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Autore: _Trilly_    03/07/2014    12 recensioni
Violetta, Angelica, Angie, Pablo, Leon, Diego, Francesca, Marco. Ognuno di loro ha un passato che vorrebbe cancellare, dimenticare. Si sa però, che per quanto si possa fingere che non sia mai esistito, esso è sempre là in agguato, pronto a riemergere nei momenti meno opportuni, portando con se sgomento e profondo dolore. Tutto questo perchè il passato non può essere ignorato per sempre, prima o poi bisogna affrontarlo. Ognuno di loro imparerà la lezione a sue spese.
Leonetta-Diecesca-Pangie
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Francesca, Leon, Pablo, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Una debole luce filtrava oltre la finestra, illuminando il volto ancora assonnato ma sorridente di Diego. Quella notte, dopo tanto tempo, aveva finalmente fatto una bella dormita e si sentiva perfettamente riposato. Stirò le braccia e le gambe, poi si mise seduto, guardandosi intorno. La camera sua e di Marco, era esattamente come la ricordava, grande e ariosa. I poster delle motociclette e del Real Madrid, sua squadra del cuore, erano ancora alle pareti dove li aveva attaccati tanto tempo prima, tutte le sue cose erano esattamente dove le aveva lasciate, come se il tempo non fosse mai passato, come se lui non fosse mai andato via. Aprendo l’armadio, scoprì che anche le foto e le riviste delle donne in costume erano ancora lì e sorrise. Quanto gli era mancata la sua camera. Dopo essersi lavato e vestito, fece per scendere in cucina, ma si scontrò con Marco, che veniva dal senso opposto.
“Buongiorno fratellino,” ghignò, facendo poi per sorpassarlo, ma il ragazzo gli bloccò la strada.
“Puoi ingannare mamma e papà, ma non me. So che stai tramando qualcosa,” sbottò, spintonandolo.
Il sorriso sul volto di Diego si accentuò. “Ah, vedo che ti sono cresciute le palle mentre ero via,” lo schernì, prendendolo per il colletto della t-shirt e sollevandolo mezzo metro da terra. “Sappi però che è ancora troppo poco per misurarti con me. Posso farti a pezzi semplicemente schioccando le dita e lo sai bene, quindi stai al tuo posto.” Detto ciò, lo mollò e fece nuovamente per andarsene, ma…
“Lo sapevo che non eri cambiato, sei qui da meno di un giorno e già sei tornato a minacciarmi, ma ora non ho più paura di te.”
Il maggiore rise, divertito. “La mia non era una minaccia, ma un avvertimento e se sei furbo lo segui alla lettera.”
Marco digrignò i denti, avanzando di qualche passo. “Sei un bastardo! Uno schifoso, un lurido e…”
“Adesso basta!” Sbottò Diego, spingendolo contro il muro. “Mi stai facendo saltare i nervi. Vuoi per caso che torni ai vecchi tempi e usi la tua testa per pulire il water?” Lo minacciò, con un ghigno crudele, che lo fece deglutire.
“Bene, vedo che hai capito,” proseguì il moro, lasciando la presa e scendendo in cucina a grandi falcate. Marco lo seguì con lo sguardo, spaventato e allo stesso tempo furioso. Era passato un anno, ma suo fratello era ancora lo stesso maledettissimo stronzo e doveva assolutamente farlo capire anche ai suoi genitori. Gli dispiaceva dovergli dare quella delusione, ma non aveva scelta, non poteva permettere che Diego approfittasse del loro amore per ferirli ancora, doveva fare tutto ciò che poteva per mettergli i bastoni tra le ruote e lo avrebbe fatto. Era una promessa.
Diego nel frattempo era giunto in cucina, dove Angie stava preparando un numero spropositato di crèpes alla nutella e cantava allegramente, mentre Pablo beveva una spremuta d’arancia.
“Buongiorno famiglia,” sorrise, sedendosi accanto al padre, che gli diede una pacca sulla spalla.
