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Autore: criceto killer    04/07/2014    1 recensioni
Questa è una storia che realizza il sogno di ogni ragazzo/a.. Ambientato in un contesto dove i bambini-adolescenti si sono ribellati agli adulti riducendoli ad uno stato di schiavitù, tutto sembra andare per il meglio, finalmente liberi, almeno fino a quando il nuovo governatore, un ragazzo di 17 anni fa spargere degli strani e sospetti dischetti bianchi... 5 ragazzi capiscono che c'è qualcosa che non va e stanchi della situazione partono per fare ciò per cui sono nati, ribellarsi..ribellarsi a chi li vuole controllare.. il governatore..
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sparai contro i due ragazzi armati nascosti dietro l'angolo, colpii uno alla gamba e l'altro alla spalla, ero sicura che non si sarebbero più mossi. Proseguii il mio cammino correndo. Più avanti tre ragazzi mi sbarrarono la strada puntandomi le armi contro, sentii dei passi alle mie spalle, qualcuno mi cinse i fianchi ma di certo chiunque lo stesse facendo non lo fece certo con delicatezza. 
-Hey, bella bimba, ti sei persa?- io gli tirai una gomitata allo stomaco e gli sparai ad un piede per poi colpirlo con un calcio in faccia.
-No, i miei piedi trovano sempre la strada per il sedere di voi scimmie sottosviluppate... Ah... Scusa, ma quella era la tua faccia?- non ci fu molto tempo per il mio adorabile sarcasmo, gli altri mi si fiondarono addosso e io sparai 3 colpi ferendo i ragazzi rimanenti, ripresi la mia corsa trovandomi in una stanza buia, improvvisamente si accese una specie di faro che illuminava due ragazzi, uno teneva in ostaggio l'altro.
-Ley! Scappa!- era Baka e aveva un coltello alla gola, il ragazzo dietro di lui mi guardava con un ghigno "Cosa dovrei fare ora? Perché diavolo non si libera? Potrebbe morderlo? Perché rimane lì a fissarmi con un'idiota??" -Metti giù la pistola- m'intimò il ragazzo forse pensando di avermi in pugno. Io mi chinai e appoggia la pistola al pavimento e sostenni lo sguardo con quello del nemico, poi feci uno scatto a sinistra come se corressi via, invece mi fermai appena dietro l'angolo, come previsto il ragazzo si avvicinò alla pistola, io riuscii a coglierlo di sorpresa colpendolo con un calcio, afferrai la pistola in scivolata e gli sparai dritto in mezzo agli occhi, vidi il suo corpo senza vita accasciarsi al suolo come un sacco pieno di sassi, rigido, con gli occhi spalancati per la sorpresa o il terrore, io lasciai cadere la pistola, avevo la bocca secca, le mani sudate e tremavo. Non era la prima volta che uccidevo qualcuno, la prima volta era stata qualche sesttimana fa, avevo vomitato l'anima e da allora ogni notte era piena di rimorsi, di quegli sguardi vitrei..
 -Sbrigati, pulce!- Baka iniziò a correre, si comportava in modo strano, la morte di quel ragazzo non lo aveva nemmeno toccato, comunque sia, mi limitai a seguirlo, svoltai all'angolo e mi ritrovai davanti ad un lungo corridoio.
 -Baka?- ma che gli era successo? Era impossibile che fosse riuscito già a percorrerlo tutto, doveva essere accaduto qualcosa.
 -Baka!- urlai, ma come risposta ricevetti solo l'eco della mia voce tremante e disperata. All'improvviso sentii delle voci: strinsi la pistola mordendomi l'interno della guancia fino a sentire il sapore del sangue, mi mossi di scatto, come sempre d'altronde, fortunatamente riuscii a fermarmi neanche mezzo secondo prima di premere il grilletto.
-Wo! Leyla, calmati! Metti la sicura!- Vladimir mi guardava con una nota di preoccupazione nello sguardo ma non capivo se temesse per la propria vita o per la mia condizione psicologica. 
-Dov'è Baka?- ringhiai io senza abbassare la pistola.
-Tranquilla, sta bene! Ley, guardami! Va tutto bene, capito?- si avvicinò lentamente a me e nonostante io gli tenni l'arma puntata fino all'ultimo, lui si limitò a fermi un sorriso e a spsostarmi un ciuffo ribelle.
-Il capo vuole parlarti- mi informò, io riposi la pistola sbuffando.
