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Autore: BlackEyedSheeps    03/07/2014    2 recensioni
C’era una volta…
Nel regno di Marvel, un re che viveva in una torre. Una torre su cui troneggiava, a grandi lettere, il nome del suo eccentrico sovrano…

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Nick Fury la Spia delle Spie, dovrà affrontare il pomeriggio più difficile della sua vita.
Investito dell'infausto compito di tener testa alla nipotina Lizzie, verrà costretto alla temibile tortura... della favola della buonanotte.
Riuscirà il nostro Nick a portare a termine tale, pericolosa missione?
Giungerà in suo aiuto un fornito team di noti supereroi.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Altre dieci pagine di pura follia... la storia dei nostri eroi ricomincia :P
Ringraziamo tantissimo chi ci ha letto & commentato e ha soprattutto avuto il coraggio di avventurarsi in territori tanto perigliosi ù_ù
E adesso torniamo al c'era una volta...

 


- 2 -

 

Mentre Maleficlint si metteva in pari con le puntate del suo teatrino preferito e Natasha di Rasha iniziava finalmente il suo lungo cammino per raggiungere il potente stregone e farlo così rinsavire, la Principessa Rogers si godeva il sole primaverile che filtrava attraverso le coltri fogliose del bosco. Le fatine buone, infatti, lo stavano conducendo ad una casa sicura in cui avrebbe vissuto i prossimi cinque anni della sua vita sotto la loro protezione.

“Vi assicuro che posso cavarmela anche da solo”, asserì il bellissimo fanciullo novantacinquenne.

“Ancora incastrato per metà in quel blocco di ghiaccio? Non credo proprio”, puntualizzò fatina Nick con cipiglio estremamente serioso. Se Maria si occupava di fungere da navigatore grazie al suo imbattibile senso dell'orientamento, Phil non mancava di svolazzare fastidiosamente attorno al redivivo guerriero, infastidendolo come una zecca molesta.

“Ho un sacco di vostri ritratti appesi in camera mia!” Squittì gloriosamente, tentando di sfiorargli il viso con una delle sue glitterate manine.

Steve lo allontanò delicatamente, stando ben attento a non ferire i sentimenti della sua sorridente protettrice.

“Ne sono... lusingato.”

“Ho anche lo scudo con cui avete sconfitto l'invasione dei crudeli Polipi del regno del nord!”

“Dove l'avete trovato, di grazia?”

“Su Ibeipuntocom.”

“Ibeipuntocom?”

“È il mercato nero del regno di Marvel.”

“Capisco.”

Fu così che, dopo ore di strenuo cammino e di magico fluttuare, giunsero ad un grazioso cottage dal tetto di paglia e la facciata ricoperta d'edera. Poco distante un delizioso orticello e un soave pozzo, sul cui bordo li attendeva un fantastico secchio finemente intagliato dal cavo di un acero secolare. Margherite e fiorellini di ogni tipo costellavano il praticello antistante la struttura emanando un piacevole profumo...

“Che posto di merda”, decretò fatina Nick in tono definitivo.

“Le mie allergie...” fu tutto ciò che Maria riuscì a dire, liberandosi di fluidi non meglio identificati con copiosi starnuti consecutivi.

Phil, invece, i cui amorosi sentimenti non erano altro che amplificati dal quel romantico quadretto, stava cercando di convincere il possente guerriero dei ghiacci a farsi intrecciare i capelli. Appoggiato coi gomiti al ghiaccio, un'espressione educatamente seccata sul volto, Steve si sottopose da cavia agli esperimenti dell'insistente fatina, che giurava di aver assimilato con maestria tali sconcertanti tecniche da alcuni savi del distante e misterioso regno di Iutub. Un luogo, come poté intuire Steve, i cui sudditi non avevano un cazzo di meglio da fare.

 

Cazzo?”

RAZZO. Un razzo di meglio da fare.”

 

La noia fu ben presto tale e tanta, che il bellissimo Steve passava i suoi giorni cantando, intrecciando ghirlande di fiori, ascoltando gli infiniti racconti di Phil, a pararsi dalle esplosioni di muco e saliva della povera Maria, e a schivare le occhiate di fuoco dello scontroso Nick Fury.

Passarono così cinque, lunghi, pallosissimi anni...

 

Di già, zio?”

Di già.”

Ma cantava almeno con qualche uccello?”

Perché avrebbe dovuto cantare con degli uccelli?”

È quello che succede in tutti i cartoni animati, zio.”

Va bene, va bene, perdiana...”

 

… in cui Steve riuscì a farsi tanti e numerosi amici tra le gentili creature del bosco che li circondava. Scoiattoli, conigli, cerbiatti dai dolci, grandi occhi, gufi e... uccelli.

 

Nel frattempo alle pendici del monte Fatto... quando non doveva tenere a bada gli scoppi d'ira del suo potente padrone, corvo Sam amava scorrazzare per i cieli e godersi lunghe, rilassanti passeggiate all'aria aperta.

Fu proprio così che, un bel giorno, incontrò il per-metà-congelato guerriero dei ghiacci, intento ad osservare Phil che intagliava su una quercia le loro iniziali, una fricativa alveolare sorda e un'occlusiva bilabiale sorda... così perché l'autrice voleva ad ogni costo dimostrare al mondo che studiare la fonetica non è cosa completamente inutile.

