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Autore: allison742    01/07/2014    2 recensioni
Un omicidio sbagliato. Una Detective con un passato che sembra non finire mai. Un assassino che uccide vittime troppo vicine. Un amore che verrà finalmente esplorato. Un pericolo per tutti. Chi sarà il prossimo?
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Aria Miller, la miglior Detective di tutta Los Angeles, viene svegliata bruscamente dal suono del suo cellulare: un cadavere è stato trovato in obitorio. Nulla di strano, se non fosse per il fatto che la vittima è l'anatomopatologa.
Aiutata dalla sua squadra, da uno strambo consulente e dalla sua migliore amica, cerca di risolvere il caso.
Nessun indizio rilevante, nessuna pista, nessun testimone. Solo un inquietante biglietto scritto a mano, lasciato dall'assassino.
Mentre tutto diventa sempre più strano, si verrà a sapere che sono le ultime parole di un personaggio famoso.
Ma cosa c'entrano con l'omicidio?
Tra dubbi e incertezze arriva un secondo cadavere: stesso modus operandi.
La faccenda si fa pericolosa per la squadra e, mentre Aria riscopre l'amore, il suo passato minaccia di tornare a galla...
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
 


Siamo tutti in pericolo


 
 
 
«Scusa?» chiese Aria scioccata.
Come poteva la camicia di Renard essere addosso ad un cadavere?
«Ti dico che è la sua! Quella che ha perso oggi! Non ti ricordi che se ne stava lamentando?»
«Quella della lavanderia?»
«Esatto! Ma questo vuol dire che…» Evans non riuscì a concludere la frase, per paura anche solo di pensare ad una cosa simile.
Aria lanciò una sguardo d’intesa a Vanessa e poi a Collins.
L’anatomopatologa era sbiancata, terrorizzata al solo pensiero. Collins le si era avvicinato e l’aveva sostenuta, prendendole un braccio.
Aria invece si accostò ad Evans, che tremava ancora. Era strano vederlo in quel modo; ma, in fondo, come biasimarlo?
La sua collega era viva per un errore della signora della lavanderia; avrebbe dovuto esserci Charlotte in quella camicia.
E il solo pensiero fece mancare l’aria a tutti i presenti.
«Sei sicuro sia la sua?» chiese cauta Aria.
«Sì, erano in edizione limitata, maledizione! Controllate, lei scrive sempre le iniziali sull’etichetta.»
Vanessa si affrettò a dare un’occhiata.
Mentre leggeva quelle singole lettere gli occhi le si scurirono.
C.R.
Charlotte Renard.
Il panico la colse, soprattutto perché sapeva che anche la prima vittima era stata un errore.
Nel rialzarsi vide qualcosa nel taschino della camicia. Infilò la mano e ne estrasse un foglietto.
Lentamente lo aprì e lesse ad alta voce, interrompendo ogni discorso.
 
 
Lord, help my poor soul.*
 
 
«Cosa?»
«C’è scritto qui, sul foglio.»
Aria glielo strappò praticamente dalle mani.
«È identico a quello che abbiamo trovato in bocca ad Elisabeth! A parte il testo, ovvio.»
«E questo significa che…» la incalzò Collins.
«Che abbiamo un serial killer.»
«Ma io credevo che si parlasse di serial killer solo ad un totale di tre vittime.»
«Infatti ufficialmente non lo è ancora – e spero vivamente che non lo diventi mai – ma lo stesso foglietto con la stessa calligrafia… ammetti che è strano?»
«Sì, lo è. Dobbiamo solo scoprire da dove viene quella frase… un libro forse? Da un film?»
«Non lo so, il critico sei tu.»
«Già… senti, io credo che dovremmo chiamare Charlotte e avvisarla.»
«No!» esclamò Evans interrompendo il loro discorso «O per lo meno non adesso: le racconteremo questa storia assurda domani mattina, ok? E fino a quel momento la faremo seguire da una pattuglia.»
«D’accordo.» Assentì Aria «Agente Adams!» urlò al ragazzo che stava prendendo lì vicino.
«Sì, Detective?»
«Ci sono testimoni?»
«No, niente testimoni del delitto. C’è solo la signora che ha ritrovato il cadavere.»
«Ok, la lasci andare a casa adesso. Le dica di venire al distretto domattina. Ah, e chiami una pattuglia in borghese.»
«Per chi?»
«Gli dica di sorvegliare la Detective Charlotte Renard, con la massima urgenza.»
«Renard? Cos’è successo?»
«Niente domande Adams!»
«Agli ordini!» esclamò sparendo dietro al nastro della polizia.
«Ok. Vanessa, porta il cadavere in obitorio. Evans, Collins ed io ci dirigiamo al distretto a portare i documenti e le fotografie. Poi ce ne andiamo tutti a casa. Domattina ci troviamo alle otto, tutto chiaro?»
«Tutto chiaro.» Annuirono, per poi dirigersi ognuno verso il suo incarico.
Aria si avvicinò alla sua amica: «Vanessa, ti senti bene?»
«Non preoccuparti, è tutto ok.» La rassicurò.
«Non mentire, sei spaventata a morte, te lo si legge negli occhi. Vuoi venire a casa mia stanotte?»
«No, Aria, davvero. Credo che starò bene nel mio letto e con la pattuglia sotto la finestra…»
«Non ti sfugge niente, vero?» chiese la Detective, sorridendo.
Incredibile come quella donna riuscisse sempre a captare ogni minimo cambiamento.
«È difficile farsi sfuggire due uomini seduti in macchina ad ogni ora del giorno e della notte, esattamente di fronte a casa propria, non credi?»
«Già… allora niente. Per qualsiasi cosa chiama ok?»
«Sì capo!» la prese in giro Vanessa, ridendo.
Aria la abbracciò, le diede un bacio sulla guancia e le regalò un sorriso. Poi affrettò il passo per raggiungere Collins alla sua macchina.
«ARIA!» la chiamò Vanessa quando ormai era lontana.
La Detective si voltò.
«Divertiti!» le disse, facendole l’occhiolino.
Lei scosse la testa, fece finta di non capire e salì in macchina con Collins.
Misero in moto e sfrecciarono nelle trafficate strade di Los Angeles.
 
