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Autore: wolfsbane97    02/07/2014    4 recensioni
[SPOILER 3B]
Juls Argent. o Juls Hale. Come preferite.
Vive a Beacon Hills, a casa di suo zio Chris, da quando sua madre è stata barbaramente uccisa da un animale.
Ha già stretto con tutti, o quasi tutti. Strano, eppure non è così socievole.
Questa è la sua storia, la storia di come la vita di questa ragazza goffa, timida e solitaria sta per cambiare per sempre. E di come un imminente guerra potrebbe segnare per sempre la vita del branco McCall.
But dude, It's Beacon Hills.
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Ok, gente. Questa è la mia prima long (all'inizio era una shot, ma grazie al parere di alcune adorabili persone ho deciso di trasformarla in una long), quindi siate clementi.
Anzi no. Sbattetemi in faccia se vi fa schifo qualcosa, cosa pensate dei personaggi e come vorreste che continuasse. Nonstante scrivo principalmente per diletto personale, sapere la vostra opinione mi piacerebbe tantissimo. Quindi, se vi va, recensite.
Un grosso bacio, la vostra S.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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BROKEN GLASS


È passata una settimana da quando ho trovato quel simbolo sulla lapide di mia madre, e non ci sono stati risvolti importanti. Chris è impegnato con Derek, con il quale a quanto ho capito ha stretto in particolar modo rispetto al passato, ad elaborare teorie e soluzioni al problema della loba, ma è anche seriamente intenzionato a scoprire la provenienza e il significato della triscele sulla tomba di sua sorella. Come dargli torto?
Ho usato 130 dollari del conto per la mia università per far rifare la tomba di All. Tutti avevano insistito per fare una colletta, ma il senso di colpa mi logorava, e non avrei accettato soluzioni diverse dalla mia. Ogni notte, quando ci penso, mi agito: una notte, mi sentii così male che fui probabilmente sul punto di trasformarmi di nuovo.
Con Malia va tutto inspiegabilmente bene. Dopo quell’imbarazzante conversazione al cimitero siamo leggermente più unite: parliamo, certo non sempre, quando capita l’occasione, stiamo da Kira a mangiare pizza tutte insieme, e in più, siamo in un progetto di letteratura insieme. A quanto so, seguirà i corsi come tutti noi, anche se con qualche difficoltà. È decisa a recuperare quanto può, aiutata da tutti noi. Stiamo cercando di inserirla, di farla adattare, anche se io ero e continuo a essere un po’ diffidente, chiamatelo sesto senso. Chissà, magari col tempo passerà. Comunque, dicevo, siamo in questo progetto insieme, e una volta a settimana è a casa mia, a fare ricerche sull’argomento del giorno. Oggi pomeriggio verrà da me, dobbiamo fare una ricerca su usi e costumi francesi dopo la rivoluzione industriale, e come è già successo le ultime due volte, farò tutto io mentre lei giocherà con i suoi artigli, i suoi nuovi giocattoli. È ancora una bambina, in realtà, e Stiles la sta aiutando molto ultimamente: passano molto tempo insieme, cerca di insegnarle che le regole del regno animale non si applicano alla vita da umano, che certi istinti vanno frenati, che non si può dire tutto, o almeno non ad alta voce. Non posso dire di non essere disturbata dalla quantità di pomeriggi che passano insieme, ma so che lo sta facendo per una buona causa, e come al solito è sempre disponibile ad aiutare gli altri. Sono orgogliosa di lui, e per quanto posso, tenterò di aiutarla anche io.
Malia entra nella stanza, butta lo zaino verso la scrivania e si abbandona sul letto.
“Casa tua puzza” dice fissando il soffitto, senza nessun rimorso.
“Come dici?” mi giro con la sedia, facendo finta di non aver sentito.
“Ho detto, casa tua puzza. Ed è grave, perché casa mia era una tana scavata sotto un masso” dice lei ancora impassibile.
“Sai, questa è una di quelle cose che non dovresti dire” dico cercando di nascondere una punta di offesa.
Si rialza e si mette seduta “Ieri sono stata con Stiles tutto il pomeriggio, sai?”
Mi volto verso la scrivania, facendo finta di organizzare gli appunti, cercando di sembrare del tutto disinteressata. “Oh, davvero?”
 “Mh-mh”.
