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Autore: RoseSnape_99    03/07/2014    1 recensioni
Questa storia si concentra sul personaggio di Alice Paciock Jr -ovviamente non solo su lei.-
Questo personaggio non è molto conosciuto, nessuno scrive di lei e a me è venuta tanta voglia di farvela conoscere.
Questa è la mia prima storia in generale, e quindi spero vi piaccia.
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Jr, Frank, Paciock, Jr, James, Sirius, Potter, Rose, Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley, Hannah/Neville, Lily Luna/Lysander, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Si svegliò con la testa che girava vorticosamente. Vedeva le pareti della stanza avvicinarsi a lei dandole la sensazione che da li a poco l'avrebbero schiacciata. Seduta, con le gambe strette al petto cercava di riacquistare un po' di ossigeno; i polmoni sembravano chiudersi in una morsa che appunto non la lasciava respirare. Emise un urlo strozzato quando vide una figura pararsi davanti a lei e scuoterla con poca delicatezza e finalmente capì; stava avendo un forte attacco di panico. Pochi scossoni furono sufficienti per farla rinsavire, emettendo un ultimo respiro strozzato. 
- Alice, Alice stai bene? - mormorò preoccupato il ragazzo. Alice strizzò gli occhi e inspirò prima di rispondere. Aprì gli occhi portandosi una mano alla testa e mugugnò qualcosa di incomprensibile. Guardò il viso del ragazzo e sorrise dolce mettendo a fuoco che fosse quello di suo fratello. 
- Mmh. Sto.. bene. - 
- Non sembra. - disse il fratello con la voce incrinata dalla preoccupazione e Alice non voleva farlo preoccupare, anche perché adesso stava davvero meglio. 
- Dico davvero Frank. Ah.. non spifferare nulla ai nostri genitori. - mormorò la sorella minore rivolgendogli un occhiata minacciosa; le palpebre serrate in due piccole fessure che avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque. Il grifondoro deglutì un po' troppo rumorosamente e guardò l'espressione della sorella; non voleva darsi per vinto. 
- Non è molto adeguata quell'occhiata minacciosa sul volto di un innocente ragazza. - disse Frank con un tono fintamente calmo e fermo, visto che in realtà aveva ancora la pelle d'oca. Alice non aveva tanta voglia di ribattere e quindi, per intenerirlo, sporse il labbro inferiore e sbatté le palpebre. - Daaai. - 
Il grifondoro guardò l'espressione della sorella e sbuffò alzando le braccia al cielo. Almeno adesso stava bene; aveva sentito il cuore salire in gola quando l'aveva vista in quello stato, succedeva raramente ma era sempre un brutto colpo assistere a quella scena orribile.
- Okay, non dirò nulla. Te lo prometto. -
Alice sorrise vittoriosa, sapendo che non stava mentendo e gattonò verso il fratello, avvertendo ancora un leggero tremolio scuoterle il corpo. Frank allargò le braccia con prontezza accogliendo il corpo caldo della sorella e stringendolo contro il suo. La sentiva ancora tremare, sembrava tanto indifesa in quel momento. Okay forse appariva indifesa in ogni situazione, ma sapeva che in fondo Alice aveva un incredibile forza d'animo che però non riusciva a esternare. Accarezzò quei capelli lisci e biondi e la scostò delicatamente da sé. 
- Andiamo, il pranzo è pronto. Sto morendo di fame. - ammise sentendo lo stomaco brontolare e contorcersi per la fame. 
- NO! - urlò ricordando ciò che era successo poche ore fa, a tavola, con James. Non voleva vedere quel laborioso di Potter. L'aveva zittito, ne era uscita vincente ma era pienamente consapevole che glie l'avrebbe fatta pagare e lei non aveva voglia di scontrarsi con lui e arrabbiarsi. No, decisamente no. Frank vide negli occhi della sorella un vorace di emozioni diverse che lo lasciò spaesato. Vide rabbia, esasperazione, tristezza, irritazione e infine di nuovo rabbia. Possibile che James le facesse questo effetto? Sì, lui aveva capito subito la fonte del problema di Alice. Il rapporto tra quei due era esasperante, litigavano ogni qualvolta che i loro sguardi si incrociavano. Fortunatamente non assisteva a tutti i loro battibecchi, ma come era successo poche ore fa se ne dicevano di tutti i colori, e quando volevano le loro lingue erano taglienti come lame affilate, anche se, sentiva spesso che la prima a cedere era sempre Alice. 
