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Autore: saltandpepper    04/07/2014    21 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che ha mai conosciuto e mai creduto viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Noi ci limitiamo a tradurla!
Slash, Louis/Harry esplicito.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg
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 ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Dopo averla trovata in uno dei tanti siti di Fan Fiction inglesi abbiamo deciso di tradurla anche qui su EFP, sapendo che sicuramente a qualcuno avrebbe fatto piacere. Tutti i diritti di autore vanno alla fantastica Blindfolded.
 
___________________

Capitolo 22



Alla fine tutto sarebbe andato per il meglio.
 
Dopo tutto quello che era successo, lunedì un po' mi aspettavo una chiamata da Harry, o forse solo da Liam o Zayn, ma no. L'intero fine settimana passò tranquillamente ad eccezione delle urla disumane di mia madre quando Owen, Sabato pomeriggio, era tornato a casa barcollando dalla porta d'ingresso con le scarpe appese al collo, i capelli rasati da un lato e l'odore di alcool misto a vomito. Era stato messo in punizione per due settimane e aveva passato gran parte delle giornate a lamentarsi con me. Tutto quello che feci fu guardarlo con le sopracciglia alzate, accennare al mio stomaco e dire “stai zitto e apprezza la tua vita così com'è.”
Il mio umore fu cattivo per tutto il fine settimana ed era causato in particolare dal fatto che le montagne russe di emozioni che avevo provato Venerdì sembravano non sparire. Non era tanto il bacio ad avermi dato fastidio - sebbene ci avessi pensato per tanto tempo Domenica sera portandomi alla fine a prendere il vibratore rosa da dove l'avevo nascosto nel cassetto dei calzini ed usarlo per procurarmi un piacevole orgasmo -, ma più che altro tutte le cose che mi avevano detto Liam e Zayn.
“Dovresti parlargli, Louis.”
“Sei completamente innamorato di Harry. Harry potrebbe ricambiare i sentimenti. Nessuno dei due fa niente perché tu sei troppo spaventato e troppo testardo. E' un amore sprecato.”
“E' questo che pensi? Che a Harry importi di te solo per il bambino?”
“Lui parla tanto di te, non solo del bambino, ma di te, di quanto tu sia incredibilmente altruista, di quanto sia impressionato del vederti portare avanti questa cosa della gravidanza senza nessun aiuto, di quanto trova affascinante il fatto che tu non riesca ad essere veramente arrabbiato con lui, di quanto tu sia adorabile mentre dormi.”
C'era qualche possibilità che tutte quelle cose che avevano detto avessero qualche connessione con la realtà? C'era una possibilità, anche se piccola, minuscola, che a Harry... piacessi? Il bacio era stato fantastico, tanto da sembrare reale, tanto da sembrare che a lui stesse piacendo quanto a me.
Il modo in cui le sue mani mi stringevano e le sue labbra si modellavano perfettamente sulle mie... era tutto al cento per cento giusto e perfetto. Ma poi avevo pensato alla sua espressione quando era finito – irritata e pentita – e il mio momentaneo pezzo di speranza era scomparso e mi aveva lasciato ancora più confuso e più triste di prima.
Quando mi alzai Lunedì mattina, ero troppo affaticato, troppo stanco di tutto ed il mio umore era ancora talmente cattivo da non riuscire ad alzarmi dal letto solo per le lezioni di inglese, chimica, matematica e arte. Così rimasi nel letto tutto il giorno, dicendo a mia madre che non mi sentivo bene, e trascorrendo ore e ore a fare niente di produttivo e a fare del mio meglio per non pensare a tutto ciò che avesse a che fare con Harry.
Martedì lo passai nella stessa maniera.
Lo stesso Mercoledì.
E Giovedì.
Fu quando mi svegliai il Lunedì della settimana seguente che realizzai di aver passato un'intera settimana nel letto, indossando il pigiama e non facendo assolutamente niente per far si che la mia vita sembrasse un po' più produttiva di com'era in quel momento. Era stato difficile dormire la notte e mi stavo chiedendo quando cazzo avevo permesso al mio corpo di ridursi così. Non avevo fatto ancora nessun tentativo per migliorare la situazione con Harry, ma considerando che doveva ancora chiamarmi o mandarmi un messaggio, pensai che non era interessato a parlare con me. Non potevo biasimarlo.