“E cosa.. cosa avete fatto tutto il pomeriggio?” dico mordendo il labbro inferiore, sfogandomi sulle carte difronte a me.
“Oh, il solito, sai, mi aiuta in varie situazioni..”
Beh, buon per lei.
“..poi arrivata la sera, abbiamo visto un film in camera sua”.
Un film.
La sera.
In camera sua.
Inspiro dal naso, espiro lentamente dalla bocca e mi giro verso di lei.
“Davvero? Un film? Che cosa carina.” Ho un sorriso forzato, ma lei,ingenua com’è non se ne accorgerà mai.
“Sì, un horror. Beh, lui lo ha definito ‘splatter’, penso voglia dire uno di quei film che ti portano al mal di stomaco” faccio una smorfia di finto interesse. “.. Ecco perché a metà film è andato a vomitare”.
Sorrido. È così.. Stiles.
In effetti, perché starci  male? Ha passato una serata con Malia, e allora?
Mi fido di lui. Non ho motivi per stare male.
“Beh, che dici, iniziamo a lavorare?” dico dopo aver preso un bel respiro, forzandomi di dimenticare ciò che mi ha appena detto.
“Oh, Juls, io..”
“Ok, ok. Faccio io” come previsto.
“Grazie” dice venendomi a dare un bacio sulla guancia, per poi scendere le scale. Probabilmente si sta intrufolando nel frigo, come la settimana scorsa. Maledizione.
Mi alzo per seguirla, quando inciampo su qualcosa. Tipicamente da me. Controlla su cosa sia caduta, e vedo il telefono di Malia, caduto dal suo zaino. Lo raccolgo, per controllare di non averlo rotto. Sembra tutto apposto, accendo lo schermo per vedere che funzioni.
Bene, funziona. Noto il suo sfondo.
Una foto di lei.. e Stiles. Lei gli sta baciando una guancia, e lui sta scattando la foto, con un sorriso a 32 denti.
Fisso lo schermo, non riesco a trovare le parole.
Stavo per farlo. Lo avrei fatto davvero? Non lo so.
Oppure sì? Purtroppo sì.
Sblocco lo schermo, che come prevedevo era senza codice. Apro la galleria immagini. Scorro dalle prime, foto strane, forse fatte per testare la fotocamera. Poi eccole. 5, 10, 20, 50. Foto con Stiles. In camera sua, a scuola, in giro. Abbracciati, con faccie strane, mentre camminano, mentre vedono un film.
Io e Stiles non usciamo molto spesso, e abbiamo visto un film solo una volta, obbligati da Lydia. E tra l’altro c’era anche lei.
Di certo non ci facciamo foto, o almeno, lui dice che non gli piacciono così tanto.
Con lei sembra così spensierato. Così.. felice.
In effetti, non siamo una coppia vera e propria: ci baciamo, passiamo il tempo necessario insieme, ma nient’altro. Sto iniziando a riflettere, e non voglio. È quando rifletto che faccio cose di cui mi pento puntualmente.
Forse è meglio lasciar perdere, lasciar andare le cose come devono andare.
Purtroppo, non penso sarà più come prima.
Appoggio il telefono dove lo avevo trovato, e scendo le scale per fermare quella ingenua bambina chiusa nel corpo di una ragazza.
Il pomeriggio continua come previsto, e dopo aver cenato insieme, lei torna a casa. Torno nella mia camera, esco dalla finestra e mi stendo sul tetto, come faccio ogni sera da quando sono qui. Fa abbastanza caldo da poterlo fare tutto l’anno, quindi perché no? Mi aiuta a pensare, a rilassarmi, a staccare.
Fisso la luna, che ora è a metà. Ogni sera è lì, a ricordarmi cosa sono diventata e cosa sarò per sempre. È come se mi dicesse “hey, vedi? Manca poco, tra una settimana sarà piena! Ti stai preparando alla trasformazione? Perché sei lì a fissarmi e a non fare niente?”.
Il telefono nella mia tasca vibra. Lo tiro fuori, un messaggio di Stiles.
“Com’è andata con Malia?”
Si preoccupa dei progressi di Malia. Nulla di strano, se non fosse che è il suo primo messaggio da due giorni. Ieri pensavo non fosse nulla di preoccupante, voglio dire, con tutto quello che succede a Beacon Hills è normale che un giorno qualcuno dimentichi di avere il telefono. Il secondo giorno pure, anche se un po’ più raramente. Ma il tempo di scrivere lo ha trovato. Peccato che lo ha usato per chiedermi di Malia.
