Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Hendy    02/07/2014    9 recensioni
Il Titanic era chiamato la "nave dei sogni". Lo era, lo era davvero! [Elsanna (no-incest), Au!Titanic]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole pallido era sorto da poco all’orizzonte di quella fresca mattinata primaverile spargendo i suoi colori sul mare calmo in cui veniva cullato il Titanic. Il cielo perlaceo portava con sé le sfumature rosee dell’alba appena passata mentre le poche nuvole presenti si tinsero dei bagliori del sole, preannunciando un’altra  meravigliosa giornata per i passeggeri della grande nave.
Molti di loro erano ancora addormentati, persi nel mondo dei sogni a cui fra poco avrebbero dovuto dire addio, ma questo non valeva per la ragazza biondo platino che alloggiava nella suite presidenziale. Molte persone avrebbero approfittato di quel momento della giornata per assaporare la vista mozzafiato che regalava la nave e la brezza gelida del mattino, il tutto accompagnato dal melodioso fruscio delle onde, oppure avrebbero potuto sfruttare questo momento saggiamente e prepararsi al giorno imminente. La ragazza in questione però aveva altre cose per la testa.

In questo momento stava camminando avanti e indietro, misurando a grandi passi la stanza, senza darsi un attimo di tregua. Questo rituale era andato avanti da un po’ ormai e persino la sua cameriera, unica sua compagnia al momento che la stava osservando dal letto, aveva rinunciato a far sedere la ragazza .

“Io non capisco.” Sbottò la bionda all’improvviso. “Sono malata?”

A prima vista, qualcuno avrebbe pensato che potesse essere un’opzione plausibile visto il suo stato attuale: occhiaie scure sotto gli occhi, viso leggermente pallido, mani tremanti…
Ma la cameriera sembrò sapere perfettamente cosa ci fosse di sbagliato con l’altra ragazza anche se si stava evidentemente trattenendo dal dirlo apertamente.

“Perché crede questo, signorina Elsa?”
“Non lo so Mel. Io… beh…Il mio cuore batte forte, non ho chiuso occhio, c’è questo formicolio caldo nel mio petto che non so spiegare e non faccio che pensare a…a… ”

Qui però la frase si ruppe, e le guance di Elsa vennero accolte da una profonda sfumatura rossa. La cameriera non poté che sogghignare alla vista. Stava guardando la bionda con un misto di divertimento e simpatia che chiaramente la stava confondendo più di quanto già non fosse.

“Non crede che sia a causa di quella persona che si sente così?”

Elsa la guardò con un certo scetticismo, bloccando il suo cammino.

La bionda aveva passato l’intera nottata praticamente insonne, salvo per la piccola mezz’ora in cui era riuscita a chiudere gli occhi e questo spiegava il motivo del suo leggero pallore e delle occhiaie. Quando quella mattina la sua cameriera personale, Mel, era entrata in stanza, Elsa stava già camminando nervosamente avanti e indietro, in un’imitazione perfetta del suo stato attuale. Appena quest’ultima la vide, le corse incontro e la abbracciò calorosamente, cosa che stupì Mellow tanto che la sua prima reazione fu quella di credere di essere ancora a letto, vittima di qualche sogno strano. Dopo essersi staccata da lei, la bionda aveva iniziato a parlare a vanvera di tutto ciò che era accaduto la sera prima: la fuga dalla sala da pranzo, l’incontro con Anna, il salvataggio sul ponte da parte di Anna, il bacio sulla guancia dato ad Anna, l’arrivo di Hans che interruppe il momento con Anna, il ciondolo datogli da Hans e la chiacchierata serale con lui, il sorriso di Anna, il rossore di Anna, gli occhi di Anna e Anna, Anna e Anna.

Aveva narrato il tutto tralasciando il fatto che volesse saltare dal ponte di propria iniziativa, lasciando come intendere che si fosse casualmente trovata sul ciglio di una nave che navigava in acque gelide in mezzo al nulla… cosa che la cameriera non indagò oltre e di questo Elsa ne fu veramente grata.

