceaser Flickerman e tutti gli spettatori, inginocchiandosi di fronte a Katniss, le chiese di sposarla. L’ultimo giorno la vedemmo indossare quegli strani abiti creati da Cinna, lo stilista che ci fece visita qualche ora prima della partenza, il giorno in cui Snow venne a parlare con lei, alla cerimonia finale nella lussuosa abitazione del Presidente. Quegli abiti non le rendevano giustizia, la sua bellezza era così semplice e tutto quel trucco e quei vestiti così elaborati che era costretta ad indossare stonavano sulla sua personalità.
Il suono metallico che produceva il treno ogni volta, mi distaccò dai pensieri e tornai nel mio corpo vicino mia madre e tutta la folla del 12, in attesa dei due Vincitori. Le porte si aprirono di scatto senza fare il minimo rumore, Katniss era lì, scese gli scalini, sfoggiando il piu’ falso dei sorrisi che aveva nel repertorio e che doveva mostrare alle persone e mi venne incontro, abbracciandomi. «Prendi tutto quello che puoi. Ce ne stiamo andando. » Abbracciò la mamma e riuscii a vedere le stesse parole pronunciate a me, insinuarsi tra le sue labbra e l’orecchio della mamma, che assunse un’espressione stranita. Cosa voleva significare ? Il piano non aveva funzionato ? Snow non si era convinto ? Queste domande continuavano a chiedere risposte nella mia testa fino all’arrivo a casa. Era così. Niente di tutto ciò che avevano fatto era riuscito a convincere quella serpe. Saremmo dovuti scappare ? Non riuscimmo a dire niente, le parole di Katniss fecero calare il silenzio in casa e lei scomparve tra i boschi, invasa dall’ira.
Le luci si spensero una alla volta, la casa rimase al buio, solo un leggero sbuffo di luce penetrava attraverso le tende della finestra e colpiva il piumone spargendosi ai piedi del mio letto. Katniss dormiva profondamente, a qualche centimetro da me; potevo vedere l’espressione determinata sul suo viso anche durante il sonno, la pelle olivastra mi ricordava tanto quella di nostro padre, come il colore scuro dei capelli e il naso leggermente spigoloso. Lei era il suo riflesso, quando si impegnava a destreggiare con l’arco e quando portava a casa gli scoiattoli, quando sorrideva o mi prendeva il viso tra le mani per rassicurarmi. Lui viveva in lei, ha continuato a vivere in lei dopo la sua morte e io potevo ritrovarlo ogni volta nei suoi occhi. Quella notte ero rimasta sveglia fino a tardi, preoccupata da tutto quello che ci stava succedendo. Quell’uomo era spietato, mi dava l’impressione della Morte, mieteva ragazzini ogni anno per degli stupidi “giochi” che facevano divertire i fenomeni da baraccone che popolavano Capitol City e quest’anno i giochi erano cambiati, c’erano due vincitori adesso e lui era stato preso in giro. Mi sentivo da una parte sollevata per quell’affronto, meritava di essere stato preso a schiaffi in faccia da una ragazzina, meritava di aver paura di una nuova rivolta. Io ero con mia sorella, l’avrei sostenuta sempre e se fosse servito avrei preso arco e frecce e sarei corsa al suo fianco a battermi contro Capitol City.
Le accarezzai la guancia sinistra, una lacrima mi bagnò il viso colpito dal ricordo di mio padre che dormiva accanto la mamma nelle mattine primaverili e ,poi, svegliato dalle nostre urla di gioia. Dormii 2 o 3 ore quella notte, la mattina seguente come di routine Katniss andò a caccia con Gale e io e la mamma preparammo la colazione. In seguito ci vestimmo e andammo in paese per delle commissioni. Tornando a casa, iniziammo a preparare il pranzo, la mamma tagliava le cipolle con quelle sue mani tremanti e consumate, io misi a cuocere le patate e iniziai a preparare gli scoiattoli scuoiati del giorno precedente.
