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Autore: moni_cst    03/07/2014    8 recensioni
Castle e Beckett dopo un periodo di separazione, per motivi di lavoro, si concedono una vacanza nell'arcipelago delle Isole Keys e, mettendosi sulle orme di Hemingway, si ritrovano coinvolti in un omicidio con testimone.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick e Kate'
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Cap. 5  UN REGOLAMENTO DI CONTI

 

Entrambi hanno la netta sensazione che un nuovo importante tassello del puzzle della loro storia sia stato inserito nel posto giusto.

Un altro momento di sincerità assoluta su un lontano passato vissuto insieme.

 

 

Alle sei e quaranta del mattino il sole è già abbastanza alto e i raggi che arrivano sul molo scaldano il bambino che corre a piedi nudi verso la Santiago.

“Hola Juan, mattiniero oggi. Sei in anticipo” è la calorosa accoglienza del vecchio pescatore, uomo burbero ma in realtà molto affezionato al suo protetto.

“Non avevo niente da fare.”

“Neanche dormire?”

“Nonna Carmelita russa come una segheria” risponde sghignazzando.

“Ah ragazzo!  Se tua nonna sapesse come le manchi di rispetto…” esclama sconsolato ma divertito Esteban, quasi a voler difendere la categoria.

“Fra poco arrivano i gringos” dice Juan entusiasta dell’idea di rivedere quei simpatici americani con cui il giorno prima si era tanto divertito.

“Tarderanno, vedrai…”

“Già! Loro non dormono per altri motivi...” dice come uno che la sa lunga.

Uno scappellotto affettuoso in testa arriva senza preavviso, prima che avesse il tempo di scansarsi.

“E tu che ne sai?”

Juan scoppia a ridere.

“Moreno mi ha detto che hanno prenotato l’attrezzatura per il diving, quindi in ogni caso fra poco arriveranno” cerca di concludere così quel discorso che gli è sfuggito di mano senza accorgersene.

“Hey, Esteban! Ma dove va quella macchina?” chiede Juan indicando una berlina scura che incurante dei divieti avanza sul tavolato di legno.

Il vecchio si gira e rimane pietrificato.

“Tuffati!” ordina con fare perentorio.

“Cosa?” chiede il mozzo esterrefatto.

Esteban, vedendo l’auto sempre più vicina, spinge il ragazzo fino al bordo dello scafo e lo butta in acqua.

Due uomini scendono dalla macchina e si avvicinano alla passatoia.

“Aguirre?” chiede quello alto, calvo e con degli occhiali scuri a specchio che, insieme al giubbotto di pelle, lo fanno sembrare un aviere.

“Chi lo vuole?” chiede il vecchio guardandosi intorno cercando una possibile via di fuga.

Il secondo ceffo, ancora un ragazzo, continua a toccare con nervosismo il sacchetto di carta che copre una mano e con fare strafottente lo incalza:

“Che vuoi un biglietto da visita?” poi toglie la busta e tira fuori una pistola con il silenziatore.

Esteban cerca di evitare di guardare il punto dove Juan è caduto in acqua sperando che il mozzo sia abbastanza scaltro da capire che non deve riemergere a vista.

Sembra essere passata un’eternità e invece scorrono solo pochi secondi in cui entrambi gli uomini sul molo scaricano l’intero caricatore contro il povero pescatore che, annientato dalla raffica di proiettili, non riesce neanche ad emettere un suono.

Juan riemerge proprio in quel momento e il calvo Top Gun si accorge di lui.

“In acqua, guarda!” indica con la pistola verso lo spicchio di mare tra le imbarcazioni “El niño!”

L’uomo giovane impreca “Hijo de Puta!” e comincia a sparare in quella direzione dopo aver cambiato il caricatore.

Juan, veloce come un fulmine, scompare incredibilmente di nuovo sotto l’acqua. Conosce bene il porticciolo e sa dove andare.

“Lascia stare. Dobbiamo filare via” sostiene il calvo guardando l’altro accanirsi contro la distesa d’acqua.

“Ci ha visto!” esclama quello con ansia.

“Lo so! Lo troveremo. Ma non adesso. Andiamocene prima che arrivi qualcuno.”

Cominciano a correre, salgono in auto, e facendo retromarcia ripercorrono il molo a velocità sostenuta.

 

Castle paga l’attrezzatura e ringrazia Moreno per aver dato loro mute e bombole di qualità, dandogli una generosa mancia. Prende la mano di Kate e si avvicinano al molo 9, quello dove è attraccata la Santiago.

Diverse macchine della polizia e un’ambulanza stazionano proprio davanti al passaggio d’ingresso.

“Fermi. Qui non si può passare.” li intima un poliziotto.

“Cosa è successo?” si informa Castle.

“Non sono affari vostri. Circolate!” è la secca risposta che ottiene.

Infastidita da quel tono maleducato, Kate tira fuori il distintivo e lo mette davanti agli occhi dell’uomo. Se c’è una cosa che pretende dal suo team è gentilezza nei confronti di possibili testimoni e mal sopporta l’arroganza di chi pensa che, indossando una divisa, sia tutto concesso.

“Kate Beckett, detective capo della omicidi di New York.” Non ama mettersi in mostra e non si presenta mai sottolineando il suo ruolo direttivo ma, vedendo la scientifica proprio davanti alla Santiago, vuole sapere cosa sia accaduto.