Lunedì 28 Marzo
Trentadue settimane


Alle otto e mezza di quel Lunedì mattina, ritornai di nuovo a scuola dopo aver detto a mia madre che non avevo nessuna ragione di stare a casa e che dovevo andarci. Perciò ero seduto durante le due lezioni prima del pranzo, ma le mie palpebre erano pesanti e lo stesso il mio corpo, e facevo fatica a prestare attenzione a qualsiasi cosa stesse cercando di dire Ms. Keller riguardo J.D. Sallinger.
Ogni tanto, non molto prima che la campanella suonasse ed annunciasse l'inizio della pausa pranzo, mi addormentavo sulla sedia, il mento sulla mano e la bocca leggermente aperta. Non ero esattamente addormentato, non veramente, il mio subconscio riusciva a capire cosa stesse succedendo intorno, ma le parole che venivano dette non erano state registrate giustamente. Il mio mezzo-sonnellino non fu molto lungo comunque. Ad un certo punto, sentii qualcuno scuotermi la spalla dolcemente e quando riuscii ad aprire le mie palpebre pesanti, incontrai lo sguardo della mia insegnante a mezzo metro di distanza.
“Louis? Sei sveglio?” Chiese,  sotto gli occhiali le rughe attorno agli occhi preoccupati.
“Si, scusi,” mormorai, raddrizzandomi mentre mi passavo una mano sulla faccia. Mi guardai intorno e notai che se n'erano andati tutti, probabilmente per fare la loro pausa pranzo.
“Sono solo un po' stanco, non succederà di nuovo.”
“Va tutto bene?” Chiese mentre mi alzavo dalla sedia. “Sembri un po' fuori di te in questi ultimi mesi e la settimana scorsa non ci sei stato. C'è qualcosa che non va a casa?”
Avrei voluto dirle di andare all'inferno e che cosa stava succedendo nella mia vita non erano affari suoi. Naturalmente non lo feci. Era abbastanza vecchia e probabilmente le sarebbe venuto in infarto se glielo avessi detto. In aggiunta a tutto ciò che stava succedendo in quel momento, non avevo bisogno di affrontare anche un omicidio indiretto.
“Ho solo molto da fare in questo momento,” dissi, sorridendo nel miglior modo possibile. “Non sto dormendo molto ed altre cose, non c'è  niente di cui preoccuparsi.”
Lei annuii lentamente, ma qualcosa nei suoi occhi mi diceva che non mi credesse.
“So che voi ragazzi avete tante cose da affrontare ai giorni d'oggi; Dio sa che c'è più pressione sui giovani d'oggi rispetto a quando ero giovane io. Ma sai, non c'è niente di male nel voler essere aiutati quando le cose diventano particolarmente pesanti da affrontare da soli. Non c'è niente di sbagliato nemmeno nel voler parlare con qualcuno dei tuoi problemi.”
Gesù Cristo, Cosa stava succedendo in questi giorni che tutti mi consigliavano di parlare con qualcuno? La mia solitudine era davvero così ovvia? Anche ai miei insegnanti?
“Lo so,” dissi con un debole sorriso. “Ma non è niente, davvero.”
Lei annuii di nuovo.
“Molto bene. Ti lascio andare a pranzo allora.”
“Grazie,” dissi prima di rivolgerle un altro sorriso, raccogliere lo zaino da terra e fuggire dalla classe, non vedendo l'ora di allontanarmi da quegli occhi che mi guardavano come se sapessero qualcosa.
Essendo in gravidanza di trentadue settimane, ero fisicamente incapace di camminare o stare alzato per molto tempo, quindi visto che non ero in vena di stare in un posto con molte persone, optai per la caffetteria, sperando che ci fosse un tavolo libero.
Ovviamente non c'era.
