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Autore: Jade Tisdale    03/07/2014    2 recensioni
Una terrestre che non è riuscita a sottrarsi al destino che il Dottor Gelo aveva previsto per lei.
Un androide che si è fatta assorbire da Cell e che da quel giorno ha iniziato a sognarlo.
Una moglie che non riesce a dimostrare il proprio affetto verso il marito.
Una madre che si chiede se sua figlia potrà avere una vita serena.
Un cyborg che sta cercando di progettare un futuro da umana.
Ma C18 che cos'è davvero?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 18, Altri, Crilin, Marron | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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23. Il passato dimenticato.

 

 

Mi risvegliai in un luogo bianco, simile alla stanza dello spirito e del tempo: si trattava dello stesso spazio che avevo sognato il giorno in cui mi ero svegliata dopo essere stata sputata fuori da Cell.
Ma bene.
Mi guardai un po' intorno e cercai di ricordare cos'era accaduto, invanamente. Ad un tratto però, quel bianco accecante mi portò a chiudere gli occhi e ad assistere ad alcuni momenti che, solo in seguito, mi resi conto si trattavano del mio passato da umana.

 

Una bambina dai lunghi capelli biondi e dagli occhi di ghiaccio lanciò una palla arancione in direzione di un altro bambino con gli occhi come i suoi ed i capelli neri.
Il bambino afferrò la palla e sbuffò.
«Dai Harumi, non ne posso più di giocare con la palla. Facciamo qualcos'altro!»
«No! Io voglio giocare a palla!» ribatté la piccola, gonfiando le guancie come faceva Marron.
Il moro lanciò la palla a terra ed entrò all'interno della sua casa. La bambina, a sua volta, raccolse da terra la palla e seguì l'altro bambino.
La loro casa era piccola ma accogliente, situata in un paese dell'Est.
«Masaru, dove sei?» chiese la piccola, raggiungendo in quel momento la cucina e trovandolo intento a mangiare una mela.
«Sono stufo di venirti dietro. Quando dobbiamo decidere a che cosa giocare, te la do sempre vinta. Ma adesso basta, voglio scegliere io!» sbuffò il piccolo, mordicchiando il frutto.
Sul volto di Harumi andò a formarsi un espressione davvero triste: dopo non molto, scoppiò rumorosamente a piangere. Masaru iniziò a sentirsi in colpa e tentò in ogni modo di calmare la sorella.
«Bambini, che succede? Perché fate questo rumore?»
Dalla sala da pranzo, spuntò una donna dagli occhi verdi e i capelli lisci e mori. Prese tra le braccia la bambina e le diede un bacio sulla guancia umida. Le disse di calmarsi e lei smise di piangere all'istante.
«E' colpa mia, mamma.» disse Masaru. «Ho detto ad Harumi che non volevo più giocare a palla e lei...»
La madre, però, lo bloccò ancor prima che il bimbo finisse.
«Harumi, perché non lasci decidere anche a tuo fratello ogni tanto?»
La bionda fece un'espressione malinconica.
«Scusami mammina. E scusami Masaru.»
La piccola si lasciò andare dalla presa della madre e corse verso il fratello. Lo abbracciò di colpo, lasciandogli cadere la mela di mano.
«Mi spiace fratellino, non lo farò più! Da adesso deciderai tu a che cosa giocare!»
In quel momento, fece il suo ingresso un uomo alto, biondo e con gli occhi di ghiaccio.
«Papà, sei tornato!» esclamarono i gemelli, all'unisono.
Corsero incontro al proprio padre, che li prese in braccio teneramente. 

 

La vista mi si offuscò per un momento e divenne tutto nero, fino a quando, ripresi a vedere dopo aver sentito un rumore. 
«Oddio, perdonami Harumi!» disse un ragazzino dai lunghi capelli neri, raccolti in una coda. Non avrà avuto più di tredici anni. «Scusa, vado subito a prendere un...»
«Lascia stare Masaru.» disse la sorella, accovacciandosi di fianco a lui. «Ci penso io.»
«Ma sono stato io a...»
«No. Non l'hai fatto apposta. Ci penso io, davvero.»
Il fratello sospirò e si sedette nel letto della sorella. Masaru aveva infatti fatto cadere i pennelli sporchi di colore della sorella, sporcando una buona parte del pavimento. Harumi pulì e dopo dieci minuti, riprese a dipingere sulla tela. 
«Sei davvero brava.» disse ad un tratto Masaru, incrociando gli occhi cerulei della gemella. «Dovresti andare in una scuola per artisti. Credo che potresti diventare una pittrice famosissima!»
La ragazzina dai lunghi capelli biondi arrossì.
«G-Grazie...»
Il moro afferrò il telecomando del televisore di sua sorella e lo accese. Fu subito attratto da un notiziario che parlava di un incidente avvenuto in città.
«E' stato un vero e proprio massacro.» disse una giornalista.
«Alza un po' il volume.» chiese Harumi, ancora con gli occhi fissi sulla tela.
Il gemello fece ciò che gli fu chiesto.
«Ehi, Harumi, ma quello non è il ristorante in cui sono andati mamma e papà?» chiese il fratello a voce bassa.
La bionda posò finalmente la tavolozza coi colori e si sedette di fianco a suo fratello.
«Sembra che i ragazzini, armati di pistola, fossero interessati solo ai soldi custoditi nella cassaforte del supermercato. Ma secondo la testimonianza di uno di loro, quando una donna ha cominciato ad urlare dallo spavento e il marito ha tentato di calmarla, uno dei suoi compagni abbia sparato ad entrambi. Di seguito vi mostriamo le loro foto, ma per questione di privacy, non diremmo i loro nomi.»
Il volto di Harumi iniziò a rigarsi di lacrime, mentre Masaru urlò, scioccato da quella visione.