Quello di cui Elsa però fu sorpresa fu il fatto che a tenerla sveglia non furono i pensieri sull’ultima, pessima, chiacchierata con Hans, bensì il ricordo di una certa biondo fragola che occupava la sua mente dalla sera precedente.
Non riusciva a capire il motivo per cui Anna l’avesse presa così tanto. Forse per il suo sorriso vero, per la sua purezza, la sua gentilezza, il suo divagare amorevole, la sua forza…

Mi comporto come se fossi attratta da lei.” Aveva pensato.

Però ancora… Attrazione? Era impossibile, non tra due donne almeno.

Questo pensiero la tormentò per gran parte della notte finchè non giunse alla conclusione che l’unica ragione del suo comportamento era che aveva passato tanto tempo (troppo in effetti) con la sola compagnia di Mellow e nessun’altro. Con l’arrivo di Anna, la sua salvatrice, il suo mondo di isolamento e tortura era stato messo a dura prova e ora che aveva verificato che non tutti gli uomini del mondo erano odiosi e malvagi, sentiva il bisogno di mettersi alla prova e accolse questa ondata di novità con positività, nonostante questo l’aveva lasciata con una certa ansia da smaltire.

Non c’erano dubbi però. La causa del suo atteggiamento era dovuto proprio ad Anna.

Prese un respiro profondo e si avvicinò al letto, sedendosi accanto a Mellow. Si prese le mani e, con un leggero rossore, tenendo lo sguardo fisso sui suoi piedi, parlò.

“E’ la persona più vera che io abbia mai conosciuto.” Disse con una vocina così tenera che fece uscire un sorriso nel volto della cameriera.
“E poi quel suo sorriso Mel. Quel suo sorriso è così, così... Non ne avevo mai visto uno così bello.”

Elsa sentì una leggera pressione sulla sua spalla e girandosi vide che l’altra ragazza aveva appoggiato la sua mano su di lei. Con una certa dose di coraggio, la bionda incrociò il suo sguardo. La cameriera la stava guardando amorevolmente, con una certa lucentezza negli occhi che non capiva. Allungandosi leggermente prese le mani di Elsa e intrecciò le sue dita alle sue sfregandole leggermente, cosa che scoprì essere rilassante.

“Ora signorina Elsa, cerchi di calmarsi un po’. Faccia un respiro profondo.”

Elsa obbedì. Inspirò profondamente finche ogni singolo millimetro dei suoi polmoni fu riempito di aria per poi espirare leggermente. Ripeté la stessa cosa per altre due volte finchè non si sentì calma abbastanza.

“Apposto signorina?”

Al suo annuire, Mellow continuò a parlare.

“Perché non chiede alla fanciulla di vedersi con lei dopo pranzo?”
“Che?!”

Prima che potesse alzarsi e riprendere il suo camminare avanti e indietro per la stanza, Mellow la fermò, tenendo Elsa per le spalle, impedendole di alzarsi.

“Suvvia ora! Le ha salvato la vita! Si merita più di una cena in mezzo a pomposi barbari, non crede?”

Effettivamente Mellow aveva un punto. Sapevano entrambi che Hans non sarebbe stato un gentiluomo con Anna e che avrebbe provato qualsiasi cosa per mettere in imbarazzo la povera ragazza. Anna non si meritava questo.
Però ancora, anche se si fossero viste, che avrebbe dovuto fare? Non sapeva niente di uscite amichevoli né, tantomeno, come comportarsi con persone che non facevano parte della cerchia “aristocratica/nobile” che odiava così tanto.

“Certo, se la metti così… ma che devo fare? Cioè, ci incontriamo e poi? Di cosa si parla di solito? E cosa possiamo fare? Cosa fanno di solito le persone in queste circostanze?”
“Sia solo se stessa, signorina.”
Questo sì che semplifica le cose.” Pensò Elsa. Sbuffò.