Girai l'intera stanza, ricevendo un bel po' di sguardi strani da parte di persone dei quali non conoscevo i nomi e sentii un paio di sussurri come “strano” e “c'è qualcosa che non va in lui”. Feci del mio meglio per ignorarli tutti, ma le mie guance si scaldarono e non importava quanto il caldo mi facesse sentire debole, abbassai la testa e non incontrai gli sguardi di nessuno. Non c'erano tavoli liberi quindi, realizzai dopo essermi guardato intorno per un minuto e tornai indietro a testa alta, sperando che fosse caldo abbastanza da potermi sedere su una panchina del cortile della scuola.
Le porte che conducevano alla caffetteria erano a pochi metri da me quando sentii chiamare il mio nome da qualche parte e mi fermai, guardandomi intorno.
“Alla tua sinistra, Louis,” sentii dire dalla voce di Zayn.
Quando girai la testa nella direzione indicata, le mie interiora fecero un fastidioso salto e non seppi esattamente cosa fare. Zayn, Liam, Niall, Harry e Lauren erano tutti seduti ad un tavolo attaccato ad una delle grandi finestre, e a giudicare dai gesti delle mani di Zayn, voleva che mi avvicinassi.
Stavo per scusarmi e dire che avevo bisogno di fare una cosa, ma Liam aprii bocca nello stesso momento.
“Forza, vieni a sederti, sembri stanco,” disse, sorridendo gentilmente.
Chiusi gli occhi per un breve secondo e pregai silenziosamente Dio che non stessi per commettere il più grande errore da... beh, da quando Harry mi aveva baciato una settimana prima, prima di muovere di nuovo i piedi e raggiungere il tavolo con passi esitanti. Feci in modo di non incontrare né lo sguardo di Harry, né quello di Lauren quando li raggiunsi e mi focalizzai sullo sguardo di Liam, Zayn e Niall.
“Beh, siediti allora,” disse Niall con una piccola risata dopo che furono passati un po' di minuti in silenzio. Fece cenno alla sedia tra lui e Zayn e, dopo un altro secondo di esitazione, feci ciò che mi diceva di fare il mio corpo dolorante e mi sedetti sulla sedia, appoggiando lo zaino sul pavimento.
“Come vanno le cose?” Chiese Liam, guardandomi curiosamente. 
“Con te e con... le altre cose che ti riguardano,” aggiunse.
Sorrisi leggermente a quelle parole, sapendo molto bene a cosa si riferisse con 'le altre cose che ti riguardano'.
“Va tutto bene, sia io che tutto il resto.”
“Continui a non considerare la dieta vedo,” sentii dire da Lauren, la sua voce fredda e maliziosa, come sempre. “Dovresti farlo prima di ammalarti di diabete o altro.”
I muscoli delle mie spalle si tesero e guardai il tavolo, non fidandomi delle espressioni della mia faccia. Nessuno disse nulla per un bel po' di tempo, ma poi Niall si intromise.
“Perchè devi sempre essere così puttana?” Chiese.
“Stavo solo constatando un fatto ovvio,” sentii ridacchiare Lauren. “E' grasso, sono sicura che lo potete vedere tutti come me. Vero Harry?”
Mi irrigidii a quelle parole, aspettando la risposta.
“E' vero,” lo sentii dire alla fine.
Il mio petto bruciava dolorosamente, ma non feci e non dissi niente.
“Porca puttana, questa è una stronzata,” borbottò Zayn.
“Oh, non intrometterti,” Disse Lauren acidamente.
“Tu ti intrometti tutte le volte, quindi perché io non posso? Sei seduta qui, attacchi i miei amici e ti aspetti che io rimanga seduto a lasciartelo fare?”
“A te non è stato quasi rubato il ragazzo da un perdente grasso,” sbottò. “Vieni a riparlarne quando ti sarà successo, d'accordo?”
“Lauren, ti prego,” disse Harry con un piccolo sospiro. “Lascia perdere.”
“Bene, come vuoi.”
