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Autore: LightsTurnOff    01/07/2014    2 recensioni
Infilò il cellulare di nuovo in tasca e poi si affidò totalmente alla musica mettendo le cuffiette e premendo il tasto play senza neanche far caso a quale canzone fosse in riproduzione: qualunque essa fosse avrebbe fatto male in ogni caso.
Stava tornando a casa, tornava da Jimmy.
Love, love will tear us apart... again.
Ecco, quel brano faceva parte del mucchio di stronzate che Matt gli aveva infilato nel lettore portatile, lui e quella fottuta musica di merda.
Love, love will tear us apart... again. [...]
Il dolore della consapevolezza di essere fragile, di potersi rompere da un momento all'altro come una bottiglia di birra.
Tornava il dover dimostrare a se stesso che lui non si sarebbe infranto, voleva sentirsi invincibile e lo faceva così, distruggendosi; si distruggeva perché sapeva che qualcuno l'avrebbe salvato, che Jimmy non l'avrebbe lasciato affondare nel mare della disperazione, lui ci riusciva sempre a tirarlo su.
“Bri, forse dovresti fare una pausa, non per fare il guastafeste ma domani c'è l'anniversario di matrimonio dei tuoi, lo sai come ci tengono.”
“Oh fanculo Jimmy, lo sai che tanto andrà tutto bene.”
|Bratt|AU|Teenage!verse|
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno






Erano già diversi minuti che Matt sfogliava le pagine di quel giornale, decine di righe erano state evidenziate di giallo ma nessuno degli annunci che aveva selezionato lo interessavano davvero: prezzi troppo alti, assenza di foto, fumatori non ammessi; eppure li aveva presi in considerazione lo stesso, avrebbe per esempio smesso di fumare pur di non vivere più sotto lo stesso tetto con i suoi.
Quando ormai il tappo dell'evidenziatore iniziava a mostrare i segni dei denti del ragazzo che lo avevano aggredito nervosamente per tutto il tempo, l'attenzione di Matt fu catturata dall'immagine di una stanza singola a fine pagina, all'apparenza spaziosa e ben tenuta. Anche il costo sembrava rientrare nel suo budget e non vi erano restrizioni particolari, anzi sembrava quasi che non vigessero regole.
Segnò il numero su un pezzo di carta con la sua calligrafia piccola ed ordinata, poi chiuse il giornale e lo lasciò sul tavolino del salotto: doveva cambiarsi e correre al lavoro o avrebbe fatto tardi. Lavorava al piccolo supermercato ad un paio di isolati di distanza da meno di due settimane ed aveva già ritardato diverse volte rischiando di essere licenziato quasi ancora prima di aver firmato il contratto d'assunzione.
A quel punto quindi infilò la divisa da lavoro alla bell'e meglio e si precipitò verso la porta di casa che sbatté poi alle sue spalle.
Odiava essere in ritardo, odiava correre ed odiava sentire i polmoni quasi tirare perché non riuscivano a sostenere il ritmo delle gambe; le avrebbe buttate quelle sigarette, prima o poi, aveva fatto una promessa a se stesso.
Quando arrivò a destinazione il capo non c'era, per fortuna, il negozio era stato affidato al suo collega a cui ora avrebbe dovuto dare il cambio.
“Ehi Matt, il capo è andato a sbrigare una commissione.”
“Va bene Randy, adesso ci penso io qui tu puoi andare.” rispose, con un leggero sorriso.
L'altro ragazzo terminò il conto della cliente che stava servendo e poi si allontanò dalla postazione, facendo così spazio a Matt che lo sostituì. Mentre passava distrattamente i prodotti sul lettore a barre, si ricordò di quel numero di telefono che aveva scritto ma che aveva lasciato a casa – si maledisse mentalmente più volte – e si torturò per trovare un modo per riaverlo così da chiamare durante la pausa che gli sarebbe stata concessa più tardi; doveva sperare che sua madre o sua sorella fossero tornate a casa così da poterselo far dettare via telefono.
Quando il suo capo tornò, una ventina di minuti dopo, lo mandò a controllare i vari reparti e ad assicurarsi che fosse tutto in ordine e Matt sbuffò silenziosamente, non appena si rese che qualcuno aveva accidentalmente rovesciato un cartone di latte e che, quindi, gli toccava pulire. Ma d'altronde lui era lì per quello, per prendersi cura dei clienti e del negozio, e non veniva pagato per nascondersi nel retro a fumare.
“Puoi andare in pausa, Sanders.” gli disse il direttore guardando l'orologio, dopo che il ragazzo si avvicinò alla porta del ripostiglio per svuotare il secchio di acqua sporca nel water. Prese il pacchetto di sigarette e il cellulare dalla tasca inferiore dello zaino appeso all'appendiabiti e poi uscì dalla porta di servizio che non chiuse completamente. Da lì riusciva a vedere una porzione del parcheggio del negozio e, più in là, la Pacific Coast Highway che attraversava tutta la città. Si appoggiò al muro, quando posizionò la sigaretta appena accesa tra le labbra e, poi, cercò il numero di sua madre nella rubrica.
“Pronto, Matt? È successo qualcosa al lavoro?”
La voce della signora Sanders arrivò preoccupata all'orecchio del ragazzo che sembrava non volersi fermare neanche per riprendere fiato.
“No mamma tranquilla, va tutto bene. Ho solo lasciato un foglietto sul tavolino del salotto su cui ho scritto un numero di telefono, e vorrei che me lo dettassi,” rispose, cercando di mantenere un tono calmo, “Per favore”.
Matt non ricevette subito una risposta ma sentì i passi della madre percorrere l'abitazione.
