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Autore: deli98    02/07/2014    2 recensioni
Questa è una storia che si è ripetuta più volte e come vedrete ha sempre come protagonisti i due fratelli italici.
Chissà perché alla fine tendiamo a fare gli stessi errori, senza accorgersi di esserci già passati.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi sento scuotere da qualcuno e apro gli occhi. Degli uomini che indossano la camicia nera mi stanno attorno guardandomi come se fossi un fenomeno da baraccone.
Mi è scappato. Romano mi è scappato da sotto il naso proprio quando lo avevo in pugno! E adesso cosa dirò al mio capo? Che mi ha distratto e colpito alla testa? No. Sarebbe una vergogna.
-Cosa fate li impalati?! Trovate quel traditore! Trovatelo e portatemelo qui!- La rabbia mi assale. Perchè sono circondato da incapaci?
-Si signore!- urlano in coro come dei bambini delle elementari.
Cerco di rimettermi in piedi e mi accorgo solo adesso che indosso la giacca insanguinata di Romano. Il sangue è non si è ancora seccato, quindi non deve essere passato molto tempo. In mano ho ancora la chiave della sua auto. Ma dove si sarà cacciato? Un soldato non si è ancora mosso e mi guarda con la faccia da ebete.
-Che hai? Non hai sentito il mio ordine?- Perchè i soldati semplici sono tutti così stupidi e ignoranti?
-No signore, cioè volevo dire... Si signore! Il fatto è che mentre venivo qui ho visto uno identico a lei che scappava nella direzione opposta alla mia e io ho pensato che fosse veramente lei signore, insomma... Indossava la sua giacca ed io, ecco...- So a chi si riferisce.
-Basta con le tue stupide scuse. Ora mai è scappato. In che direzione è andato? Questo almeno lo sai?- Sembra non ricordarselo.
-Ah! Andiamo! Chiama i tuoi compagni e mettiamoci sulle sue traccie! Forza, muoversi!- Da quando comando il mio esercito in questo modo? La guerra cambia tutti.
La casa ora mai è interamente crollata su se stessa, ma le fiamme non sembrano intenzionate a spegnersi. 
Nel giro di un minuto sono già tutti radunati in strada.
-Venivi da quella direzione, vero?- Il soldato fa cenno di si.
-Benissimo, andiamo!- Al nostro passaggio la gente scesa in strada per la curiosità si sposta contro il muro.
Un uomo con un grembiule sporco di farina mi viene incontro. Magari lui lo ha visto.
-Hai visto uno vestito con la giacca dell'uniforme militare e armato di mitragliatore?- Si ferma e riprende fiato dalla corsa.
-Si signore. E' scappato con la mia bicicletta! Me l'ha rubata!- indica un punto lontano -Si è infilato in quel vicolo laggiù!- Furbo! Ha preso le stradine secondarie per non essere visto. Ma ci ha lasciato qualcosa: le traccie del suo sangue per terra.

Dopo aver camminato a lungo tra vicoli e strettoie siamo arrivati alle porte della città e le sue traccie continuano su una strada sterrata in aperta campagna.
Ma dove si è nascosto? Essendo gravemente ferito non può essere andato molto lontano.
Ma si è alzato un forte vento e la sabbia ha incominciato a coprire le macchie di sangue. Questo non ci voleva! Adesso mi tocca fare i rastrellamenti su tutta l'area.
Sta già calando la sera e tra poco non si vedrà più nulla. Mi tocca rinunciare.