Il tavolo divenne di nuovo silenzioso ed io mi sentii sempre più a disagio ogni secondo che passava. L'aria era piena di tensione e giuro di averla sentita penetrare nel mio corpo, facendomi sentire ancora più a disagio. Quando furono passati cinque minuti e nessuno aveva ancora detto una parola, decisi che non ne potevo più e mi alzai di scatto.
“Me ne vado,” dissi rigidamente. “Quindi... si, ciao.”
Sentendomi di troppo, mi allontanai dal tavolo con le spalle tese, le ginocchia e le caviglie doloranti. Non avevo idea di dove stessi andando, ma ero sicuro come l'inferno di non voler stare in qualsiasi luogo in cui quei cinque avrebbero potuto vedermi. Decidendo che la cosa migliore da fare era sedersi fuori nel cortile, mi diressi verso l'uscita più vicina e passai un po' di secondi maledicendo le mie disabilità sociali.
Che Harry fosse arrabbiato con me era ovvio; mi aveva appena chiamato grasso, diretto, senza alcun rimorso, il che per me era una conferma, visto che il suo silenzio la scorsa settimana non mi aveva convinto abbastanza. Era arrabbiato con me e probabilmente non c'era niente che potessi fare. Poi ancora, forse era meglio così. Circa in sei settimane, il bambino sarebbe nato e Harry sarebbe stato fuori dalla mia vita, quindi si, probabilmente era meglio che avessimo smesso ora di fare ciò che stavamo facendo. Potevo andare all'ospedale da solo quando sarebbe arrivato il momento di farlo nascere, lo avrei dato in adozione, non dovendo più pensare di tenerlo, e poi-
“Hey.”
Scattai fuori dal mio treno di pensieri ed alzai lo sguardo. Harry era davanti a me, il mio zaino nelle mani e uno strano sconforto e preoccupazione dipinta sul volto.
Sbattei le palpebre ed esitai un po' prima di rispondere con un silenzioso “ciao”.
“Hai dimenticato lo zaino,” disse.
“Giusto. Grazie per... avermelo riportato.”
“Nessun problema.”
Si fermò per un secondo.
“Ti dispiace se mi siedo?” Chiese poi.
Scrollai le spalle. Sembrava che lui l'avesse preso come un si perché si sedette alla mia sinistra e mi guardò con occhi inespressivi.
“Scusa per Lauren,” disse cauto.
Alzai le sopracciglia.
“Non posso sopportare Lauren, Harry,” dissi. “Non mi interessa cosa pensa di me. A me interessa quello che pensi tu.”
“Scusa anche per quello. Non intendevo-”
Scossi la testa e alzai le mani.
“Lascia stare,” dissi, la mia voce più stizzosa di quanto volessi. Prima di quel momento non avevo realizzato di essere arrabbiato con lui; pensavo di essere solo triste e ferito, ma no. Ero anche arrabbiato e improvvisamente non riuscii a fermare il flusso di parole che stavano uscendo dalla mia bocca.
“Tutte le volte tu fai e dici cose che non avresti voluto, ma in quel caso perché le dici o le fai? Non avresti dovuto essere d'accordo con lei, Harry, potevi dire 'no, non è vero', ma hai scelto di agire come un fottuto zerbino. Forse non te ne sei accorto, ma fa fottutamente male sentirsi offendere più di una volta, e non importa se non intendevi quello che hai detto. Il punto è che nonostante tu sappia che io odi quando mi offendi, anche se lo fai solo in presenza di Lauren, lo continui a fare e questo mi porta a credere che ho sempre avuto ragione; non devo aspettarmi niente da te, non ti importa niente di me, almeno non abbastanza da ricordarti di schierarti dalla mia parte ogni tanto.”
“Anche tu puoi farti valere, sai,” disse, la fronte corrugata in fastidio.
“Ma la maggior parte delle volte non dovrebbe essere necessario, perché dovrei avere sempre te a difendermi. Nonostante non fossi d'accordo con quello che aveva detto lei, tu le dici sempre di esserlo e poi più tardi vieni da me a scusarti, come se andasse bene trattarmi come ti pare finché vieni a scusarti. Ma indovina un po? Non va bene.”