La bionda invece gli schioccò un bacio sulla guancia, per poi servire ai due le crèpes già pronte. “Ecco a voi, preparatevi a leccarvi i baffi.”
“Mmm… io amo le tue crèpes, tesoro,” disse Pablo, tagliando un pezzo e mangiandolo con gusto.
“Anch’io,” convenne Diego con entusiasmo. “In carcere ci facevano mangiare dei biscotti così duri che sembravano dischi da hockey. La tua cucina me la sognavo anche di notte.”
Angie sorrise emozionata, baciando il marito e stringendo poi forte il figlio. “Non dovrai più sognare la mia cucina e sai perché? Perché la tua mamma ti farà ingozzare come un tacchino.”
Il giovane ghignò, riprendendo ad ingozzarsi insieme a Pablo e proprio in quel momento, giunse anche Marco, che dopo aver dato un bacio alla madre, andò a sedersi accanto al padre. Ben presto i due iniziarono a parlare delle olimpiadi di matematica, che il giovane avrebbe dovuto disputare con l’inizio del nuovo anno scolastico e se Diego non aveva iniziato a ridere di lui, era solo perché Angie gli si era seduta accanto e aveva preso a raccontargli dei loro progetti per le vacanze di Natale.
“Io e tuo padre stavamo pensando che potremmo fare una vacanza in famiglia, anche solo per una settimana, sai per poterci ritrovare tutti e quattro insieme come un tempo,” gli spiegò euforica, facendolo annuire. Finché non si andava in quei noiosi campeggi pieni di bambini e animatori gli andava anche bene, l’importante che non ci fosse nessuno che gli rompesse l’anima, poi era disposto ad andare dovunque. Stava mangiando l’ennesima crèpe, quando bussarono alla porta.
“Devono essere la nonna e Violetta,” spiegò Angie, sorridendo. “Non vedevano l’ora di vederti,” corse poi alla porta e Diego la seguì con lo sguardo. In effetti anche lui le voleva rivedere, specialmente la sua cugina preferita, doveva assolutamente chiederle perché non fosse mai venuta a trovarlo. Era sicuro c’entrasse Angelica, ma voleva la sua conferma.
Poco dopo la bionda tornò, seguita dall’anziana e dalla giovane Castillo. “Ecco qui il mio bambino, avete visto come si è fatto bello?” Sorrise, accarezzando il capo del figlio.
Diego si alzò, incrociando subito lo sguardo di Angelica. Sorrideva, ma si vedeva lontano un miglio che avesse ancora delle riserve su di lui, era pronto a scommettere che gli desse la colpa anche dei problemi che gli aveva causato Violetta, lo aveva pensato quando veniva a trovarlo in carcere e lo pensava anche in quel momento. In ogni caso, decise di fare buon viso a cattivo gioco e l’abbracciò. “Ciao nonna.”
L’anziana ricambiò l’abbraccio. “Sono felice che sei tornato a casa, ti vedo molto bene.”
“Si, è così,” confermò il giovane, sorridendo. Il suo sguardo si spostò poi su Violetta, che gli sorrideva timidamente dalle spalle della nonna. “Vilu.”
La ragazza corse subito ad abbracciarlo, avvinghiandosi a lui come un koala. “Non hai idea di quanto mi sei mancato, Dieguito mio!” Esclamò felice, facendolo sorridere. Gli abbracci di Violetta erano sicuramente una delle cose che gli erano mancate di più. Lei non era solo una cugina, era molto di più, era una sorella.
“È una mia impressione, o sei diventata ancora più bella?” Sorrise Diego, mettendola giù e accarezzandole una guancia.
“Mai quanto te,” commentò la Castillo con un sorrisetto. “Peccato che siamo cugini,” proseguì, facendolo sghignazzare.
Si sedettero poi tutti a tavola e Angie si affrettò a servire alle due ospiti le sue gustose crèpes, che loro accettarono con entusiasmo.