 

All'improvviso, chiusi gli occhi, spaventata di sapere cosa sarebbe accaduto dopo. Sapevo cosa mi stava succedendo: stavo ricordando pezzi del mio passato che credevo di aver dimenticato. Non volevo sapere nient'altro, ma purtroppo, gli occhi mi si riaprirono all'istante, senza che io potessi fare nulla per evitarlo.
«Più veloce Masaru, più veloce!» sbottò una ragazza, seduta dietro al fratello in moto.
«Finalmente adesso che abbiamo diciott'anni siamo usciti da quel cazzo di orfanotrofio e possiamo tornarcene a casa nostra!» esclamò il ragazzo, seriamente contento.
Nel tragitto di ritorno, rischiarono di prendere sotto un signore anziano che attraversava la strada sulle striscie pedonali, ma non se ne fecero un problema.
Non appena giunsero nella loro vecchia casa, parcheggiarono la moto nel vialetto e si tolsero i caschi.
«Casa dolce casa.» sussurrò la ragazza, facendo un sorriso.
«Forza Harumi, entriamo.» continuò il fratello, tirandola per il braccio.
Il loro entusiasmo fu però bloccato dal suono di una sirena.
«Harumi e Masaru Kobayashi, fermi dove siete!» disse ad un tratto un uomo, scendendo da un'auto della polizia.
«Merda.» bisbigliò il moro, indietreggiando.
«Che hai combinato?» chiese a bassa voce la gemella, indietreggiando anche lei.
«Diciamo che ho lasciato un ricordino alla cuoca dell'orfanotrofio. Forse un ricordino che non ha apprezzato...»
«Esattamente. La cuoca ha affermato che voi due avete distrutto tutto l'arredo della cucina. Visti i precedenti, non trovo un motivo per non crederle. Ma sapete, ragazzi, ora che avete diciotto anni, rischiate seriamente di essere sbattuti in prigione a causa di tutti i danni che avete causato a questa città.»
Harumi e Masaru si scambiarono un'occhiata, ma prima che compissero qualsiasi movimento, la casa fu circondata da altre quattro auto della polizia.
«Che cosa facciamo ora?» domandò la ragazza.
Improvvisamente, tre delle cinque macchine furono letteralmente carbonizzate da un colpo energetico e alcuni poliziotti scaparono impauriti. I restanti, al contrario, estrassero le pistole. Ad un tratto, un uomo si avvicinò ai gemelli. Lo riconobbi all'istante.
Gelo. 
Uno dei poliziotti sparò alla gamba del dottore, ma lui non si fece nulla, anzi, rispose con un altro colpo energetico, facendo così scappare tutti quanti.
«Che c-cosa sei t-tu?» chiese Masaru, balbettando.
«Che razza di stregoneria è mai questa?» continuò la sorella.
Gelo fece un sorriso falso.
«Sono un dottore, per cui potete stare tranquilli.»
Masaru salì sulla moto e porse il casco alla sorella.
«Anche se scappate, prima o poi finirete comunque in galera, non credete?» disse Gelo.
«Ha ragione.» sussurrò Harumi, dandogli ragione.
«Vi offro un posto nel mio laboratorio.» continuò il dottore, allungando la mano nella direzione dei gemelli. «Ma in cambio, voi dovrete fare una cosa per me...»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saaaalve :3
Perdonate il ritardo, mi assumo la completa colpa. Al di là di tutto, in questi giorni mi sono svagata con le amiche e ho passato davvero poco tempo davanti al computer, perciò scusate ^^" 
Passiamo al capitolo, che è meglio. Avevo già intenzione di inserire da qualche parte il momento in cui C18 ricorda pezzi del suo passato da umana e ho pensato che questo fosse il momento adatto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e come al solito, attendo le vostre recensioni :) 

ps il prossimo capitolo, molto probabilmente, sarà l'ultimo della seconda fase della storia ;) 

   
 
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