Ma... ahm.

Riprendiamo.

Il piacevole canto di antiche e leggendarie ballate condusse corvo Sam da Steve.

“Principessa Rogers.”

“Sì?” L'eroe nazionale si guardò intorno finché non individuò la fonte del gracchiare che aveva interrotto la settantacinquesima interpretazione canora di “Ventiquattromila nazi” della giornata (il suo repertorio era piuttosto limitato).

“Perdonerete l'intrusione, vostra altezza, ma potrei forse suggerirvi qualche artista alternativo?”

“Scommetto dieci monete d'oro che dice Marvin Gaye”, bisbigliò Phil che gli ronzava intorno alle orecchie.

“Marvin Gaye!” completò corvo Sam, che non aveva udito ciò che la fatina aveva comunicato all'imponente guerriero-nel-ghiaccio.

“Vi ringrazio per il suggerimento, ma adesso devo tornare a casa. Le mie madrine mi attendono.”

Sam si calò leggermente gli occhiali sul becco, passando in rassegna le condizioni tutt'altro che ideali del povero Steve: “Come fate a spostarvi con quel coso?” Domandò, osservando il blocco congelato che ancora conteneva più di meta del suo corpo.

“Gentile messere, non ne ho la più pallida idea. È quello che si stanno chiedendo tutti i lettori di questa storia. Direi che potremo giustificarla come...”

“... sospensione della realtà?”

Dopo aver deciso essere quella la spiegazione meno umiliante per le sapienti autrici, corvo Sam e la principessa Rogers si separarono.

Continuarono, tuttavia, ad incontrarsi spesso, a raccontarsi barzellette e a fare lunghe gare di corsa che si concludevano sempre con l'immancabile vittoria di Steve. Nessuno, nel regno, fu mai capace di spiegare le leggi fisiche che gli permettevano di ottenere tanti e tali successi.

Capitò tuttavia, che essendo trattenuto alle pendici del terrificante monte Fatto per un terribile sciopero dei mezzi che aveva messo in ginocchio il regno, corvo Sam non si fece vedere per svariati giorni.

 

Steve fu mestamente costretto a girovagare solo per il bosco, dedicando il suo magnifico canto agli alberi e ai fiori che incontrava sul suo scongelante cammino, nel disperato tentativo di allontanarsi il più possibile dall'invadente presenza di fatina Phil.

 

Grazie al cielo, quel giorno, era proprio il turno della sorridente fatina di pulire i pavimenti, operazione che l'avrebbe tenuta occupata per quasi tutto il dì... fu così che Steve, trovandosi solo soletto, giunse alla casetta di un taglialegna.

Scorse l'affabile uomo intento a sistemare una catasta di ciocchi, in prossimità del capanno degli attrezzi. Lo straniero, il volto per metà coperto da una bandana e gli occhi pesantemente cerchiati di nero, si accorse della sua presenza, ma tuttavia non fece alcun cenno di esserne interessato.

“Chi siete?” Domandò seccamente, agitando le mani coperte da pesanti e rozzi guantoni da lavoro.

“Buon uomo, il mio nome è -”

“Non m'importa. Dovete uscire dalla mia proprietà.”

“Come avete detto?” Il fazzoletto che l'uomo portava sul viso gli impediva di capire per bene cosa mai stesse dicendo.

“Ho detto”, il taglialegna si liberò dell'impedimento, “che se ne deve andare.”

Grande ed emozionante fu la commozione del giovane novantacinquenne quando scoprì che quello sconosciuto altri non era che il suo adorato amico d'infanzia, colui con il quale aveva sconfitto i Polipi incazzati del regno del nord e aveva impedito che la moda dei baffetti a sputo sotto al naso si diffondesse per tutto il paese.

“Bucky! Credevo ti fossi sfracellato al suolo dopo essere caduto nel vuoto!”

“Chi diavolo è Bucky?”

“Bucky, non mi riconosci? Sono io, Steve!”

“Steve chi?”

“Steve Rogers. Ti avevo promesso che sarei rimasto con te fino alla fine della linea!”

“Quale linea?”

“Non lo so, ma suonava bene. Era una metafora.”

“Cos'è una metafora?”

“Una... figura retorica?”

“Cos'è una figur-”

“Non ce l'hai un dizionario?”

“Cos'è un diz-”

“Va bene, va bene. Ho capito l'antifona. Almeno hai una valida scusa per il modo atroce in cui ti sei truccato? Conosco dei savi conoscitori delle arti del meicap che dal regno di Iutub condividono la loro sconfinata sapienza con noi poveri mortali.”

“Non hanno ancora inventato il mascara waterproof.”

“Oh. Capisco.”

Trascorsero un paio di inquietanti secondi in cui l'ingenuo taglialegna lo osservava, alzando e abbassando una mano davanti al proprio viso. Finché, finalmente, la consapevolezza gli illuminò il volto, riuscendo a rimediare almeno in parte al terrificante taglio di capelli fuori moda che si ostinava a sfoggiare.

“Ma certo, Steve! Non ti avevo mica riconosciuto con tutto quel ghiaccio addosso!”

Straripante e obnubilante fu la gioia della principessa che, dopo tanti anni di obbligato riposo, aveva infine ritrovato il suo più caro amico.

“Vieni qua sopra! Abbracciami!”