“Un momento prego.”

L’agente si allontana e dopo un paio di minuti ritorna con un uomo in borghese che si presenta come il tenente John Panucci. Dopo qualche convenevole sulle origini italiane dell’ufficiale, Panucci racconta alla collega che è stato ucciso un pescatore.

“L’avete identificato?” chiede Beckett.

“Sì, si tratta di Esteban Aguirre.”

“Oh nooo” esclama Castle davvero amareggiato.

“Lo conoscete?” chiede il tenente.

“No, siamo solo usciti ieri con la sua barca per pescare e oggi avevamo appuntamento alle nove per una nuova escursione.” racconta Kate per poi subito dopo informarsi sulla dinamica dei fatti.

“E’ stato ucciso questa mattina, il medico legale suppone un paio di ore fa. Trivellato di colpi. Sembrerebbe un regolamento di conti.”

“Possiamo vedere la scena del delitto?” chiede Kate pensando a Juan. Vuole vedere se c’è qualcosa che possa farle intuire che lui era già arrivato. Poi aggiunge “C’era qualcun altro con lui?”

“No, nessun testimone.”

Mentre ispezionano a distanza la scena del crimine delimitata dai nastri della polizia, Castle domanda se avessero scoperto altro.

Nessuno dei due menziona il piccolo Juan.

“Aguirre era un uomo abitudinario, come tutti i vecchi pescatori, viveva in una specie di tugurio, qui vicino al porto, e sappiamo che ha un fratello in Arizona. I miei uomini stanno cercando di rintracciarlo” è la completa disamina di Panucci.

“Era sposato o lo era stato?” chiede Kate.

“No, mai sposato. Non ci risulta.” poi, rivolto ad entrambi “Come vi è sembrato ieri? Avete notato qualcosa? Era preoccupato?”

“No, era normale, credo” risponde Castle facendo un cenno d’intesa a Beckett che a sua volte annuisce per confermare. Poi aggiunge “Burbero ma gioviale.”

“Bene, vi ringrazio. Immagino siate qui per vacanza, quindi è ora che torniate a godervela” afferma Panucci porgendo loro un biglietto da visita “e nel caso vi venisse in mente qualcosa, chiamatemi.”

“Ci conti” risponde affabilmente Beckett stringendo la mano al collega.

“E’ stato un piacere detective Beckett. Sono fortunati i suoi colleghi di New York a poter lavorare con una donna così bella.”

Kate arrossisce, abbassa gli occhi e si allontana, lusingata e allo stesso un po’ infastidita dal commento.

Raggiunge Castle e tornano da Moreno per restituire l’attrezzatura. Entrambi non hanno più voglia di proseguire nei programmi cercando un’altra imbarcazione.

“Castle, l’hai pensato anche tu, vero?” chiede molto triste.

“A Juan? Sì.”

“Alle sette. Forse era lì” riflette ad alta voce Kate.

“Già ma potrebbe anche non essere arrivato oppure potrebbe aver tardato.”

“Ma in tal caso la polizia lo avrebbe visto...”

“… e fermato.” continua Castle.

“E se Juan fosse stato lì…”

“…se avesse visto tutto?”

“Sarebbe un testimone …”

“…oculare.”

“Forse lo hanno preso …”

“…o potrebbe essere scappato…”

“…lo cercheranno e…” Kate viene di nuovo interrotta.

“…l’uccideranno.”

“Dobbiamo trovarlo prima di loro.” Conclude sicura sul da farsi Kate.

Il pensiero che un bambino potesse aver visto un omicidio li rattrista a tal punto che entrambi si guardano in silenzio a lungo.

Poi Castle per stemperare la tensione osserva:

“Però! Vedo che non abbiamo perso la nostra verve nel concluderci le frasi a vicenda! I bros sarebbero impazziti questa volta perché siamo stati… g-r-a-n-d-i-o-s-i.”

Beckett gli dà una pacca sulla spalla e lo prende sotto braccio.

Si incamminano verso la macchina e decidono di comune accordo di provare a cercarlo.

“Ma tu pensi che siamo noi che ci portiamo sempre il lavoro dietro?”

“Ti riferisci all’omicidio negli Hamptons, Castle?”

“Sì, proprio a quello! Sembra che ogni volta che ci prendiamo una vacanza ci attiriamo dietro disgrazie.” aggiunge con amarezza Kate.

“In effetti, potremmo definirle vacanze avventurose! Dovresti chiamare l’agenzia di viaggi dove hai prenotato e proporgli una collaborazione.”

Kate sorride scuotendo la testa, poi guarda dal finestrino e chiede a Castle di accostare.

“Lo abbiamo lasciato qui ieri sera. Andiamo verso quelle case e cominciamo a chiedere.”

Castle parcheggia e insieme si avviano per le sterpaglie che separano l’abitato dalla strada principale.

 

 

  Spazio di Monica

Ecco qui! Chi si aspettava l’omicidio sin dal primo capitolo finalmente è stato accontentato. Castle e Beckett non riescono a stare tranquilli nemmeno in vacanza e nonostante il consiglio di Panucci di godersi la vacanza, vanno a cercare Juan perché sono preoccupati.

Quando i guai non inseguono i Caskett, i Caskett inseguono i guai…

 

 

 

 

  
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