Approfittando della conversazione tra adulti, Diego avvicinò la sedia a quella di Violetta. “Dopo possiamo parlare?” Le sussurrò all’orecchio, facendola annuire. C'erano tante cose che voleva chiederle e altrettante gliele voleva dire.
A coglierlo di sorpresa, fu vedere la cugina e Marco parlare in maniera piuttosto confidenziale, cosa che non accadeva da prima della morte dei suoi genitori. Possibile che in un solo anno fossero cambiate tante cose? Un tempo era lui il cugino preferito di Violetta e anche se lo aveva abbracciato con tanto entusiasmo, sentiva che il legame che c’era tra di loro si fosse come spezzato, a differenza di quello con Marco che invece era fin troppo stretto per i suoi gusti. Doveva parlare assolutamente con la ragazza, sapere se Angelica fosse riuscita a cambiarla, se l’avesse chiusa in una campana di vetro come pensava. Più la guardava e più non riconosceva in lei la giovane che si ubriacava con lui, Leon e i loro amici. Ora era tutta composta, perfettina ed educata, nulla a che vedere con la Violetta che conosceva lui e la cosa lo preoccupava.
Pochi minuti dopo in ogni caso, la ragazza accettò di seguirlo in camera sua. Diego stava per chiudere la porta, ma Marco si intrufolò con la velocità di un fulmine. “Perché vuoi chiudere la porta? Cos’è che io e i nostri genitori non possiamo sentire?” Lo provocò, venendogli sotto il naso.
L’altro lo spinse lontano senza pensarci troppo, stizzito. “Fatti gli affaracci tuoi e ora vattene.”
“Non ci penso nemmeno!” Ribatté Marco, gettandosi sul letto. “Questa è anche la mia camera.”
Diego digrignò i denti e contrasse la mascella, mentre la vena sulla sua fronte pulsava impazzita. L’istinto di picchiarlo era altissimo e incontrollabile. Il vecchio Diego lo avrebbe fatto a pezzi senza pensarci troppo, ma la razionalità lo bloccava. Stava facendo tanto per riconquistarsi la fiducia della sua famiglia e non poteva permettersi di rovinare tutto a causa di quell’imbecille di suo fratello. “Andiamo da un’altra parte,” disse alla fine a Violetta, prendendola per mano e trascinandola fuori dalla stanza. Con la coda dell’occhio gli sembrò di vedere delusione sul volto di Marco e ciò lo fece ghignare, soddisfatto. Se suo fratello si aspettava di avere di fronte ancora il Diego violento e irascibile di un tempo si sbagliava di grosso.
Alla fine condusse la cugina nella stanza degli ospiti e chiuse la porta. Violetta si era avvicinata alla finestra e fissava il panorama oltre di essa, con sguardo assente.
“Come stai?” Buttò lì Diego, raggiungendola e poggiandole una mano sulla spalla. “Ti vedo spenta.”
Dopo alcuni istanti di lungo silenzio, la ragazza lo guardò negli occhi e annuì. “Sto bene Diego, tranquillo. Pensa che ho ripreso a frequentare la scuola e le mie amiche e poi...e poi sono tornata allo Studio.”
Le mie amiche? Diego aveva un ricordo molto vago delle amiche di Violetta, anche perché le aveva frequentate fino alla morte dei suoi genitori, per poi abbandonarle per altre compagnie, la sua compagnia di ragazzacci per intenderci. Se non si sbagliava di grosso, le sue amiche erano due sfigate, una con l’apparecchio e un’altra con un paio di occhialoni tondi che potevano fare concorrenza ad Harry Potter. Come ci era tornata la sua cuginetta a frequentare quelle due racchie? E dire che insieme a lui e a Leon aveva fatto loro degli scherzi orribili. Tra l'altro frequentava di nuovo l'accademia di musica dei suoi genitori, quella che aveva abbandonato per aggregarsi a lui e a Leon nelle loro scorribande. Cos’era cambiato allora?
“È stata la nonna a convincerti a frequentare di nuovo lo Studio e quelle due racchie?” Le chiese, storcendo il naso.