Bucky corse a prendere una scala a pioli per salire sul blocco di ghiaccio all'altezza dell'eroe semi-scongelato (o semi-congelato, dipendeva dai punti di vista). I due compagni si abbracciarono giovialmente, dandosi sonore pacca sulle spalle, alcune più dolorose di altre per motivi che scopriremo a breve.

“Dobbiamo suggellare questa rimpatriata”, decretò allegramente Steve.

“Come ai vecchi tempi?”

“Come ai vecchi tempi.”

Il taglialegna e amico d'infanzia si sfilò uno dei guantoni da lavoro e prima che il guerriero potesse accorgersi di niente, gli afferrò il mignolo con il suo, intrecciandoli come erano soliti fare da fanciulli.

“Accidenti al diavoletto che ci ha fatto litigare, pace pace ciccio pat-”

Il caso crudele volle non solo che Bucky non si fosse tagliato le unghie per tre lunghi mesi, ma anche che un incidente sul lavoro gli avesse provocato la perdita del braccio sinistro, che era stato infine sostituito con un complicato marchingegno acquistato nelle disperate e insidiose terre di Ibeipuntocom. Bastò che l'impudente unghia metallica sfiorasse la delicata pelle della principessa perché la tragedia si compisse.

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!” Fu il grido straziato del povero Bucky mentre il possente guerriero si accasciava sulla sua prigione di ghiaccio, una volta... per tutte.

Sommo e sconfinato fu il dolore di tutti i coinvolti quando il fido e disattento taglialegna riportò la dormiente beltade fino al cottage delle sue madrine: se Maria faceva fatica a contenere le lacrime (ma poteva anche essere colpa delle tremende allergie che l'affliggevano) e Nick ad arginare la furia, Phil pianse per tutti e tre e per il resto del regno.

Pianse così tanto che fece piovere... neri e grossi nuvoloni si addensarono nel cielo scatenando una pioggia perenne sull'intero regno di Marvel.

In triste e solenne processione la Principessa Steve venne riportata al castello di Re Stark dove, approfittando del meteo avverso, si stava tenendo un concorso di Miss Corsetto Bagnato. Neanche tutte quelle trasparenze e quei seni prosperosi riuscirono a salvare Tony dalla mestizia più assoluta e da una serie di violente bastonate che la regina Pepper ebbe cura di riservargli quando venne a conoscenza di quell'improvvisato e impudico passatempo.

Al guerriero venne assegnata un'ampia e confortevole stanza in cima alla torre ovest, adagiato su un favoloso letto a baldacchino, in attesa del principe destinato a prendersi la sua verginità, o al più noioso bacio del Vero Amore, per liberarlo dalla terribile maledizione del crudele Maleficlint.

 

Ma la cacciatrice?”

Adesso ci arrivo, abbi pazienza.”

 

Natasha di Rasha aveva impiegato quei lunghissimi cinque anni ad orientarsi nelle intricate terre dei regni circostanti. Prima si era recata fino alle pendici del monte Fato, dove due hobbit lerci e malmessi l'avevano informata del fatto che lì non c'era nessun Maleficlint, ma che un tizio che altro non era che un grosso occhio di fuoco, stava dando diversi problemi alla popolazione locale. Tutt'altro che interessata alle loro tribolazioni, Natasha era stata costretta a tornare indietro, rinunciando semplicemente ad entrare in passeggiata oltre i cancelli di Mordor dove viveva, tra gli altri, il dentato e perennemente famelico Suarez.

Finalmente di nuovo sui suoi passi, raggiunse il monte F-F-Fatto, credendo di essere arrivata nel luogo giusto. Ma, di nuovo, si sbagliava: quelle erano terre variopinte e perigliose in cui si usavano solo forbici dalla punta arrotondata (particolare che la fece rabbrividire) e colla vinilica, governate da un giullare impazzito chiamato Giovanni Muciaccia che obbligava i suoi sudditi a snervanti e strazianti sedute di fai-da-te completamente inutili. Riuscendo a malapena a sfuggire ad un attacco d'arte che le era stato scagliato contro dalle milizie del suonatissimo sovrano, Natasha fuggì.

Fortunatamente, incontrò sulla sua strada la principessa Margaret che si stava dirigendo nel regno di Marvel dove re Stark l'aveva richiamata insieme ad altre personalità delle contee circostanti per far fronte alla crisi della principessa Rogers. In quanto segretissima dirigente del C.A.T.A.P.U.L.T.A, Peggy – così preferiva farsi chiamare - la indirizzò verso la strada corretta, rifiutandosi però di soddisfare la curiosità di Natasha che non capiva perché diavolo avessero dato un nome tanto malsano alla loro organizzazione.

A quel punto non le rimaneva altro che dirigersi verso il monte Fatto, la cui unica particolarità degna di nota era una grossa conifera su cui si sorreggeva la più grande casa sull'albero che si fosse mai vista. Un castello... su un albero.

 

Come fa un albero a reggere un castello intero, zio?”

È magia, Lizzie.”

Ma adesso qualcuno canta?”

Non aveva già cantato la principessa Steve con gli uccelli?”

Sì, ma non ho sentito la canzone.”

Ci sono i diritti SIAE non possiamo riprodurre canzoni di altri artisti.”

Allora inventala tu e siamo a posto.”

Non canterò per te, ragazzina...”

Ti pregoooooooooo.”

No.”

