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Autore: Checie    25/08/2008    1 recensioni
Prima FF, abbiate pietà... Ci sono Liz, la rapsodica Tour Manager, Laura, la bassista alternativa, Ricky, il cihtarrista cannato, Meg, la tastierista santa, Zack, la voce più voce del mondo e Dan, il batterista tonto... Sono una band, ma anche un manipolo di cretini, hanno sedici anni e tanta voglia di far casino...sono i BLACK SHEEPS!!! PS: una recensione mi farebbe taaaaaaanto piacere...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Liz11 Dopo tre giorni è tutto normale. Che schifo. Casa, bar, piscina di Zack, piazza, casa di qualcun altro.
–Oh, sta cominciando a fare veramente schifo, st ’ estate- commenta Zack
-Decisamente.- sospira Lalla, adagiandosi pesantemente addosso alla sua dolce metà
 -Che si fa?-
-Non lo so-
-Insomma, ragazzi, esaminiamo la situazione.- Meg si mette a scrivere su un biglietto del cinema spiegazzato.
-Oggi è il 22 luglio, giovedì.-
-Lo sappiamo…-
-E` per fare il punto della situazione. Allora, il prossimo appuntamento fisso che abbiamo è il 17 settembre, cioè tra un mese e 26 giorni, 57 in tutto, 8 settimane virgola142 e passa, 1368 ore, 82080 minuti, 4924800 secondi. Ok?-
Silenzio sconcertato.
–Non è vero…- sussurra Ricky.
Dan deglutisce: -Ho idea di si-
–Vai avanti.- faccio io
-Ora, stiliamo una lista di cose che potrebbero occupare almeno i  115/182 di questo tempo.-
-Dormire.- questo è Ricky.
 –Mi associo.- commenta Zack.
–Niente male come idea…- aggiunge Dan.
Meg si rivolge  a noi implorante.
–Weekend a Parigi?- propone Laura.
–Beh, si potrebbe…- mi animo io
–Compiti delle vacanze?- sospira Dan.

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
-Ciao, domani siamo a mangiare dai suoi di Meg-
-Ahn, ok. Vestiti bene.-