“Non chiamarle così, tu non le conosci!” Sbottò Violetta infastidita, lasciandolo basito. “Io non insulto i tuoi amici, perciò tu non farlo con i miei!”
Il moro rise, incredulo. “Un tempo i miei amici erano anche i tuoi.”
Lei annuì. “Hai detto bene, un tempo. Ora non voglio più avere nulla a che fare con quella gente e nemmeno tu dovresti, non sono delle compagnie raccomandabili.” Detto ciò, si avviò verso la porta, considerando probabilmente la conversazione finita, ma Diego non poteva assolutamente lasciarla andare via così e per questo le prese il polso, costringendola a voltarsi. “Che mi dici di Leon? Anche lui non è una compagnia raccomandabile?”
Violetta sbiancò di colpo al solo sentire quel nome e gli occhi le si fecero lucidi. “È stato un errore!” Esclamò, liberandosi dalla sua stretta con uno strattone. “Frequentarlo è stato il più grande sbaglio della mia vita! È un delinquente e non posso stare con un tipo del genere!”
Il ragazzo scosse la testa, prendendola per le spalle. “Questo è quello che pensa la nonna, non tu! Hai dimenticato tutto quello che hai fatto per conquistarlo? Tu lo ami, Violetta! È sempre stato così!”
“No, Diego!” Ribatté lei, spintonandolo lontano da se. “Io non lo amo più, ormai fa parte del passato, ogni cosa che è successa fino a un anno fa per me è solo un ricordo!”
Diego sospirò, prendendosi la testa tra le mani. “Quindi anche quello che legava me e te fa parte del passato. È per questo che non sei mai venuta a trovarmi, vero?”
Violetta lo guardò dispiaciuta, poi corse ad abbracciarlo, scoppiando a piangere. “Non è così, io ti voglio bene sempre e comunque, ma ho promesso di mettere la testa a posto, capisci?” Aggiunse, prendendogli il volto tra le mani. Lui annuì, a fatica. “Perché non sei mai venuta? Ogni volta mi aspettavo di vederti spuntare e…”
“Lo so,” sussurrò lei, stringendolo forte a se. “Avrei voluto venire, ma la nonna me lo ha impedito, temeva che potessi andare da… da lui,” ammise con un filo di voce e ancora una volta Diego si riscoprì a provare odio per sua nonna. Era colpa sua se lui e Violetta non si erano visti per un anno intero, se il loro legame si fosse spezzato. Capiva il cambiamento della ragazza, d’altronde del loro passato non avevano nulla di cui andare orgogliosi, ma quello che reclamava era il rapporto che c’era tra di loro, quello non era sbagliato, non poteva esserlo.
“Diego,” riprese Violetta, asciugandosi le lacrime e sorridendogli dolcemente. “Solo perché ho deciso di cambiare vita, non significa che non tengo più a te. Tu a modo tuo mi sei stato vicino nel periodo più brutto della mia vita, è grazie a te se non sono caduta in depressione e se ho ripreso a vivere, l’ho fatto nel modo sbagliato, ma almeno l’ho fatto e non finirò mai di ringraziarti.” Dopodiché lo abbracciò, stampandogli un bacio sulla guancia e facendolo sorridere. Se Violetta voleva cambiare vita lo avrebbe accettato, l’importante era non perderla perché per lui era troppo importante. “Promettimi che non ti perderò mai,” mormorò, sollevandole il mento e facendo incontrare i loro sguardi.
“Mai,” sorrise lei. “Non mi perderai mai.”
A quel punto Diego non ebbe bisogno di sapere altro e la strinse ancora forte a se. Il legame tra di loro non si era spezzato come pensava, esso era ancora là e avrebbe fatto di tutto per rafforzarlo.