Mellow parve cogliere i suoi pensieri perché le strinse la mano e le parlò con voce sicura e affettuosa.

“Vedrà che le verrà naturale. Non si preoccupi, andrà tutto bene.”

La bionda non poté fare altro che annuire. Ben presto però le venne una nuova idea e i suoi occhi accolsero una tonalità maliziosa che non piacque affatto alla cameriera che d’istinto si sentì indietreggiare.

“Ok, lo farò.” Disse Elsa. “Ma non posso certo presentarmi in terza classe. Hans e mia madre non me lo permetterebbero mai e l’equipaggio ormai mi conosce…”

Mellow sentì una goccia di sudore freddo cadere lungo la schiena.

“Perciò chi potrebbe mai andare a recapitare l’invito…?”

Si portò una mano al mento, in una perfetta imitazione di chi stesse cercando di risolvere un problema particolarmente grosso. La cameriera però sapeva benissimo cosa c’era in arrivo.

“Oh, signorina, io non credo che…” tentò Mellow, ma venne interrotta dalla voce di Elsa.

“Ma certo! Potresti andarci tu! Mi faresti un grande favore, grazie MarshMellow!”
“Non mi chiami così...” sussurrò lievemente la cameriera in una flebile protesta
.
Elsa non chiamava mai l’altra ragazza con nome e cognome a meno che non volesse incastrarla in qualche affare particolare o farle svolgere qualche favore che sapeva non le andava a genio. Pronunciava sempre il nome con un tono divertito, sapendo che infastidiva l’altra ragazza, ma per loro era più simile ad un gioco che altro.
La bionda sogghignò alla faccia che fece la sua cameriera. Alzandosi dal letto diede una pacca incoraggiante sulla schiena dell’altra ragazza e si allontanò in direzione della stanza accanto aggiungendo solo una cosa, seguito da uno sporadico occhiolino:

“Mentre ti prepari scriverò l’invito, così puoi subito portarglielo. Mi raccomando.”

Mellow però non sembrò prendersela così tanto. Per troppo tempo Elsa era stata senza amici al di fuori di lei e vederla così raggiante e scherzosa era un toccasana per il suo animo. Era stanca di sentire l’altra ragazza piangere di notte e sapere di poter fare poco, se non niente, per consolarla.

Si alzò dal letto e si preparò a dirigersi verso la sua camera. Passando affianco all’altra stanza vide con la coda dell’occhio una Elsa concentratissima nello scrivere l’invito per la sua salvatrice con al suo fianco già un bel mucchio di fogli stropicciati, chiaramente di tentativi non piaciuti o trovati insoddisfacenti. Sorrise verso di lei. Avrebbe dovuto ringraziare a sua volta la ragazza per aver reso così felice Elsa.  

“Faccio il tifo per te, Anna.”

Sussurrò al vento e lasciò la stanza senza far il minimo rumore.
 
*
 
Ora che il sole era sorto completamente, nei vari corridoi della nave era possibile sentire il frastuono caratteristico di persone in movimento. La maggior parte dei passeggeri era pronto a dirigersi a colazione mentre una piccola minoranza, formata per di più da bambini, godeva ancora dei propri sogni. I reparti addebiti alla terza classe erano sicuramente i più rumorosi e questo era dovuto principalmente al fatto che più della metà dei passeggeri risiedevano in quelle stanze.

Una camerata in particolare, targata con il numero G60, spiccava tra le altre per il rumore assordante che stava producendo. Botti e urla, attutiti dalla spessa porta e delle pareti della nave, erano udibili dall’esterno sebbene nessuno osò varcare la soglia né tantomeno bussare.

Un urlo in particolare fece vibrare la nave e rizzare i capelli a molti, un urlo che suonava come…

“EUGENE!!”