- James non c'è. E' andato via mentre dormivi. Dormi troppo sorella, ti sei persa la sua uscita teatrale! - disse il ragazzo con un tono esilarante, ridendo fragorosamente. La risata del fratello era piacevole da ascoltare, e molto contagiosa; infatti Alice stava ridendo assieme a lui. Si morse il labbro sentendo la curiosità logorarle l'anima, ma la parte orgogliosa di sé le impediva di chiedere i dettagli al fratello. Sospirò a quei sentimenti diversi e contrastanti decidendo infine di lasciar perdere la curiosità. Scese dal letto poggiando i piedi nudi sul tappeto. Infilò le scarpe e prese la mano di Frank stringendola con la sua.
- Andiamo, inizio ad avere molta fame. - 
Scesero le scale, e camminarono verso la cucina. Prima di scendere aveva dimenticato di darsi un occhiata allo specchio; non che fosse una ragazza superficiale, ma voleva apparire almeno decente agli occhi degli altri. Sua madre la rimproverava sempre, riprendendola per il suo scarso interesse verso la propria persona. Se potesse uscirebbe con addosso solo il pigiama! Si sistemò i capelli e si sedette a tavola finalmente tranquilla. 
Qualcosa pero' disturbò il suo senso di pace. Delle dita ruvide e sottili le spostarono una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Alice spostò il viso con un gesto veloce e secco, sentendo i muscoli del collo fare quasi male e sgranò gli occhi vedendo James davanti ai suoi occhi con il suo solito sorriso innocente. La grifondoro boccheggiò per diversi secondi prima di alzarsi in piedi di scatto, facendo stridere rumorosamente la sedia. Guardò il fratello con il viso e gli occhi furenti per la rabbia. 
- Che ci fa lui qui? Mi avevi detto che era andato via! - sbraitò, tremando per la troppa rabbia che cercava di trattenere. Si sentiva ingannata e tradita dal fratello. Come aveva potuto mentirle in quel modo? Frank abbassò il capo, sentendosi in colpa per averle detto quella bugia. Lei,in camera non aveva notato il labbro stretto tra i denti per impedirne il tremolio. 
- Senti Alice... l'ho fatto per te! Sapevo che se ti avessi detto che ci fosse stato pure lui a pranzo non saresti scesa per pranzare e non mi sembrava il caso di farti saltare il pranzo dopo quello che è successo! - scattò in piedi anche lui, guardando la sorella negli occhi, divenuti di un marrone fin troppo scuro e denso. Alice imprecò a bassa voce, stringendo le mascelle con tutta la forza che aveva, tanto da fargli male. Ma non poteva stare zitto una buona volta?! Inspirò cercando di calmarsi, stava per dare in escandescenza. Si voltò verso James, ma lui era troppo concentrato a fissare un punto fisso e a rimuginare sulle parole appena sentite. Che era successo ad Alice? Ma di che stavano parlando? Scrollò le spalle guardando i suoi due interlocutori, soffermandosi sulla figura media e minuta di Alice. 
- Lo so che ti piace la mia presenza. A tutte le ragazze piace la mia presenza, dovresti sentirti onorata. - Ecco, il solito laborioso, strafottente di James! Ecco perché non lo sopportava, ecco perché la sua presenza la faceva innervosire tanto. Lui non era il centro dell'universo, ma si comportava come se lo fosse. Antipatico! Mentre Alice imprecava mentalmente nei confronti di James, si risedette stringendo i pugni. 