Ultimamente non stiamo più tanto tempo insieme, lo sento più distante. Forse è preso dalla situazione della Loba. Non so, sono confusa. So solo che le cose sono diverse. E sono diverse da quando i suoi incontri con Malia si sono evidentemente ‘intensificati’.
Ok, fermi tutti. Sto facendo la.. gelosa? No, non sono così. Non voglio e non posso esserlo. Sarebbe un problema in più di cui non ho davvero bisogno. E poi no, Stiles non è il tipo di ragazzo che se la farebbe con due persone contemporaneamente.
Giusto?
È passata una settimana, e con Stiles sempre meno contatti. È anche in parte colpa mia: manca una settimana alla luna piena, e sto passando molto tempo con Scott ad allenarmi, a imparare a controllarmi. Con mia grande sorpresa, anche Derek viene molto spesso ad aiutarmi, anche se non mi è chiaro il motivo. Che sia istinto di solidarietà tra Hale? Sapete, a volte dimentico di avere parte del DNA appartenente agli Hale.
Ed è ancora più strano sapere che l’altra parte è Argent. Infatti, Chris ha insistito perché imparassi le tecniche da cacciatrice, per potermi difendere al 100 % in qualsiasi situazione. Quindi sì, sei giorni a settimana sto buttata una volta nel loft di derek, una volta nel seminterrato di casa mia, tra freccie, pistole, artigli e occhi brillanti. Inutile dire quanto mi senta costantemente esausta. In compenso, so come scoccare una freccia, la mia mira migliora di giorno in giorno e sto iniziando a capire come gestire alcuni aspetti dell’essere un licantropo: riesco a ‘comandare’ gli artigli, so come incanalare la rabbia per ottenere la giusta forza. Insomma, sto imparando come difendermi, e con ciò ne deriva una fiducia in me stessa sempre maggiore. Sento finalmente di avere il controllo di qualcosa, da dopo la morte di mia madre. Sto lentamente uscendo dal caos in cui ho vissuto per molto tempo, e, pensavo che non lo avrei mai detto, ma devo ringraziare la mia trasformazione.
“Allora, ‘matricola’, non so qui per perdere tempo. Ti sei allenata come ho detto?” Derek è appoggiato al tavolo dietro la finestra, mi parla mentre apro la porta. “Certo, ho fatto tutto ciò che tu e..” vengo scaraventata a terra da Scott, sbucato non so da dove. “I reflessi sono ancora pessimi” dice Derek, allungando un sorriso. Scott è difronte a me, leggermente incurvato, con le dita tese a mostrare gli artigli e lo sguardo basso. Alza il volto lentamente, mostrando i suoi occhi rossi brillanti, e ulula forte, riuscendo nell’intento di terrorizzarmi. Ok, devo riprendermi. Mi tolgo la tracolla di dosso, mi alzo, prendo un bel respiro, chiudo gli occhi, mi concentro e quando li riapro riesco a sentirli brillare. Butto le mani in avanti, facendo uscire gli artigli, e mi scaravento contro Scott, che mi schiva e mi spinge per terra, di nuovo, col petto rivolto a terra. Mi volto verso l’alto, tento di rialzarmi ma Scott mi tiene ancora ferma a terra.
“Juls, sai fare di meglio!” non vuole farmi del male, i suoi occhi sono dispiaciuti. Preferisce farsi fare del male che vedermi annientata in quel modo.
“Andiamo! Fai uscire la forza!” sta praticamente urlando, ma si vede che vuole aiutarmi.
Si stacca da me, si allontana e mi fissa. Il suo respiro si fa più veloce, sempre di più, quando inizia a corrermi incontro. Stavolta, però, non ho paura. Mi incurvo, sento i canini allungarsi, i pelli spuntarmi ai lati del viso, il respiro farsi sempre più corto, il battito cardiaco sempre più veloce. Anche la mia vista sta cambiando: vedo tutto in ombre di rosso, e trovo subito gli occhi brillanti di Scott infondo alla stanza. Il mio petto si alza e si abbassa sempre più velocemente, a ritmo del mio respiro, il cuore è impazzito. Sento la rabbia viscerale salirmi dalla bocca dello stomaco fino al cervello. Inizio a ringhiare a tempo del respiro, aumentando sempre di più l’intensità. Scott è sempre più vicino, muove il braccio per graffiarmi. Lo blocco, con una freddezza spaventosa, con ancora lo sguardo basso. Alzo il viso e gli ringhio in faccia. Mi sorride.