“E se io in realtà fossi davvero d'accordo con tutto quello che dice lei e ti stessi prendendo in giro quando ti vengo a dire che non è vero?” Disse, gli occhi freddi.
La rabbia svanì leggermente a quelle parole e alzai le sopracciglia, confuso.
“Non- non può essere” dissi esitante, cercando prima di tutto di convincere me stesso.
“Oh, non può essere eh?” Disse. “Come fai ad esserne sicuro? Dopotutto, non mi frega niente di te, no? Non mi interessi, quindi posso tranquillamente mentirti tutte le volte, trattarti come cazzo mi pare fregandomene dei tuoi sentimenti. Perchè mi dovrebbe importare?”
I miei occhi si spalancarono a quelle parole e strinsi i pugni in modo da non lasciare uscire suoni imbarazzanti, come patetici piagnucolii o un lamento avvilito. Non sapevo se la mia voce sarebbe rimasta forte se avessi provato a parlare, quindi tenni la bocca chiusa e guardai gli occhi freddi, chiaramente arrabbiati del ragazzo seduto al mio fianco.
“No, non mi importa di te,” continuò. “Ai miei occhi non sei altro che un perdente socialmente paralizzato che ho messo incinto, nonostante fossi uno stronzo omofobico.”
Divenni un po' confuso quando disse l'ultima parte, perché non suonava... giusta, suonava un po' strana.
“Cosa stai-” iniziai, ma lui cominciò a parlare di nuovo prima che io avessi potuto terminare la mia domanda.
“Mi interessa il bambino, solo lui, non mi importa un cazzo di te, dopotutto perché dovrebbe importarmene, giusto? Non c'è ragione per farlo. Voglio dire, anche se siamo usciti insieme ed abbiamo parlato molto in questi giorni, non mi importa di te, solo del bambino. Non c'è bisogno che mi prenda cura di te dopotutto, no? Non appena il bambino sarà nato, non avremo più niente a che fare l'uno con l'altro, giusto?”
Poi la realizzazione delle sue parole mi colpii in pieno e capii a cosa si stesse riferendo.
“Hai parlato con Liam e Zayn,” dissi con un sospiro.
“Si, l'ho fatto,” sputò. “Grazie per aver condiviso con i miei amici questi bei e confortanti pensieri, ma non aver detto niente a me.”
Dire che rimasi sorpreso dalla sua rabbia per questo argomento sarebbe un eufemismo, ma cercai di rimanere il più calmo possibile.
“Non è di certo una cosa che tu non sapessi, no?” dissi. “Noi non rimarremo amici dopo che il bambino sarà nato, è una scommessa del quale sono abbastanza sicuro, e so che l'unica ragione per il quale ti interessa di me è a causa del bambino, quindi-”
“Che il bambino sia la ragione per cui abbiamo iniziato ad uscire insieme non significa che sia la ragione per cui usciamo insieme, coglione!” Mi interruppe urlando, guardandomi intensamente.
“Cazzo, non capisco come fai ad essere così stupido! Mi interessa il bambino, si, ma mi interessi anche tu.”
“No, non è vero!” Gridai, fregandomene del fatto che fossimo in un luogo pubblico dove tutti avrebbero potuto sentirci. “Tu mi vedi come un caso dannatamente penoso, ecco tutto.”
“Non è vero!” Protestò. “Non ti vedo come un caso penoso, tu meno di tutti gli altri! Pensi che io ti abbia baciato perché mi dispiaceva per te?”
“Ovviamente lo hai fatto perché ti dispiaceva! Mi comportavo da bambino che piangeva per niente, e tu di solito sei un bravo ragazzo, quindi è naturale che ti sentissi dispiaciuto per me!”
Si alzò in piedi e guardò verso di me.
“Non ti ho baciato perché mi dispiaceva per te,” disse lentamente stringendo i denti.
E questa fu l'unica spiegazione che ebbi prima che lui si voltasse e andasse via, lasciandomi lì confuso e ancora piuttosto arrabbiato.