- Io.. io non sono come le altre! Sei solo una palla troppo gonfia di ego! Attento, prima o poi le palle finiscono per scoppiare! - mormorò sentendo i muscoli del ventre contrarsi per la rabbia, e gli lanciò un occhiata divertita per la frase appena detta. Vedere James scoppiare in tanti pezzi non sarebbe stato uno spettacolo così sgradevole! Si morse le labbra per non scoppiare a ridere, sentendosi un po' svuotata da quella rabbia. James la guardò furente e si avvicinò di qualche passo a lei. Si chinò all'altezza del suo viso e soffiò caldo sull'orecchio di lei. - Non è colpa mia se me lo dicono spesso. - 
- Beh allora le ragazze in questione devono essere cieche! Come si fa a stare accanto ad un ragazzo come te? E' impossibile, sei peggio dell'orticaria! - sbottò allargando le braccia, allontanando il viso dal suo. Il suo respiro caldo le aveva procurato un brivido ma non ci fece molto caso. Una risata si librò nell'aria e entrambi si voltarono verso il soggetto che stava ridendo a crepapelle. Frank si teneva le mani all'altezza dello stomaco e rideva piegato in due con le lacrime che minacciavano di scendere da dietro le ciglia. Erano entrambi sbigottiti e stizziti nel vederlo ridere in quel modo. Frank indicò le loro facce, singhiozzando per il troppo ridere. - Dovreste vedere le vostre facce! Ahahahaha sono identiche! -
Alice e James si guardarono complici, e con un ghigno da parte di lui, e un sorriso furbo da parte di lei si avvicinarono al corpo ancora scosso di Frank. Quest'ultimo si allontanò con gli occhi sgranati; probabilmente le loro facce in quel momento incutevano timore. James lo afferrò per il colletto della maglia bloccandolo contro la parete fredda e lui lo guardò atterrito. Okay adesso l'avrebbe picchiato, ne era sicuro, ma nel momento in cui lo pensò, delle mani minute cominciarono a premere contro la sua pancia e iniziò a sentire solletico. Cominciò a dimenarsi e a ridere forte cercando di bloccare le mani della sorella che sfuggivano in fretta ogni volta che le catturava tra le sue. Quando il volto di Frank diventò paonazzo Alice decise di mettere fine a quella tortura. Allontanò le mani dal corpo del fratello e nello stesso momento James allentò la presa del colletto, per poi lasciarlo cautamente quando lo vide respirare regolarmente.  Il grifondoro si girò verso la ragazza, rivolgendole un occhiata ancora indispettita. - Dopo facciamo i conti. Ce ne anche per te. - disse in tono minaccioso. Alice non si fece intimorire, e rispose facendogli la linguaccia come le bambine.
**
Il pranzo trascorse trasparente come l'acqua. I due grifondoro si guardavano appena, ma quando Alice incrociava il suo sguardo lo distoglieva immediatamente facendolo vagare per tutta la stanza. A tavola si sentivano solo i respiri di ognuno che soffocavano il silenzio rendendolo -per quanto riguarda Alice- piacevole e leggero. Trascorse l'intero pomeriggio sdraiata sul divano. I genitori erano usciti per andare a fare una passeggiata tranquilla, e rimanere soli. Anche Frank era uscito, ma non sapeva la sua destinazione e non se ne era interessata poi così tanto. Mentre scriveva una lettera, per il suo amico Jasper, un rumore la fece voltare