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Autore: Raya_Cap_Fee    03/07/2014    2 recensioni
• Sequel di "Alla fine non hai scelta"• Dopo la morte di Turno per mano di Dubhe, Cormia si ritrova da sola nelle mura della Gilda. La sua vita è cambiata, è stata nuovamente stravolta da un ciclone. Sa di aspettare un figlio e sa di non poterlo partorire senza che nessuno se ne accorga. La Gilda è stata la sua casa per tredici anni ma ormai, per lei, non rappresenta più nulla. Inseguita da un sogno ricorrente in cui il suo compagno le grida di uccidere qualcuno, la nostra protagonista affronterà nuove prove, farà nuovi e vecchi incontri e infine affronterà la sfida più grande: essere madre.
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Ebbene sì, eccomi qui che ho deciso di torturarvi con un sequel ahahahaah. Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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YOU LEFT ME IN THE DARK


 

CAPITOLO QUATTORDICI: I NEED YOUR LOVE

Cormia non riusciva a capire cosa stesse succendendo. Le labbra di Erowyn premevano sulle sue e lei non lo aveva ancora allontanato. Lui aveva chiuso gli occhi mentre lei teneva i suoi ancora aperti non riuscendo a fare niente se non fissarlo. Una mossa e poteva liberarsi. Due mosse e poteva ucciderlo per aver osato tanto nei suoi confronti.

Erowyn si scostò appena dal suo volto ma era ancora talmente vicino che avvertiva il suo respiro sulle labbra umide.

“Cormia…” fu poco più di un sussurro ma lei lo udì comunque. Il soldato la teneva ancora stretta per la vita e solo allora lei percepì la sensazione piacevole che le provocava quel contatto.

Un groppo le si formò in gola e chinò appena la testa mentre avvertiva su di sé lo sguardo di Erowyn. Non rispose, incapace di muoversi e di parlare. Era confusa e colui che le era di fronte si sovrapponeva ad un altro ragazzo. Non era giusto.
Erowyn fece per scostarsi e lei lo lasciò fare.

“Io non dovevo.Scusami” disse il ragazzo. Il suo tono sapeva di delusione, lei lo avvertì chiaramente. Sollevò gli occhi chiari e lo trovò a fissarla.

“No…non dovevi” rispose lei in tono sommesso. Prese in braccio Ghilly che dormiva e lanciò uno sguardo a Erowyn fermo oltre tavolo “Buonanotte, Erowyn”. Sparì dietro la porta della sua camera e si appoggiò contro il legno stringendosi al petto il bambino e sospirò. Dalla cucina non udiva alcun rumore e si chiese se Erowyn fosse ancora lì, fermo al tavolo, con l’espressione delusa e affranta.

Depose Ghilly nella sua culla e si mise a sedere a gambe incrociate sul letto. Era bastato un gesto come quello di Erowyn per far ritornare il fantasma di Turno. Più forte di prima. Si umettò le labbra e avvertì il sapore sconosciuto delle labbra di Erowyn.

Quel ragazzo era così diverso da Turno che lei si chiese come potesse desiderare un altro bacio. Guardò per un attimo la porta e inspirò profondamente.


 
 
Erowyn fissò per un lungo momento la porta dietro alla quale era sparita Cormia. Continuava a darsi dello stupido. Ora l’avrebbe persa del tutto, lo sapeva. Magari proprio in quel momento la ragazza stava pensando di sgaiattolare via nella notte per scomparire con Ghilly. Si passò una mano tra i capelli corti e decise che non aveva affatto voglia di cenare. Si accomodò sulla sedia vicino al camino e si posizionò in modo da tenere d’occhio la camera di Cormia.

Non le avrebbe permesso di scomparire.

Aveva baciato altre ragazze nella sua vita eppure nessuna, fino a quando non aveva incontrato Cormia, era stata in grado di fargli provare un simile trasporto. Erowyn sapeva che lei non era affatto una ragazza normale. Cormia era un’Assassina, era fredda, era oscura ed era…rotta.

Quella ragazza era rotta dentro e lui l’avrebbe riparata.


 
Cormia socchiuse gli occhi, sicura di avvertire l’erba a contatto con la pelle e il cuore di Turno batterle all’orecchio. Era l’incubo che la perseguitava da mesi. Mai niente che mutava, mai che il dolore fosse più sordo.

Inspirò profondamente e avvertì qualcosa di strano. Qualcosa era cambiato.

Aprì di scatto gli occhi e nello stesso momento avvertì il rumore delle piccole onde che giungevano a riva. Placide e tranquille al suo contrario. Era seduta e gambe incrociate sulla spiaggia illuminata dalla luna piena. Avvertì una fitta all’altezza del petto quando si accorse di essere sola.
“Turno?” chiamò inquieta. Il dolore per il rivivere la sua morte ogni notte venne sostituito dall’angoscia del non poterlo più vedere.

“Turno!” gridò alzandosi in piedi. La sabbia sotto i piedi nudi era fresca e morbida e lei chinò lo sguardo sul suo corpo. Indossava gli abiti della Gilda. Quelli che aveva bruciato nel focolare di sua madre.

No, non era un sogno. Era sicura che si trattasse di un altro incubo. Gli occhi le bruciarono e le unghie si conficcarono nei palmi delle mani fino a ferirli. Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra.
Se non c’era Turno voleva svegliarsi. Se non c’era Turno non voleva più dormire.

Avvertì un fruscio dietro di lei e fece per voltarsi ma due braccia la bloccarono da dietro. Un petto aderì contro la sua schiena e lei sentì il cuore batterle forte.