“Ah sì, eccolo.” disse, a fil di voce. “Stai cercando casa sul serio, allora?”
Il figlio chiuse gli occhi per un momento e trattenne il fiato per non lasciarsi scappar via un'imprecazione: non aveva alcuna intenzione di litigare ancora, e soprattutto per telefono, e tanto meno mettersi a pregare per ottenere quel dannato numero.
Non adesso.” si limitò a rispondere, sperando che bastasse. “Ne abbiamo parlato decine di volte ma, se non bastano, lo rifaremo. Solo ti prego ma', non adesso.”
E, con un sonoro sospiro, la signora Sanders dettò quel numero di telefono cifra per cifra.
La sigaretta di Matt era finita da un bel pezzo quando si decise a buttare la cicca a terra e sentiva un lieve nodo all'altezza dello stomaco, visto che stava per contattare qualcuno che non aveva mai visto neanche in vita sua; non sapeva neanche che genere di voce aspettarsi, maschile o femminile, aggressiva o gentile, niente. Il telefono dall'altra parte aveva appena fatto in tempo a squillare una volta ma il ragazzo era già nel panico più totale.
Pronto, chi è?”
Per un istante, quando si rese conto che qualcuno aveva risposto, ebbe la tentazione di chiudere la chiamata, ma per fortuna riuscì a trattenerla.
Salve, sono Matthew Sanders e chiamo per l'annuncio: sarei interessato alla camera in affitto.”
Il ragazzo udì un: “Sì Jimmy, chiama per la stanza, sta' zitto”, prima che l'interlocutore si decidesse di rivolgergli l'attenzione.
Piacere di conoscerti Matt io sono Johnny, se non hai domande particolari possiamo fissare un appuntamento così vedi la stanza e valuti se può interessarti davvero o meno.”
Il ragazzo non si aspettava una conversazione così diretta e dritta al punto, aveva immaginato un turbinio infinito di frasi e domande di circostanza, una specie di interrogatorio riguardo le sue abitudini e chissà quant'altro, invece nessun episodio di quelli che avevano invaso la sua mente si era verificato, per fortuna.
S-Sì, certo. Di solito finisco di lavorare alle otto e, se l'orario va bene, possiamo incontrarci in qualunque giorno della settimana.”
Stasera va bene? L'appartamento si trova all'incrocio tra la Sesta Strada e Walnut Avenue.”
La voce del ragazzo che gli stava rivolgendo la parola era gentile ed educata, se lo fosse stato anche di persona avrebbe di certo preso la stanza.
Perfetto, ci vediamo più tardi allora.”
Attese che anche l'altro lo salutò, chiuse la chiamata, e poi tornò all'interno del negozio fino alla fine del turno.
Nel frattempo, nell'appartamento della palazzina in cui si trovavano i due ragazzi, iniziò una disperata corsa per riuscire a sistemare la casa in tempo per l'arrivo di Matt. Jimmy si era dedicato alla pulizia della cucina che, siccome non avevano ancora mangiato, risultò veloce e poco faticosa, mentre Johnny dovette spendere ciò che rimaneva del pomeriggio per pulire e rendere accessibile il bagno. La camera vuota del futuro coinquilino invece, non era stata più usata dopo l'ultima volta che l'avevano riordinata e, quindi, risparmiò ai due ragazzi un bel po' di lavoro.
Jim, ti prego,” iniziò Johnny quando andò in cucina per riprendere fiato e bere un bicchiere d'acqua, “non farlo scappare. Non possiamo sostenere le spese della casa da soli, abbiamo un disperato bisogno di questo coinquilino.”
Croce sul cuore, amico.” rispose l'altro, con fare teatrale. “Anche se, ci tengo a precisare, non sono io a farli scappare, o almeno non direttamente.”
È il tuo abuso di alcol e droga.” sottolineò Johnny, in un misto tra il divertito e lo stizzito.
Mi comporterò bene stavolta, gli mostrerò il grinder solo dopo avergli fatto firmare il contratto.” concluse il ragazzo, alzando in su il pollice con un largo sorriso.
Quando Matt salutò il capo con un cenno della mano mentre quest'ultimo abbassava la serranda del negozio, alle otto e qualche minuto, tirò subito fuori il cellulare con la sinistra e abbassò lo sguardo per sapere se qualcuno lo aveva nel frattempo cercato.
L'icona di una busta da lettere lampeggiava sullo schermo e, curioso, si sbrigò a leggere il contenuto del messaggio:

Ciao Matt sono Summer, ti ricordi? Spero non ti dispiaccia che abbia chiesto il tuo numero a Zacky e, quando vuoi, possiamo uscire a bere qualcosa xx

Il ragazzo arricciò il volto in un'espressione infastidita, chiuse la conversazione mentre accelerò il passo e si sbrigò a cercare il numero di Zacky.

Ti sei bevuto il cervello? Come ti è venuto in mente di dare il mio numero a Summer?
Grazie Zachary, grazie mille.

A quel punto però, rimise il telefono al suo posto e spostò la sua attenzione sulla strada che stava percorrendo diretto all'incrocio tra la Sesta Strada e Walnut Avenue; per fortuna non era lontana e poteva arrivarci a piedi senza problemi, non aveva alcuna voglia di aspettare l'autobus. Non voleva neanche ripensare agli ultimi avvenimenti, a Summer e a quel breve incontro che avevano avuto qualche giorno prima.
Si era solo abbassato i pantaloni e l'aveva lasciata fare, non significava niente.

***


Jimmy e Johnny si presentarono subito all'ingresso non appena Matt suonò al citofono, gli aprirono la porta e attesero che li raggiungesse fino al terzo piano. Avevano entrambi un largo sorriso sulla faccia – Matt doveva prendere in affitto quella stanza, per forza – ed una parte di loro, una grande parte a dir la verità, era curiosissima di sapere che faccia avrebbe avuto il loro futuro coinquilino. Quando questo fece capolino dalla rampa di scale però, con un po' di fiatone, non riuscirono a classificare la reazione che ebbero.
Quel coso era enorme, per avere circa la loro età.
Ciao.” disse subito Matt con un sorriso imbarazzato ed un cenno della mano, nessuno dei tre sapeva bene come comportarsi, era sempre un problema rapportarsi con gente nuova, soprattutto con potenziali coinquilini.
Ciao Matt, accomodati!” rispose Jimmy e anche l'altro lo salutò, poi si spostarono per dargli la possibilità di entrare. “Io sono James e lui, come già sai, Johnny. Vuoi qualcosa da bere?”
No grazie, sono apposto davvero.” rispose il nuovo arrivato mentre attraversava lo stretto corridoio con passo incerto. Il notevole numero di porte che gli si presentarono davanti lo incuriosivano, moriva dalla voglia di scoprire cosa ci fosse dietro ognuna di esse; non gli era mai capitato di entrare in una casa di soli ragazzi, poteva nascondersi qualunque cosa in quell'appartamento e Matt aveva l'impressione che fossero tutte cose nuove ed interessanti che non gli avrebbero mai fatto rimpiangere il tetto sotto cui attualmente ancora abitava.
Ti mostriamo subito la tua futura stanza.”
Johnny prese la parola non appena ne ebbe l'opportunità, non doveva dare a Jimmy la possibilità di condurre la conversazione; si comportò come se il ragazzo avesse già accettato di vivere lì con loro, tentava di condizionarlo più o meno velatamente.
L'altro rispose con un secondo sorriso imbarazzato e seguì il ragazzo, quello più basso dei due. Quando si trovò sull'ingresso della camera, tentò di captarne ogni minimo dettaglio il più velocemente possibile: le pareti erano tutte e quattro bianche e spoglie, vi erano solo dei pezzi di scotch qua e là, un grosso armadio ne occupava una e il letto era di fronte. C'erano anche comodino e scrivania, tutto esattamente come nella foto.
