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Autore: Frytty    25/08/2008    2 recensioni
Mi manchi. E sembra strano, ma la mia vita senza di te non vale molto...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte! Come sempre l'attesa è stata troppo lunga, me ne rendo conto, ma sembra strano dirlo visto che è estate, in questo periodo ho avuto un mucchio di cose da fare (vedi compiti per le vacanze ç_ç) e anche se il capitolo era già bello e pronto che attendeva solo la pubblicazione, la voglia andava e veniva, ma siccome adesso rientro dopo una doccia ristoratrice, mi sento particolarmente attiva e quindi aggiorno XD!
Come sempre, un ringraziamento doveroso a tutti coloro che assiduamente leggono, recensiscono o semplicemente passano di qua e in particolar modo a:

mcr_girl: Sono contenta ti sia piaciuto lo scorso capitolo e spero ti piaccia altrettanto questo che è, tra l'altro, uno dei miei preferiti (che modestia! XD!). Un grazie enorme e un abbraccio!

Elyrock: *me letteralmente sciolta sulla sedia alla rilettura della tua recensione* *.*! Socia! Non sai quanto io sia contenta che tu sia tornata a recensire la mia Ff e non sai quanto mi mancava quella strana sensazione allo stomaco quando leggevo le tue recensioni e che adesso, fortunatamente sto riacquistando lol XD! Mi fa piacere tu abbia "visto" la scena, come sai sono contenta che delle mie parole riescano a produrre tutto questo. E... beh, ti do ragione, Mikey ha un sesto senso piuttosto sviluppato, in particolar modo per, come specificato, per i disastri. Mi rendo anche perfettamente conto che il finale sia stato parecchio sadico, ma l'attesa è finita. Grazie infinite socia! *.* non c'è bisogno di ricordarti che ti voglio un mondo di bene! Un bacione e un abbraccio!

Come ho già accennato prima, questo è uno dei miei capitoli preferiti, dove verranno svelate una serie di cose, percui, ENJOY!

< Un altro giardino? > Chiedo speranzosa.
L'ultima volta non mi sono pentita di aver chiuso gli occhi quando me l'ha chiesto.
< Ti sembro una persona così banale? > Mi chiede girandosi a guardarmi con un sorrisetto strano in volto.
< Ehm... cioè... no. > Rispondo abbassando la testa e arrossendo, senza capirne davvero il motivo.
Rialzo lo sguardo quando sento il cigolio di una porta.
Mi lascia la mano quei pochi minuti che gli occorrono per forzarla un po' e aprirla, poi la stringe di nuovo tra le sue.
Saliamo delle scale e non so dire quante ne siano, perché se alzo gli occhi sembrano non esaurirsi mai.
Quando arriviamo in cima, rimango per la seconda volta a bocca aperta.
La stanza in cui ci troviamo ha tutte le caratteristiche per essere un osservatorio: il telescopio, un tavolo con delle cartine, foto di costellazioni dappertutto, una vecchia brandina.
La grande cupola trasparente, mostra la luna in tutto il suo splendore.
< Caspita! E' fantastico! > Sorrido mentre prendo posto sullo sgabello dietro il telescopio.
< Ehi! Quanta fretta! > Frank mi si avvicina.
La luna occupa per un attimo la mia vista e quasi mi spavento.
Non l'avevo mai vista così da vicino.
Mi ritraggo di qualche centimetro.
< Hai visto un U.F.O? > Frank mi scompiglia i capelli e ride.
< No... e se anche fosse non mi crederesti. > Rispondo facendogli una linguaccia.
< Vero! >
Mi riavvicino lentamente al telescopio.
Adesso la luna non sembra fare più così paura.
Rimango a contemplarla.
E' semplicemente bellissima.