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Scatto in piedi nel vedere quell'uomo fermo sulla porta che mi guarda con aria sospettosa.
-Chi sei? Come hai fatto a trovarmi?- Mi trovo ad urlare. Prendo il coltello a serramanico da dentro lo stivale e la pistola dalla giacca che ho buttato accanto al letto.
-Vorrei farti la stessa domanda.- Si avvicina lentamente e posa il suo fucile sul tavolo, poi alza le mani sopra la sua testa.
-Non voglio farti del male, vedi? Adesso posa la pistola e il coltello, da bravo.- Da come parla non sembra uno di qui. Deve essere uno straniero.
Vedendo che è rimasto completamente disarmato poso la pistola per terra e le do un calcio per spingerla lontano. Però non sono ancora sicuro di potermi fidare e tengo il coltello stretto nella mano destra, pronto per lanciarlo al minimo segnale di pericolo.
-Senti. Vedo che sei ferito e siamo entrambi molto stanchi, quindi che ne dici di metterci a dormire? Giuro che non ti attaccherò nel sonno. Quindi perchè non facciamo finta di essere due vagabondi che condividono lo stesso tetto per una notte?- Non mi fido, ma non posso fare altrimenti. Non ho abbastanza forze per andarmi a cercare 
un altro rifugio e nemmeno per prenderlo a calci.
-D'accordo, ma domani ne riparliamo.- Mi sorride. Che tipo strano che è.
-Benissimo! Allora io mi metterò a dormire su quella sedia nell'angolo.- Detto fatto. Appena si siede sento che ha già il respiro pesante di chi dorme profondamente.
Rimango a studiarlo per qualche minuto, ma poi il sonno e la stanchezza ha la meglio.

Il mattino dopo mi sveglio io per primo. Lui dorme ancora sulla sua sedia indisturbato. Ha mantenuto la sua promessa: sono ancora vivo e vegeto ma piuttosto dolorante.

-Hey sveglia! E' mattino.- Gli do un calcio sulla gamba e lui si sveglia di soprassalto.
-Ah, sei tu! Dio mio, mi hai fatto prendere un colpo!- Lentamente si alza dalla sedia -Non è molto comodo dormire seduti.- Mi accomodo al tavolo e prendo a mangiare un panino che mi ero preparato due giorni fa. Lui mi guarda con invidia.
-Vuoi?- E prima di dargli il tempo di rispondere gli ho già lanciato un altro panino.
-Grazie!- E da un enorme morso. -Cavolo! Ma è delizioso! Chi lo ha preparato?- Per lui sembra la cosa più buona del mondo, ma in verità è del semplicissimo pane e salame. Anche i bambini sono capaci a farlo.
-L'ho fatto io, ma dentro c'è solo...- e prima di finire la frase lui mi interrompe. 
-Caspita! Devi essere molto bravo in cucina!- E da un altro morso.
-La tua alimentazione mi preoccupa.- Fa una faccia afflitta che fa troppo ridere!
-Non sei il primo a dirmelo.- Finiamo di mangiare in silenzio, studiandoci a vicenda. Mi guarda con curiosità, ma anche con un po' di circospezione. Ad osservarlo meglio e i miei dubbi vengono subito confermati: non è italiano.