“Ora ci divertiamo” dice lui, impedito dai canini affilati, visibilmente soddisfatto.
Lo spingo via, e approfitto della distanza per prendere la rincorsa, saltare e graffiargli lo stomaco, mentre è ancora a terra, atterrando dietro di lui, in perfetto equilibrio sul ginocchio. Mi alzo immediatamente, schivo un graffio in faccia abbassandomi e gli tiro un calcio sulle gambe, facendolo tornare a terra. Mi piego su di lui, gli blocco un braccio con una mano e con l’altra la testa, premendola contro il pavimento.
“Basta così” dice Derek ancora appoggiato al tavolo. Mi alzo e sento i peli, gli artigli e i canini ritirarsi. Gli occhi però, sono ancora dorati. Aiuto Scott a rialzarsi, tirandolo per le mani.
“Stai facendo progressi!” abbassa lo sguardo sulla maglietta strappata in corrispondenza delle mie dita, sporca di sangue, ma con la pelle completamente intatta. “Enormi progressi” rialza il viso, sorridendomi.
Sono molto orgogliosa di me, ma come al solito, Derek è lì pronto per buttarti giù.
“L’energia c’è, la tecnica è scarsa e approssimativa. Ho visto poco, ma potevi fare di più”. Ha le braccia incrociate, lo sguardo serio e corrucciato, come al solito.
Mi fa piacere, però, sentire queste parole. O almeno, sentire DELLE parole: alcune volte non commentava nemmeno, tanto era pessima la mia situazione. Le tre ore successive passarono tra lotta e consigli, e come al solito volarono. Scott si propose di accompagnarmi a casa con la sua moto, come faceva le volte in cui ero completamente distrutta. Negli ultimi tempi, però, lo faceva di sua spontanea volontà, anche se ero illesa. Io accettavo volentieri tutte le volte: abbiamo stretto molto, a scuola è sempre vicino a me, mi appoggia in tutto ciò che dico. È come se.. mi proteggesse.
Penso sia per Allison. Una volta invece di chiamarmi Juls mi disse All, per poi iniziare a scusarsi all’infinito. Il mio cuore cedette per un istante. Posso solo immaginare il suo dolore. Forse è proprio questa la ragione che lo spinge ad essere così protettivo, a trattarmi come se fossi una sorella minore, specialmente negli ultimi tempi dato che mi fa da tutor.
Non vuole perdermi. E di certo io non voglio perdere né lui, né Lydia, né Chris. Sono le mie ancore, in questo periodo.
Arrivata a casa, trovo Stiles sotto la porta ad aspettarmi. Scendo dalla moto di Scott, mi sfilo il casco, lo ringrazio del passaggio e lui mi abbraccia, come suo solito. Scott fa un saluto con la mano in alto a Stiles, al quale lui risponde con un cenno e un sorriso. Lo saluto mentre se ne va sulla sua moto, e mi avvicino alla porta di casa.
“Dove sei stata? Ti chiamo da ore.”
“Stai calmo! Sono stata da Derek, ad allenarmi, e Scott si è offerto di darmi un passaggio” dico infilando le chiavi nella serratura.
“Beh ho visto” c’era una punta di amarezza nella sua voce.
Mi volto verso di lui con aria turbata da come mi parla, mentre apro la porta e entriamo. Chris, come al solito, non c’è. Probabilmente impegnato nelle sue ricerche.
Saliamo le scale e entriamo in camera mia. Mi butto sulla poltrona, sfinita da tre ore di allenamento. Stiles si siede sul letto, e inizia a tormentarsi le mani, segno tipico del suo nervosismo.
“Noi.. ehm.. noi dobbiamo parlare” dice guardando verso il basso.
“Eh okay”. Parlare? Perché dobbiamo parlare?
“Dimmi” mi siedo composta, visibilmente preoccupata dalle sue parole.
“Mio.. mio padre.. siamo distanti. Troppo. Penso mi stia nascondendo qualcosa.”
“Oh Dio.. Cosa pensi che sia?”
“Non ne ho idea..” si porta una mano sulla fronte, massaggiandosi l’attaccatura dei capelli per poi tornare a intrecciare le dita.
