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Autore: FreDrachen    03/07/2014    7 recensioni
SOSPESA
[Un (in)probabile sequel di questa fantastica saga *-*]
Sono passati due anni dalla sconfitta di Nidhoggr. Ora gli ex draconiani possono vivere la loro vita nella più consueta normalità.
Fino a quando non compare nella loro vita Alexander,un ragazzo che porta su di sè il marchio di un passato di cui Sofia e gli altri pensavano di essersi liberati.
Vecchie conoscenze dal passato e nuove verità oscure.
Ha inizio una nuova battaglia per le sorti del mondo.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nidhoggr, Nuovo personaggio, Ratatoskr, Sofia
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 4

Le tapparelle vennero tirate su da una mano veloce e ferma. La luce inondò la camera di un ragazzo, lo stesso ragazzo che dormiva profondamente sul letto.
La donna addolcì lo sguardo nel contemplare il viso del figlio, così simile a suo padre.
Si sedette sulla sponda del letto, accarezzando i suoi ricci ribelli.
«Alex svegliati. è ora di andare a scuola».
Il ragazzo emise un sospiro.«è presto ma. Ancora cinque minuti». E si girò dall'altra parte.
La madre ridacchiò.«Non vorrai essere in ritardo già il primo giorno Alexander».
Alex si voltò, socchiudendo un solo occhio. Un guizzo dorato saettò in quegli occhi così particolari. Si passò la mano sul viso, ancora assonnato.
«Va bene ma. Dammi due minuti»disse scalciando via le coperte.
La madre annuì soddisfatta e andò in cucina a preparare la colazione, mentre Alex si trascinò pigramente in bagno. Si gettò l'acqua gelida direttamente sul viso. A quel contatto sussultò, ma riuscì a svegliarsi.
Si contemplò allo specchio. Capelli ricci incorniciavano un viso pallido su sui spiccavano anche a distanza di un kilometro i suoi occhi insoliti. Dorati dalla pupilla allungata. Occhi da serpente.
Raggiunse la madre in cucina.
Annusò l'aria.
«Mmm»mormorò.«Che hai preparato ma? Ho una fame»disse, con totale assenza di sonno.
«Cornetti al cioccolato». Ne mise uno fumante sul piatto di porcellana di fronte a Alex.«I tuoi preferiti».
«Ma, ti adoro»disse ficcandoselo in bocca e finendolo in pochi morsi.
Lia sorrise di fronte alla voracità del figlio.
«E ora fila a scuola. Solo perché ieri hai dato un'occhiata di dove si trovi, non vuol dire che non ti potresti perdere per le vie di Roma».
Questo lo riportò nella realtà.
Già. Roma.
Non che non amasse quella città, anzi era uno sballo. Si era appena trasferito nella città più bella d'Italia, se non del mondo. Ma il suo cuore era rimasto a Benevento. In quella casa che non avevano però venduto e che avrebbe rivisto solo nel periodo di vacanze estive.
Aveva dovuto dire addio al suo Ortus Conclusus, l'unico posto tranquillo dove passava gran parte della sua giornata perso nei suoi libri fantasy preferiti.
Lasciando Benevento si era scavata una voragine nel suo cuore. Aveva trascorso tutta la sua esistenza in quella città.
«Alex. è tardi!»lo chiamò la voce di Lia.
Alex si affrettò a infilarsi un paio di jeans stinti e la magia della sua squadra calcistica preferita.
Prese di volata le chiavi della sua moto dal comodino.«Arrivo ma».
L'occhio cadde su una scatoletta posata lì accanto. Non era particolarmente elaborata. Ma era l'unica cosa che gli ricordasse suo padre, un uomo che sua madre aveva profondamente amato ma che lui non aveva mai conosciuto.
L'aprì sparpagliando il suo contenuto sul letto. Una foto di lui e sua madre abbracciati. L'anello di fidanzamento che lui aveva donato a lei d'oro con fregi in runico, identico a quello che in quel momento indossava lui, quello appartenuto al padre. E poi le piccole sculture in metallo raffiguranti insetti simili a scarafaggi. Il suo diario, e pagine di appunti sparsi. E infine la Lettera.
«Alex…».
Si voltò con gli occhi lucidi.
La madre era lì appoggiata allo stipite della porta e aveva dipinta sul viso un'espressione angosciata.
Non disse niente. Aprì le braccia e Alex vi si nascose subito.
Non dissero una parola. Non servivano in quel momento. Contava solo essere insieme e condividere il dolore.