-Digli di prendersi un appuntamento- detto questo andai a cercare Baka. Erano passate 10 settimane, la nostra partenza per la missione a cui ci eravamo tanto allenati era orma imminente. In quel lasso di tempo eravamo migliorati tutti moltissimo, avevamo trovato un nostro stile di combattimento in base alle nostre attitudini, avevamo trovato il coraggio o la vigliaccheria di sparare alle persone. Io ero migliorata in velocità e agilità, avevo dalla mia parte sia la precisione sia il fatto che il mio avversario tendeva a sottovalutarmi per la statura minuta, avevo studiato e progettato nuove tattiche e strategie insieme a Vladimir. Zakir, dopo essersi sfogato, era riuscito a ritrovare la forza per tornare il vecchio Zakir, nonostante la notte lo sentissimo piangere e nonostante il suo obbiettivo non fosse più distruggere il governatore ma proteggere noi mentre tentavamo di farlo. Per questo puntò tutto sul combattimento e insegnò qualche trucchetto a me e a Baka. Baka, dal canto suo, fu obbligato a studiare e a studiare e a studiare. Lui aveva il compito principale: avrebbe dovuto cambiare le dosi dei dischetti, ora che ci penso Baka era portato un po' per tutto, era intelligente, aveva buon mira, sapeva combattere discretamente. Blake, invece, rimase fedele alle sue origini e diventò un combattente formidabile. Ma eravamo pronti? Mi fermai davanti la stanza, la porta era aperta, ricordai improvvisamente la prima volta che vidi quella stanza, era molto cambiata da allora, le due scrivanie erano piene di fogli, schizzi e documenti, le pareti erano ricoperte di scritte e disegni, quei disegni che facevamo ogni volta che avevamo un incubo, Vladimir diceva che disegnare aiutava ad affrontare, a capire e a volte anche a superare. Sul pavimento, nell'angolo a destra, erano raggruppati dei cuscini che avevamo fregato dalle stanze del vecchio, non erano comodi come un letto ma sempre meglio del pavimento. Mi avvicinai a Baka, ancora tutto preso a scrivere, e lo abbracciai da dietro potevo vederlo sorridere nonostante mi desse le spalle, lui mi tirò facendomi sedere sulle sue gambe e mi baciò dolcemente.
-Adesso scappi dal vecchio?- mi provocò
-Si chiama sopravvivenza-
-Tua o sua?- scoppiammo entrambi a ridere, ma alla fine mi convinse a farmi viva.
Non feci in tempo a bussare che la porta si spalancò, all'inizio pensavo fosse un fantasma ma poi notai lattina. 
-Prego, Leyla, entra pure, non essere timida- io sbuffai e mi avvicinai 
-Cosa accidenti vuoi dalla mia vita?- doveva criticarmi, lo faceva sempre per cui non ebbi neanche il dubbio mi potesse parlare di qualcos'altro.
-Nell'ultima simulazione con il tempo hai fatto schifo, Vladimir sarebbe riuscito..- lo bloccai.
-Allora perché non ci mandi Vladimir in missione!?- sul suo muso da idiota si allargò un sorriso.
 -Te l'ho già detto..- rimasi un po' confusa da quell'affermazione, ci pensai un momento, no, non mi aveva detto proprio niente! Quindi lui, forse vedendomi perplessa, spiegò.
-Se la missione non fosse pericolosa avrei mandato i miei figli- quella frase mi aveva spiazzato. Vlad era suo figlio? Ma in che strano universo paralello sono finita?? Ricordai la prima volta che lo incontrai, gli occhi, il sorriso che tanto odiavo..come avevo fatto a non pensarci prima? E avevo anche il coraggio di chiamare Logan, Baka?
-Tutto bene principessina?- 
-Non credo tu mi abbia convocata qui solo per dirmi questo..- lui sospirò distogliendo lo sguardo e passandosi una mano tra i capelli (proprio come faceva Vladimir), avevo fatto centro, c'era qualcos'altro eccome!
-Anche se oggi hai fatto schifo, devo ammettere che... si.. insomma.. sei una tipa a posto..-
-A posto?- chiesi io alzando un sopracciglio con disappunto.
-Okok, sei una tipa tosta.. sei in gamba e penso che tu e i tuoi amici siate pronti, partirete domani- 
-D-domani?- fu la goccia che fece traboccare il vaso o semplicemente la notizia che mi fece sclerare.
-Ma sei impazzito?! Come può essere domani? Avresti dovuto dircelo prima! Come faccio a dirlo agli altri, loro..- lui con una sola occhiata mi zittì, aveva ragione ci eravamo addestrati dando, ogni fottuto giorno, il massimo. Avevamo sputato sangue (letteralmente) e ci ervamo spaccati la schiena e ora era finalmente era giunto il momento.
-Vado a comunicare la notizia agli altri.. - dissi con la voce meccanica che avevo sviluppato a furia di dover eseguire ordini. Lui mi sorrise, fu il primo e ultimo suo sorriso sincero che vidi.
  
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