Martedì 29 Marzo
Trentadue settimane e un giorno


Quando tornai a casa da scuola il giorno successivo, completamente esaurito dopo essermi trascinato di classe in classe facendo del mio meglio per rimanere sveglio, e sentendomi un po' scorbutico, trovai – con mia piccola sorpresa – mia madre a casa, seduta in salotto a guardare la TV.
“Oh, ciao,” dissi, fermandomi sulla porta quando la notai. “Pensavo fossi a lavoro.”
“Lo ero,” disse, guardandomi con sguardo severo che mi fece sentire un po' inquieto. “Ma poi ho ricevuto una chiamata da Mary.”
“Da Ma- oh. Okay. Giusto. Mary.”
Mi schiaffeggiai internamente, urlando a me stesso per non aver agito in modo più diplomatico il giorno che avevo incontrato la puttana cristiana al supermercato.
“Si, Mary. Mi ha detto che sei stato scortese con lei.”
“Mi ha chiamato grasso e mi ha detto di andare in chiesa. Cosa ti aspettavi? Non ho quasi mai visto quella donna, e ad un certo punto lei arriva e mi dice come vivere la mia vita,” dissi, aprendo le braccia esasperato.
Mamma incrociò le mani in grembo e mi guardò con occhi stretti.
“Okay, questo è vero,” disse dopo una breve pausa. “Ma, Louis, so che ne sei a conoscenza, ma stai davvero mettendo su un sacco di peso ultimamente. Non pensi sia arrivato il momento di fare qualcosa?”
“Non sono affari tuoi, mamma,” dissi brevemente.
“Sono anche affari miei dal momento che sembra come se io non ti dia il giusto nutrimento,” ribatté. “Stai abbassando la reputazione di questa famiglia e non lascerò che questo accada, capito?”
“Si, va bene, grazie per avermi rinfacciato il mio malessere mamma,” sbottai. “E' bello da parte tua.”
“Essere in sovrappeso non è un bene nemmeno per la tua salute,” disse. “Te lo dico una volta per tutte: inizierai a mangiare sano e andrai a correre ogni giorno fino a tornare in forma. Ed inizierai proprio ora, non si discute.”
Andare a correre. Ogni giorno. Assolutamente no. Non solo ero in una forma orribile ed ero in possesso di un corpo terribilmente doloroso che crollerebbe se cercassi di correre per più di cinque metri, ma c'era anche la possibilità che facendolo ogni giorno avrebbe fatto del male al bambino. Dopo l'inferno che avevo attraversato quando credevo che il bambino fosse morto, sapevo che non avrei mai rischiato che accadesse di nuovo qualcosa di simile.
Nemmeno se avrebbe comportato di dire la verità a mia madre.
“No, io... va bene, posso cominciare a mangiare sano,” dissi nervosamente. “Ma non inizierò a correre. O anche solo a fare esercizio fisico.”
Lei aggrottò le sopracciglia, chiaramente irritata.
“Si che lo farai.”
“No, non lo farò.”
“Perché no?”
“Non posso.”
“Non è una buona ragione, Louis. Tu andrai fuori a correre proprio ora, che tu lo voglia o no.”
“Non posso, mamma. Non posso andare a correre.”
“Louis, se ti rifiuti di fare ciò che ti dico, io-”
“Non posso, mamma!” La interruppi gridando. “Non posso davvero, potrebbe essere pericoloso.”
“Pericolo andare a correre? Lo dubito. Ora vai e metti un paio-”
“Non posso andare a correre!”
“Louis! Non ho intenzione di continuare questa conversazione, quindi mettiti addosso i vestiti da ginnastica e-”
“No!”
“Louis!”
“No!”
“Ne ho abbastanza, Louis! Tu andrai-”
“Cazzo, sono incinto!”
Bene. Questo è stato senz'altro il modo più rapido in cui avrei potuto dirlo.
“Se vuoi inventarti una scusa, almeno fanne una credibile, no?” Mi derise lei.
“Non è una scusa,” dissi. “Sono inc-”
“Louis, per l'amor di Dio, puoi smettere di comportarti come un bambino? Ho capito che non vuoi allenarti, ma stare qui e provare a dirmi che sei incinto è decisamente troppo stupido.”