Violetta correva per il parco con le cuffiette alle orecchie. Fare jogging l’aveva sempre aiutata a pensare e a fare chiarezza e quel giorno ne aveva bisogno più che mai. Parlare con Diego l’aveva destabilizzata più di quanto avrebbe mai ammesso. L’ultima volta che avevano parlato, pensava che da un giorno all’altro sarebbe scappata con Leon e lo avrebbe sposato, sembrava passata una vita da allora. Prima di parlare con il cugino era convinta di aver messo una pietra sopra al suo passato, che non le mancassero le uscite notturne, le feste, le corse in motocicletta e le sbornie, ora però non ne era più tanto sicura. Sapeva perfettamente che quella vita era sbagliata e faceva soffrire le persone a cui teneva, infatti non erano quelle cose in se a mancarle, ma le persone con cui le faceva. Le mancava uscire con Diego, divertirsi con lui e anche se sapeva che non avrebbe dovuto, le mancava anche Leon. Le mancava il suo sorriso, i suoi baci, il suo calore. Aveva mentito al cugino quando gli aveva detto di non amare più Vargas, lui era stato il suo primo e unico amore e mai avrebbe potuto dimenticarlo. Anche tra un milione di anni era sicura che in un angolo del suo cuore ci sarebbe ancora stato un piccolo posto occupato da lui. Leon era sbagliato, era un delinquente e ora era chiuso in carcere e chissà per quanto ci sarebbe stato, con lui non avrebbe mai potuto avere un futuro. Lo aveva sempre saputo. Sua nonna glielo aveva detto tante volte e lo stesso avevano fatto Francesca e Camilla, quando dopo aver chiarito aveva raccontato loro tutto. Il senso di colpa poi la tormentava giorno e notte, rimandandole la probabile delusione che i suoi genitori avrebbero provato, se avessero saputo che la loro figlia stava buttando la sua vita così, per un delinquente senza né arte né parte. Il fatto che Leon fosse stato arrestato l’aveva sicuramente aiutata a prendere le distanze, se non lo vedeva poteva imparare a vivere senza e lo aveva fatto. Era tornata a scuola, aveva ripreso i contatti con le sue amiche, era diventata educata e rispettosa come un tempo, insomma l’opposto di quello che era quando era la ragazza di Leon. Rimettere poi piede allo Studio, dove i suoi genitori avevano studiato musica prima di lei, le aveva trasmesso un po' di malinconia, ma le aveva anche fatto capire che nulla fosse perduto e che grazie alla grande passione della sua vita, poteva tornare a vivere. Sua nonna finalmente era tornata a guardarla con orgoglio e ciò la rendeva felice, ora non doveva più mentirle, ora la donna si fidava di nuovo di lei. Diego aveva messo in discussione quelle che pensava essere ormai certezze. Era contenta della nuova Violetta, eppure c’era sempre quel vuoto che non riusciva a riempire. Sapere che suo cugino, uno dei pilastri del suo cambiamento passato fosse tornato, aveva un po’ riempito quel vuoto, ma c’era solo uno che lo poteva fare completamente ed era anche il più sbagliato. Doveva dimenticare Leon, solo così avrebbe potuto ricominciare una vita felice.
“Ehi Violetta!”
La giovane si fermò di colpo, riconoscendo la voce di Francesca. Difatti, quando si voltò vide l’amica in compagnia di Marco e di un altro ragazzo venire verso di lei. Imbarazzata, si affrettò a riporre le cuffiette e a tentare di asciugarsi il sudore con l’asciugamano che si era portata. Sperava di avere almeno un aspetto decente e di non puzzare soprattutto.
“Ciao Vilu,” sorrise Francesca, appena la raggiunse e lo stesso fece Marco, che subito ci tenne a presentarle il misterioso ragazzo. “Lui è il mio amico Thomas. Frequenta la mia scuola e presto farà le audizioni per entrare allo Studio.”
Thomas le sorrise dolcemente e lei ricambiò timidamente. “Ciao Thomas, io sono Violetta.”
“Hai un bellissimo nome,” mormorò il ragazzo, guardandola intensamente e facendole un baciamano che la fece avvampare.
