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Autore: babystar    24/08/2008    3 recensioni
La storia di due giovani che non hanno saputo lottare a sufficienza per il loro amore.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sospiri

sospiri...

 

Premetto che è la mia prima one-shot e che tutte le FF che ho iniziato sono finite nel dimenticatoio. Ho scritto questa storia in un momento di semi-depressione malinconica. Non so cosa ne è uscito fuori, mi scuso nel caso fosse un disastro.

 

Lei era lì, fissava il foglio immacolato poggiato sulla sua scrivania.

Immobile come una fredda statua di marmo, come una pietra inanimata, morta e impotente.

Non vedeva realmente ciò che le stava davanti, era assente, la sua mente vagava lontano, in luoghi sperduti e reconditi che nemmeno lei avrebbe saputo individuare.

L’immagine esterna che si poteva avere di quel quadretto malinconico era quello di una ragazza castana, poco curata, con gli occhi arrossati del pianto ed il trucco completamente sciolto.

Lui non c’era più.

Questa era oramai una certezza.

Nessun sorriso avrebbe mai più illuminato i suoi occhi, gli stessi occhi che l’avevano fatta cedere, di uno splendido verde speranza.

Quegli occhi che non aveva mai visto piangere, probabilmente a causa del suo dannato orgoglio.

Una nuova lacrima le scivola sulla guancia pallida morendo sulle rosee labbra sottili, le stesse labbra che lui ha così spesso baciato.

I ricordi risaltano alla memoria procurando ferite dolorose che non si rimargineranno mai completamente, i singhiozzi sopraggiungono spezzando il silenzio della stanza.

Ricordi di loro.

Sempre se di loro si poteva parlare.

Non aveva mai smesso di rivederlo in quel letto, dopo una notte  sbagliata, avventata, ceduta ad un amore frettoloso. Dopo una notte di carezze e gemiti trattenuti per la paura di rompere un sogno.

Non erano ma stati innamorati.

Lo sapeva bene, non c’era amore nei loro rapporti, ne c’era mai stato. La loro era un’ossessione, solamente una futile ossessione, una dipendenza ai limiti del maniacale l’uno dall’altra.

Loro erano amanti notturni, celati dalle tenebre nei loro segreti, costretti a trattenere occhiate troppo intense durante il giorno per il troppo timore che un flebile raggio di sole svelasse la loro rete d’argento di trame e segreti.

Non ricordava il suono della sua risata, era talmente rara e mai dedicata a lei.

Certo, aveva sempre capito, fino a quando le tenebre imponevano il loro dominio sul mondo era in suo possesso, nessun altra sarebbe stata alla sua altezza, nessuna avrebbe avuto il potere per sottrarlo alle sue braccia, ma non appena il sole informava il mondo di un nuovo giorno che era giunto tutto svaniva, cancellato dalla gomma invisibile del tempo, come se non fosse mai avvenuto.

Non esisteva amore tra loro, solo passione.

Quante volte si era ripetuta quell’insulsa frase nella speranza di riuscire a convincersene.

Non esisteva amore tra di loro, ma lei lo amava.

Lei viveva troppo lontano dal suo mondo, lui era troppo diverso, nessuno avrebbe mai accettato che si avvicinassero, nemmeno per gioco, nemmeno per uno scherzo, il muro di cristallo che era sempre esistito tra loro due era troppo spesso ed invalicabile.

Lui non c’era più.

Poche ore prima era scivolato fuori dal suo letto, con la voce ancora impastata di sonno e i capelli scompigliati, ed adesso non esisteva più.

Overdose, così avevano detto i medici, così aveva sentito dire.

Un mix assassino di droghe pesanti e alcol, uno di quegli classici serviti in ogni discoteca che si rispetti, ma questa volta lui aveva esagerato.

L’aveva vista spesso, quella semplice polverina bianca in giro per casa sua, non aveva mai aperto bocca nonostante il suo cuore gridasse straziato un fermati supplichevole.

Era stata in silenzio, non poteva intromettersi nella sua vita, sapeva bene di non farne parte.

Lui non c’era più e lei finalmente ruppe l’immobilità che aveva contraddistinto il suo debole corpo fino a quel momento afferrando un oggetto che sporgeva da un cassetto, porgendole un caldo e rassicurante invito, l’unica scelta che le si prospettava davanti al continuare a vivere con quel pesante macigno che le opprimeva il collo dello stomaco.

La mattina dopo, entrando nella stanza, la madre della ragazza capì che qualcosa non andava, il foglio era imporporato da piccola macchie rosse ed i cappelli corvini della giovane giacevano sparsi sulla scrivania.

Nessun movimento, nessuna reazione.

In città cominciò a girare la voce che due ragazzi si erano tolti la vita.

Due suicidi che non avevano retto le difficoltà che l’adolescenza pone davanti ad ognuno, due deboli.

Nessuno disse mai che in entrambi i casi, vicino al corpo senza vita era stato ritrovato un foglio, con una scritta, incancellabile e permanente, che esprimeva due semplici parole. Ti Amo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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