All’interno della famosa cabina il caos era assoluto. Vestiti erano sparsi ovunque, le borse da viaggio erano state svuotate e buttate ovunque e un paio di padelle erano sparpagliate qua e là vicino ai muri.

Il ragazzo in questione, Eugene, aveva tentato in tutti i modi (con successo) di schivare le padelle volanti lanciate dalla moglie presa da un altro attacco di gelosia, il che spiegava i botti assordanti sentiti dall’esterno, e ora stava cercando (senza successo) di sparire attraverso il muro. Come unica arma contro la furia della sua signora aveva la stessa padella che le aveva lanciato poco fa, mancando di un soffio il suo tanto amato naso.

“Eugene. Ridammi la padella.”
“Non se ne parla. Dovrai passare sul mio cadavere.”
“Bene. Riformulo. Dammi la padella o giuro che appena riuscirò a prenderti, ti farò pentire amaramente, e dico A m a r a m e n t e, di aver dato una sbirciatina ai suoi indumenti intimi, hai sentito? E non rifilarmi la scusa del ‘ho appena buttato l’occhio, non ho visto nulla’!”
“Ma è vero! In ogni caso, non è che lei stia particolarmente tentando di nascondere le sue mutandine verd-”
“Non andare oltre, Eugene!”

Il loro battibecco continuava già da una buona mezz’ora anche se la maggior parte degli occupanti della stanza G60 era ormai sveglia da tempo. L’unica eccezione era data da una certa biondo fragola che, inspiegabilmente, riusciva ancora a dormire, ronfando abbastanza sonoramente, il che sarebbe stato udibile se solo non ci fosse stato tutto questo trambusto nella stanza. I suoi capelli erano spiccati da tutte le parti vincendo la battaglia contro la gravità e un rivolo di saliva si era fatto strada sulla sua guancia finendo inesorabilmente sul cuscino in cui appoggiava. Indossava una maglia azzurra decisamente enorme per il suo flebile corpo, con al centro il disegno di un fiocco di neve, che giungeva fino alle cosce, lasciando intravedere appena l’intimo sottostante. La maglia in questione fungeva da camicia da notte e le dava l’aspetto di una bambina un po’ troppo cresciuta. Seppur senza saperlo, era lei la causa del battibecco tra i due sposi.

Nel letto sopra al suo sedeva invece il suo migliore amico, Olaf, che a differenza sua, era stato svegliato dalle risate di Eugene e Rapunzel, rimasti colpiti dall’aspetto mattutino di Anna, in particolar modo dai suoi capelli che ricordavano molto il nido di qualche uccello. Olaf aveva spiegato che erano poche le circostanze in cui i capelli della giovane non finivano in quel modo anche se non si prese la briga di specificare le varie condizioni. Da lì a poco iniziò il lancio a ripetizione di padelle e il discorso non venne più tirato in ballo.

Ora però il ragazzo si sentì il dovere di intervenire e, scendendo dal letto a castello, si avvicinò a Rapunzel, appoggiandole una mano sulla spalla.

“Rapunzel?”
“Si?”

La ragazza si girò e il suo sguardo omicida venne sostituito immediatamente da uno sguardo calmo e rilassato. Questo spiazzò il povero ragazzo. Si schiarì la gola e ricominciò.

“Ehm. Sai, Anna dorme sempre così, non le interessa granché e poi Eugene ha ragione…”

Lo sguardo tornò omicida. Sudore freddo iniziò a scendere dalla sua schiena e si ritrovò a chiudere gli occhi, tremante come una foglia.

“…cioè, b-beh… N-non sto cercando d-di scusarmi per lui, ma sai, è d-difficile non notarlo…e-ecco.”

Un sospiro della ragazza rifece aprire gli occhi a Olaf e vide con sollievo che Rapunzel sembrò riflettere sulle sue parole.

“Suppongo tu abbia ragione.” Disse poi.

Sia Olaf che Eugene rilasciarono il respiro che non si erano resi conti di tenere, rilassandosi.