Ma ti pregoooooooooooooooo, dai, dai, dai, dai, dai, dai!”

Dannata ragazzina! Va bene, va bene... canteremo una canzone idiota per una storia idiota!”

La canzone si chiama idiota?”

Perchè no?”

 

Maleficlint cercava di dare una parvenza d'ordine alla sua cupa magione.

Si era guardato attorno con aria sconsolata per almeno una decina di minuti, indeciso su dove cominciare, prima di imbracciare il suo arco/scettro e dare vita a una delle magie più potenti dei sette regni. Sì, sono sette. Come quelli del Trono di Spade.

In bilico su uno sgabello in mezzo alla stanza, aveva pronunciato la misteriosa formula magica:

Higitus, Figitus, Abracazé!” tuonò alzando le braccia verso il cielo, “Prestate attenzione tutti a me!”

Incoccò un paio di frecce e cominciò a lanciarle a destra e a sinistra, raccogliendo da terra vestiti e piume in un vortice incomprensibile di sporcizia.

“Hockety pockety wockety wack, abracabra dabra nack, se ciascun si stringerà, il posto a tutto si troverà”, cantò con voce soave, “Higitus Figitus migitus mum, pres-ti-dig-i-ton-i-um!”

Il vortice vibrò a lungo nella stanza, prima che tutto si chetasse per lasciare spazio al vuoto cosmico più scintillante.

“Voilà!” giubilò Maleficlint al nulla, prima di sentire un fremito d'ali e un applauso frusciante alle sue spalle.

Corvo Loki svolazzò pigramente sul davanzale di una delle finestre, osservando ammirato (o così sembrava) la scena.

“Ottimo lavoro, padrone!”

“Grazie”, sorrise sornione Maleficlint, scendendo dallo sgabello e poi accigliandosi grandemente: “Dove ti eri andato a cacciare, corvaccio del malaugurio? Sono giorni che ti cerco.”

“Sono andato a raccogliere informazioni per te, Maleficlint.”

“Informazioni? Che informazioni?”

“Informazioni che riguardano la tua vendetta sul Regno di Marvel”, corvo Loki volteggiò gaudente per la stanza, andando ad appollaiarsi su uno dei pochi mobili rimasti.

Maleficlint si fece più attento, posando l'arco in un angolo della stanza.

“Orsù racconta.”

“La principessa Steve si è addormentata!” lo prevenne gracchiante corvo Sam anch'egli appena giunto dal regno di Marvel dopo una lunghissima assenza, in volo planare. Le piume arruffate e il fiato corto: “DI NUOVO!”

Corvo Loki stronfiò qualcosa imprecando in asgardiano perché corvo Sam gli aveva rubato la battuta.

“Davvero?” si illuminò Maleficlint. “Son già passati cinque anni?”

“A quanto pare.”

“Certo che il tempo vola quando ci si diverte.”

Corvo Loki che non aveva digerito (burp) il furto di battuta, scansò corvo Sam con un'alata e prese a svolazzare per la stanza senza posa.

“Cosa hai intenzione di fare adesso, Maleficlint?” incalzò.

Lo stregone si strinse nelle spalle.

“Veramente non ero proprio sicuro-sicuro che sarei arrivato a questo punto. Non avevo davvero un piano a riguardo.”

“Ma che razza di stregone sei?”

“Il più potente del monte Fatto.”

“Per forza, sei l'unico...”

“Taci corvaccio! O ti faccio allo spiedo!”

“Prima dovrai riuscire a prendermi.”

“Vuoi sfidare la mia mira?”

Corvo Sam che ancora piagnucolava in un angolo, fece fremere le ali per sedare quella stupida diatriba.

“Sommo Maleficlint, non puoi davvero permettere che quella splendida fanciulla rimanga addormentata per sempre. È ancora incastrata nel ghiaccio!”

“Dopo cinque anni?”

“Già...”

“Le leggi della fisica qui vanno a farsi benedire.”

“È magia.”

“Siamo tutti vittime della sindrome di Lost? Dove quando non sai come giustificare una cosa cacci fuori la magia?”

“Bè...”

“Un momento... come fai a sapere che la principessa Steve è ancora incastrata nel ghiaccio?”

“L'ho vista...” dichiarò corvo Sam mentre il suo nero piumaggio si tramutava in rosso fenice.

Corvo Loki sogghignò dal suo trespolo

“Nessuno può vedere la principessa. È nascosta in una torre altissima, sotto lo sguardo fidato di fatine e gnomi, gatti con gli stivali e Shrek...” ciarlò.

“Corvo Sam, parla!” esclamò Maleficlint che cominciava a fremere dal nervosismo.

“Ho conosciuto la principessa Steve... in questi cinque anni”, ammise corvo Sam.

“Sei diventato amico della principessa Steve?”

Corvo Sam annuì mestamente, mentre la risata di corvo Loki riecheggiava per la stanza.

“Hai covato una serpe in seno!” gracchiò corvo Loki continuando a ridere.

“Che schifo! Perché una serpe?” si sdegnò Maleficlint tastandosi il petto, ritrovando pettorali che non ricordava affatto. Cinque anni di pilates, son cose.

“Che ne so? È il detto...”

“Tradimeeeeeento!” tuonò Maleficlint alzando le braccia al cielo, “corvo Sam, come hai potuto farlo?”