< Cosa guardi? > Le chiedo, spingendola appena per riuscire a vedere qualcosa anch'io.
< Ehi! C'ero io! > Protesta quando quasi la faccio cadere pur di riuscire ad avvicinare l'occhio all'obiettivo.
Sorrido.
La luna mi guarda in tutta la sua lucentezza.
E' bellissima.
Mi volto verso di lei.
Ha le braccia conserte, qualche ciocca di capelli le ricade sul viso e lei cerca di allontanarla con un soffio, un adorabile broncio le deforma le labbra.
Sembra una bimba che fa i capricci.
< Dai, vieni qui! > La incito indicandomi con le mani le gambe.
In risposta sposta il viso dall'altra parte.
< E va bene... > Mi alzo, avvicinandomi.
La abbraccio.
Inizia a divincolarsi ed io per tutta risposta le scoppio a ridere in faccia.
Lo sa anche lei che sono il più forte e dopo un po' nemmeno lei riesce più a trattenersi.
< Sei un imbroglione! Non vale! > Protesta mentre tenta di fermarmi le mani che corrono dappertutto sotto la sua maglietta, che la solleticano.
Mi spinge via e mi coglie impreparato perché non faccio nulla per impedirlo.
Si sistema dopodiché prende posto sulla sedia girevole dietro la scrivania, continuando a guardarmi.
< Non hai più voglia di guardare la luna? > Le chiedo avvicinandomi.
Sembra pensarci un po' su.
< No... > Mi risponde anche se sembra ancora titubante.
< E cosa ti va di fare? >
Alza le spalle.
< Come li scovi questi posti? > Mi domanda, guardando per un attimo le stelle esattamente sopra di noi.

< Sinceramente non ne ho idea. Forse sono loro che trovano me. > Mi guarda in leggero imbarazzo spettinandosi i capelli.
E' bellissimo qui.
Forse non è il massimo è vero, ma io lo adoro.
Adoro le stelle sopra di noi, adoro la loro luce.
E adoro lui perché mi fa sentire incredibilmente importante, speciale... amata.
Mi alzo e mi avvicino.
Sorrido e mi sento una bambina che sta andando a reclamare il suo premio dopo aver aiutato la mamma a fare le pulizie di casa.
Mi fermo esattamente di fronte a lui e punto gli occhi nei suoi.
Non so cosa fare in effetti, ma non ho mai amato le cose premeditate.
Ho imparato a seguire il cuore e l'istinto.
Lo abbraccio, avvolgendo le braccia intorno al suo collo e lui ricambia.
Strano come nella mia mente siano rimasti impressi i suoi occhi.
< Grazie... > Sussurro.
< E di che? > Sussurra di rimando.
Faccio spallucce.
< Di tutto. > Rispondo.
< E' un piacere principessa. > Afferra le mie mani slacciando l'abbraccio.
Sorride e abbassa gli occhi.
< Che c'è? > Sorrido anch'io.
< Niente. >
Le sue labbra premono sulle mie.
Il mio cuore accelera imprevedibilmente, potrebbe scoppiare da un momento all'altro, lo so, mentre approfondisco il bacio.
Gli accarezzo i capelli e niente sembra davvero importare adesso, qui, sotto le stelle.

La guido, docile, all'indietro verso la brandina, nell'angolo più lontano della stanza.
Sorride sulle mie labbra mentre cadiamo su questa specie di letto improvvisato, forse troppo pesantemente.
Non riesco a staccare le mie labbra dalle sue.
Le sue mani cercano le mie, impegnate a liberarla dalla camicetta leggera che indossa.
Mi accarezza i capelli, guardandomi negli occhi: rischio quasi di affogare quando incrocio quel terra così intenso e il mio cuore salta un battito, o forse due.
Le bacio il collo, lentamente, cercando di imprimere nella mente il profumo della sua pelle.
Sospira appena.
Mi aiuta frenetica a sfilare la T-shirt, sorridendo poi, toccandomi giocosamente la punta del naso con un dito. < Sei bellissima... > Le sussurro in un orecchio, facendo mie per l'ennesima volta le sue labbra.
Chiude gli occhi e mi stringe la mano quando finalmente la nostra pelle entra in contatto, si conosce sempre un po' di più.
Le stelle, mute spettatrici del nostro amore forse troppo rumoroso, che riempie la stanza dei battiti dei nostri cuori, dei nostri gemiti e dei nostri sospiri forse ancora un po' imbarazzati, ci osservano.
E, pensare che la voglia che ho di lei forse non smetterà mai di crescere ma mi accompagnerà per sempre, pensare che adesso è mia, mi fa quasi sorridere.
Strane le parole dell'appartenenza.
Quante volte le utilizziamo, senza rendercene conto?
Ne siamo realmente consapevoli mentre da bambini, pretendiamo un giocattolo che magari non è nostro, ma sembra assomigliare incredibilmente a quello dimenticato nella nostra cameretta?
Io credo di no.
Forse se ne diviene consapevoli solo in questi momenti.
Quando la ragazza che ami ti osserva curiosa, mentre la frangetta chiara le ricade sul viso.
Glie la sposto con una mano, accarezzandole il viso con un dito.
Giurerei di aver imparato ogni più piccolo dettaglio del suo corpo.
E la amo.