“Ma la prossima volta non sarai così fortunato Flynn Ri-
“Elshaaaa. Un altroo. Mmh.”

Rapunzel non riuscì a finire la frase perché venne interrotta da un Anna parlante nel sonno. I tre si girarono a guardarla: la biondo fragola ora stava abbracciando il cuscino, mordendo e succhiando la parte di stoffa che le giungeva alla bocca, riempendola di saliva. Lo sguardo di beatitudine che aveva in volto era al dir poco esilarante.

Le facce dei tre passarono da shock a divertimento allo stato puro e, non riuscendo più a trattenersi, lasciarono fuoriuscire la risata che era salita alla gola. Risero a crepapelle fino a che le costole non iniziarono a solleticare e le lacrime non occuparono il loro viso.

“Credo sia ora di farla tornare tra noi, che dite?” disse Rapunzel.
“Perché? Dov’è andata?” arrivò la risposta di Olaf che la guardò confuso.

La bionda si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Si avvicinò al letto di Anna e si inchinò, ridacchiando nuovamente alla vista. La scosse leggermente.

“Anna…”
“…”
“Anna, svegliati…”
“Cinque… minuti..”
“No Anna, ora!”
“…”

Rapunzel la guardò esasperata. La ragazza era persistente, doveva ammetterlo. Stava pensando di prendere una padella e provare con quella quando Eugene annunciò che sarebbe andato a prendere i posti a colazione, il che sviò i pensieri della bionda che si alzò e, scavalcando vestiti e borse, andò a salutare il marito dicendo solo una cosa:

“Olaf, prova tu!”

Olaf allora prese il posto di Rapunzel e si inchinò a sua volta, appoggiando la mano sulla spalla dell’addormentata.

“Ehi svegliati.”
“…”
“Dai, svegliati.”
“…”
“Perché non ti svegli?”
“…”

In quel momento Rapunzel tornò al suo fianco e si guardarono con una leggera esasperazione.

“Secondo te sa svegliarsi?”

Ma non ebbe il tempo di ricevere risposta che qualcosa di umido si fece largo sulla mano di Olaf che la ritrasse dalla spalla di Anna con un distinto “Ehw!”. A quanto pare la biondo fragola aveva lasciato il cuscino per dare un assaggio a qualcos’altro e la prima cosa che le era capitato a tiro era proprio la mano del suo migliore amico. Ovviamente a questo seguì un altro attacco di ridarella che questa volta, però, venne interrotto da un bussare alla porta.

Rapunzel si occupò di andare ad aprire mentre il ragazzo cercò di togliersi la bava dell’amica dalla mano.
Alla porta non c’era niente meno che Eugene, accompagnato da un’altra giovane ragazza, all’apparenza una cameriera. Una bella ragazza, non c’è che dire, ma Rapunzel, ormai abituata alle perversioni del marito, si ritrovò a rimproverarlo di nuovo.

“Eugene!”
“Aspetta! Calma, non è quello che pensi! E’ qui per Anna.”
“Anna?”
“Si, l’ho incontrata in fondo al corridoio, cercava informazioni su di lei. Dice di essere qui in nome di Elsa Arendelle.”
“Ah, allora esiste davvero!”

Ma il loro dialogo venne fermato qui perché una certa biondo fragola nel sentire quel nome si era destata dal suo sonno ed era rizzata a sedere in un lampo urlando incredulamente:

“ELSA?!”

A questo seguì un tonfo fragoroso e un gemito.

Anna, che fino a un momento fa stava rivivendo l’avventura di ieri sera nel suo sogno, si trovò improvvisamente ad osservare il soffitto con il corpo dolorante. Di una cosa era sicura: aveva sentito nominare Elsa. Nella fretta di alzarsi però era clamorosamente caduta dal letto e ora si trovava sopra a un leggero strato di vestiti, a pancia in su con mezzo piede ancora salvo in cima al letto. Per sua fortuna non si trovava nel letto sopra, altrimenti non se la sarebbe cavata così a buon mercato. In ogni caso, passato il momento di confusione iniziale, si rimise in piedi e corse alla porta.