Detto così, “mangiare dai suoi di Meg”, sembra un qualcosa di carino ed inoffensivo, tipo “andare a trovare la nonna” o “bere il tè dalla zia”. La dura realtà è che non è così nemmeno per sogno: prato americano che da quanto è perfetto ed uniforme sembra fatto di plastica, quella dei fiori finti, un barbecue grande come uno Sputnik e lucidato con ore e ore di lavoro sottopagato (Meg schiava) che troneggia in un angolo, un capannello formato dalle mamme che parlottano fra loro di argomenti che possono interessare solo delle ultraquarantenni con almeno due figli per ciascuna, un altro gruppo tossico (i fratelli maggiori dei componenti del gruppo), il tutto decorato dall’amabile Meg che sfila su e giù per il giardino portando piatti di cibo fatto in casa ad ogni angolo della tavolata. A viva forza sistemiamo i Fratelli Piccoli (sorella di Dan e frate di Lalla) in un remoto spazio lontano sa noi, mentre io e Lalla fuggiamo in bagno
-Dobbiamo resistere!-
-Non ci lasceremo abbattere dal potere genitoriale-
-Giusto-
Silenzio
-Non ce la faccio!!!!!-
Nel tornare di là veniamo ingaggiate come cameriere dalla dispotica mamma di Meg, donna immensa e notoriamente invasata di induismo o quello che è (come si avrà modo di sperimentare), che ci porge due vassoi di tartine da distribuire. Osservandoli bene io e la cara bassista ci accorgiamo che sono decorati con dei limoni in rilievo e, con sempre più crescente sgomento, ci rendiamo conto che il tema della tavola, dei tovaglioli, delle stoviglie e dei meravigliosi segnaposto realizzati a mano con scritto “Qui siederà il/la caro/a…Buona cena!” è I LIMONI. Questo splendido frutto, gioia dei meno stitici e coadiuvante nell’aggravamento della gastrite, è stampato ovunque, il succo che se ne ricava è l’unica bevanda presente sulla tavola e persino la rappresentanza genitoriale della famiglia di Meg si è vestita in modo tale da essere in perfetta comunicazione con il meraviglioso agrume, cioè completamente di giallo. Non mi soffermerò a descrivere l’effetto di un prendisole giallo canarino sul corpo di una donna obesa alta non più di 1,50m. Comunque, la sopracitata donna apre le sue braccia lardose in un gesto che dovrebbe essere di grande impatto e si lancia in una preghiera di ringraziamento da lei composta per l’occasione
- Ripetete con me: grazie Signore per i limoni, la carne e l’acqua che su questa tavola sono posati per tua grazia divina, bandisci da noi ogni tentazione, soprattutto quella di contaminare i limoni con umili bevande quali sono il limoncello e il mapo-mapo…-
Scende un silenzio tremebondo in cui tutti scrutano con vivo interesse la mamma di Meg al che io, sconvolta dalla tastierista che prega con aberrante convinzione, afferro un limone con fare convincente e comincio a passarmelo da una mano all’altra, in una sorta di rapsodico balletto. Non appena Meg’s mum esce dalla trance agrumica ci rivolge un ampio sorriso e “giusto per allentare la tensione”, pone a noi tutti un quesito cosmico
-Cosa pensate mentre mangiate le braciole?-
A voi le risposte…
Mamma Meg: -Alla carne sacrificata.-
Papà Meg: -Anche io, siamo in simbiosi.-
Mamma Laura: -Ehm… a come si macchierebbe un vestito da sposa con il sugo della braciola.-
Mamma Ricky: -Se a un matrimonio si possono servire spiedini.-
Mamma Dan: -Dunque… alla profonda spiritualità di… di… di un salamino. Sé.-
Mamma Liz: -Come sarebbe bello vivere in una grande casa con il barbecue per le braciole…-
Papà Zack.: -Come sarebbe bello riempire il vuoto della nostra grande casa con il barbecue per le braciole…-
Meg: -Ai poveri animali uccisi.-
Laura: -Ehm… a Roland Mc Donald.-
Ricky: -See… alle sorprese di Mc Donald ’s.-
Fratello Ricky: -A come… devo andare in bagno.-
Fratello Liz: -Vediamo… a quanto mi piacerebbe essere da un’ altra parte…spiritualmente, s’intende.-
Fratello Laura: -Che ci starebbe tanto bene la birra con le braciole [occhiatacce della mamma di Meg] …ma essendo qualcosa di impuro, ovviamente…-
Dan: -Mi è venuto un mal di pancia…-
Liz: -Sapete… quando la bistecca di raffredda perde i suoi valori… spirituali.-
Zack: -Già… si disperde tutto nell’aria, è un vero spreco…-
Papà Dan: -Alle mucche… che una volta erano tutte insieme, come noi…-
Papà Ricky.: -Se per una festa di addio al celibato è meglio usare hot - dog…-
Papà Laura: -O se si possono utilizzare anche hamburger vegetali…-