Con un tonfo Katniss spalancò la porta e guardandoci negli occhi, sussurrò con un filo di voce «Gale! ». Peeta, Haymitch ed altre due persone tenevano il corpo dolorante di Gale sulle spalle. Mia madre fece prontamente spazio sul tavolo della cucina e iniziò a ispezionare le ferite, mi erano molto familiari, grossi tagli sanguinanti gli coprivano tutta la schiena, la mamma prese la morfamina e tentò di aspirarla nella siringa, ma le sue mani tremavano troppo, era scossa; così le dissi a voce bassa «Lascia, ci penso io» Presi la siringa e con un solo passaggio aspirai la morfamina e la iniettai nella spalla di Gale. Appena quel liquido entrò in contatto con il suo corpo, i muscoli si distesero e un respiro di sollievo si strinse nei denti e fuoriuscì dalle labbra. Katniss tremava ed era spaventata, mentre la mamma medicava per bene le ferite, ripulendole con l’acqua, lei si diresse in giardino per recuperare un po’ di ghiaccio da porre sulle ferite e dare sollievo alla schiena di Gale, pulsante di dolore. Quella scena mi aveva fatto rivivere quel giorno con Isaac, lo spavento e il suo corpo tumefatto, i miei pensieri tormentati dal suo dolore e il momento dopo in cui guardandolo avevo scoperto un altro mondo, un altro sole, un altro cielo. E l’istante in cui ho capito di provare qualcosa per quel ragazzo.
Quando la mamma finì di coprire le ferite con dei panni puliti, io uscì fuori per controllare se Katniss si fosse ripresa. La vidi, inginocchiata sul bordo del vialetto davanti casa, era ancora un pò scossa, ma il suo viso aveva ripreso lucidità, mi diressi verso la montagna di ghiaccio che stava scavando con le sue mani. Mi inginocchiai vicino a lei e fissai le sue mani rossastre per il freddo.  Poi vidi i suoi occhi puntati su di me, le mie labbra pronunciarono qualcosa: « Come va l’occhio?» «Non è l’occhio che mi preoccupa.» Mi lasciò intendere. « Sai, dagli ultimi Hunger Games qualcosa è cambiato. Lo vedo. » Mi guardò, con aria interrogativa. «Cosa vedi? » La parola che pronunciai qualche secondo dopo doveva già conoscerla. «Speranza. » Continuava a guardarmi, poi abbassò lo sguardo. «Prim, capisci che qualunque cosa faccia si ritorcerà contro te e la mamma ? » Non smetteva mai di proteggerci, nemmeno ora che un po’ di luce aveva colorato la nostra vita, così le risposi: « Katniss, non devi proteggerci, noi siamo con te» Ci guardammo entrambe negli occhi. «Ti voglio bene. » Mi disse delicatamente. «Ti voglio bene anch’io. » Risposi. Un leggero abbraccio racchiuse quella conversazione nelle nostre menti e la nascose al resto del mondo. Il nostro legame poteva superare anche le intimidazioni di un vecchio dittatore, mia sorella stava scatenando qualcosa, lo sentivo e finchè lei restava in vita, la speranza poteva bruciare ardente nelle case delle famiglia di ogni Distretto. Anche Katniss era riuscita a creare qualcosa dal nulla, come mio padre, come Isaac. Ero circondata da persone, se pur viventi e non, che avevano ruoli determinanti nella mia vita. Erano come le ossa che sorreggevano il mio corpo e tenevano tutti gli organi insieme, riuscivano a tenere tutti i miei pezzi insieme senza farmi crollare e farmi rompere. Avevo perso mio padre, che adesso Katniss riusciva a sostituire, mia madre era ritornata dal mondo delle anime sole e perse e Isaac si stava facendo largo dentro di me, mi era entrato dentro e aveva costruito un’armatura di ferro che riusciva a contenere tutti i colpi. Tranne uno, che mi avrebbe mandata di nuovo in frantumi, uno che avrebbe riaperto il buco nero della mia vita, che avrebbe cancellato tutto ciò che con fatica avevo rimesso in piedi. Mia sorella di nuovo nell’arena, mia sorella tributo femminile del Distretto 12 ai 75esimi Hunger Games. E’ così che il dente di leone che fiorisce a primavera si appassì e insieme ad esso anche quelle briciole di vita che erano in me. Sarei riuscita a superare il fatto che gli incubi potevano prendere forma nella realtà, questa volta ?

AUTRICE:
Questo è il settimo capitolo. Nel precedente finalmente Prim e Isaac riescono a esprimere ciò che provano l'uno per l'altra con un tenero bacio. In questo capitolo non ho voluto parlare di loro, ma del rapporto tra Katniss e Prim e ho continuato con la storia, seguendo passo per passo l'originale. Spero che vi piaccia come descrivo i pensieri di questa ragazzina che per l'età che ha sta vivendo delle situazioni non adatte a lei. E' un pò corto, ma contiene scene molto toccanti del secondo libro che a me personalmente sono piaciute tanto :) Ho voluto pubblicarlo oggi perchè non so quando potrò continuare con l'ottavo capitolo dato che il computer ha qualche problemino. Ma spero il prima possibile. Insomma recensite in tanti e fatemi sapere cosa ne pensate. :) Grazie a tutti per le recensioni precedenti e per il supporto che mi date!                                                                                                                                            
   
 
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