«È la prima volta in otto anni che mi lasci guidare, sai?» le fece notare Collins, mentre se ne andavano dal distretto, dove avevano lasciato tutti i referti.
«Sì, non ti ci abituare.»
«Ehi, cosa c’è?»
«E me lo chiedi? Sono preoccupata! Prima Vanessa, adesso Renard… e se il terzo colpo andasse a segno? Ma soprattutto, chi sarà il prossimo?»
Collins non rispose, si limitò a lasciarla sfogare... ne aveva bisogno.
«Ehi, dove stai andando? Casa mia è da quella parte!» esclamò ad un tratto lei, indicando un punto indefinito alle sue spalle.
«Lo so.»
«E…»
«Stanotte dormi da me.»
«Non se ne parla neanche! Sono una donna adulta e, tra l’altro, poliziotta. Portami a casa, adesso!»
Collins invece accostò l’auto e la spense.
«Che cosa fai?!»
«Aria, ascoltami. Io sono preoccupato come te, se non di più. Adesso ragiona: sai cosa vuol dire il secondo tentativo di omicidio di uno della squadra?»
«Cosa?»
«Vuol dire che siamo tutti in pericolo. E io non ti lascerò a casa da sola proprio stanotte. Non saprei come vivere se ti perdessi…» gli sfuggì in un sussurro.
«Ok, verrò.» assentì infine la donna.
Lui le sorrise, poi rimise in moto l’auto e non parlò più.
 
«Vieni, puoi dormire nella camera degli ospiti.»
«Grazie, Collins. Di tutto.»
«Non c’è problema, lo faccio volentieri.» Sorrise. «Vuoi andare subito a letto, vuoi una tisana, oppure guardare un po’ di TV? Scegli pure.»
«Credo che opterò per una tisana e poi andrò a dormire, sono davvero stanca.»
«Perfetto! Allora tu cambiati mentre io scaldo l’acqua. Ti ho portato un pigiama di mia madre, spero ti vada bene.»
«Benissimo. A proposito, come sta?»
«Bene, credo. A dire la verità non la sento da quasi un mese… Si starà divertendo a Hollywood, niente di più facile.»
«E tu sei così tranquillo?» chiese alzando le sopracciglia.
«Nascondo più che abilmente la mia preoccupazione.» Rise.
«E tuo padre?»
«Oh, mio padre è… mio padre! Non ho la più pallida idea di dove sia! Però ogni tanto chiama per dirmi che sta bene.»
Aria sorrise e annuì, comprendendo che, nonostante i soldi della famiglia Collins, non era un’isola felice neanche la loro.
Lui la fissava senza muovere un muscolo.
«Guarda che ce la faccio da sola.»
«A fare cosa?»
«A mettere il pigiama.»
«Oh, sì… giusto! Ti aspetto in cucina.» rispose imbarazzato uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Lei rise al pensiero di essere riuscita a far imbambolare Collins prima, e a farlo balbettare dopo.
Si tolse la camicia e, voltandosi, si trovò davanti allo specchio.
Si sfiorò la pancia, soffermandosi sulle due piccole lettere nere tatuate sul ventre, a destra.
M. A.
Madison e Aria.
Sua sorella ne aveva uno uguale sul collo.
I ricordi riempirono la sua mente.
“Ti voglio bene, sai? Sei la cosa migliore che potesse capitarmi… e guarda come sei bella! Ridi Aria, ridi più spesso. Tu non ti vedi, ma illumini il mondo con il tuo sorriso!”
Un brivido si fece strada lungo la schiena. Stava soffrendo, di nuovo.
Scosse la testa cercando di eliminare quei pensieri.
Tolse anche i jeans e le scarpe. Il pigiama della madre di Collins le stava perfettamente.
Si guardò un ultima volta allo specchio.
Sorrise.
Poi spense la luce e uscì dalla camera.
 
 
 
* Signore, aiuta la mia povera anima.



 
   
 
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