Che te ne pare?” chiese Johnny, impaziente di sapere che cosa frullava nella mente dell'altro ragazzo. Dal suo sguardo non riusciva a capire molto, i suoi occhi erano verdi e grandi e luminosi ma lo erano dal momento in cui aveva messo piede in quella casa quindi non sapeva bene cosa volesse dire. Matt nel frattempo aveva fatto qualche passo in avanti fino a sedersi sul materasso così da valutarne la consistenza.
Quando posso trasferirmi?” rispose, con un'altra domanda. Le sue labbra erano distese in un largo sorriso rilassato ed una coppia di fossette gli si erano disegnate agli angoli della bocca; Johnny col tempo avrebbe imparato a conoscerle, ma non avrebbe mai smesso di rimanere incantato, ogni volta che gli si sarebbero formate sul volto.
Non vuoi vedere neanche il resto della casa?” si intromise Jimmy facendo capolino dalla porta, mancavano pochi centimetri e avrebbe sfiorato lo stipite con la testa.
Andiamo,” continuò Matt, “ma io la mia decisione l'ho già presa.”
Forse il desiderio di allontanarsi dai suoi genitori e dalle loro pressioni avevano accelerato il corso degli eventi, ma si sentiva a suo agio in quella stanza e in più i due ragazzi sembravano gentili e disponibili. Il più alto aveva una strana luce negli occhi, ispirava simpatia a prima vista.
Quanti anni hai?” domandò Johnny mentre Matt ispezionava il bagno.
Quasi diciannove, mi sono diplomato quest'anno.” rispose il ragazzo e scoprì subito che James aveva la sua stessa età mentre Johnny era più piccolo, andava ancora al liceo ma, nonostante questo, aveva reclamato la sua indipendenza ed i suoi gliel'avevano concessa a patto che terminasse gli studi in tempo e che trovasse un lavoro part time con cui pagare almeno la stanza. E Matt un po' lo invidiò.
Sei sicuro di non voler restare a cena con noi?” disse Jimmy, quando vide che il ragazzo si avviava verso la porta. “Puoi restare qui anche da subito e, se ti serve una mano con il trasloco, non esitare a chiedere aiuto.”
Grazie ragazzi ma stasera devo tornare a casa, purtroppo. Ci vediamo domani mattina così inizio a portare qualche scatolone.”
Perfetto, così chiamo il proprietario e fissiamo un appuntamento per risolvere le questioni burocratiche.”
La voce di Johnny era sempre calma e con toni delicati, sembrava quasi accarezzare le parole; Matt non poté fare a meno di notarlo.
“Bene, allora ci vediamo domani,” concluse timidamente Matt quando fu sulla porta di casa, salutando i suoi futuri coinquilini e lasciando che la porta si richiudesse alle sue spalle.
Era appena uscito da quell'appartamento che già non vedeva l'ora di ritornarci con i suoi scatoloni; voleva trasferirsi il prima possibile, non ce la faceva più a combattere con i suoi genitori, di fatto, per qualsiasi cosa. Era consapevole delle sue scelte e di certo se la sapeva cavare, non era più un moccioso, né tanto meno uno stupido! Poteva decidere lui della sua vita, non c'era bisogno che loro storcessero il naso per tutto quello che non concordava con il loro modus operandi! Fu proprio quello a soffocare l'entusiasmo di Matt mentre rincasava, il pensiero di dover discutere nuovamente con la madre, ora che era pronto a trasferirsi sul serio.