Decido che è meglio fingere che sia tutto normale, che non ci siano delle persone si suppone adulte e mature che si corteggiano fra quasi - parenti (leggi: il papà di Zack ci prova con mia mamma) o che dicono cretinate sui tempi d’oro delle vacche al pascolo. Improvvisamente, la salvezza: Angu, fratello maggiore di Lalla, riesce a farsi dare dal papà di Meg della birra di contrabbando, al che noi, esasperati dalla lunghezza della cena, ci rintaniamo sul retro, fra sacchi della nettezza urbana e una nutrita popolazione di roditori, di cui non credo che la famiglia di Meg sia a conoscenza, altrimenti sua mamma avrebbe già provato a convertirli all’Ayurveda o al Pilates o quello che è. Ci scoliamo un paio di bottiglie, le mie Gauloises fanno il giro del globo, come al solito, fino al momento in cui la testolina bionda di Meg, decorata da un terrificante cerchietto color – indovina indovinello – giallo limone, fa capolino nella nostra tana. Prima sgrana gli occhi, poi li strabuzza come se avesse bevuto del latte scaduto, poi apre e chiude la bocca a mo’ di pesce. Infine assume la sua migliore espressione da colei-che-riporterà-tutti-sulla-retta-via e fa
-Ma sono l’unica non tossicodipendente o cocainomane?-
Il fratello di Ricky sospira in preda all’esasperazione
-Meg, tesoro, stiamo solo fumando… e nessuno qui si è ancora fatto in vena.-
-Ci manca poco.-
E se ne va. Noi speriamo che sia per sempre, ma ci dà si e no il tempo di finire l’ultima bottiglia che poi si ripresenta più agguerrita che mai. Sospetto che nel frattempo abbia letto un articolo di Famiglia Cristiana per farsi forza [nessunissima offesa per chi legge Famiglia Cristiana. NdA].
-Ragazzi, il fumo fa male. Forse non avete veramente capito che si muore, in qualche modo, e il fumo è uno di questi…-
Laura la blocca sul nascere
-Avrai mica deciso di farci la predica, vero? Hai idea di quante cretinate così abbiamo sentito? Certo, hai ragione, ma non me ne frega assolutamente niente-
-E poi- intervengo con il mio proverbiale ottimismo -siccome alla fine bisogna morire, tanto vale che mi goda la vita, no?-
-Vedete? E` qui che sbagliate. Questo non è il modo giusto per sballare.-
-E quale sarebbe?-
-Chiacchierare, andare alle giostre, in discoteca, a pattinare, a nuotare…-
-Perché dovrei sballare chiacchierando? Posso divertirmi, conoscere, annoiarmi, ma non sballare.-
puntualizza Ricky.
-Ma insomma, io non intendevo…-
Entra leggermente in confusione. Il fratello di Laura le mette una mano sulla spalla e le fa, con voce seducente
-Meg, piccola, ascoltami…-  pausa ad effetto -vuoi provare?!-
e si mette a ridere tossendo e sputacchiando intorno. Lei disgustata si allontana bofonchiando, per non fare ritorno.

Verso mezzanotte e mezza decidiamo di “andare di là” a vedere cosa è successo ai nostri genitori e li troviamo in preda ad un delirium tremens [parole latine buttate là a casaccio. Mi assumo la responsabilità della loro inadeguatezza. NdA] degno di questo nome. Mia mamma e il papà di Zack si sussurrano l’uno nelle orecchie dell’altra delle tenerezze da fidanzatini ubriachi, ma mio padre non batte ciglio, troppo impegnato a lanciare limoni con il papà di Dan e quello di Ricky. I coniugi Meg cercano di dissimulare la loro palese ubriachezza sparecchiando la tavola, ma quando il papà di Meg si infila un bicchierino da liquore nell’orecchio e butta delle stoviglie di ceramica nel bidone della spazzatura, anche la Donna Induista rinuncia al suo proposito e si abbandona scompostamente su una sedia da giardino. Le altre mamme ridono sguaiatamente e amplificano le loro risate battendo le posate sui bicchieri del vino, di cui se ne saranno scolati almeno un paio di litri. Sul tavolo giacciono [che bel verbo! NdA] tovagliolini spiegazzati, le carcasse dei limoni ormai avvizziti, piatti con rimasugli spiaccicati di torta della nonna, imperiale al cioccolato e sacher confezionata, i segnaposto homemade che sono diventati niente più che cartoccetti innaffiati con abbondante Sacra Limonata. Apro una parentesi: prima tutta la solfa della mamma di Meg sull’esclusività del tema limonaceo della cena, poi, appena noi figlioli scompariamo (suppongo che i fratelli piccoli siano andati da qualche parte a fare un pupazzo vudù della loro maestra di matematica), compaiono miracolosamente una decina di bottiglie di vino rosso simil-Ronco/Tavernello che non credo presentino limoni fra i loro ingredienti. E come le hanno bevute! Mia madre è capacissima di ubriacarsi con l’acqua tonica, ma gli altri immagino abbiano un po’ più di resistenza…e sono tutti ubriachi fradici. In confronto noi figli sembriamo appena rientrati da una riunione dell’ACR, ed è tutto dire. Cominciamo a riscuotere i nostri genitori dal torpore post-sbronza, affibbiando loro gentili pacche sulle spalle, e al quarto tentativo ci regalano qualche sorriso ebete. Con un po’ di buona volontà li trasciniamo fino alle auto, e i rispettivi fratelli maggiori si mettono alla guida, tranne Dan che oltre sua sorella piccola c’è solo lui e gli tocca mettersi nelle mani di suo padre. Nel complesso, proprio una bella serata.