“Non potevo permettere che facessi l'errore più mostruoso della tua vita!”

“L'errore più mostruoso della mia vita è stato quello di lasciarmi sfuggire gli sconti al Robin Hood Store lo scorso inverno, non fare il gioco sporco con me, corvo Sam!”

“Maleficlint, perdonami!”

“No! Un tradimento è un tradimento!” gridò mentre scintille di rosso fuoco prendevano a guizzare dall'arco magico, stillando lacrime di lava come a scandire la sua ira. Lo scenario si fece cupo e assai carico di pathos.

“Tu eri il prescelto, Sam! Era scritto che distruggessi Marvel, non che ti unissi a loro!

Dovevi portare le tenebre nel regno non soavi canti di gioia e principesche risate cristalline!”

“Maleficlint, io ti voglio bene!”

“Eri mio fratello, corvo Sam. IO ti volevo bene!”

Lacrime luminose brillavano negli occhi dei due contendenti, l'uno di rabbia, l'altro di dolore.

“Maleficlint, come posso redimermi?!”

“Sei bandito, per sempre, dal mio castello!”

“Nooooooooo!”

“Tu corvo, ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte!”

“Nooooooooo!”

“E in più... partorirai con dolore!”

“Nnnnnn- eh?”

“Fuori dal mio castello, corvo Sam, subito!”

Corvo Sam, che non ce la faceva più a subire il peso delle maledizioni di Maleficlint, si librò in volo, lasciando quella sauna di magma e fuggendo a più non posso dalla cupa magione.

Corvo Loki che continuava a sogghignare della grandiosa conclusione, scosse la testa, fingendosi poi rammaricato.

“Hai fatto bene, Maleficlint, devi circondarti solo di persone che apprezzano le tue fatiche.”

“Vattene anche tu, corvo Loki! Uccellaccio del malaugurio! Voglio restare solo!”

Corvo Loki, sollevò le ali e fece ciò che gli era stato comandato.

“Stupidi umani. Vinti da tutti questi stupidissimi sentimenti... umani”, blaterò finché anche lui non guadagnò il cielo.

Corvo Loki aveva ancora una cosa da fare... andare a comprare un buon burro di cacao per ammorbidire le sue labbrucce corvine. Le stesse labbra con cui avrebbe baciato la principessa Steve. Baciata... e risvegliata.

La sua risata riecheggiò, malefica, per i boschi del monte Fatto.

 

Che triste zio, ma dove andrà corvo Sam?”

Lo scopriremo a breve. Manca ancora un personaggio all'appello. Ma prima torniamo alla...”

... cacciatrice!”

 

Natasha di Rasha aveva sollevato lo sguardo al cielo domandandosi se anche gli uccelli si prendessero gioco di lei, schernendola con risate inquietanti. Si stupì nel veder passare un altro corvo. Il suo conteggio era già arrivato a quota due. Due. Così come gli aveva descritto fatina Nick.

In più, il navigatore a pappagallo che le era stato fornito dall'agente Peggy del C.A.T.A.P.U.L.T.A, continuava a blaterare dell'arrivo a destinazione, ma era mezz'ora che girava in circolo, senza tuttavia riuscire a trovare la strada più breve per raggiungere il castello che vedeva da lontano come meta irraggiungibile.

Fra cinquecento... metri... svoltare a destra.

Natasha si trovò, per l'ennesima volta di fronte a un masso.

“Non posso voltare a destra, c'è una deviazione!” indicò platealmente il cartello e tornò sui suoi passi.

Ricalcolo.

“Ricalcola, ricalcola, dannato attrezzo inutile.”

Svoltare alla rotonda, e prendere la terza uscita.

“Non c'è nessuna rotonda che cavolo stai dicendo?” agitò il pappagallo.

Ricalcolo. Fra seicento... metri, prendere la seconda a sinistra. E poi la terza a destra... e poi la quinta a destra.”

“Che cosa stai dicendo?” fece roteare il pappagallo, sperando rinsavisse.

Bzzz, fra... duemila... metri. Hasta la vista, baby. Allegriaaaaa, signore e signori. Cento, cento, cento. Vuoi giocare con noi, Danny? Redrum, redrum, redrum...”

Natasha in preda alla crisi isterica più nera lanciò il pappagallo in volo giù per una rupe.

“Do svidaniya!” gridò al culmine dell'esasperazione, liberandosi testè di quell'oggetto malefico.

Proseguì dritta per cento metri, scavalcando massi e alberi caduti, finché non giunse a destinazione.

Sputò su entrambe le mani e si preparò alla scalata dell'albero.

 

Non è pericoloso scalare gli alberi, zio? Mamma non me lo fa mai fare.”

Ascolta tua madre.”

Ma la cacciatrice...”

Ascolta.tua.madre.”

 

Maleficlint circondato dall'aura più nera, seduto sul suo tristo sgabellino al centro della sala, ancora piangeva il tradimento e la solitudine; tutto preso com'era a considerare le mille sfighe della sua vita non era riuscito a prevedere l'arrivo della sua carnefice.

Natasha di Rasha si aggrappò all'ultimo ostacolo, prima di franare all'interno della stanza con un gran tonfo.

“Ma porc...”

“Chi va là?” si erse in tutto il suo malefico splendore Maleficlint, in un gran svolazzo di mantello e corna, che no, non svolazzavano in verità, ma scintillavano di cupa luce demoniaca.