“Porca puttana, mamma!” Urlai. “Non mi è mai dispiaciuto andare a correre o fare esercizio, lo sai. Se davvero fossi stato semplicemente grasso, avrei-”
“Louis! Smettila con questa farsa.”
Strinsi la mascella.
“Mamma, ascoltami,” dissi lentamente, desiderando di non iniziare ad urlare a squarciagola per liberare la frustrazione che si era accumulata dentro il mio corpo. “Ho fatto sesso con un ragazzo nella metà di Agosto, il suo sperma è andato a finire da qualche parte dentro di me, non so perché né in che modo, quindi non chiederlo, ma tra circa sei settimane avrò un bambino, un piccolo maschietto più precisamente. Sono andato dal dottore più di una volta ed il bambino è sano e felice. Si, lo so che sembra incredibile. E no, non posso spiegarti com'è potuto succedere. Fine.”
Era stato molto interessante vedere la sua faccia passare dal suo normale colore al bianco lenzuolo in meno di tre secondi e come i suoi occhi si spalancarono e caddero poi sul mio stomaco. Personalmente, rimasi un po' sorpreso del fatto che non mi... sentissi nervoso; la mia mente non era riempita da pensieri di preoccupazione, il mio stomaco non si stava agitando, non mi stava scorrendo il sangue nelle orecchie. Niente. Mi sentivo completamente normale in realtà.
“Louis,” disse mamma dopo un lungo, lungo silenzio. “Io so per certo che tu non hai genitali femminili, quindi-”
“Come ho detto, non posso spiegartelo,” la interruppi.
“E so per cerco anche che tu non abbia mai fatto... sesso con un ragazzo. Non sei gay.”
Alzai le sopracciglia.
“Si, lo sono.”
Era semplice.
“No, non lo sei,” disse fermamente. “Sei un bellissimo ragazzo e so che molte ragazze lo apprezzano. So anche che ti stavi vedendo con Eleanor un po' di tempo fa e so per certo che voi avevate una relazione sessuale.”
“Prima di tutto, come fai a saperlo? Secondo, non so quando mi siano iniziati a piacere i ragazzi. Però ora lo so e non ho nessuna intenzione nel tornare ad interessarmi delle ragazze. Sono gay. Fattene una ragione.”
C'era qualcosa che era successo quel giorno, o la scorsa settimana, che mi aveva messo uno strano stato d'animo. Uno strano stato d'animo che mi infondeva molto più coraggio di quanto ne avessi mai avuto.
“Tu non sei-”
Okay basta.
“Mamma! Sono gay! Sono incinto! E non voglio mai più avere questa conversazione!”
Con queste forti e immature parole, uscii fuori dal salotto e mi diressi su per le scale fino ad arrivare in camera mia. Solo quando chiusi la porta dietro di me e mi appoggiai contro di essa realizzai ciò che avevo appena fatto. L'avevo detto a mia madre. Le avevo fottutamente detto di essere incinto. Stupido, stupido, stupido! Non era ora il momento giusto per dirle che avevo intenzione di far nascere il bambino; avrei potuto fare uscire la cosa fuori da me, avere già fatto tutte le cose riguardanti l'adozione e tornare a casa, facendo finta che fosse tutto normale. Ma era troppo tardi ormai.
Poi ancora, non sembrava che mi credesse, quindi forse sarebbe andato tutto bene? Forse avrebbe semplicemente preso le mie parole come una ribellione adolescenziale e una fervida immaginazione? Sarebbe stato bello, ma conoscendo mia madre probabilmente non sarebbe successo. Sarebbe andata in fondo a tutta la faccenda. L'unico problema era che lei aveva una mentalità piuttosto chiusa e non avrebbe mai accettato il fatto che io fossi incinto, non importava quante prove avrebbero indicato che era a tutti gli effetti la verità.