La mattina dopo è Apocalypse Now. Riesco a malapena a tirarmi su dal letto e non appena provo ad aprire gli occhi in un vano tentativo di vedere il mondo che mi circonda mi sento come dopo aver visto trenta secondi di Buona Domenica: completamente annullata. Mia mamma entra in camera mia alle otto meno un quarto, ricordandomi il mio appuntamento con Laura per le nove. Le nove! Primo, impossibile che io e Lally-Lally abbiamo deciso di vederci così presto (forse si è confusa con le nove di sera), secondo, perché mai devo svegliarmi alle sette meno un quarto???? Le mie abluzioni mattutine si risolvono in un po’ d’acqua sulla faccia, rapido lavaggio dei denti e una spazzolata ai capelli. Al massimo un po’ di deodorante e una passata di cotton fioc per sturare l’apparato uditivo. Di certo non ci metto due ore e un quarto. Mi alzo malamente, infilo le vecchie infradito di mio fratello (quando ancora era un invasato dei Korn e comprava qualunque idiozia avesse stampato sopra il loro nome o la loro immagine) e infilo la testa in cucina sbadigliando rumorosamente. Nick aderisce alla parete in un inquietante tentativo di fondersi con il muro piastrellato color Beige d’Oriente – selezionato personalmente da mia madre nel 1987 – mentre mio padre, con sguardo assorto, scruta l’anta della credenza ricercando in essa una qualche verità universale. Solo mia madre, prontamente caricata a molle, va su e giù per la stanza per riporre i piatti, appendere l’asciugapiatti e compiere altre azioni estremamente utili. Afferro un pugno di cereali e li immergo nel latte, girando il cucchiaio al rallentatore, e proprio quando il contenuto della tazza ha raggiunto una splendida consistenza molliccia, mi viene in mente che fra un mese suppergiù abbiamo un concerto e devo ancora ascoltare le nostre precedenti registrazioni, correggere gli errori e farmi venire delle idee nuove, meravigliose ed innovative. Ingurgito la colazione in un secondo ed esco di volata dalla cucina. Squilla il telefono: è Zack che reclama i suoi diritti di mio ragazzo (vediamoci, facciamo due passi, andiamo a mangiare il gelato, chiudiamoci in uno stanzino delle scope e vediamo cosa succede). Passo la successiva mezz’ora a sciogliermi al telefono in romanticherie zuccherose e stomachevoli che per moto d’orgoglio mi rifiuto di riportare, finché Zack decide che solo a parole l’amore non rende, viene da me e finiamo per rotolarci sul divano in preda all’ebbrezza della nostra passione, fino al momento in cui mi fratello esprime la sua esigenza di occupare il sofà al nostro posto e dobbiamo rifugiarci nel secondo bagno, quello vicino alla mia stanza. Con qualche difficoltà mi isso sul bordo del lavandino, cercando di respirare, ma le labbra di Zack mi braccano di continuo e io mi ritrovo col sedere nel lavabo. Fra l’altro, mentre precipitavo, ho urtato il rubinetto con il mio fantastico sedere, il quale sta chiudendo lo scolo. In poche parole, nel giro di tre secondi mi ritrovo con il didietro a mollo. Molto, molto romantico. Non appena se ne accorge, colui che dovrebbe essere la mia dolce metà scoppia a ridere come se fosse la cosa più divertente del mondo, ma invece che aiutarmi a tirarmi su continua a baciarmi con foga e le mie natiche, pantaloncini compresi, si inzuppano completamente. Dopo poco decido di rialzarmi da sola e sgocciolo per tutto il pavimento del bagno al che Zack, per evitare che io lavi tutto il bagno, mi mette una mano sul sedere, sorridendo compiaciuto. In quel momento mi chiedo perché non sono rimasta single. Sicuramente non avrei il culo zuppo.

