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Autore: HollyMaster    02/07/2014    1 recensioni
Perchè Mags è sottovalutata.
1. Il gioco continua: "Volevano allenare i loro figli perché vincessero e tornassero a casa, impazziti ma vivi. E io avrei fatto lo stesso."
2. La rosa del caduto: "Il corpo deforme di un Tributo in un campo di rose bianche."
3. E' un gioco di strategia: "[...] era necessario. Era strategia."
4. Presa all'amo dai ricordi: "Era così che mi calmavo."
5. L'Elenco Bianco: "Tutti ancora ragazzini, per questo il colore bianco, perché sono puri e innocenti."
6. L'Ibrido che in me: "-Vuoi diventare tu il mostro dal quale scappa?-"
7. Un’intervista con la coscienza: "-Non dire nulla. Io credo in te.-"
8. Il silenzio del cannone: "La nube si avvicina. Ne vengo immersa."
Storie scritte per il contest a turni indetto da ManuFury "1 su 24 ce la fa!" sul forum di EFP
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick: HollyMaster

Tributo: Mags

Turno: Quattro

Titolo Storia: Presa all’amo dai ricordi

Genere: Introspettivo

Raiting: Giallo

Pairing: Non presente

Note: Dovevo scrivere qualcosa seguendo la situazione “Mags arriva seconda (+1 punto se in qualcosa in cui si crede imbattibile)”

Spero possa piacere e spiegare qualcosa di più sulla Mags che mi sono immaginata.

 

 

 

Lo facevo quando ero agitata.

E ultimamente lo ero molto spesso.

I volti dei Tributi che erano morti per causa mia, le lacrime delle famiglie e le parole di Brutus mi battevano nel cervello, senza sosta.

Così mi svegliavo di colpo, sudata, nel mio letto, in quella grandissima casa nel villaggio dei Vincitori che mi ricordava ogni giorno che ero stata io a portare alla morte ventitré miei coetanei.

Lui compreso.

Mi svegliavo nel buio urlando ma sapevo che nessuno sarebbe accorso a consolarmi.

Ero sola.

Era in quei momenti che cominciavo a costruire ami.

Era rilassante; la mia camomilla.

Mi ricordava di mio padre e di lui, Caleb, il ragazzo sorteggiato al mio fianco e che non aveva mai lasciato quell’Arena infernale.

 

Tagliavo il filo e cominciavo.

 

Era stato mio padre ad insegnarmi come fare, una delle poche cose che avevo appreso da lui oltre al silenzio.

Lo ricordavo con i piedi nella sabbia bagnata e l’acqua salata che raggiungeva a malapena le sue caviglie. Si stagliava come una sagoma scura contro il cielo che si faceva rosso nell’aria del tramonto. La rete in mano stracolma di pesci.

Ma se era quelli rari che cercavi, quelli che si nascondevano sotto i massi e che potevano essere venduti a un prezzo decisamente più alto al Mercato, allora dovevi affidarti agli ami.

Tagliare le corde, incrociarle, annodarle e infine tirare, forte, con tutta la forza che si riusciva a trovare.

Con il tempo divenni sempre più brava: i pesci si fidavano dei miei ami e abboccavano con facilità, e la cosa non faceva che rendere mio padre sempre più fiero.

-Sei la migliore creatrice di ami del Distretto 4, Mags. Se continui così, figlia mia, diventeremo i più ricchi pescatori dei dintorni.-

Secondo mia madre era stato quel denaro a farmi estrarre per gli Hunger Games, Snow non poteva permettersi che una famiglia di un ragno povero, come la nostra, diventasse una delle più influenti a livello economico nel Distretto.

Ma non importava, io mi fidavo delle parole di mio padre.

Ero la migliore creatrice di ami nel Distretto 4, ma mi sbagliavo, eccome.

 

Incrociavo le corde tra loro.

 

Era così che avevo conosciuto Caleb.

Non volevo parlargli. Mi ero rinchiusa dietro a un muro di silenzio. Avrei visto presto quel ragazzo morire o forse sarebbe stato lui stesso a infliggermi l’ultimo colpo, quello mortale.

Ma durante l’intero addestramento non si era mai avvicinato agli addestratori di combattimento con armi; se ne stava in disparte a lavorare per ore incrociando corde.

Avevo pensato che fosse uno sciocco, aveva una possibilità per imparare a difendersi e sprecava il suo tempo in quel modo. La curiosità, però, giorno dopo giorno, mi avvicinò a lui e alla sua opera. Avevo riconosciuto un amo sul suo tavolo da lavoro ma mio padre non mi aveva mai insegnato a farne di così elaborati.

-Vuoi che ti insegni?- Mi chiese traducendo i miei occhi sognanti. Io annuii e mi misi al lavoro, ma per quanto ci provassi non riuscivo ad eguagliare i suoi manufatti.

Mio padre si sbagliava e io avrei voluto che non fosse stato così.

 

Facevo il nodo.

 

Lo avevano trovato in quel modo.

Cercavamo cibo nel lago. Mi ero proposta di creare io stessa gli ami per pescare.

Dopo ore che galleggiavano sulla superficie azzurra nessun pesce aveva ancora abboccato.

Ero la più brava, a detta di mio padre, ma probabilmente non abbastanza da ingannare gli Ibridi che popolavano l’Arena.

Caleb aveva proposto di utilizzare uno dei suoi.

Nemmeno mezz’ora dopo averli lanciati nel lago i pesci avevano già abboccato.

Si avvicinò all’acqua, il tramonto lo faceva sembrare un’ombra scura e imponente contro il cielo rosso del tramonto, con i piedi bagnati dall’acqua salata.

-Vedi, l’allievo non supera il maestro!- Mi urlò sorridendo nel dimostrare la sua superiorità.

Quel sorriso gli si ghiacciò sulle labbra mentre i pesci che aveva appena liberato dagli ami gli saltarono addosso mostrando denti aguzzi, innaturalmente appuntiti, e cominciarono a strappare la sua carne dalle ossa.

 

E tiravo con tutta la forza che avevo.

 

Era così che mi calmavo.

Le parole di Brutus, che non smettevano mai di gironzolarmi nella testa, scomparivano. Con loro anche i volti straziati dal dolore e dalla rabbia che continuavano a perseguitare i miei sogni tramutandoli in incubi senza fine.

Ora ero la più brava creatrice di ami del Distretto 4, ma il solo che mi aveva mai superata era morto trucidato dagli Ibridi di Snow nell’Arena. E come se mi fosse giunta una profezia seppi, in quel momento, che quella sarebbe stata anche la mia fine.

Inghiottita nell’Arena da qualche strana creazione di Capitol City.

   
 
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