Sorrido mentre mi stringo più a lui, ricercando il calore di qualche minuto fa.
Mi accarezza appena la testa, stringendomi.
< Frank? >
< Dimmi. > Abbassa gli occhi nei miei, che già lo stavano osservando.
< Ti amo. > Sussurro quasi.
Sorride e mi bacia i capelli.
< Anch'io ti amo, Mel. >

< Chi è Billy? > La domanda sfugge quasi al mio controllo.
Il mio sguardo non riesce quasi a guardarla e fruga innocente il cielo stellato sopra di noi.
La sento irrigidirsi appena e so di aver fatto la domanda sbagliata.
< Come fai a sapere il suo nome? > Mi sussurra scostandosi da me ma rimanendo abbastanza vicina, tanto che le nostre dita si sfiorano.
Mi osserva, gli occhi luccicanti.
< Ho fatto la domanda sbagliata... lo so... mi dispiac... > Non faccio in tempo a finire la mia frase imbarazzata e balbettante che scuote la testa e mi posa l'indice sulle labbra prima di baciarmele dolcemente.
< Nessuna domanda sbagliata. Ti ho tenuto fuori da questa storia troppo a lungo. E' giusto che tu sappia. > Mi sussurra.
Annuisco sorpreso.
E' incredibile quanto sia cambiata in questi mesi.
Ed è strano, perché sembra che tutti non facciano altro che dire la stessa cosa, eppure, è vero.
Tremendamente vero.
Adesso è dannatamente forte, affronta il mondo con gli occhi lucidi ma non piange, affronta il mondo con determinazione e serenità, ma non piange.
Non più ormai.
Restiamo in silenzio per qualche minuto, la osservo mentre forse sta raccogliendo le idee per raccontarmi la sua storia.
< Mel, davvero, non c'è bisogno che tu mi racconti tutto. Se non ti va, ti capisco... > Le accarezzo i capelli con una mano.
Chiude gli occhi, sospirando appena.
Ferma la mia mano con la sua e riapre gli occhi.
A rallentatore, come in quei vecchi film western quando arriva il cattivo a cavallo e una pistola in più del necessario.
O forse lo sto solo immaginando.
< No, sono io che voglio farlo. > Risponde, sorridendomi appena.
E' così tenera che avrei voglia di stringerla tra le mie braccia per sempre.
E la stringo baciandole una guancia lievemente.
Le scosto i capelli che le ricadono sulla fronte, rispondendo al suo sorriso stanco.

E' giusto che lui sappia.
E' così.
E' difficile, forse più di quello che si può immaginare, ma è giusto così.
Lui mi ha raccontato la sua storia, adesso è arrivato il mio turno.
Billy è stata la persona più importante della mia vita, e forse lo è tuttora.
Se cadevo giù mi sollevava e mi teneva stretta tra le sue braccia.
Se la vita era troppo crudele con me, mi faceva sorridere.
Mi mostrava le stelle, mi faceva alzare il dito verso il cielo ed io ci credevo, ci credevo di poter toccare davvero quel manto blu scuro puntellato di diamanti.
Se sorridevo, lui sorrideva con me, per me.
Era un buon amico.
Ed è stata tutta colpa mia.
Forse uccidermi non avrebbe risolto i miei problemi, non avrebbe attenuato il senso di colpa che ancora adesso mi attanaglia lo stomaco con fitte insopportabili se solo ci ripenso, ma avrebbe alleviato il mio dolore, la mia solitudine, avrebbe smesso di farmi sentire abbandonata e non capita.
Il calore delle sue braccia mi mancherà per sempre, mi mancherà la sua buonanotte prima di dormire, mi mancheranno le litigate con lui, le risate, le serate trascorse davanti alla tv e un sacchetto di pop-corn a farci compagnia.
Mi mancherà l'aria quando sentirò pronunciare di nuovo il suo nome.
Lo so io e forse lo sa anche Frank.
Ma è giusto che sappia.

La tengo accoccolata tra le mie braccia, mentre tenta di mantenere la voce ferma.
Di non piangere.
Rispetto le sue pause, i suoi silenzi che durano qualche minuto mentre cerca di ricacciare indietro quelle gocce salate, mentre la gola le brucia, lo so.
Mi racconta di tutto ciò che le è successo.
Sembra incredibile che possa aver superato tutte queste difficoltà combinate.
Ha imparato a cavarsela da sola, dopo la morte dell'unica persona che era riuscita a donarle quella pace e quella sicurezza di cui aveva bisogno, ha bisogno.