Natasha – invero piuttosto colpita dalla maestosa visione – aveva previsto un attacco in sordina evidentemente fallito. Non poté fare altro che presentarsi, cercando di liberarsi dalle mille foglie rimaste incastrate fra i suoi rossi capelli.

“Sono la cacciatrice!” esalò con orgoglio, sfoderando una scintillante spada.

Maleficlint sbarrò gli occhi con un moto di sorpresa e ammirazione.

“Buffy!” cinguettò, “ommioddio sono un tuo grandissimo fan!”

Natasha che non aveva capito un bel niente, arretrò inquietata da quell'inaspettato benvenuto.

“Chi diavolo è Buffy?”

“Tu sei Buffy.”

“Non sono Buffy.”

“E dove diavolo è Buffy?”

“Che cavolo ne so!”

“E allora chi sei tu?”

“Sono Natasha. Di Rasha!”

Maleficlint cominciava ad essere piuttosto confuso.

“Se non sei Buffy che cosa ci fai qui?”

Natasha si mise in posa d'attacco.

“Sono venuta qui per ucciderti”, blaterò fissandolo dritto negli occhi.

“Anche tu?”

“Perché, chi altri è venuto?”

“Un po' di gente... non sono molto... amato.”

“Non lo sei?”

Maleficlint scrollò le spalle, la mestizia e la rassegnazione palpabili nel suo animo.

Natasha che non era incline a lasciarsi andare a simili sentimentalismi, divenne pratica: “Eppure non sei così brutto.”

“Grazie.”

“Io, però, devo comunque rubare il tuo cuore.”

“Dovrai impegnarti un po' di più. Di solito non mi concedo se non dopo il terzo appuntamento.”

Natasha lo fissò un po' perplessa.

“Devo strapparti il cuore per portarlo a Re Stark.”

“Oh... non avevo capito. Ma dovrai impegnarti comunque, ci tengo al mio cuore.”

“Non ne dubito. Orsù: en gard!”

Maleficlint recuperò il suo arco.

Lo scontro ebbe inizio.

 

Ma non puoi interromperti sul più bello!”

Posso eccome. Sai cos'è un cliffhanger?”

No.”

Un film con Sylvester Stallone. Andiamo avanti.”

 

Nel frattempo corvo Sam che piangeva e piangeva per la sua perduta amicizia avvertì il rumore di un tuono lontano.

“Pure la pioggia...” frignò con aria afflitta sbandando a destra e a sinistra ebbro di dolore.

Si posò su un ramo, senza ricordare affatto la lezione imparata nelle giovani marmotte, che gli aveva insegnato, in caso di temporale, che mai ci si sarebbe dovuti trattenere sotto a un albero.

Era ancora lì che versava lacrime amare di corvo, quando un fulmine crepitò sulla cima delle fronde.

Il rumore del tuono lo risvegliò dal suo mesto torpore giusto in tempo: l'albero si disintegrò con fragore, poco dopo che corvo Sam si fu librato in volo.

A pochi passi di distanza da lui si era materializzato un giovane di ineguagliabile bellezza: capelli color dell'oro, muscoli guizzanti, sguardo fiero. Il rosso mantello svolazzava nell'aere così come nell'aere era innalzato uno scettro di dubbia natura.

“He-man...” sussurrò corvo Sam che già dagli occhi sprizzava dardi lussuriosi.

“He-man è mio cugino...” rispose il mastodontico adone, “io sono Thor. Thor del regno di Loréal.”

“Il vendicatore!”

“L'unico e il solo”, decretò con vocione profondo e fiero.

“Credevo foste almeno in sei.”

“La matematica non è mai stata il mio forte.”

“Oh, scommetto che però andavi bene in educazione fisica.”

“Esatto!” si illuminò Thor con un sorriso a trentadue denti, “mai rimandato una sola volta in quella.”

“Chissà come, lo sospettavo.”

“In che senso?”

“Lascia perdere.” Corvo Sam andò a posarsi con familiarità sulla sua enorme spalla, “come mai da queste parti?”

“Sono venuto a cercare mio fratello.”

“Non era stato scartato per gli Hunger Games?”

“No, non quel fratello. L'altro. Quello adottato.”

“Chi?”

“Loki... Loki di Loréal.”

“Loki? Io conosco solo un corvo di nome Loki.”

“Un corvo dite, mio piccolo amico?”

“Proprio!”

“Ah, diavolo di un Loki, la scorsa volta si era tramutato in un cavallo!”

“Un cavallo?”

“Sì, Loki è maestro del travestimento e dell'inganno. Si trasformò in puledra per farsi montare da uno stallone...”

 

Per farsi montare, zio?”

Sì... come quando fai la lotta.”

Ah, allora è divertente. Posso giocarci anche io?”

Solo quando avrai compiuto trent'anni.”

 

Corvo Sam che ancora era scioccato dalle rivelazioni, soprattutto da quella del cavallo (ecco perché ne sgravava anche!), non poté fare a meno di raccontare la storia della maledizione a quel principe dai capelli dorati e la messa in piega perfetta.

“C'è una principessa da risvegliare, dite?”

“Una principessa... e ho come il sospetto che tuo fratello stia tramando qualcosa per poter divenire il Re del regno di Marvel.”