poggiando la penna d'oca sulla pergamena. Vide James con i capelli spettinati, come al solito; ma non si pettinava mai? Scrollò le spalle e si voltò dedicandosi alla pergamena. James scivolò pesantemente sul divano e guardò la bionda che era decisa ad ignorarlo. Sbuffò contrariato e si avvicinò prendendo la pergamena su cui Alice scriveva con tanta attenzione e con un sorriso sulle labbra. Quest'ultima si voltò infastidita da quel gesto burbero e aggrottò le sopracciglia sporgendosi verso di lui. -Ridammi la pergamena! Adesso! - sbottò lei cercando di strappargli la lettera dalle mani. Non voleva che lui leggesse la lettera, era una lettera personale e lui non ne aveva alcun diritto. Il ragazzo sorrise alla sua espressione e preso dalla curiosità si voltò di spalle e cercò di leggere le prime righe della lettera, ma non fu tanto facile visto che Alice lo spintonava. In perfetto silenzio la grifondoro sgusciò davanti a lui e gli strappò la lettera dalle mani. Aveva il fiatone per gli sforzi inutile che aveva fatto e il viso tutto rosso non solo per la rabbia ma anche per l'imbarazzo. - Non avresti dovuto leggerla! - 
- Chi è questo Jasper? - disse bruscamente James e vedendo che Alice aveva messo un broncio stizzito la prese per le braccia e la stese sul divano con un gesto veloce. Si mise su di lei sovrastandola e la ingabbiò poggiando le mani sul divano di pelle rosso vermiglio. -Allora? -
Alice sgranò gli occhi puntandoli su quelli scuri e minacciosi di James. Inspirò dimenandosi sotto di lui, i muscoli del viso contratti in una smorfia di disappunto. - Che ti importa? - poggiò le mani sul petto caldo di lui e cercò di scansarlo, fallendo miseramente. 
- Smettila di dimenarti. Sembri un'anguilla! Non mi importa nulla in effetti, sono curioso però. Non vuoi parlarne con il tuo caro amico James? - inclinò il collo di lato, facendo un sorriso divertito. Adorava quel genere di situazione, punzecchiarla in qualunque modo, infastidirla prendendo in balzo anche una scusa banale e stupida. 
Alice lo guardò assottigliando le palpebre in due fessure agghiaccianti, ignorando il cuore che sembrava volerle uscire dal petto. Lo sapeva che lo faceva per puro divertimento, ma lei non aveva nessunissima intenzione di dirgli niente. Incrociò le braccia sotto al seno e lo guardò sfidandolo con lo sguardo. - non ti dirò nulla. Dovrai usare la Maledizione Imperius per farmi parlare. Non te lo direi nemmeno sotto tortura! - mormorò sicura al cento per cento. James la guardò fingendosi oltraggiato e si inumidì le labbra mentre un ghigno spuntava sul suo viso. - Vorrà dire che appenderò questa pergamena sulla bacheca della sala comune della nostra casa. Lo farò sapere a tutti quindi non sfidarmi, sai che potrei farlo! - 
La grifondoro spalancò gli occhi, lasciandosi andare ad un respiro strozzato. Sgranò gli occhi sino a farli diventare due puntini e lo prese per il colletto della camicia attirandolo a sé. - NON OSARE! - urlò a pochi centimetri dal suo viso scuotendolo bruscamente e stringendo saldamente la presa. " Ma non poteva farsi i fatti suoi? No, doveva impicciarsi della mia vita! " pensò Alice mordicchiandosi il labbro inferiore più e più volte. 