“Hai detto Elsa? Chi ha detto Elsa? Dov’è Elsa?”

Guardandosi in torno però vide che non c’era nessuna Elsa nelle vicinanze, solo una ragazza che non aveva mai visto. La ragazza aveva dei bellissimi occhi verdi e i capelli castano chiaro erano raccolti in uno chignon un po’ disordinato. Indossava  un classico abito da cameriera che le donava molto anche se non sembrava molto più vecchia di lei.
Improvvisamente divenne consapevole del suo aspetto post-dormita e sentì il calore divampare sulle guance. Con una mano cercò di sistemarsi i capelli mentre con l’altra tentò di far svanire le tracce del rivolo di bava e un silenzio imbarazzante scese tra loro, rotto solo dopo quasi un minuto dalla voce di Eugene e Rapunzel.

“Direi che posso andare a prendere quei posti a colazione…”
“Oh giusto, bravo Eugene. Io credo che andrò a sistemare la stanza insieme a Olaf…”

Entrambi poi lasciarono e le due ragazze si ritrovarono in corridoio da sole.

“E’ lei Anna Dawson?”
“L’unica e sola direi.” E una risata imbarazzata lasciò le sue labbra.

Con una mano spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“E tu sei..?”
“Sono Mellow. Sono la cameriera personale della signorina Elsa Arendelle. Signorina Dawson…”
“Chiamami pure Anna.” Si intromise la biondo fragola.
“Oh va bene. Signorina Anna sono venuta a portarle un invito da parte della signorina Elsa.”

Detto questo le porse una busta azzurrina rettangolare in cui sopra c’era scritto il suo nome. Anna colse immediatamente il profumo di menta caratteristico della ragazza e si concentrò sul modo in cui il suo nome era scritto. Non c’era nessuna sbavatura e le lettere, scritte con i bordi leggermente arricciati e leggeri, si intrecciavano tra loro in maniera armoniosa. Non aveva mai visto una scrittura così bella… Avrebbe dato di tutto per poter vedere scritto il suo nome migliaia di volte in centinaia e centinaia di fogli… Ma non era quello il punto. Prese l’invito con mani tremanti, la curiosità crescente nel petto.

“Grazie.” riuscì a dire Anna in preda all’eccitazione.
“Perfetto. E’ stato un piacere conoscerla signorina Anna. E scusi se l’ho svegliata.”
“No no no, non fa niente. Ero sveglia da ore.”

E seppure quella fosse una bugia, ed entrambi ne erano a conoscenza, nessuno commento oltre e ognuno andò per la sua strada.

Appena Mellow superò l’angolo in fondo al corridoio e uscì di vista, Anna si mise ad aprire la busta con il massimo della cura possibile in modo da riuscire a conservare ogni piccolo straccetto di carta.

Il foglio all’interno era bianco e recitava:

Carissima Anna,
Avrei piacere di incontrarla quest’oggi allo scoccare delle due presso il ponte D. Vorrei ringraziarla come si deve per il gesto cavalleresco di ieri sera e come minimo offrirle qualcosa da bere. Attenderò tutto il pomeriggio se necessario perciò un rifiuto non è concesso. Se acconsente, ci ritroveremo sotto l’orologio del lato est del ponte.
Cordiali saluti,
Elsa Arendelle.


Anna dovette rileggere quelle righe per quattro volte di fila prima di rendersi conto ciò che era scritto. Rientrò in stanza lentamente, con una faccia ancora inespressiva che non lasciava far trasparire nulla. Questo preoccupò sia Rapunzel e Olaf che le si avvicinarono preoccupati.

“Allora?”
“Che voleva?”