Una volta chiusa la parentesi ad alto tasso di romance cerco di chiamare Laura, giusto per chiederle a che cavolo di ora avevamo deciso di vederci. Dal momento che alle quattro non ho ancora ricevuto risposta decido di andare io a casa sua, chiedendomi con un leggero velo di sgomento in che stato la troverò. Sua mamma mi apre la porta senza riuscire a nascondere un moto di disgusto alla vista del mio vecchio abitino a fiori tutto sformato (ho avuto il buon gusto di cambiarmi); passando oltre il suo essere orridamente borghese le chiedo affabilmente
-C’è Laura?-
Mi rivolge un sorriso falso e tirato
-È di sopra che…riposa-
-Non si è ancora alzata?!?-
La signora assume un’espressione da “se avessi per le mani una mannaia reciderei la testa a te e a mia figlia senza pensarci su nemmeno un momento”
-Evidentemente no-
-Posso andare a svegliarla?-
Risatina sarcastica
-Se ci riesci-
Appena entro in camera di Laura mi sembra di essere entrata in una di quelle fumerie di fine ‘800. L’aria è pesantissima, il buio regna sovrano, aleggia un odore di fumo stantio e si intravvede un fagotto informe chi si agita scompostamente sul letto. Laura. Con piglio deciso tiro su la persiana e spalanco la finestra
-- Ma lo sai che ore sono?-
-Graunfffff…- evviva i suoni dell’oltretomba!
-No, eh? Sono le quattro! Le quattro di po-me-ri-ggio!-
-Wow…-
-Wow niente, scansafatiche! Dai, muoviti, vestiti e vieni, che aspettiamo solo te per iniziare a sistemare quel dannato concerto.-
-Urca, il concerto! ‘rivo.-
Cerca di uscire dal letto conservando quanta più dignità può, ma il tentativo è completamente vano. Riesce solo a trascinarsi mollemente per la stanza, si infila una magliettazza dell’anteguerra e una gonnellina di pizzo sangallo sui toni del cannella, mette i piedi in un paio di Converse che hanno avuto un passato glorioso in bianco ed esce dalla stanza. Sua mamma, abito da casa dignitosissimo, nel caso sopraggiungesse una vicina di casa alla ricerca del sale perduto, fissa sua figlia come se volesse incenerirla. Lalla ricambia lo sguardo con convinzione. È bello l’amore madre-figlia, soprattutto quando è sincero e disinteressato. Raccattiamo le cibare necessarie alla sopravvivenza e pedaliamo alla volta della Maison Ricky.

