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Autore: AuraNera_    04/07/2014    2 recensioni
Non serve superare degli esperimenti genetici per essere speciali. Si può scampare alla morte... o essere posseduti.... non saperlo è pericoloso.... ma se ne sei a conoscenza, come va a finire? Qual è il tuo futuro? Perché combattere? Per chi?
Ma soprattutto..... contro chi?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Valkyria

“L’avete trovata?”
“Ancora niente... non capisco dove possa essere andata.”
“Sembra quasi sparita nel nulla”
“E se fosse già stata catturata?”
“In effetti Egypt è ancora una principiante”
“Quindi potrebbe essere”
“Non so, mica è stupida”
“Qui non centra l’essere stupidi o meno, Egypt ha poca esperienza!”
“Ma la polizia non conosce il suo volto!”
“E se avesse ucciso per rubare ed è stata beccata?”
“Ma ti pare?! Egypt non è tipo da fare una cosa del genere.”
“Quindi non ci resta che cercarla ancora”
“Già...”
Il gruppo di assassini restò in silenzio per parecchi istanti. Non ne volevo più sapere di quella storia. Ormai mi sentivo divorata dentro per via dei sensi di colpa, ed erano già passati due giorni. Non reggevo più quella situazione.
Tutti gli altri mi stavano dando una mano, preoccupati sia per Egypt che per me. Per i loro gusti stavo troppo in silenzio, ma non avevo niente da dire.
Non sorridevo, ma non capivo perché avrei dovuto farlo, era una cosa insensata.
Avevo due profonde occhiaie e sembravo invecchiata di dieci anni, ma quando mi addormentavo rivivevo quelle cose oscene che avevo detto alla mia migliore amica.
Ero anche pallida, emaciata e avevo perso peso in soli due giorni. Quello che toccava il mio stomaco veniva immediatamente rimandato al mittente:il piatto.
Insomma: ero la cosa più vicina ad uno zombie che si fosse mai vista su quel pianeta negli ultimi quattro secoli, circa.
Inoltre la notte, quando in teoria avrei dovuto dormire, piangevo, cosa mai successa in vita mia. Il mattino avevo gli occhi rossi e gli occhi opachi.
Non mi affidavano più nemmeno incarichi. Passavo il giorno a girare per la città a cercare Egypt, in un disperato tentativo di trovare la mia compagna. Ogni minuto che passava era una nuova agonia, perché mi convincevo sempre di più di aver perduto per sempre la mia migliore amica.
Inoltre un ulteriore dubbio atroce mi attanagliava, forse persino più insopportabile dell’altro. Se mai fossi riuscita a trovare Egypt, lei sarebbe stata disposta a perdonarmi?
Se io fossi stata in lei, no, non mi sarei mai perdonata. Ma Egypt non è me.
Beata lei.
Lei è migliore. Così mi continuai ad aggrappare a quella fugace speranza in quelle ore di vuoto assoluto.
Questi dovevano essere i giorni più brutti della mia intera esistenza. E i secondi lenti e inesorabili di questi stessi giorni erano accompagnati da un pensiero costante.
‘Resisti... ti supplico... Egypt... non scomparire...’
Non potevo sapere che, in quei precisi istanti, Egypt rivolgeva i miei stessi pensieri ad una persona completamente diversa.

Egypt
“Trovata! ‘Mad House’... dalla descrizione sembra un incrocio tra una prigione, un manicomio e un laboratorio. ‘Esperimenti su esseri umani potenzialmente pericolosi’, ma è una cosa oscena! E il governo approva una cosa del genere? Mah, probabilmente c’è la convinzione che usino dei criminali pazzi psicopatici che hanno ricevuto la condanna a morte...”
Era ormai da diverse ore che cercavo quella dannata prigione. Era a quattro isolati dal luogo dell’incontro tra me e il ragazzo dei capelli neri.
“Nightmare...” mormorai al silenzio. Non volevo nemmeno pensare a cosa potevano fargli in un postaccio come quello. Quando ci pensavo, mi salivano i brividi freddi lungo la schiena e rischiavo di vomitare.
Scossi vigorosamente la testa e stampai il foglio, mentre un ulteriore pensiero mi aggrediva.
“Probabilmente il governo sa di Nightmare e approva... perché lui è un assassino.”
Come me.
Probabilmente, se fossi stata scoperta, gli avrei fatto “compagnia”. Anche se, quasi sicuramente sarei stata spostata in una cella lontana dalla sua. Ma avevamo i fantasmi per comunicare. I fantasmi...
Mi venne quasi da ridere. Non avevo pensato a Louise e a Pearl. Se non erano venuti a cercarmi, allora probabilmente Nightmare stava bene. Magari non era stato scoperto Alla fine non era detto che la situazione fosse così complicata. Forse avevo buone probabilità di farcela.
“Egypt...”
Le ultime parole famose.
Mi girai verso una Louise in lacrime. Mio Dio.
“Louise... co... cosa...?” Chiesi alla fantasmina, nonostante non lo volessi realmente sapere.
Lei si gettò a capofitto tra le mie braccia, singhiozzando disperata. In un altro momento mi sarei chiesta come fosse possibile, dato che i fantasmi sono, fino a prova contraria, incorporei.
“Non voglio che finisca all’infernooooo!” strillò Louise, trascinandomi nuovamente nella triste e crudele realtà dal mondo decisamente più tranquillo dei miei pensieri.
Inferno? Quell’unica parole fece affiorare nella mia mente diverse immagini di origine dantesche. Il fiume sanguigno, il Flegetonte, i giganti, il Conte Ugolino, Lucifero...
Mi chiedevo cosa centrasse.
“Louise... spiegati meglio... con calma.” Dissi dolcemente, cullando la bambina.
Lei singhiozzò un paio di volte, prima di rispondermi.
“N-noi fantasmi siamo abbastanza rari... siamo il frutto di un rimorso, così... re-restiamo sulla terra fino a che non riusciamo ad assolverlo... poi veniamo ammessi su in Cielo... M-ma ci sono alcune anime che perdono la speranza... o che hanno ideali irrealizzabili... loro sprofondano nell’infero... e vengono consumati dalle fiamme del loro stesso rimorso. I - io non voglio... che accada a Nightmare...”
Non capivo. Che rimorso poteva avere lui? Ma soprattutto... perché Louise parlava di Purgatorio, Paradiso ed Inferno?
“Louise... non sarà che...” chiesi, la voce tremante e gli occhi lucidi.
La ragazzina dai capelli viola annuì lentamente, con la mia stessa espressione sul volto.
“Nightmare è stato condannato a morte.”