“Potete certo ben pensarlo! I sogni di gloria e soprattutto di lussuria di Loki sono pericolosi... ma lo fermeremo.”

“Ed io sarò il tuo più fidato amico.”

“Orsù guidatemi verso il regno di Marvel. Dalla bella principessa e dall'inganno del mio diabolico fratello.”

Corvo Sam si alzò in volo, aprendo la strada al primo vero principe... della storia.

Seguendo le preziose dritte del suo nuovo, fidatissimo e occhialuto compare, il possente Thor raggiunse finalmente il castello di Re Stark.

“Aprite le porte di questo castello! Thor di Loréal reclama la vostra ospitalità!”

“Non ti pare di avere un po' peccato di presunzione?”

“Presun- cosa? Si mangia?”

“No.”

“Si beve?”

“Allora non m'importa.”

Una guardia si sporse oltre i merli delle mura, scoccando un'occhiata perplessa in direzione dell'improbabile coppia.

“Chi siete?”

“Thor di Loréal!”

“Dove andate?”

“... da Re Stark!”

“Cosa portate?”

“Un... un corvo parlante e la mia straordinaria, carismatica presenza scenica.”

“Un fiorino!”

“Per Odino, chi cavolo è Fiorino?”

“Non ne ho idea. Il fratello perduto di Fiorello.”

“Cos'è un Fiorello?”

“Oh, ti prego, non ricominciare!” Esclamò esasperato il povero corvo Sam, che cominciava sinceramente a credere che gli anni di tinte ossigenate avessero di fatto debilitato le possibilità cerebrali del bellissimo principe di Loréal.

Quali che fossero le ragioni, le porte del castello si aprirono e – grondanti di pioggia – i due nuovi arrivati vennero accolti da Re Stark appeso a testa in giù ad un porta-fiaccola. Indossava un'armatura verniciata di rosso e oro che non aveva l'aria di essere molto comoda.

“Sire! Cosa ci fate là sopra?”

“Mi scuserete molto, prode Thor, un semplice esperimento andato male... JARVIS!” Il ciambellano accorse tutto trafelato, un mandolino alla mano per oscure ragioni.

“Sì, vostra maestà!”

“Tirami giù di qui prima che mi vada tutto il sangue al cervello!”

Un gruppetto di servette entrate a far parte dello staff dopo il concorso di Miss Corsetto Bagnato, passò di lì proprio in quell'istante, reclamando la sua attenzione.

“Bè, forse puoi prendertela comoda...” le ragazze sparirono. “No, no, ridatti una mossa!”

Il re venne tratto in salvo dopo un paio di rocambolesche manovre e finalmente ci si poté mettere a consiglio per discutere delle drammatiche sorti in cui il regno versava...

“Insomma, Loréal è uscito dalla Coppa del Mondo di Pelota.”

“Purtroppo, vostra maestà. I nostri giocatori non erano all'altezza,” convenne uno sconsolatissimo Thor.

“È veramente questo l'argomento più importante della giornata? Da chi avete imparato il concetto di priorità, da Studio Aperto?” Il rimprovero di corvo Sam ebbe il potere di far rinsavire tutti.

“Chi è il vostro saggio compare, principe Thor?”

“L'ho trovato alle pendici del monte Fatto. Lavorava per Maleficlint.”

“Ci si può fidare?” Indagò Re Stark, anche se doveva ammettere che il bel paio di occhiali che il corvo indossava, costituiva di per sé un valido motivo per credergli ciecamente.
“È uno con il becco a posto, mi piace”, convenne Thor, afferrando Sam per schioccargli un sonoro bacio sulle piume: “UN ALTRO!” Lo schiantò sul pavimento con enfasi, scatenando l'ilarità del re, e un gran mal di testa al povero corvo.

“Priorità! Ma che avete voialtri nobili in testa?!”

“Ah, giusto... le sorti del regno...”
“Credo che mio fratello voglia conquistare il regno di Marvel.” lo ragguagliò il prode Thor.

“Vostro fratello non era impegnato a contendersi la suadente Raven da quel nanerottolo... com'è che si chiama? Pagnotta. Rosetta. Piadina.”

“Piadina, mi pare”, asserì seriosamente Thor, “... comunque no, mi riferivo al mio fratello adottivo, il principe Loki, figlio di Laufey, fratello di Thor e figlio adottivo di Odino Padre dei Padri e di Frigga -”

“Sì, ho capito l'antifona, He-man.”

“No, vi ripeto, quello è mio cugino.”

“Oh, siete veramente imparentati? Avrei dovuto intuirlo.”

“CON-CEN-TRA-TE-VI!” Delirò corvo Sam, indispettito dall'assoluta mancanza di focus dei due.

“Hai ragione Sam”, dovette riconoscere il re. “Aumenteremo la sicurezza alla camera della principessa! GUARDIE!”

“Non saranno delle armi babbane a tenere a freno la lussuria di Loki.”

“Babbane? Siete stato nel regno di Hogwarts ultimamente?”

“No, ma sono un grande fan del ciclo di ballate di Joanna di Rowling.”

Corvo Sam cominciò a prendere a testate un pilastro della sala per disperazione, incredulo di fronte ad una tanto breve soglia dell'attenzione. Svenne, liberandosi finalmente dall'onere di prestare ascolto a quella snervante conversazione.

 

Bè anche a me piace Harry Potter.”