-Allora, posso sapere il tuo nome?- E' difficile ammetterlo, ma mi sta già simpatico.
-Arthur Kirkland! Piacere mio. Tu invece devi essere Romano Vargas, se non sbaglio.- Un inglese! Perfetto, mi mancava. Ma aspetta un attimo! Come fa a conoscere il mio nome? Mi porge la mano e aspetta che io gliela stringa, ma sono troppo occupato a pensare se l'ho già conosciuto e se ci siamo presentati. In questi momenti mi 
maledico da solo rendendomi conto che non presto mai attenzione quando una persona si presenta. 
-Immaginavo questa tua reazione.- Mi fa un piccolo sorriso e ritira indietro la mano. -Sai, assomigli davvero tanto a quel fascista che corre sempre dietro a Mussolini. E infatti portate lo stesso cognome. Tu DOVEVI essere suo fratello, immagino.- Mi fa l'occhiolino. Ma con chi crede di avere a che fare? Con una ragazza? Ma cosa più importante in questo momento: come fa a sapere tutte queste cose?Sembra anche leggermi nel pensiero.
-Ti starai chiedendo come fa uno sconosciuto come me a sapere così tante cose su di te. Ebbene sì, so tutto! E quando dico tutto intendo proprio ogni singola cosa e particolare.- Oh, bene! Una spia inglese. Dalla padella alla bracie. Ma posso sfruttare la sua situazione a mio vantaggio, forse.
-Tu sei una nazione.- E scoppia a ridere. -Hai un buon spirito di osservazione! Sì, hai a che fare con il grandissimo Impero Britannico.- Sembra essere molto orgoglioso di sé stesso.
-Sì sì, immagino.- Non mi vanno molto a genio quelli che si vantano di avere un vasto territorio. -Facciamo un patto: io ti cedo delle informazioni e tu in cambio mi aiuti ad uscire da questa situazione. Che ne dici?- Ci pensa un po' su.
-Ho di meglio da proporti. Senti, sei nella merda fino al collo. Quando c'è stata quella sottospecie di festa in Germania, il 10 giugno, io ero lì presente quando tu
e tuo fratello... cioè, volevo dire Feliciano avete litigato. Mi ero travestito da cameriere e mi sono infiltrato tra la servitù di quella villa. Ho sentito di tutto. Ma arrivando al punto, per caso ho origliato un discorso fatto da Mussolini al Generale Vargas e quello che ho sentito non è molto piacevole.- Fa una pausa per guardare la mia espressione. Ma perchè mi tiene sulle spine? -Mussolini ha dato ordine di catturarti, ma non per metterti in prigione. No, molto peggio. Hanno aperto da poco un campo di concentramento in Sicilia e hanno intenzione di mandarti li, quando ti prenderanno.- Cazzo, c'era da aspettarselo da uno come Mussolini! Non si ferma a niente quando deve togliere di mezzo uno contro la sua linea politica. Cerco comunque di rimanere calmo, non mi sembra il caso di disperarsi prima del 
tempo. In fondo non mi trovo ancora rinchiuso tra quattro muri di cemento armato e filo spinato.
-Benissimo! Non mi sorprende! Quanto mi costerà quest' informazione?- Cerco di ridere per la situazione a dir poco tragica.
-Come fai a prenderla così alla leggera? Non mi sembra una bella fine quella che ti attende.- E' estremamente serio adesso. Ha ragione, come destino non è dei migliori, ma dopo tutto quello che ho passato posso dire di essermela vista peggio.
-Comunque sia ho una proposta: se vieni catturato io ti verrò a liberare, tu in cambio ti allei con me e spacchiamo il culo ai nazisti, che ne dici?- Mi piace. E' un tipo diretto e mi sta ancora più simpatico.
-Ci sto. Ma chi mi garantisce che manterrai il tuo patto?- Sono già stato fregato tante volte, ora mai ho fatto esperienza con queste cose.
-Hai ragione, ma chi mi garantisce che non mi tradirai?- Siamo pari. O ci fidiamo o ci fidiamo. Alternative non ce ne sono.
-D'accordo, ma se verrò catturato e non verrai a salvarmi il culo giuro che la mia anima verrà a torturati per il resto della tua esistenza.- Ho fatto centro. Gli 
inglesi credono davvero sull'esistenza dei fantasmi e degli spiriti.
-Preferisco farne a meno. Ma se mi tradirai di sarai guadagnato una scarica di piombo in testa.- Riesce a tenermi testa, furbo!
-Ne faccio a meno, grazie.- E scoppiamo tutti e due a ridere. Lui adesso si fida di me e la cosa è reciproca. Credo di essermi trovato un buon alleato.