Anna li guardò come se fossero distanti chilometri, come se la sua anima avesse lasciato il suo corpo. E quando i due iniziarono a mandarsi sguardi strani e preoccupati come per chiedersi quale disgrazia fosse potuta succedere per ridurla così, lei parlò.

“Mi ha mandato a chiamare.”
“Perché?! Che hai fatto?” risposero in coro i due.
“Vuole vedermi. Ringraziarmi. Offrirmi qualcosa da bere.”

Rapunzel e Olaf la guardarono confusi, non capendo il motivo della sua reazione, ma la loro domanda inespressa venne subito chiarita dall’affermazione successiva.

“Sto sognando, vero? Vuole vedermi! Me! Vuole vedere me! Oggi pomeriggio… io... la rivedrò di nuovo! Ho un appuntamento con lei. Oddio! Ho un APPUNTAMENTO! CON LEI! Olaf! Devi aiutarmi! Sei il mio esperto in amore!”
“Esperto in amore?” chiese Rapunzel, ignara del termine.
“Amo considerarmi un esperto in amore.” Rispose il ragazzo.

Anna però era già passata a divagare su altro.

“Devo trovare qualcosa da mettere! Non posso sembrare un contadino! Ma che dico… non ho altro da mettermi. E lei è così bella. Non posso andarci! Non sarei adeguata! Ha senso poi questa frase? Certo che no, ovvio che no, nulla ha senso. Ma se non vado lei dovrà aspettare. Ha detto che aspetterà tutto il giorno. Non posso farla aspettare! Devo andare là ora!”

E si avviò verso la porta, solo per essere fermata da Olaf che la prese da dietro e con un abile mossa la bloccò.

“Mocciosa fermati! Non saranno neanche le nove! Ora calmati e respira ok? Fai respiri profondi. Così, brava. Almeno altri cinquanta ora.”

Ci volle un po’ per calmare Anna ma gli sforzi furono ripagati quando la ragazza si mise a sedere sul letto e iniziò a pensare concretamente.

“Dobbiamo trovare qualcosa da metterti…” disse Rapunzel.
“Ma non ho praticamente nient’altro.”
“Non ti preoccupare, a questo ci penso io!” e le fece l’occhiolino “Puoi prendere in prestito qualcosa di mio.”
“Oh no, non potrei mai…!” arrivò la protesta della biondo fragola ma…
“Suvvia. A cosa servono gli amici se no? Vieni, cerchiamo qualcosa in questo caos che ti possa andare bene.”

Olaf rimase a godersi la scena per il tempo restante.

Era felice di vedere come le cose si erano sviluppate e Anna si meritava un po’ di amore nella sua vita dopo tutto quello che aveva passato. Si ritrovò a sorridere alla vista delle due ragazze immerse nella ricerca. Un brontolio alla pancia gli ricordò che dovevano ancora fare colazione, ma visto come si era sviluppata la mattina, certamente quello era l’ultimo dei pensieri per Anna e Rapunzel. Decise di andare da solo, raggiungendo Eugene. Avrebbe dovuto ringraziare questa famosa Elsa per aver reso così felice la sua migliore amica…

“Faccio il tifo per te, Elsa.” Disse in una flebile voce.

E lasciò la stanza con un sorriso.
 
 
 
 
 
A/N: Finalmente sono tornata! Queste settimane sono state un inferno tra lavoro e il resto… Ma ecco il nuovo capitolo.

Ieri ho scoperto che il nome corretto sarebbe “Marshmallow” e non “Marshmellow” come lo scrivo io. Ma ormai il danno è fatto, perciò portate pazienza e perdonate l’errore ;) (In ogni caso Mellow e più sensuale di Mallow a mio parere).

Per chi fosse interessato, ho aperto un account anche su Facebook, il link potete trovarlo nel mio profilo di Efp. Se ci sono dubbi, domande, pareri ecc fatemi sapere. Adoro i vostri commenti! :)

Ciao a tutti e grazie!
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Hendy