James sorrise a quel malcelato imbarazzo e poggiò le mani su quelle di Alice cercando di liberare il colletto della camicia dalle sue mani. - Allora parla. -
Alice inspirò profondamente, sentendo il labbro tremare. Doveva farsi coraggio, altrimenti sarebbe morta di imbarazzo davanti a tutti. Mancavano solo cinque giorni al ritorno ad Hogwarts e sapeva che James non avrebbe dimenticato tutta quella storia. Soffiò frasi disconnesse tra di loro, sentendo l'ossigenò mancare, i polmoni svuotati incapaci di racchiudere anche solo una piccola dose di ossigeno. - Io... lui... come Weasley.. - 
James alzò un sopracciglio fino a farlo sparire dietro la frangia scura, e la guardò confuso, divertito e piacevolmente soddisfatto. Non aveva capito un tubo, ma era bello vedere Alice tutta rossa per l'imbarazzo. Sembrava così sincera e pura, e bella. Doveva proprio ammetterlo, negli anni Alice era maturata molto, il suo fisico si era valorizzato molto. Le curve nel posto giusto, senza essere eccessive, come invece alcune ragazze che di sua personale conoscenza. Forse era decisamente troppo bassa rispetto a lui, ma sembrava ancora più tenera proprio per quello. Sorrise a quei pensieri, guardando la ragazza sotto di lui boccheggiare; se la stava prendendo troppo comoda, doveva spronarla a parlare. - Vado a raccontare tutto a Fred. - fece per alzarsi ma Alice lo fermò prendendolo per un polso scuotendo la testa terrorizzata. - Nono! Lui-lui è... un tassorosso. Fre-frequenta lo stesso anno di Lu-cy Weasley! E' sta-to grazie a lei se l'ho conosciuto! - soffiò flebile, singhiozzando per la mancanza di ossigeno e lo guardò annaspando. Non poteva ridursi ad uno straccio, non davanti a lui e invece stava succedendo! Distolse lo sguardo, sentendo gli occhi bruciare e pizzicare in modo molesto. Si sentiva umiliata, fragile. Quel giochetto iniziava a farla stare male e dannatamente fragile sotto gli occhi di James, ed era questo che la esasperava di più. Iniziava a sentire delle fitte alla testa per tutta quella quantità di emozioni. Ecco perché preferiva la compagnia di Albus. Al era completamente diverso da James, lui preferiva aspettare che la persona si aprisse, mentre il mostro che aveva addosso preferiva storcere le parole di bocca con stupidi ricatti; con il gioco sporco. - Questo non è un atteggiamento da Grifondoro! Godric sarebbe deluso dal tuo comportamento. James Sirius Potter, ti odio! - lo spinse giù dal divano, con le lacrime che solcavano le guance e corse verso la sua stanza senza guardarsi indietro. Si buttò sul letto e singhiozzò rumorosamente, prima di addormentarsi esausta.

***

Il giorno dopo Neville infastidito dall'assenza della figlia andò in camera sua. Gli mancava la sua piccolina, la risata che illuminava tutta la casa mandando a monte il lavoro faticoso delle fate. Bussò sulla porta di legno, leggendo il cartellone bianco su cui c'era scritto in lettere cubitali " voglio stare sola ". Neville non sentendo nessun suono provenire dall'interno della stanza bussò di nuovo, ma il risultato fu lo stesso. Neville provò ad aprire la porta, ma era chiusa a chiave. - Alice Paciock per Morgana apri questa dannata porta! - ordinò con tono fermo, cercando di non lasciar trapelare l'agitazione nella voce. Non ottenendo ancora nessuna risposta, il capofamiglia sfoderò la bacchetta puntandola verso la serratura e sibilò - Alohomora! -. I cardini scattarono e la porta si aprì. Neville entrò nella stanza buia, e con un gesto della bacchetta accese la luce e con un'altro movimento del polso aprì la finestra. Vide la figlia seduta sul letto a guardare il padre senza una particolare espressione. Si avvicinò cautamente, e si sedette  sul letto, sentendo Alice sobbalzare. Strabuzzò gli occhi rendendosi davvero conto della presenza di suo padre e lo guardò interdetta. - Che c'è papà? Stai bene? - era da un po' che non chiacchierava da sola con suo padre e le era mancato parecchio. Neville la guardò sorpreso ma allo stesso tempo fiero e divertito. Gli chiedeva come stava quando invece quella stravolta sembrava proprio lei! Scosse la testa e le accarezzò una guancia sorridendo. - Sto