Spero solo di non venire catturato, ma non ci scommetterei troppo. I soldati potrebbero fare irruzione in qualsiasi momento.
-Ti ho visto sai, te la cavi bene con le bombe a mano.- All'improvviso se ne esce con questa frase. -Rischiavo veramente di rimanerci secco! Per fortuna ero nella cucina in quel momento. Ho capito che facevi sul serio e ho tolto subito il disturbo senza incontrarti, per fortuna. Se no il morto di turno ero io.- 
-Allora c'eri anche tu quando sono venuti a prendermi.- Strano, non mi è perso di averlo visto da nessuna parte.
-Già! Ho visto anche quando ti sei scontrato con tuo fratello.- Quante volte dovrò ancora ripeterlo?
-Lui. Non. E'. Mio. Fratello.- Odio quando me lo fanno notare! Mi tornano alla mente brutti ricordi.
-Sì, scusa. E' che anche io ho vissuto una situazione simile alla tua. Sai, tenevo tanto ad una persona... Tecnicamente non eravamo fratelli, ma per me era come se lo fosse. L'ho visto crescere sotto i miei occhi senza neanche accorgermi che era diventato un giovane uomo. Ho tentato di educarlo come un vero inglese, gli ho trasmesso la mia lingua e la mia cultura. Però quando è cresciuto voleva ben altro: desiderava essere libero. Secondo lui ero troppo oppressivo e cercavo di tenere il controllo su ogni cosa. E così ci siamo fatti la guerra e ha vinto lui. Forse è meglio così, mi stava sfuggendo di mano.- Mentre mi racconta questo sta quasi per scoppiare a piangere. Lo capisco, anche Feliciano mi si è ribellato contro, ma io non ho tentato di riprendermelo e ho risolto tutto rinnegandolo per non avere altre responsabilità. Ma ora mai non si può più tornare indietro.
-Come si chiamava?- Da come ne parla sembra morto, ma non è così.
-Oh! Il suo nome? Alfred Foster Jones, lo avevo scelto io.- Non lo conosco, ma chissà perchè mi sa di americano.
-Se mi capiterà di incontrarlo gli dirò che ha fatto un pessimo errore: ha perso un ottimo alleato.- Scoppia a ridere come se avessi fatto una bellissima battuta.
-Quello li ha testa dura! Non riusciresti a convincerlo nemmeno se lo minacci di morte. Sto ancora aspettando che entri in guerra al mio fianco, ma non vuole. Dice che fino a quando non lo attaccano non farà un passo. Però ci sta aiutando con molti prestiti di soldi, per fortuna. Senza il suo aiuto economico avremmo già perso.-
-Chi è con te?- L'ho chiesto per pura e semplice curiosità, giusto per non rischiare di ammazzare la persona sbagliata, ecco.
-C'è quell'ubriacone di Francia, che però non resisterà ancora a lungo; l'Unione Sovietica, anche se prima aveva fatto un patto di non aggressione con la Germania, poi lo stato del Canada, che è entrato in guerra una settimana dopo di me e tanti altri.- Ha tagliato corto. -Comunque sia siamo molti di più del nemico. Non durerà che un paio di anni, vedrai.- Preferirei non scommetterci troppo su queste cose, perchè alla fine tutto ti si ritorce contro.
-A proposito, ho una proposta molto interessante da farti: il 17 marzo ho sentito che si terrà una grande festa in piazza, quindi che ne dici di andare a fare un po' di casino da quelle parti? Magari anche un attentato alla vita di Mussolini!- Come fa a parlare di una cosa del genere con tanta leggerezza? Il 17 marzo è il mio giorno di compleanno, ma anche di Feliciano. Sarebbe divertente andare a fare un po' di confusione, giusto per movimentare le loro monotone 
giornate. Certo, devo ammettere che sarebbe molto rischioso esporsi al pubblico in questo modo, ma che cos'ho da perdere?
-Accetto la tua offerta!- Lui sembra entusiasta.
-Benissimo! Ho già incominciato i preparativi per far passare una bellissima festa ai fascisti. Devo solo procurarmi dell' esplosivo e...- subito mi è tornato in mente una cosa. -Io avrei due mine anti-uomo e ancora quattro bombe a mano. Potremmo usare quelle.- Dal suo sorriso capisco che non aspettava altro.
-E' un piacere fare affari con te, sai? Ho come l'impressione di aver trovato un ottimo compagno.- La stessa cosa vale per me.


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Romano sembra essersi trovato un buon compagno di avventure (o disavventure?)
Come andrà a finire la festa del 17 marzo?


  
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