“Posso fare qualcosa per.. sai, aiutare?” so quanto sia importante per lui suo padre, e se posso fare qualcosa per entrambi non esiterò a farlo.
“Juls, non è questo il punto..” si gira verso di me. Lo guardo con aria interrogativa, non comprendendo ciò che intende.
“Vedi.. penso che.. Oh, mio Dio, pensavo fosse più semplice.”
“Hey” mi alzo dalla poltrona e mi siedo accanto a lui, mettendogli una mano sulla spalla, tentando di dargli forza. “Che succede?”
Non riesce a guardarmi in faccia.
“Stiles” gli prendo il volto da sotto il mento, e lo giro verso di me.
“Che cos’hai?” mi sta facendo stare male, maledizione.
Mi sposta la mano dal mento, e la ripone sulla mia gamba.
“Dobbiamo rompere” dice ad occhi chiusi.
Sento già le lacrime negli occhi, mi allontano da lui.
“Come rompere? Cosa.. Perché?” tutta la forza uscita meno di mezz’ora fa sembra sparita. Mi sento malissimo.
“Okay, ascoltami. Non hai fatto nulla, non è accaduto nulla tra di noi. È solo che.. ho.. bisogno di concentrarmi su mio padre. È molto importante per me, e lo sai” Mi alzo e gli do le spalle, per non fargli vedere la lacrima che lentamente solcava il mio viso. Lo sento alzarsi dietro di me, mi prende per un braccio e tenta di girarmi, ma io mi libero dalla presa e torno a dargli le spalle.
“Juls, sai che quello che provo per te.. quello che abbiamo.. non cambierà mai. Ti voglio infinitamente bene, e lo sai. Non cambierà nulla tra di noi, okay? Hey” si mette difronte a me, e mette le mani sulle mie spalle.
Ho lo sguardo basso, non voglio vederlo. So benissimo che non si tratta di suo padre. Voglio solo.. voglio solo che sparisca.
“Vattene” sussurro.
“Juls, ti prego-“ lo interrompo “ho tetto che te ne devi andare” dico con voce più ferma.
“Non dire così, sai che io-“
“VATTENE VIA!” avevo uscito gli artigli, i canini e gli occhi da.. mostro. Stiles balza indietro, terrorizzato, e senza staccare gli occhi da me, camminando all’indietro, si avvicina alla porta. “Mi.. mi dispiace.. Non voglio..” balbetta sotto la porta. Mi guarda un’ultima volta, poi, arreso, sparisce al piano di sotto.
Mi rendo conto di cosa ho fatto solo dopo che sento la porta di casa chiudersi. Cosa ho fatto? Ho usato il mio lato peggiore contro la persona a cui tengo di più in assoluto. Che razza di essere rivoltante sono?
Presa dalla rabbia, tiro un pugno allo specchio, facendolo cadere a terra in mille pezzi. Soffocata dalle lacrime, gli artigli scompaiono, come anche i denti affilati e le iridi dorate. Scoppio in un pianto silenzioso, appoggiata al bordo del letto, circondata da migliaia di pezzi di vetro rotto, con le nocche sane ma ancora insanguinate.
La porta di casa si apre, e un suono di tacchi si fa sempre più vicino.
“Hey, splendore, ho portato il DVD di-“ Lydia è sotto la porta, con una busta in mano e la borsa nell’altra. È vero, avevo dimenticato che stasera avremmo dovuto vedere un film. “Oh mio Dio”. Scioccata, guarda tutto il vetro rotto per terra, per poi abbandonare borsa e busta per terra e correre da me. Sposta i taglienti pezzi di specchio e si inginocchia accanto a me e mi stringe a sé, mentre io continuo a piangere senza sosta e col fiato corto. “Shhhh, hey, shhh, non piangere”.
Avevo appena perso la cosa più cara che avevo, e l’avevo mandata via nel peggiore dei modi:
con il mio lato assassino.




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Salve a tutti! Scusatemi davvero per l'infinito ritardo del quarto capitolo, spero di aver soddisfatto l'attesa per lo meno!
Cosa ne pensate di ciò che è accaduto? Avete critiche di qualsiasi genere? Fatemelo sapere in un messaggio privato o in una recensione, come al solito.
Ringrazio chi mi segue con tanto, tanto amore, e ci vediamo al prossimo capitolo!
Un bacio enorme, la vostra S.
  
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