Quando arriviamo troviamo tutta la marmaglia seduta nel bel mezzo del salotto, in paziente attesa di noi due pecorelle mancanti al gregge (bella metafora, molto biblica). Mi siedo con fare disinvolto, -leggi: pesto l’orlo del vestito e capitombolo in braccio a Zack, che ne approfitta per lanciarsi in un bacio particolarmente acrobatico- e prendo in mano il blocco manageriale
-Allora le canzoni, salvo modifiche, sono: Polly, Smells like a teen spirit, Jesus doesn’t want me for a sunbeam, Lithium, America latina libre, The truth, We believe e Cannabis, se proprio volete-
-Si , vogliamo-
-Errato, ne vogliamo- fa eco Ricky
–Senza vagheggiare…io qua ho le parti per We believe e Cannabis, che l’abbiamo già fatta e dovreste ricordarvela. Su We believe, passando oltre al pochissimo amore che nutro per i Good Charlotte, ho un progetto corale stupendo. Al coretto, quando fa tutti i believe, ne facciamo uno a testa, ok? Il primo è di Zack, poi Meg, io, Dan, Lauretta e l’amato consorte. Invece all’ultimo, che ne fa solo cinque, voi due vi fondete- faccio un ampio gesto verso Lalla e Ricky -mentre le seconde voci le fa chi non sta cantando e poi quando ricomincia la strofa, l’ultima, il primo verso lo fa normalmente Zack, i due seguenti io e le due dementi e poi lui  ritorna. Carino, no?-
Sguardi allucinati, occhi fuori dalle orbite. Silenzio imbarazzato. Comincio a rimpiangere di non aver proposto Buongiorno tristezza di Claudio Villa
-Sai, magari se ce lo facessi sentire capiremmo meglio…- interviene con garbo Dan, cosa che cozza molto con la sua tontaggine cronica e lo fa apparire ai miei occhi quasi degno di vivere una vita poco più che vegetativa.
Io metto sul il cd e mentre la canzone (quanto poco mi piacciono i Good Charlotte) va, io indico i vari componenti del gruppo a mano a mano che tocca a loro. Siccome al terzo ascolto non hanno ancora capito cosa caspita devono fare prendo un grosso indelebile rosso e li tatuo nell’ordine in cui devono cantare, poi montano gli strumenti (al solito, perdiamo tre ore perché Lalla e Zack si “devono accordare”, operazione notoriamente complessissima) e do loro il via indicandoli con il pennarello, sentendomi molto un direttore d’orchestra, ma di quelli falliti. All’alba delle otto di sera Zack e Meg hanno finalmente memorizzato quando tocca a loro, mentre la drogo-coppia è ancora in alto mare, in compagnia di Dan che grazie al cielo sta mostrando nuovamente la sua tontaggine. Se avesse cominciato ad essere troppo sveglio mi sarebbe crollato un mito. Ovviamente ha ampiamente provveduto a far sì che ciò non accadesse. Danke Dan. Con te il mondo è davvero un po’ tonto e, a forza di starti vicino, anche chi ti circonda ti somiglia ogni giorno di più.






SPAZIO PERSONALE MIO:
Dunque, oggi è l’8 agosto, ma credo che posterò non prima del 18-20, visto che fino a quella data sono confinata al mare, dove ho un fantastico portatile dell’anteguerra che come macchina da scrivere fa il suo dovere, ma NATURALMENTE è sprovvisto di internet. Per questo capitolo, soprattutto la cena para – induista a casa di Meg devo ringraziare la Domi, lei sa perché; nonché, in senso più generale, tutti quelli che leggono la mia storia (e anche le altre che pubblico…a proposito: la mia mente sta partorendo una nuova idea…comunque, sto divagando), che la mettono fra preferiti e, soprattutto e tutti, quei tesori che recensiscono. Non scherzo, vi adoro tutti, dal primo all’ultimo (non che siate proprio milioni…), senza di voi avrei chiuso la storia al secondo capitolo, perciò GRAZIE. Il sostegno di legge è davvero ossigeno per chi scrive, quindi voi che passate per di qua e non lasciate nemmeno mezzo commento, sappiate che se lo faceste, mi rendereste incredibilmente felice! Non che questo possa interessare…vabbé sul serio, mi fermo, sennò il commento viene più lungo del capitolo *grafomane logorroica…ja!* Solo mi prendo altre 500 battute per ringraziare personalmente chi recensisce…

L_S: grazie mille!!!^____^*me arrossisce violentemente* sono contenta che ti sia piaciuta la descrizione di Zack, confesso di essermi concentrata molto (e anche commossa, a dire il vero!)

AKI_PENN: nessun problema per la recensione corta e grazie! Il capitolo si è fatto un po’ attendere fa finalmente è qui! Spero ti piaccia…

SPLEEN: posso dirlo? La tua recensione mi ha toccata davvero, probabilmente perché anche io sono così, cedo poco ai sentimenti e non voglio mai abbandonarmi alle melensaggini. Mi blocco e mi proteggo. È proprio per questo che ho cercato un capitolo così, per la trattenutissima Liz, che in fin dei conti è molto simile a me. Spero la favola possa continuare, di sicuro il finale di tutto la richiamerà in pieno.
  
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