“Cormia…”

Un paio di labbra di appoggiarono dietro il suo orecchio e lei pianse. Pianse e rise perché lì c’era Turno. Provò di nuovo a voltarsi e stavolta lui lasciò fare. Gli buttò le braccia al collo e lui la strinse a sé per i fianchi.
“Credevo che non ti avrei più rivisto” sussurrò lei contro il suo collo “Perché il sogno è cambiato? Dove siamo?” continuò.

Turno la scostò appena e lei potè vederlo di nuovo in viso. Non c’era sangue, non c’erano smorfie. Gli occhi azzurri rilucevano alla luce della luna e lei sorrise.
“In nessun posto in particolare. Non esiste”

Era diverso. Non sembrava affatto un sogno.

“Questo è un sogno, Turno?” domandò quindi allungando una mano per sfiorargli una guancia. Lui si appoggiò al suo palmo e sorrise stringendole appena il polso.

“Non più di tanto” disse quasi divertito. Le asciugò le lacrime dal volto e poi si fece serio “Come stai?”

Lei abbassò appena lo sguardo e notò che anche lui indossava gli abiti della Gilda “Mi manchi. Mi manchi terribilmente e vorrei che tu non mi avessi lasciato. Vorrei che tu fossi ancora vivo e che potessi vedere…Ghilly. Tuo figlio”

Turno le sfiorò con le dita il mento e lei tornò a guardarlo “Lo so. Vorrei poter essere lì con voi ma non posso. Non più, Cormia”

Lei si morse le labbra e lui continuò “Vorrei poter essere lì e amarvi ogni singolo momento della giornata ma io posso amarvi da altrove”
Cormia lo guardò negli occhi e si ricordò delle volte in cui aveva riso della smielatezza di Turno “Tu mi ami?” chiese con un mezzo sorriso. Il ragazzo sorrise divertito “Ti amo, sì, e amo anche nostro figlio”

“Ti somiglia tanto”

“E tu lo crescerai bene. Lo so che hai paura di essere inadeguata ma non è così. Tu hai sempre troppa paura, Cormia”

“Mi sento come se fossi una ragazzina…la ragazzina che si attaccava alla gonna della madre e che aveva paura di mettere il naso fuori da casa. Ora non posso attaccarmi a te e ho paura di mettere il naso fuori e affrontare il Mondo Emerso come dovrei” disse lei. Erano tutte cose di cui sentiva il bisogno di liberarsi e Turno era l’unico con cui si sentisse di dirle.

“Hai qualcuno che è disposto ad aiutarti. Accetta” replicò lui. Lei si sentì arrossire mentre il pensiero volava al bacio di Erowyn.

“Lui…”

“Impara a fidarti delle persone, Cormia. Affronta il mondo con qualcuno, se non ti senti di affrontarlo da sola. Potrà solo farti sentire meglio”
La ragazza guardò Turno. La luce della luna lo rendeva ancora più bello di quanto non ricordasse “Credo che lui sia innamorato di me” mormorò e lui sorrise, inaspettatamente “Allora lasciati amare”

Cormia aggrottò la fronte “Io amo te”

“Per ora”

“Per sempre” replicò lei in tono deciso. Turno sorrise e si chinò verso di lei. Quando le labbra sfiorarono le sue lei si sentì a casa. Affondò una mano nei capelli di Turno e schiuse le labbra.

“Vivi, Cormia. Lasciati amare e vivi. Io ti aspetterò” sussurrò Turno contro le sue labbra prima di baciarla di nuovo.

Lei tenne la mano tra i suoi capelli anche quando, poco dopo, staccò il viso dal suo “Mi stai dicendo addio?” domandò, spaventata. L’assassino sorrise “E’ solo un arrivederci Cormia. Io sarò sempre con te e Ghilly ma tu devi promettermi che vivrai. Devi promettermi che vivrai una vita vera”.

Cormia non rispose e lui appoggiò la fronte alla sua “Promettimelo” ripetè. Lei sentiva improvvisamente un groppo in gola perciò l’unica cosa che le riuscì fu quella di annuire. Turno le baciò una tempia “C’è una cosa che non sono mai riuscito a dirti, prima di adesso”

Lei lo guardo incuriosita, stringendogli una mano “Cosa?”

“Aiutali a distruggere la Gilda, Cormia. Aiutali a ditruggere Yeshol”

Lei schiuse le labbra “Mi chiedevi di uccidere…” sussurrò e lui annuì.

“Aiutare chi?”

“Questo lo capirai a tempo debito ma te lo chiedo come un favore, Cormia. Non è un ordine. Non più. Allora ero infuriato e poi non sono riuscito più a entrare in quel sogno per cambiarlo. Mi perdonerai, amore mio?”

Lei ricordò tutte le notti insonni, i pensieri “Yeshol…”

Si chiese come avesse fatto a non arrivarci prima.

“L’unico modo che hai per farti perdonare è quello di abbracciarmi fino a quando non mi sveglierò” tentò di essere minacciosa ma non le riuscì bene. Turno la strinse contro di sé e lei appoggiò le mani al suo petto “Veglia su Ghilly, ti prego”.

Il ragazzo le accarezzò i capelli e appoggiò il mento sul capo di Cormia, stringendola a sé “Sempre” rispose alzando gli occhi azzurri verso la luna.


 
Angolo Autrice
*Si nasconde e si prepara a ricevere pomodori in faccia* Scusate l’enorme ritardo. Ho avuto problemi e non ho avuto tempo di scrivere. Spero che questo capitolo si valso almeno l’attesa xD Un enorme bacio a tutte voi! Vi aspetto! <3
 
Raya_Cap_Fee

 
   
 
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