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Autore: Raya_Cap_Fee    04/07/2014    8 recensioni
Mi chiamo Sarah Jane Donough e nell’Agosto del 1980 sono morta in un incidente a soli vent’anni. Trovate che sia triste? Non datevene pena. Non sono andata verso la luce, sono stata trattenuta qui sulla terra nelle vesti invisibili della Morte. Beh, una delle tante Morti in realtà. Ho il compito di prelevare le anime da questo mondo e guidarle verso la luce. Ora è giunto il momento di passare la falce, simbolicamente parlando, al mio successore. Daniel Duroy. Finalmente potrò essere libera.
Mi chiamo Sarah Jane e sono la Morte.
Genere: Comico, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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COME FOSSI NIENTE, COME FOSSI ACQUA DENTRO ACQUA



 
 
“Il tuo amore è come un soldato, leale fino alla morte”
James Blunt-Bonfire Heart (Traduzione).

 
 
JOHNSE’S POV

Inarcai un sopracciglio nell’udire le parole di Uriele “Credevo che non ci fosse dato parlare…” dissi con un filo di sarcasmo. L’Angelo stirò le labbra in un sorriso e, prima di accomodarsi sulla sedia accanto al tavolino, si lanciò un’occhiata intorno.
“Le cose cambiano, Johnson, o almeno…possono cambiare con un piccolo aiuto” ribattè lui.

Aggrottai appena la fronte e mi appoggiai ai gomiti, ancora mezzo sdraiato sul letto “Cioè?”. Gli Angeli sembravano avere il vizio di lasciare interpretare le frasi, una cosa che non sopportavo in Ezechiele, tra le tante.

“Come certamente avrai…percepito siamo giunti ad una conclusione in merito a ciò che è accaduto e che riguarda te e Sarah Jane…”

Non mi chiesi nemmeno quanti di loro ne avessero discusso. Feci un cenno del capo e lo invitai a continuare.
“Volevi offrirti una possibilità di salvezza, Johnson Fields”

Offrire.

“Quindi l’esito di questa vostra discussione include un biglietto di sola andata per l’inferno?” ribattei secco, mettendomi seduto. Uriele mi guardò appena, gli occhi verdi interessati più all’arredamento che a me.

“Non dire così, Johnse. Nessuno ha parlato d’inferno” replicò con calma l’Angelo tornando a guardarmi. Un brivido leggero mi percosse la schiena.

“Allora di cosa stai parlando?”. Avevo la sensazione che la mia salvezza sarebbe costata qualcosa di brutto a qualcuno.

“Come dicevo..”cominciò Uriele, seccato, “…sono qui per offrirti la cessione immediata del tuo ruolo e un biglietto d’andata verso il cielo”.

“In cambio di cosa, Uriele? Non credo che Ezechiele sia d’accordo”

“La sua opinione non conta granchè, Johnse, questo l’avrai capito”

“In cambio di cosa?” ripetei e lui accennò un sorriso “Sarah Jane”. Desideravo più di ogni altra cosa essere libero, terminare il mio ruolo e andarmene finalmente in pace perciò, quando udii che la mia unica salvezza sarebbe stata la dannazione di Sarah Jane, fu come essere ucciso altre cento volte.

Non avrei mai potuto.

“Perché mi chiedi una cosa del genere?” grugnii “Lo sai che non tradirò Sarah Jane”

“Sarah Jane è comunque spacciata, Johnson. Perché non provi a salvare almeno te stesso?”

“No, non così”

“Vuoi salvarti alle spese di Daniel Duroy?”

Strinsi le mani a pugno. Cos’era quel giochetto?

“No. E non chiedermelo di nuovo, Uriele” ribattei, duro. Era una cosa meschina. Dov’era la purezza che si decantava tanto?

“Me lo aspettavo” sorrise Uriele poggiando un gomito sul tavolo per appoggiarsi una mano alla guancia “Sei molto leale, Johnse. Sarai anche disubbidiente ma sei leale. Sono molto contento che tu non abbia accettato”.

 Mi alzai in piedi e scossi appena la testa “Dimmi in cosa consiste quello che avete deciso”.

Uriele fissò gli occhi verdi verso di me “Tu e Sarah Jane resterete qui fino al giudizio”

“Il giudizio? Quel giudizio?” domandai incredulo. Era una quantità di tempo immensa. Uriele stirò le labbra in un sorriso e di rimise in piedi giungendo le mani all’altezza dello stomaco “Quel giudizio, Johnse. Esattamente quello”.
 


SARAH JANE’S POV

Socchiusi gli occhi e schiacciai la fronte contro il finestrino dell’auto. Io e Daniel eravamo fermi a poche case da quella di Jamie, rintanati in macchina. Lui se ne stava sul sedile posteriore, mezzo sdraiato, mentre io spiavo dallo specchietto il vialetto di casa Donough. Mi aspettavo di vedere una macchina arrivare e parcheggiare. Mi aspettavo di rivedere i miei genitori, ma non arrivava nessuno.
“Hai intenzione di attraversare il vetro?”

La voce di Daniel esordì ancora una volta nel silenzio dell’abitacolo e io mi voltai appena a guardarlo “Credo siano morti” dissi. Daniel mi guardò interrogativo e sciolse l’intreccio delle mani dietro la nuca per mettersi seduto.