Mettiti in fila.”

Cosa vuoi dire, zio? L'hai letto anche tu.”

Chi? Io?”

Ziooooooooooooooooooooo!”

AVANTI!”

 

Natasha di Rasha piangeva sommessamente nel mantello di Maleficlint, accasciato contro il tenebroso bracciolo del cupo divano su cui erano seduti. Infatti, dopo aver combattuto tenacemente per tre, lunghissimi e sfiancanti minuti, i due avevano deciso di prendersi una pausa ristoro: un po' di tramezzini e qualche cocktail avevano fatto sì che la sosta si allungasse a dismisura. La maratona di tutte e quattro le stagioni del Trono di Spade, seguite a ruota dall'intera saga di Rocky prima e di Rambo poi, li aveva debilitati nel corpo e nello spirito.

“È il film più commovente che abbia mai visto”, biascicò la cacciatrice.

“Vero? La meravigliosa scena in cui si ricuce da solo il braccio, con che coraggio... così realistico... così...” anche Maleficlint riprese a piangere.

“Guardiamolo un'altra volta!”

“Ancora? Tu mi vuoi male, cacciatrice.”

“Grazie al cielo! Ti devo uccidere, rammenti?”

“Purtroppo.”

“Dai, rimetti Rambo e poi ci ripensiamo”, sorseggiò il suo PoisonedAppletini: “Ma chi è il tuo barman?”

“Bruto. Dice di averlo imparato da una certa vecchia con un enorme porro sul naso...”

“Bruto?”

“Bruto, il mio drago verde.”

“Hai un drago verde che prepara cocktail?”

“Dopo essersi laureato in fisica ha avuto diversi problemi a trovare lavoro... e in più Tom Cruise è sempre stato un'ispirazione per lui.”

“Purtroppo in questo regno la fisica non interessa quasi a nessuno. Tom Cruise, invece...”

“È quello che gli ho detto anch'io. Comunque, si è messo a seguire un paio di corsi tra quelli offerti dal comune e tadàààà!”

“Ha un vero talento, il tuo caro Bruto.”

“Dillo a me! Peccato sia un pochetto rabbioso.”

“Come mai?”

“Non a tutti piace studiare per tutta la vita per poi ritrovarsi disoccupato o relegato ad infime mansioni, capisci? Io gli do vitto e alloggio. Un antro cavernoso in più, uno meno... e poi tiene a bada i topi”, alluse. “Ho cercato di fargli fare yoga, ma non c'è stato verso.”

“Con tutto quello che costa lo yoga.”

“Esatto. Si è mangiato gli ultimi tre istruttori privati che ho assunto”, sospirò.

Fu proprio la musica dei titoli di testa di Rambo che richiamò l'attenzione del furente Hulk che con la sua invadente mole, scatenò tutta la sua rabbia sull'orchestrina goblin che apriva lo spettacolo.

“BRUTO!”

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” Natasha di Rasha venne presa dal terrore, ma non prima di essersi scolata il suo PoisonedAppletini. Si ribaltò oltre il divano e prese a correre alla cieca, in preda al panico più totale. Hulk, insospettito dalla sua fuga, le andò dietro, mentre Maleficlint provava a domarlo col potere del suo arco magico.

“Bruto, a cuccia! A cuccia!”

A niente servirono le sue suppliche e la cacciatrice sarebbe sicuramente morta schiacciata dai piedoni del drago verde, se non fosse stato per la provvidenziale comparsa di Betty, la cuoca di Maleficlint.

“Ehi tu, signorinello!” Esclamò furibonda, andandogli addosso a muso duro. “Fa' come dice il tuo padrone o a letto senza cena!”

Hulk si fece docile come un agnellino, accettando di seguire Betty fuori dal castello sull'albero per una passeggiata rilassante.

“Che... c-che paura”, Natasha era ancora scossa da quell'incontro ravvicinato tutt'altro che richiesto.

“Rambo lo rende un tantino suscettibile.”

“Non potevi dirmelo subito?!”

“Non ci ho pensato. Perdonami cacciatrice... possiamo metterci a rivedere la quarta stagione del Trono di Spade?”

“No, sono troppo scossa e spaventata, ho l'adrenalina a mille. I cliché vorrebbero che adesso io e te ce la spassassimo... per scaricare la tensione, sai.”

“Va bene. Vado a prendere il mio Marvelopoli.”

“Il tuo che?”

“Ah, preferisci Indovina Clint?”

“Che diavolo è: Indovina Clint?”

“Un gioco. Oppure se non ti va ho il Princectionary, dove devi disegnare tutti i principi e -”

“In realtà pensavo a qualcosa di più... bing bang... bong.”

“Ooooooooh”, Maleficlint annuì con aria comprensiva, anche se in realtà non aveva capito niente.

“Oh, wow, grazie a tutti i sette regni non mi hanno chiesto di strapparti le palle, sarebbe stato impossibile trovarle!” Esclamò l'esasperata Natasha di Rasha, che aveva finalmente riconosciuto la confusione nel suo cupo sguardo.

“COME OSI!” E sull'onda della sua indignazione, ripresero ad azzuffarsi lussuriosamente.

 

Le palle?”

È un grande appassionato di biliardo, e le palle da biliardo sono molto, molto preziose.”

Ah, bè, comprensibile.”

 

 

To Be Continued...

  
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