«Cosa?»
Sofia non riusciva quasi a crederci.
«Invece è così». La voce di Ilenia risuonava flebile dall'altra parte del telefono.«Per colpa di quello sciagurato di mio cugino Christopher sono a letto con un febbrone».
Christopher era il suo adorato cugino di dieci anni venuto appositamente da Budapest.
Sofia ridacchiò.«Che cos'ha combinato».
«Quella peste mi ha spruzzato con la fontana del giardino fuori il ristorante dove sono andata con i miei e gli zii».
Sospirò.«Posso ucciderlo dopo che sono guarita?»
«Non credi sia esagerato?»
«Assolutamente no». La voce s'interruppe dopo un attacco di tosse.«ohi, ohi. Mi sento flaccida come un mollusco».
«Allora non sei messa così male».
Silenzio.
«perché?»domandò poco dopo la voce confusa d'Ilenia.
«Fai del sarcasmo. Significa che non sei in preda al delirio totale».
«Ah, ah. Davvero carino Sofia. Me la lego al dito».
Sofia sorrise alla battuta dell''amica.«Ora devo andare Ile. Ci sentiamo oggi pomeriggio».
«Ok. A dopo».
E mise giù.
Sofia interruppe la chiamata. Avrebbe passato una mattinata senza la compagnia d'Ilenia.
Gettò un'occhiata all'orologio.
Era in ritardissimo.
Decise di tagliare per i parcheggi per le moto.
La colse con la coda dell'occhio, prima che questa la mancasse di pochi centimetri. Era la stessa moto che aveva sorpassato lei e Fabio il giorno prima.
Rimase imbambolata di fronte a quella moto fiammeggiante.
«Allora. Ti vuoi muovere o no?»la spronò la voce proveniente da sotto il casco integrale.
Era una voce maschile scocciata.
Sofia senza dire una parola si allontanò.
raggiunse la classe poco prima che la prof entrasse.
Con sollievo si sedette al suo posto in terza fila, tirando fuori il quaderno.
Sentì la porta della classe aprirsi e la voce calda della prof.
«Ah. Lei è lo studente nuovo. Benvenuto».
Studente nuovo?
Sofia alzò lo sguardo.
Il suo cuore perse un battito. Quel ragazzo non era umano. Le sue forme perfette sembravano uscite da un blocco di marmo di uno scultore di grande talento. Aveva un qualcosa che la catturava nel profondo.
«Si può sedere a posto di Szilard. Oggi sarà assente. La madre mi ha chiamato pochi minuti fa».
Solo pochi secondi dopo Sofia realizzò la realtà. Si sarebbe seduto di fianco a lei?
Arrossì senza motivo.
«Alexander Altieri».
Sofia si riscosse. Il ragazzo tendeva la mano con fare cordiale. Il suo viso era perfetto come aveva notato da lontano. Solo una cosa stonava con il suo profilo quasi angelico. I suoi occhi dorati dalla pupilla allungata. La mente le corse a Ratatoskr, il nemico che Fabio aveva ucciso una vita prima.
«Sofia Schlafen»biascicò con un filo di voce.
Alex la fissò di sottecchi.«Sei la ragazza che ho quasi investito stamattina con la moto. Ti chiedo perdono».
Ah, così era lui.
«Non ti preoccupare. Mi è passata»mormorò a raffica Sofia.
«Mi farò perdonare un giorno»disse con una strizzata d'occhio.
Sofia arrossì ma non proferì parola.
A metà lezione, Sofia si ritrovò a non capire un accidente di ciò che la prof stava spiegando.
«Non è difficile»disse all'improvviso la voce di Alex al suo fianco, come leggesse nel pensiero.
E le spiegò in poche parole il succo della questione.
«Grazie»
«E a che servono gli amici se non in caso di difficoltà».
«Siamo già amici?»
Alex fece spallucce.«Se è quello che vuoi».
L'istinto la bloccava, ma qualcosa nei suoi gesti la convinse a fidarsi.
«Si».






Angolo autrice:eccomi qui...con imperdonabile ritardo^^"
Mi sa che Alex non avrebbe tutti i torti se mi volesse denunciare per abbandono di personaggio XD
Ringrazio tutti voi che armati di tanta pazienza seguite questa storia :D
Alla prossima(spero presto) ;)
   
 
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