Ma se da un lato c'erano l'ansia e la preoccupazione di quello che lo aspettava a casa, dall'altro riusciva a sentirlo, il profumo dell'indipendenza, tanto agognata da quel ragazzo che si preparava a diventare un adulto.
Respirava l'aria pungente di quella sera afosa ma stranamente piacevole, cosa che non accadeva da tempo per lui, che odiava il clima della città in cui viveva; lo trovava opprimente, con quella cappa di umidità e smog che non voleva mai dissolversi, sempre pronta a schiacciare chiunque camminasse a piedi per quelle vie.
Arrivò appena in tempo alla fermata dell'autobus, non aspettò neanche due minuti che il bus 29, quello che lo avrebbe portato a casa, nella zona residenziale di Clarkdale, si era parcheggiato per farlo salire. Non che fosse lontano da lì, erano poco più di quaranta minuti a piedi, ma non aveva voglia di camminare, sentiva la stanchezza intorpidirgli le gambe. Per cui si sedette al primo posto disponibile e mise le cuffie nelle orecchie, alzando il volume mentre ascoltava Seek and Destroy e pensava alla sua nuova vita imminente; le immagini di festini, birre in veranda con i suoi futuri amici, le sigarette fumate alle due e mezza di notte, le volte in cui ubriaco avrebbe fatto l'alba, erano piacevolmente dipinte nella sua mente e voleva sapere, voleva sapere cosa si provasse davvero ad avere pieno possesso della propria vita, a non ascoltare nient'altro che la propria testa.
Fu solo la vista dell'imminente fermata ormai a lui così familiare che lo spinse a tornare al presente e a prenotare la fermata. Quando il suono del campanello che avvertiva l'autista che avrebbe dovuto fermarsi arrivò alle orecchie dei passeggeri erano ormai prossimi alla fermata di Beach-Adams. Matt si alzò, cuffie ancora nelle orecchie, con i Metallica a fargli compagnia, pronto ad affrontare il resto della strada che avrebbe dovuto fare a piedi.
Ci vollero più o meno una ventina di minuti per arrivare davanti la porta di casa e il giovane notò le luci in soggiorno prima ancora di entrare; le tende erano tirate ma riusciva a distinguere la sagoma di sua madre che faceva avanti e indietro davanti alla finestra, gesticolando ogni tanto.
Che si stesse preparando il discorso che doveva fargli?
Ma chi se ne frega, ormai è fatta.
Fece un profondo respiro e entrò in casa. Ovviamente nessuno lo sentì visto che la voce dei genitori era sopra i decibel consentiti dalla legge.
Ehm, sono a casa!” urlò allora Matt andando in salotto e cercando di sovrastare il pasticcio di urla che si era impadronito di casa Sanders.
Tu,” iniziò la madre guardando il figlio come se lo volesse uccidere da un momento all'altro, “tu, razza di ingrato incosciente, quando avevi intenzione di dirmelo?!”
E' inutile dire quanto Matt fu sconcertato da quell'accoglienza; sì che non si aspettava l'applauso, ma neanche quelle urla assassine di una madre isterica che decisamente stava esagerando!
Ma', è da mesi che ne parliamo che mi trasferisco,” gli fece notare il giovane dagli occhi verdi restando sulla porta.
Veramente tua madre si riferisce a questa!”
Una lettera?”
La Columbia? Sul serio Matthew? Quando volevi dircelo che te ne saresti andato dall'altra parte degli States con i nostri soldi? Già è tanto che abbiamo accettato la tua strana idea di fare lo scrittore, nessuno ti manda alla Columbia!”
Gli occhi di Matt si spalancarono pian piano. Quella lettera era arrivata dalla Columbia e, a giudicare da quanto fossero incazzati i genitori, avevano accettato la sua application.
Era dentro.
Era alla Columbia!
Ma aveva i genitori di traverso, di nuovo.
Pa', ma lo capisci? Mi hanno preso nell'Ivy League! Che cazzo, cioè, è la Columbia University, cosa c'è di male?” gli chiese scioccato, per una volta potevano almeno sforzarsi di capirlo! Di essere felice per lui, no?
Non me ne frega niente se è l'Ivy League o meno, tu non ci andrai, hai capito?”
Ecco fatto. Lo sapeva, neanche c'avevano provato, sempre la solita storia.
Non sarò mai un fallito come te,” rispose semplicemente Matt, prima di salire in camera sua con il viso rosso di rabbia . Tirò fuori dall'armadio gli scatoloni che aveva accumulato in quelle settimane di lavoro e iniziò a riempirli a caso, prendendo tutto ciò che gli capitava fra le mani. Prima se ne andava meglio era, per lui e la sua sanità mentale. Non voleva restare un secondo di più in quella casa che di ospitale non aveva praticamente più nulla per lui.
Ormai aveva deciso.
Quando ebbe finito di riempire gli scatoli prese il cellulare e mandò un sms a Summer, sicuro che avrebbe accettato di vederlo e di nuovo come qualche giorno prima l'avrebbe lasciata fare, avrebbe sfogato la sua rabbia su di lei perchè glielo avrebbe permesso; avrebbe sfogato tutto su quella ragazza per stare bene lui.
Quando il telefono vibrò lo prese fra le mani per vedere cosa aveva risposto la ragazza. Trovò anche un messaggio di Zacky di cui non si era accorto prima:

Ho pensato solo che un po' di distrazione ti avrebbe fatto bene, la prossima volta non ti faccio piaceri tranquillo Sanders ;)

Era un cretino quel ragazzo, ancora si chiedeva come faceva ad essergli amico. Però aveva ragione, una distrazione gli avrebbe fatto bene, tanto con una come Summer non c'era pericolo che diventasse qualcosa di serio, soprattutto non ora che sarebbe dovuto partire per il college.
Non rispose a Zacky e andò a leggere quello che gli aveva mandato la ragazza.

Certo che possiamo vederci, dal messicano vicino casa tua?

Mh, no, non aveva di certo intenzione di portarla a cena fuori.
Doveva mettere di già i puntini sulle i? Due palle.

Vengo a prenderti io.

E scese, iniziando a caricare i vari pacchi nel cofano della sua auto, facendo su e giù per le scale come un automa, osservando di tanto in tanto i genitori che passarono dal discutere della condotta ingrata del figlio al guardare la televisione senza tanto interesse, seduti sul divano, come in tutti gli stereotipi di famiglia americana media.
Mentre portava l'ultimo pacco notò che sul tavolino di fronte al divano avevano lasciato incustodita la sua lettera che ancora neanche aveva visto. Posò a terra la scatola piena di cd e riviste di musica e si avviò deciso al tavolo, prendendosi ciò che era suo con un gesto secco e guardando torvo i due genitori che ricambiarono l'occhiata acida, soprattutto il padre, negli occhi della madre si potevano notare invece sofferenza e preoccupazione, se si andava oltre il disappunto e la delusione ovviamente.
Questa è mia,” disse semplicemente, portandosi via quel pezzo di carta così prezioso e infilandolo nello scatolo che aveva lasciato vicino la porta.
Non appena finì di caricare quell'ultimo, e anche molto prezioso, scatolone in macchina, chiuse il cofano nero e lucido per entrare e mettere in moto quella che sarebbe stata la sua prossima ancora di salvezza. La direzione era ovvia, doveva andare a prendere la sua nuova valvola di sfogo, cercando di non pensare a come se ne stesse approfittando e il constatare con quanta facilità lei si offriva a lui lo faceva sentire decisamente meno in colpa. Alla fine a lei sembrava che andasse bene.
Fece partire Far Beyond Driven a tutto volume mentre guidava verso casa di Summer, immergendosi completamente in quelle sonorità grette, oscure e nel contempo perfettamente nitide che erano quelle dell'album dei Pantera. Andò avanti fino a cercare I'm Broken, la sua preferita di quell'album perchè trasmetteva rabbia, una rabbia devastante e paurosa, era quella rabbia oscura che era la catena portante del disco, era il dolore del cantante che affogava nella droga perchè non voleva sentire la schiena far male.
Era quella rabbia che Matt avrebbe sfogato in qualche modo, ancora troppo fresca per poter essere digerita.
Parcheggiò davanti casa di Summer e le fece uno squillo, dicendole di scendere non appena lei rispose. Non ci volle molto, pochi minuti e Summer si ritrovò seduta al sedile del passeggero, mentre Matt rimetteva in moto pronto ad andare in spiaggia.
Ho portato un paio di birre,” le disse guardandola con la coda dell'occhio mentre percorreva le vie interne della città per evitare il traffico della Pacific Coast Highway, la vide voltarsi verso di lui con un sorriso innocente sul viso, che stonava con la sua reputazione.
Dove stiamo andando?”
Zacky ha organizzato un falò in spiaggia,” rispose lui accostando in una stradina isolata e guardando per la prima volta la ragazza negli occhi, con un sorriso sghembo che chi non lo conosceva bene non poteva capire fosse finto.
Ma prima...” e non finì la frase che subito cercò le labbra della ragazza, baciandola con foga, non come si bacia una ragazza a cui si tiene ma come si bacia uno sconosciuto. Lei ricambiò senza opporre resistenza, lasciando che le mani grandi del ragazzo le toccassero il corpo, mentre lei cercava il suo viso, desiderosa di averlo fra le mani.
Ma il corpo non mente e anche chi è stupido ne riesce a capire le intenzioni. Così quando le mani di Matt andarono ai bottoni della camicia lei lo fermò, allontanandosi di qualche centimetro dal ragazzo per guardarlo negli occhi.
Matt, non ora, vorrei che prima ci godessimo la serata!”
Va bene.”
Mise nuovamente in moto e fece inversione ad U, sentendo quell'aggressività crescergli dentro, ora rivolta a quella ragazza che si stava dimostrando inutile in quell'occasione. Se era una storia che cercava aveva fatto fiasco. Lei lo capì solo quando Matt parcheggiò nuovamente sotto casa sua.
Che significa?” chiese guardando il diciannovenne, interrogativa.
Scendi,” rispose semplicemente Matt con un sorriso tranquillo, mentre spegneva il motore e si dedicava ad osservare la biondina anonima che sedeva di fianco a lui.
Ma che... avevo capito che volessi vedermi!” ribattè lei con una punta di isteria nella voce.
Sì, perchè pensavo che tu volessi scopare, ora se non ti dispiace ho un falò che mi aspetta,” rispose prendendo dalla tasca le sigarette e accendendosene una mentre il rumore dello sportello gli disse che la ragazza era scesa incazzata dalla sua auto.
Rimise in moto e si diresse verso la spiaggia, aveva tutta l'intenzione di sfogarsi, magari con il suo amico al suo fianco.






--- Corner ---

Il primo vero capitolo non ha tardato ad arrivare, siamo state inaspettatamente puntuali e precise.
In questo piccolo angolino ci tenevamo solo a ringraziare dal profondo del cuore CathleenGinger6661 che ha recensito ed inserito la storia tra le preferite insieme a everybodyisdoingtheir time e raffapurple25, e Logan Way, MetalA7XLinkinParkPantBull, PierceTheVengeance_ e xharrysnecklace che l'hanno invece inserita tra le seguite.
Spero che questo vero inizio che va a collocarsi dove tutto è iniziato non abbia deluso ma che, anzi, vi spinga a farci sapere cosa ne pensate e a continuare a seguire insieme a noi lo sviluppo di trama e personaggi.
Alla prossima, sperando che non sia lontana!
   
 
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