“I miei genitori. Credo siano già morti”

Daniel mi guardò e poi si voltò appena verso casa Donough “O forse si sono trasferiti…”

“Vorrei che glielo chiedessi” mormorai girandomi completamente, le ginocchia sul sedile e la testa rivolta verso Daniel.
Lui mi guardò stranito “Vuoi che vada in casa di tuo fratello a chiedere dei tuoi genitori?”

“Sì”

“Sarah Jane…”

“Ti prego” soffiai. Volevo sapere. Era strano, avevo trascorso gli ultimi trentatre anni senza provare il desiderio di rivederli eppure, ora, sembrava essere la cosa più importante. Daniel sospirò appena e si avvicinò con il capo.

“E’ mezzanotte, Sarah Jane”.

“Domani mattina allora. Lo farai?” chiesi fissandolo. Lui mi guardò per qualche secondo in silenzio poi annuì.

“Grazie. Inventati qualcosa, sono sicura che sei bravo a raccontare frottole” accennai un sorriso, grata per il fatto che avesse accettato di aiutarmi. Daniel mi guardò per qualche secondo in silenzio, meditabondo, e il sorriso scomparve dalle mie labbra.

“Voglio continuare quell’uscita” disse Daniel sporgendosi ancora di più verso di me, a separarci solo lo schienale del sedile. Cercai di capire a cosa si stesse riferendo ma, prima che riuscissi a chiedergli qualcosa, lui continuò “La prima volta che ti ho baciato. Eravamo usciti insieme, ti avevo invitato a mangiare qualcosa e tu sei scappata”.

L’immagine di me e lui fermi sul marciapiede dopo che ero fuggita dalla pizzeria si affacciò nella mia mente e voltai il capo verso il finestrino. La prima volta che Daniel Duroy mi aveva baciata, la prima volta che avevo capito che non avrei più potuto ucciderlo.
“Perché me lo chiedi?"

“Perché mi va di farlo” rispose lui semplicemente. Lo guardai con la coda dell’occhio e notai che mi stava fissando. Probabilmente non mi restava molto tempo da passare con lui “E’ mezzanotte” lo rimbeccai, puntando gli occhi grigi nei suoi.

“E tu credi che non ci sia nessuno aperto, Sarah Jane? Andiamo…” mi prese in giro “Ma se vuoi restare in macchina con me. Non ho alcun problema. Salta dietro” aggiunse in tono malizioso. Sentii di arrossire e per questo indurii la mia espressione “Sempre il solito stronzo”

“E tu sempre la solita pudica” sorrise lui sfiorandomi la punta del naso con l’indice “Comunque prendo la tua mezza risposta per un sì, perciò spostati che passo avanti…”

“No..” bloccai il suo passaggio sul sedile anteriore con un braccio di traverso. Daniel mi guardò incuriosito e io stirai le labbra in un sorriso divertito “Guido io”

“Non ci penso nemmeno”

“Sì, invece”

“Stai ancora tentando di ammazzarmi allora…”

Ridacchiai e mi spostai al lato guida mentre Daniel si traferiva su quello che del passeggero con espressione incerta “Guarda che avevo la patente”

“Appunto, avevi”

“Basta fare pratica…” spostai il sedile tutto in avanti e misi in moto “Niente cambio manuale eh?” mormorai poi, perplessa. Daniel rise e poi si passò una mano sul viso per tentare quantomeno di darsi un contegno.

“Guarda che non era una battuta…” borbottai lanciando un’occhiata al cambio automatico.

“Un Folletto per le strade di San Francisco” mormorò divertito Daniel e io allungai una mano per colpirgli un braccio “Piuttosto accendi lo stereo, begli occhioni”.
 
 
DANIEL’S POV

Dopo i primi isolati di incertezza, Sarah Jane riprese confidenza con i motori “E’ come quando si impara ad andare  in bici no? Non ci si dimentica come funziona” aveva detto al primo incrocio, con un sorriso appena accennato sulle labbra solitamente imbronciate.

Mi sistemai meglio sul sedile, ora che mi fidavo abbastanza delle sue capacità, e mi voltai appena verso di lei. Tamburellava le dita sul volante mentre percorrevamo il Golden Gate Bridge e alla radio passavano “Bonfire Heart” di James Blunt. A Sarah Jane sembrava piacere visto che al secondo ritornello già la canticchiava e io la ascoltai in silenzio.

In quel momento sentii la parte di me, che ancora la detestava per avermi portato via Madison, affievolirsi. Sarah Jane era intrappolata in una condizione in cui non poteva ribellarsi o meglio, si era ribellata un’unica volta e le conseguenze sarebbero state sicuramente terribili.
Mi misi per un attimo nei suoi panni e riuscii a comprenderla meglio.

“Sarah Jane?”

“Mhm?”

“Grazie per avermi evitato tutto questo”.


Angolo Autrice
Capitolo trentasette in arrivo! Ci ho messo di meno stavolta :) In questo capitolo possiamo leggere della proposta indecente di Uriele rivolta al nostro lealissimo Johnse. In realtà Uriele voleva solo testare Johnse, più che offrirgli una vera e propria salvezza. Abbiamo anche un'anteprima della decisione presa dai piani alti in merito alla questione Johnse/Sarah Jane/Daniel. Per quanto riguarda il pov di Sarah Jane c'è uno spirito un po' più leggero stavolta xD Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutte le dodici persone che hanno recensito lo scorso capitolo <3 e tutti voi che leggete, sempre. Ringrazio inoltre furga1 che ha inserito la storia tra le preferite.
Un bacione e al prossimo capitolo! <3

Ray_Cap_Fee
   
 
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