benissimo tesoro. Tu invece? Sembri.. provata, ecco. C'è qualcosa che non va? - Alice guardò il padre facendo un sorriso a trentadue denti e lo abbracciò felice. Solo lui la capiva davvero, anche se sapeva di sentirsi inferiore a Hannah quando si trattava di Alice. Sapeva che le figlie femmine preferivano sfogarsi con le madri che con i padri, ma Alice sembrava fare la cosa opposta. Confidava al padre ogni singolo turbamento, lo sentiva sempre vicino, rispetto invece alla madre. Lei le voleva un bene enorme, ma sapeva che era più orgogliosa di Frank che di Alice. Insomma, Frank era un corvonero esattamente come lei, cercava di capire quel ragionamento contorto e strano, ma proprio non ci riusciva. Hannah era fissata con la moda, mentre Alice no. Hannah ci teneva tanto alla vita sociale, Alice se ne infischiava altamente; Hannah aveva un equilibrio perfetto mentre Alice no. Alice era impacciata, timida come il padre ed era felice di assomigliare a lui. Per Alice, Neville era il suo eroe. All'età di 12 anni il padre le aveva raccontato la seconda guerra magica in cui lui era uno dei partecipanti assieme ad Harry Potter, Ron weasley, Hermione Granger, Ginny Weasley e Luna Lovegood. Sorrise a quei pensieri e si strinse tra le braccia di Neville. - Sto benissimo, adesso. Sei fantastico papà! - sperava che con quelle parole fosse riuscita a infondergli un po' di sicurezza. Neville la strinse forte, commosso da quell'affetto che le aveva regalato la figlia. La scostò piano e le accarezzò i capelli sorridendo radioso, sembrava ancora un bambino quando sorrideva. - Alice... hai già terminato i compiti vero? Mancano quattro giorni all'inizio della scuola! - disse suo padre sorridendo gioioso. Lui adorava stare ad Hogwarts, ma allo stesso modo adorava stare con la sua famiglia. - Ah, questa volta non copierai dagli appunti di tuo fratello. Sono stato sufficientemente chiaro? - Alice sbiancò sentendo la gola improvvisamente secca e non solo quella. Si inumidì le labbra passandogli la lingua, e guardò suo padre con gli occhi sgranati. - Oh papà ti prego! Non li ho terminati tutti. Se non posso copiare... ti prego aiutami. Ti prego, ti prego! - unì le mani intrecciando le dita e guardò il padre con un occhio aperto e l'altro chiuso. Il padre sospirò divertito e si alzò dal letto, porgendo la mano alla ragazza per aiutarla a scendere dal letto. Si avvicinarono alla scrivania, e Alice si sedette sulla sedia mentre Neville trasfigurava la poltrona in una sedia. La ragazza passò il libro di Incantesimi all'uomo davanti a sé e spiegò in breve la relazione da 10 centimetri che doveva svolgere. Prese tutto l'occorrente: pergamena, piuma e calamaio. Alice srotolò la pergamena, e prese in mano la piuma. Neville cominciò a leggere il primo paragrafo dell'incantesimo, poi senza fermarsi per far comprendere le parole alla figlia lesse il secondo paragrafo in cui parlava del contro incantesimo. Alice quando fu interrogata dal padre, chiedendole cosa aveva capito, lei inspirò e spiegò l'incantesimo, gli effetti che si provavano quando l'avversario veniva a contatto con esso e il contro incantesimo. Fortunatamente non era molto pericolosa quell'incanto. Neville sorrise orgoglioso di lei, e Alice cominciò a scrivere, sentendo il cuore riscaldarsi a quel sorriso rivolto solo ed esclusivamente a lei. Quando abbassò la piuma Alice cercò di imitare alla perfezione il gesto del polso del padre, e con sua grande sorpresa ci riuscì abbastanza bene. Fosse sempre così semplice l'ora di incantesimi! Neville lesse la pergamena e sorrise soddisfatto. - Perfetto Alice. Adesso lasciamola asciugare e poi la metti nella tracolla assieme agli altri compiti, libri e tutto il resto. Vai a farti una doccia, e vestiti bene. Andiamo alla Tana! - disse il padre tutto felice di poter rivedere i suoi amici. Era da mesi che ormai non li vedeva. Finalmente Alice avrebbe visto Rose, Albus, Lucy e tutti gli altri! E anche James... 
Scusate il ritardo, ma ho avuto un piccolo problema tecnico! Spero che questo capitolo vi piaccia! 
Un bacio, RoseSnape.
   
 
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