E poi c'era anche il fatto che avessi fatto coming out con lei, che le avessi detto di essere gay. Anche se lì per lì si era rifiutata di credermi, avrebbe potuto ripensarci, e quando lo avrebbe fatto... non avevo la minima idea di cosa sarebbe successo.
Il mio cuore era pieno di preoccupazione. Mi avvicinai al letto, mi stesi su un fianco, chiusi gli occhi e presi un respiro profondo. Qualunque cosa sarebbe successa, non poteva essere così terribile, no? La cosa peggiore che sarebbe potuta succedere era che mia madre si sarebbe rifiutata di parlarmi e di guardarmi, ma in ogni caso, non era poi così tanto terribile.
Probabilmente alla fine sarebbe andato tutto bene.
Mi addormentai subito dopo, abbastanza fiducioso della mia teoria. Alla fine tutto sarebbe andato per il meglio, anche se avrei dovuto prendere un paio di decisioni prima di arrivare alla fine.




Occhio a me!

Ok, calma. Si, siamo già qui per la vostra felicità.
Il capitolo era più corto del solito e ci ho messo esattamente tre giorni per tradurlo tutto ed è stato meglio così. Domenica, grazie al cielo, vado al concerto e per un po' di giorni (sia domani che i giorni successivi a Domenica) credo proprio di essere assente, se non fisicamente, almeno psicologicamente. Ho già sperimentato l'anno scorso a Verona, ma quest'anno le pre-emozioni sembrano ancora più amplificate e non capisco perché. Anche se il concerto di Verona avrà per sempre il primo posto nel mio cuore visto che è stata la prima volta che li ho visti dal vivo.
Quindi, ho deciso di tradurlo così in fretta per non farvi aspettare un'eternità dopo perché vi amo veramente tanto.
Per quanto riguarda il capitolo, giuro che mentre traducevo (no, non me lo ricordavo più) ho seriamente voluto baciare Louis con tutta me stessa. Sia per quello che finalmente ha detto a Harold, sia per quello che ha detto alla mamma. Ovviamente alla fine non è soddisfatto di ciò che ha fatto e si possono notare già i sensi di colpa che, puntuali, lo fanno crollare. Ma è stupido. Senza pensarci ha messo praticamente fine a due problemi principali. Harry gli ha praticamente urlato in faccia che quel bacio gliel'ha dato perché lo voleva anche lui e sua madre... beh... no okay, la sua reazione non è stata esattamente delle migliori, ma almeno si è tolto un peso. Tanto alla fine lo avrebbe scoperto in ogni caso.
Bene, so che dopo questo capitolo sarete ancora più curiose di sapere cosa succederà tra i due piccioncini e con la mamma di Louis, ma continuerà ad essere così ad ogni capitolo, fino a che non finità la storia. Quindi preparatevi.
Vi sto amando, o meglio, vi stiamo veramente amando tantissimo. Mi piacerebbe farvi vedere i nostri sfoghi su whatsapp ogni volta che leggiamo le bellissime recensioni che ci lasciate. Siete tantissime e non c'è soddisfazione più bella di questa, anche se ci stiamo limitando solo a tradurre la storia (che meritava veramente di essere conosciuta). E' da un po' che avevo in mente di inviare un messaggio all'autrice facendole vedere quante siete e dicendole che state apprezzando molto il suo lavoro, ma ancora non l'ho fatto. Un giorno di questi lo farò sicuro. Sarà contentissima.
Infine, anche io, come Ana, ci tenevo tanto a fare i complimenti a tutte quelle ragazze che hanno partecipato ai concerti di San Siro. Siete state fenomenali e giuro che mi sono venuti i brividi solo nel vedere le varie foto e ad ascoltare qualche video. Persino mia mamma si è commossa sentendo il telegiornale, pensate un po'. Avete reso sicuramente i ragazzi fieri di noi e sono sicura al cento per cento che alla fine verrà fuori un Dvd pezzesco. 
Detto questo, sia io che Ana vi ringraziamo di cuore, come sempre, e vi mandiamo un bacio grandissimo a tutte quante (anche alle dolcissime ragazze che ci hanno scritto su Twitter :D)
A presto.

Giulia.
  
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