Nightmare
Ormai era finita. Louise mi aveva avvertito di non fare cavolate. Ma io sono un incubo, e gli incubi raramente si controllano.
Passai il mio sguardo, completamente nero, sui muri della mia cella di isolamento. Piccola, claustrofobica, quasi totalmente buia. Grigia.
Come i suoi occhi. Non sarei riuscito a rivederla. Non sarei riuscito a ringraziarla per il dono che mi aveva fatto. E non sarei neppure riuscito a sfruttarlo.
Colori.
Mi avevano accecato i colori di Louise. I suoi capelli viola e i vivaci occhi verde acqua. Sulle prime erano pallidi, i colori, non me ne ero accorto. Ma poi era diventato tutto così evidente...
La speranza è l’ultima a morire. E io ero riuscito a soffocare questo sentimento.
E lei era riuscito a riaccenderlo. A dare colore alla mia aura. A darmi speranza.
E ora io stavo per morire. Louise era scoppiata il lacrime ed era scappata via. Pearl era rimasto a fissare il vuoto con i suoi grandi occhi celesti. Lo stava facendo tutt’ora.
Chissà che avevano. Probabilmente sarei diventato anche io un fantasma. Perché erano così tristi?
Forse... pensavano che sarei precipitato nell’inferno. Pearl mi aveva spiegato i tre regni.
I Cieli, i regni eterni azzurri per le anime serene.
La Terra, il regno di mezzo dove vita e morte si incrociano.
L’Abisso, il regno della sofferenza eterna.
Paradiso, Purgatorio, Inferno.
No. Non sarei stato consumato dall’Abisso.
Io volevo solo ringraziare Egypt. Per i colori. Per la speranza.
La speranza è l’ultima a morire. E la prima a risorgere.

Egypt
“Tu... pensi che Nightmare da morto inseguirà la vita perduta, consumandosi e precipitando nell’Abisso?” chiesi esterrefatta.
Louise tirò su con il naso e annuì.
Sospirai. Non sapevo che cosa stavo provando. Dolore? Tristezza? No.
Rabbia. Ira. Collera.
Non mi ero mai sentita così. Probabilmente perché, per la prima volta in vita mia, ero davanti alla vera ingiustizia terrena. Mi asciugai le lacrime e puntai il mio sguardo tempestoso sul malinconico spettro.
“Nightmare non morirà. Non lo permetterò. Io non abbandono gli amici.”
‘Anche se loro hanno abbandonato me’ suggerì il mio cervello, provocandomi una stretta allo stomaco. Intimai alla mia materia grigia di starsene zitta.
Louise aveva alzato lo sguardo lacrimoso su di me e mi osservava stranita. Poi il suo volto assunse una nota decisa e annuì.
Afferrai la mie armi e spensi il computer. Poi mi voltai verso il fantasma, con aria risoluta.
“Fai strada Louise. Andiamo a salvare tuo fratello.” Esclamai. Non mi sarei fermata davanti a niente. E a nessuno.
‘Tieni duro, Nightmare... sto arrivando. Dannazione, resisti!’


Angolino nascosto nel nulla.
Miracolosamente ce l’ho fatta!
Dopo aver pubblicato il capitolo di GoL avevo subito iniziato questo... per poi accorgermi che sarei arrivata  in estremo ritardo, perché ho avuto vari incontri cui ho dedicato molto tempo (ma neanche tanto, se potessi lo triplicherei) e poi ero in vacanza. E domani parto di nuovo per una settimana (alle 4:30 di mattina xD), anche se proverò a rispondere via cellulare alle vostre recensioni.
Ok... questo capitolo è medio in fatto di lunghezza. Ho riletto e corretto più errori che potevo (quelli che ho trovato, lul) e sono abbastanza soddisfatta. Poteva essere molto meglio, ma anche molto peggio.
Ho poi scoperto che siete in 6/7 che seguite questa storia! Non me lo aspettavo, davvero; GRAZIE! :’D
Avrete (forse) notato che questo capitolo finisce come l’altro, perlomeno la parte di Egtpt. Me ne sono accorta dopo averlo finito xD
Spero che vi piaccia, ragasshuoli, forse i nuovi capitoli arriveranno in ritardo, perché ho vacanze e compiti a farmi compagnia (moduli...), quindi perdonatemi già in anticipo.
Bene. Credo di aver detto tutto. Ci si sente, gentaglia! *va a preparare le valigie*

  
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