“G..grazie,” balbettò, imbarazzata. Mai nessun ragazzo era stato così cavalleresco con lei, anche perché l’unico che avesse frequentato era Leon e lui era tutto tranne che un cavaliere.
“Vieni a fare una passeggiata con noi? Andiamo a prendere anche Seba e Camilla,” le propose Marco, mentre Thomas non le staccava gli occhi dosso e Francesca le sorrideva complice. Era chiaro che si fossero messi tutti d’accordo per combinarle un appuntamento con quel ragazzo, probabilmente provavano pena per lei, che restava puntualmente a casa quando uscivano a coppie. Thomas non era un brutto ragazzo e poi sembrava molto dolce, ma il pensiero di uscire con un ragazzo che non fosse Leon le sembrava così strano. Vargas era l’unico che avesse mai guardato come uno che le potesse piacere, né prima né dopo aveva frequentato qualcuno. Era pronta ad aprire il suo cuore o almeno a dare un minimo di possibilità a un altro ragazzo? Violetta non sapeva dirlo, era ancora così confusa.
“Dai Vilu,” la pregò Francesca, prendendole le mani. “Ci divertiremo, vedrai. Hai bisogno di cambiare aria,” aggiunse, con un’occhiata eloquente che le fece capire che si riferisse a Leon e al fatto che dovesse dimenticarlo.
Annuì, rassegnata. La sua amica aveva ragione, non poteva continuare così per tutta la vita. “Possiamo vederci tra mezz’ora? Vado a farmi una doccia.”
“Ma certo,” le sorrise dolcemente Thomas. “Se vuoi ti accompagno, ovviamente aspetto fuori,” si affrettò ad aggiungere, facendosi paonazzo. Nulla in confronto però a Violetta, che aveva assunto il colore di un pomodoro. “Ehm… no grazie, non preoccuparti.” Dopodiché si congedò, avviandosi verso casa quasi di corsa, mentre la delusione che aveva letto sul volto del moro non abbandonava la sua mente. Ma davvero si aspettava che lo avrebbe invitato a casa sua? Anche se era amico di Marco, per lei era comunque un estraneo, no? Ricordava ancora quando Leon era venuto a casa sua per la prima volta, all’inizio non lo faceva salire, ma poi aveva preso l’abitudine a farlo entrare dalla finestra. Vargas era l’unico ragazzo che non fosse un suo parente ad aver messo piede nella sua camera, ma era diverso perché lui era il suo fidanzato e poi… e poi non era pronta a condividere con qualcuno quelli che erano gli spazi suoi e di Leon. Era lui quello che l’accompagnava a casa e tutto il resto. Scosse la testa, stizzita dai suoi stessi ragionamenti. Tra lei e Leon era finita, lo doveva accettare e andare avanti, basta rimanere incollata al passato.
Un’ora dopo era sul lungomare a passeggiare accanto a Thomas, mentre Francesca e Marco stavano abbracciati davanti a loro e Seba e Camilla erano dietro. Sembrava quasi una posizione strategica per impedirle di scappare e per tenerla sotto controllo e forse era davvero così. Thomas stava parlando della scuola e delle olimpiadi di matematica, a cui avrebbe partecipato insieme a Marco e sembrava molto entusiasta. Violetta si limitava a sorridere e annuire, anche perché lei aveva sempre odiato la matematica, la considerava un geroglifico comprensibile solo a pochi e quando il suo professore la spiegava, finiva sempre per perdersi. Il ragazzo passò poi a raccontarle dei numerosi premi che aveva vinto nelle gare scolastiche, vantando una collezione quasi più ricca di quella di quel genio di suo cugino. Sorrise, pensando che se Diego fosse stato lì, lo avrebbe preso in giro in eterno e Leon non sarebbe stato da meno, avevano sempre odiato i secchioni che si vantavano dei loro altissimi voti e doveva ammettere che anche a lei la cosa non andava molto giù. Non aveva nulla contro i ragazzi che andassero bene a scuola, al contrario li stimava per le loro capacità, ma a suo parere il moro era troppo presuntuoso e pieno di se, come se fosse stato l'unico sulla terra ad essere dotato di un grande cervello. Possibile che non avesse altro di cui parlarle se non delle sue grandi capacità? Preferiva quasi che le parlasse della politica o del buco nell’ozono, almeno sarebbe stato interessante e chissà, avrebbe pure imparato qualcosa.