Fa male riportare alla mente quella maledetta sera.
Fa terribilmente male, come una lama che ti si conficca nel cuore inaspettatamente e troppo lentamente.
Senti la punta della spada perforare ogni singola fibra del tuo essere, disintegrare il tutto, strappare anche quel poco che ti resta.
Frank mi stringe tra le sue braccia con occhi vacui.
Forse quella scena se la immagina anche lui.
Ce l'ha davanti agli occhi.
Come io ho davanti agli occhi il viso di Billy ormai freddo, in quella camera asettica dell'ospedale.
Sono morta quella sera con lui, sono morta quella sera quando l'ho visto disteso su quel tavolo di metallo coperto solo da un lenzuolo bianco.
I suoi occhi erano spenti, chiusi e non c'era la sua voce a dirmi che sarebbe andato tutto bene, non c'era e non ci sarebbe mai più stata.
Mi sono accasciata contro la parete.
Le lacrime mi offuscavano la vista.
Ho passato tutta la notte lì, a piangere rintanata nel guscio che mi ero creata con il mio corpo, raggomitolata su me stessa, con la forza necessaria forse solo perché qualcuno entrasse e mi uccidesse.
Ero così sicura che non avrei opposto resistenza.
Sarei stata felice allora.
Sarebbe stato tutto migliore.
Invece la stanza era silenziosa e fredda e fuori pioveva.
Le gocce facevano rumore quando sbattevano sulla finestra aperta e poi sul davanzale di marmo lavorato.
Fissavo il viso di Billy impassibile.
La mia mano tremava così tanto che mi chiedo come feci ad accarezzarlo.
Era così freddo... e il sangue ormai si era rappreso sul lenzuolo immacolato.

Quando finisce di raccontare, scoppia a piangere.
Un pianto liberatorio.
Nasconde il viso nell'incavo del mio collo ed io le accarezzo i capelli, tento di farla calmare, ma non serve.
Doveva liberarsi.
I singhiozzi le scuotono le spalle mentre tira su con il naso, la testa poggiata sul mio petto.
< Shhh... va tutto bene, adesso... > Le sussurro.
Continuo ad accarezzarle i capelli perché sembra davvero l'unica cosa che riesca a tranquillizzarla.
Dopo quella che a me è parsa un'eternità, alza la testa ed incrocia i miei occhi.
Le asciugo con il pollice le ultime lacrime che le rigano le guance, poi le sorrido.
< Come stai? >
Scrolla le spalle, ma risponde al mio sorriso.
Questa volta lo so che è sincera.

< A cosa pensi? > Gli domando dopo un po'.
< A niente... > Risponde vago.
< Non sai dirle le bugie, Frankie. Rinunciaci. > Sorrido, guardandolo.
Ride.
< Hai ragione. > Risponde. < Pensavo che... beh, che vorrei avere anch'io un potere come quello di Billy. Di farti stare bene quando serve, di asciugare le tue lacrime, di esserti vicino per sempre. > Continua.
< Billy non aveva nessun potere speciale. > Rispondo. < Siete due persone diverse. Ma io ti amo Frank e... beh, non credo di aver provato mai una sensazione simile prima. Volevo bene a Billy ma tu sei semplicemente... Frank e sei riuscito a farmi dimenticare tutto per un po' e sei riuscito a farmi ritornare a vivere, sei riuscito a farmi innamorare di te. > Continuo ed è la verità.
Quando incrocio i suoi occhi nelle orecchie sento rimbombare ogni organo in contemporanea, quasi avessi un collegamento diretto con ognuno di essi ed è semplicemente bellissimo.
Mi sorride, baciandomi la punta del naso in modo scherzoso per poi raggiungere le mie labbra e farle sue.
Gli circondo il collo con le braccia e mi perdo nel suo profumo.
< Ti amo... > Mi sussurra sulle labbra prima di baciarmi di nuovo.
Sorrido.

Ci rivestiamo in silenzio scambiandoci occhiate imbarazzate e felici.
Sembriamo due ragazzini alla loro prima cotta.
Quando arriviamo nel bus tutte le luci sono spente: dormono tutti.
Non ci va di salire sopra, così ci sediamo sui sedili inferiori.
Mel praticamente mi strattona per farmi sedere vicino a lei.
Poggia la testa sulla mia spalla e chiude gli occhi.
< Sei stanca? > Le chiedo in un sussurro.
Annuisce piano mentre sorride.
Le accarezzo appena i capelli e le bacio la testa.
< Buonanotte. >
Stringe le sue braccia intorno a me.
< Grazie. > Sussurra di rimando prima di abbandonarsi alle docili cure di Morfeo.

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