“A cosa pensi?” Buttò lì Thomas, scuotendola dai suoi pensieri. I loro amici si erano seduti su una panchina e chiacchieravano allegramente tra di loro, lasciandoli chiaramente di proposito da soli. Sulla panchina infatti, non c’erano più posti liberi e quindi lei e Thomas dovettero sedersi su un’altra. “A niente, sono solo un po’ stanca,” mentì, poggiando la testa sullo schienale della panchina e socchiudendo gli occhi. Se si concentrava, le sembrava quasi di sentire le dita di Leon che si intrecciavano nei suoi capelli. Per colpa sua era costretta a farsi lo shampoo quasi tutti i giorni, aveva una fissa per i suoi capelli. Sorrise sognante a quel ricordo, cosa che probabilmente non sfuggì a Thomas, che difatti mormorò: “Marco mi ha detto che stai uscendo da una storia, non lo hai dimenticato, vero?”
Violetta sgranò gli occhi, rimettendosi seduta con uno scatto. Cos’aveva raccontato suo cugino a Thomas? “Preferisco non parlarne se non ti dispiace.”
Lui annuì, poggiando poi una mano sulla sua, gesto che la fece sussultare. “Tranquilla, non devi preoccuparti. Vedrai che presto ti renderai conto che non è tutto buio e che ci sono tanti ragazzi che aspettano solo di essere notati.” Le sfiorò poi una guancia e a quel punto Violetta non resse più e scattò in piedi.
“Violetta! Dove vai?” La richiamò il ragazzo, ma lei lo ignorò, raggiungendo il muretto che dava sul mare. Si sentiva strana, le tremavano le mani, lo stomaco le si era stretto in una morsa e ogni cellula del suo corpo le urlava di scappare via.
“Violetta.” Thomas le poggiò una mano sulla spalla, ma la ragazza lo scostò. “Scusa, devo andare.” Scappò poi verso casa con il cuore che le batteva a mille. Era più forte di lei, non riusciva a sopportare che Thomas la toccasse, ciò le faceva tornare in mente ricordi che avrebbe dovuto dimenticare, ricordi che riguardavano una sola persona: Leon Vargas. Perché nonostante fosse passato un anno non riusciva a dimenticarlo? Perché si sentiva in colpa come se lo avesse in qualche modo tradito?







Ciao a tutti!
Tra Marco e Diego continuano a volare scintille, ormai è guerra aperta. Se il primo non si fida per nulla e crede che il fratello stia recitando una parte, Pablo e Angie sembrano convinti della sua buona fede, vedremo chi avrà ragione. Vilu e Diego finalmente si rivedono e si apprendono nuovi particolari sul loro passato, ma ovviamente non è finita qui. Vilu ora è cambiata e anche se sorpreso, Diego lo accetta ma non vuole assolutamente che il loro rapporto ne esca danneggiato. Il momento di maggiore sclero è però quando la Castillo ammette almeno a se stessa di non aver dimenticato Leon *_______* appaiono poi altri personaggi oltre Fran e Marco, ossia Cami, Seba e Thomas. Quest'ultimo è palesemente cotto di Vilu e tutti sembrano determinati a farli stare insieme, ma ancora una volta c'è da gioire perché lei non è per niente interessata, nella sua mente c'è solo un ragazzo, Leon awwwwwwww <3
prima di salutarvi volevo ringraziarvi per le meravigliose recensioni che mi avete lasciato nello scorso capitolo, mi avete emozionata con il vostro affetto, grazie!! :3


 
  
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